
Dall’antichità classica a Giotto, dai primitivi fiamminghi ai pittori italiani del Rinascimento, la mosca nel quadro attraversa le epoche e gli stili, si intrufola nelle composizioni più sacre o solenni, è l’ospite inatteso che introduce uno scarto rispetto al soggetto principale. E non è detto che debba essere per forza una mosca. Di volta in volta, sarà il dettaglio significativo, il guastafeste che spinge a cercare dietro o al di là dell’enigma o del mistero, un altro enigma e un altro Mistero, con la maiuscola, l’interrogativo esistenziale, il non detto o ciò che è appena suggerito. Seguiremo così il percorso che da un oscuro monaco delle Asturie e dai suoi Commentari dell’Apocalisse conduce a Picasso e Guernica, cavalcheremo con Dürer tra l’Italia, la Germania e i Paesi Bassi, al tempo della Riforma e della rivolta dei contadini, entreremo nelle botteghe dei maestri italiani, Antonello, Bellini, Lotto, Caravaggio e molti altri, visiteremo le città e i villaggi di Bosch e Bruegel, osserveremo giochi e tradizioni popolari, assisteremo alle dispute degli umanisti e ai dibattiti teologici, in compagnia di Holbein e di Rembrandt. È un viaggio che arriva fino alla nostra modernità e alle sperimentazioni dei contemporanei, Gauguin, Picasso, Klee, Chagall. Con l’aiuto di un ricchissimo apparato iconografico.
Un viaggio tra storia, letteratura e spiritualità nei luoghi in cui si è forgiata la nostra memoria collettiva, una mappa interiore alla ricerca di ciò che sta cambiando nel nostro continente e mette in crisi la stessa idea di Europa. Da Patmos a Salamanca, da Praga a Parigi, Lisbona, Berlino, Londra, Copenaghen fino al Cammino di Santiago, Pietro Pisarra, giornalista e sociologo, scatta le sue istantanee di eventi lontani e di drammi recenti. E si profila il volto dei testimoni che hanno segnato il secolo scorso: Miguel de Unamuno, Etty Hillesum, Dietrich Bonhoeffer. Un viaggio tra capitali e luoghi periferici dove la geografia provoca la storia. Dove sono ancora visibili le cicatrici delle tragedie di ieri. E dove, per contrasto e tra mille difficoltà, si concretizza la realistica utopia di un'Europa unita, pacifica, senza le guerre che ne hanno funestato la storia.
Abbiamo perso i sensi. Li abbiamo persi, quasi senza accorgercene, quando tutto attorno a noi sembrava indicare il loro trionfo: culto del corpo, esaltazione della sensualità, in una frenesia di consumi, di viaggi e di esperienze parossistiche.
Abbiamo perso i sensi. E una generazione incerta tra bio e Dio, tra salutismo e spiritualità, trova rifugio nel sex appeal dell'inorganico, dei mondi immaginari abitati da fredde creature, androidi dallo sguardo vitreo e dal cuore di silicio.
Ritrovare i sensi: anche oggi è questo, forse, il miglior antidoto al cattolicesimo light, decaffeinato, servito in molte chiese. Perché tutta la Bibbia brulica di personaggi e di scene sensuali, come un "giardino delle delizie" in cui la vista, l'udito, il tatto, il gusto e l'odorato celebrano il loro festino.