
Il mondo della pittura di icone, che Florenskij - soggiogante figura di mistico, filosofo, matematico e teologo, quale poteva apparire soltanto in quella prodiga fioritura di genialità che si ebbe in Russia nei primi anni del secolo scorso - ci svela in queste pagine, rimarrebbe per sempre incomprensibile se lo si avvicinasse con i consueti strumenti della critica d'arte. Esente dalla prospettiva, incompatibile con la concezione della pittura dominante in Occidente dal Rinascimento in poi, l'icona presuppone una metafisica delle immagini e della luce. Ed è a questa metafisica che Florenskij ci introduce, scendendo poi in analisi storiche acutissime, che svariano dalla pittura fiamminga alle tecniche della preparazione dei colori, dalle forme dei panneggi al significato dell'oro e al nesso fra le icone e la liturgia della Chiesa orientale. Accompagnati da questa guida incomparabile, possiamo così finalmente varcare le «porte regali» dell'iconostasi, «confine tra mondo visibile e mondo invisibile», luogo dove si manifesta una pittura sublime, in cui le cose sono «come prodotte dalla luce».
Con un'introduzione di Sir Ian McKellen, l'ultimo complemento ufficiale della serie narra la desolazione di Smaug il Magnifico e la rovina della Battaglia dei Cinque Eserciti. Distrutta la Città del Lago, i suoi abitanti si ritrovano a vagare per le rovine di Dale, sperando che Bard li aiuti a ricostruire le loro vite. Sconfortati, tutti gli occhi si rivolgono alla Montagna Solitaria e alla promessa del pagamento di un debito. Sotto la guida di Sauron, Azog il Profanatore si prepara a scatenare un esercito mostruoso, di quelli che la Terza Era non ha mai visto. L'unica speranza è un'alleanza tra i popoli liberi della Terra di Mezzo nella lotta contro il male, e Bilbo Baggins ha con sé qualcosa di risolutivo per poter giungere a un accordo... Seguite l'ultimo viaggio della Compagnia di Thorin Scudodiquercia mentre la battaglia per l'immensa ricchezza della Montagna Solitaria imperversa fino a una conclusione devastante.
Appena 20 dipinti e otto disegni sono attribuiti con certezza al pittore fiammingo Hieronymus Bosch (ca. 1450-1516), eppure le visioni fantastiche di cui sono popolati sono bastate a fare di lui uno degli artisti di culto dell'intera storia dell'arte. A 500 anni dalla sua morte, le sue opere continuano a ispirare studiosi, artisti, designer, stilisti, musicisti e nomi di band death metal. Questo compatto volume offre l'intero, inquietante, universo di Bosch. Grazie alle immagini a doppia pagina e agli ingrandimenti dei minuziosi dettagli, avremo modo di esplorare le coinvolgenti invenzioni e l'immaginario straniante del genio fiammingo, per arrivare a carpire l'enorme portata della sua opera. Incontreremo creature ibride, scenari da incubo e rappresentazioni visive di proverbi e modi di dire, guidati dalla voce esperta di Stefan Fischer, storico dell'arte ed esperto di Bosch, che durante il cammino saprà svelarci le tematiche e le influenze principali di questi capolavori criptici e ammalianti del Rinascimento fiammingo.
Il volume presenta l'ultima opera di Michelangelo, custodita al Museo del Castello Sforzesco di Milano, dopo il lavoro di restauro che l'ha riportata alle condizioni originali. L'opera risale al 1563, quando Michelangelo è sulla soglia dei novant'anni, ed è il frutto di una grande intuizione: il corpo originale di Cristo, del quale restano tracce in un braccio staccato dal blocco principale, viene spezzato e ricavato all'interno del corpo della Vergine. Pur rimasta incompiuta, quest'opera mostra intatto lo straordinario vigore della scultura del grande maestro. Il volume documenta le fasi del restauro che ha riportato il marmo michelangiolesco all'originario splendore.
