
Picasso non si chiamava semplicemente Pablo. Quando era nato, nel 1881, era stato battezzato, secondo le usanze ridondanti della Spagna dell'epoca, con nove nomi, una carovana di appellativi che rappresenta quasi un presagio, perché non c'è stato un solo Picasso: ce ne sono stati una decina. Nella prima metà del Novecento l'artista spagnolo è stato realista, simbolista, espressionista, primitivista, è stato (con Braque) il padre del cubismo, ha ripensato il classicismo, ha interpretato il surrealismo. Questo atteggiamento proteiforme si ritrova anche nelle sue lettere, di cui il presente volume propone un'emblematica antologia. Sembra quasi che Picasso si comporti coi suoi amori sentimentali come coi suoi amori intellettuali e che, ad esempio, quel suo fuggire a Céret con Èva senza chiarirsi con Fernande, o quelle sue profferte a Marie-Thérèse mentre è in vacanza con Dora Maar, nascano dalla stessa spregiudicata libertà che lo porta a dipingere alla Ingres e alla cubista in uno stesso periodo, in uno stesso momento, in uno stesso quadro. Picasso, però, è un maestro di pittura, non di vita. E la pittura, che preferisce chiamare col nome più dimesso ma più concreto di " lavoro ", non solo è la sua più grande passione, ma è anche l'unica cui sa rimanere sempre fedele. In questo senso le sue lettere ci offrono una cronaca non dei suoi amori, ma del suo amore: per l'arte.
Il fascino che ancora oggi le prime avanguardie suscitano nel mondo degli studiosi d'arte - e che si ripercuote tanto sul mercato quanto sull'influenza nella produzione di tanti giovani artisti - nasce in gran parte dal loro impeto rivoluzionario sospeso, come tutti gli atteggiamenti utopici, tra passato e futuro. Il loro carattere "militante", di guida e di rottura con un passato nemico da superare, da cui nasce il concetto stesso di avanguardia, non impedisce tuttavia il continuo confronto con il secolo precedente. D'altra parte, se si percorre tutta l'arte del Novecento successiva alla Prima guerra mondiale, si ha facilmente la sensazione che, proprio negli anni delle prime avanguardie, tutto fosse già stato detto: persino lo spaesamento di de Chirico e la negazione dada di Duchamp.
E' il terzo volume della collana che propone una serie di volumi a tema per aiutare a costruire percorsi di riflessione attraverso lo strumento cinema e a fare catechesi attraverso i film. Ogni volume contiene 9 analisi di film.
Le pagine della Sacra Scrittura rilette attraverso una selezione di capolavori d'arte.
Una lettura filosofica ed emotiva di questo "genere" del Novecento. Il monocromo è un'immagine senza rappresentazione che ha subito, in Frank Stella e Ad Reinhardt, per esempio, un processo estremo di negazione: senza contenuto che l'oggetto stesso, senza disegno né composizione o relazioni interne, senza profondità né rapporto drammatico tra figura e sfondo, senza plasticità né decorazione. Un viaggio nel grado zero della pittura, colore e materia in sé e per sé, di estrema densità fisica e concettuale, tra simbolo, spiritualismo e utopia.
Come definire l'arte romana e, soprattutto, quando fissarne l'inizio? Possono considerarsi romane le opere create a Roma e per Roma dal VI al IV secolo a.C., o sono ancora espressioni dell'arte etrusca, riferibili a una generale arte italica? E come comportarsi con la stragrande maggioranza dei generi artistici romani, che perlopiù copiano o adattano analoghi generi greci? "Dell'arte romana ci interessano soprattutto il contesto storico e i messaggi delle immagini: non più l'arte come una dimensione autarchica, quanto piuttosto come medium della comunicazione sociale. Con un approccio di questo tipo, le immagini vengono intese come elemento integrato di una cultura definita in senso antropologico". Secondo questa prospettiva diventa naturale fissare un inizio orientativo dell'arte romana nel momento in cui essa sviluppa le sue caratteristiche specifiche, in risposta a una meglio definita organizzazione sociale e politica. Tale momento coincide con la trasformazione dello Stato al sorgere dell'Imperium romanum. L'ellenizzazione che andò di pari passo con la conquista delle città e delle monarchie greche modificò radicalmente le strutture politiche e sociali.
Un appassionato tributo alla natura in una stagione che, per varietà e ricchezza dei colori, rivaleggia con la primavera. Dal Giappone agli Stati Uniti, dal Canada all'Europa, Jean Mulatier ci accompagna in un viaggio alla scoperta dell'oro dei boschi giapponesi, delle infuocate foreste canadesi, dei gialli e degli aranci delle querce e delle infinite striature e sfumature di ogni singola foglia. Accompagnate da citazioni sull'autunno.tratte dai più grandi autori di tutto il mondo, le immagini di questo volume superano le divisioni geografiche e culturali per celebrare la stagione dai colori più vivaci e affascinanti.
Il libro si pone come obiettivo di mostrare tutte le opere importanti del movimento che rivoluzionò la pittura nella seconda metà dell'Ottocento. Riunisce 450 illustrazioni di dipinti: i capolavori di fama universale e i quelli di artisti minori, le opere esposte nelle otto mostre impressioniste a Parigi e quelle di derivazione impressionista in Italia, America, Germania, Russia, fino a includere artisti postimpressionisti come Van Gogh e Gauguin. Un percorso completo, arricchito da approfondimenti con letture d'opera, analisi di dettagli ingranditi dei dipinti e le biografie di tutti gli artisti.
Ne corso dell'Ottocento una nuova consapevolezza del proprio ruolo porta gli artisti a condividere le loro ricerche con altri formando dei gruppi: si riconoscono in un medesimo indirizzo estetico, adottano una tecnica specifica, elaborano un manifesto teorico, si riuniscono in un luogo o intorno a una rivista, sono rappresentati da un gallerista o un mercante; talvolta è la critica a identificare tendenze comuni a diversi artisti. Questo volume indaga la relazione tra linguaggio artistico, intento e azione collettiva attraverso i movimenti, i gruppi e le più recenti tendenze dell'arte dall'Impressionismo a oggi.
Un aggiornato compendio di storia della fotografia, dalle prime sperimentazioni di Nièpce e Daguerre ai primi dell'Ottocento fino alle creazioni contemporanee di Martin Parr, Christian Boltanski e Andreas Gursky. Scorrono decine di immagini dei più grandi fotografi: dai maestri francesi del XIX secolo a Nadar, da Marey a Muybridge, da Alfred Stieglitz a Leni Riefensthal fino a Man Ray, Cartier-Bresson, Ellìot Erwitt, Bruce Nauman, Mapplethorpe, Cindy Sherman. I saggi offrono un taglio trasversale e innovativo, prestando attenzione anche alle dinamiche meno conosciute dell'arte della fotografia e alternandosi ad album iconografici su singoli temi.
Uno dei più autorevoli studiosi di pittura antica affronta in questo volume l'eccezionale ciclo di affreschi proveniente dalla villa scoperta nell'Ottocento nei giardini della Farnesina sul lungotevere a Roma. Gli affreschi e gli stucchi delle antiche stanze, ricostruite oggi all'interno del Museo Nazionale Romano, costituiscono la più vasta e meglio conservata testimonianza delle tendenze della pittura d'età augustea che s'impone nel panorama artistico antico per raffinatezza, varietà cromatica e di soggetti, come le grandi e fedeli riproduzioni nel volume permettono finalmente di apprezzare.