Leonardo da Vinci, uomo poliedrico e d'ingegno, talento assoluto del Rinascimento italiano, incarnò in pieno lo spirito universalista della sua epoca. Pittore, scultore, ingegnere, anatomista, musicista e inventore, fu attivo nei più disparati campi dell'arte e della scienza, ed è oggi considerato il più noto tra i protagonisti della cultura, non solo del Rinascimento, ma di tutti i tempi e di tutti i luoghi. Realizzata in occasione della più completa mostra dedicata al genio vinciano, promossa dal Comune di Milano e ideata e prodotta da Palazzo Reale e Skira, questa monografia propone in una visione d'insieme la straordinaria complessità di questa figura come artista, pittore e disegnatore, e, in parte, la sua attività di scienziato e tecnologo, mai considerata nelle mostre sinora realizzate. Dodici sezioni accompagnano il lettore a scoprire l'attività poliedrica di Leonardo, attraverso i dipinti, i codici originali, i disegni autografi (oltre centro, di cui circa trenta dal celeberrimo "Codice Atlantico") e un formidabile numero di opere d'arte: dipinti, disegni, manoscritti, sculture, incunaboli e cinquecentine provenienti dai più celebri musei e biblioteche del mondo, tra cui capolavori di Antonello da Messina, Botticelli, Filippino Lippi, Paolo Uccello, Ghirlandaio, Verrocchio, Lorenzo di Credi, Della Robbia e Bramante.
"Dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire gli ignudi". Ispirate dal Vangelo di Matteo (25,34-46), le sette opere di misericordia sono al centro della spiritualità cristiana. E anche gli artisti se ne sono impadroniti, con numerose variazioni sul tema: da Benedetto Antelami nel battistero di Parma al Caravaggio, da Bruegel il Giovane a Emilio Greco e a molti altri. Tra pietà popolare e storia della solidarietà, gli autori propongono una vasta rassegna da cui traspare il volto luminoso del cristianesimo, alle prese con le ingiustizie e le contraddizioni sociali. Perché la misericordia non è assistenzialismo, elemosina, dono del superfluo, bensì l'altro nome della giustizia. E il criterio con il quale, secondo le parole di Gesù, saremo giudicati. Prendendo le mosse dal polittico di un anonimo pittore fiammingo, il Maestro di Alkmaar, ora al Rijksmuseum di Amsterdam, gli autori ci guidano così in una cavalcata lungo i secoli, tra miserie e splendori, guerre, carestie, pestilenze e la nascita dei primi ospedali e di nuove forme di solidarietà.
L’arte non imita la vita, non fosse che per
paura dei luoghi comuni.
Josif Brodskij, Il canto del pendolo
Forse allora il senso dell’arte è un divenire qualcos’altro, dove questo altro ri-guarda la nostra esistenza. Dove il mistero è il movente, e l’imparare a vedere la nostra destinazione. Così, Il Gioco serio abbraccia l’opera d’arte, senza soffocarla in un unico sapere.
“LA NASCITA' DI MIA FIGLIA ELETTRA HA FATTO RIEMERGERE QUEL LATO DELLA MIA PERSONALITà CHE IL SUCCESSO AVEVA SOFFOCATO. QUEL MIO SENTIRMI DIVERSO, NÉ ITALIANO NÉ AMERICANO, MAI COME GLI ALTRI, UN PO’ ALIENO.”
PASSIONI, RIFLESSIONI E RICORDI DEL RIBELLE DELLA MUSICA ITALIANA.
Indisciplinato, sognatore, istrionico, disordinato, romantico, idealista, altamente infiammabile. Sempre sopra le righe, a partire dall’infanzia e dai genitori — un nobile lombardo e una cantante lirica americana — bizzarro mix che l’ha dotato di un’educazione insolita, instillando in lui fin da piccolo un senso di diversità rispetto agli altri ma anche una visione artistica unica. Tutto questo (e molto di più) è Eugenio Finardi, la cui vita è stata segnata da grandi successi professionali ma anche da momenti tragici, come la nascita della figlia Elettra, affetta da sindrome di Down.
Eugenio racconta senza pudori il rapporto con lei, la sua disperazione e la difficoltà come padre di rispondere alle domande sulla sua diversità. “Ci sono canzoni” scrive “che esprimono in tutta la sua drammaticità la condizione di smarrimento in cui eravamo sprofondati.” Ma è proprio la musica che gli permette di affrontare anche questa battaglia.
Dagli esordi negli anni Settanta passando dalle grandi hit come Extraterrestre e Musica ribelle, fino alle odierne esibizioni alla Scala, Finardi ripercorre insieme a Antonio G. D’Errico la sua carriera musicale. E dimostra come si possa mantenere una propria rotta interiore anche nel turbolento mare del presente, obbedendo al comando del cantante e poeta russo Vysotsky: “Trova il punto estremo e sappilo varcare e vedi di spostare l’orizzonte”.
Un'Opera dai pregi antichi e classicheggianti, frutto di incitamento a salutari e sofferte riflessioni, che permette di immergersi direttamente all'interno della scena di quello che deve esser stato il mistero della Pasione e Morte di N.S. Gesù Cristo. Tutta la seconda parte dell'opera offre una ricca carrellata di approfondimenti filologici, storici ed esegetici richiamati nel testo.

