
L'arte cristiana, in quanto svelatrice del messaggio biblico, è stata e continua a essere una potente forma espressivo-comunicativa dei contenuti del Credo cristiano. Questo libro si articola in quattro parti: dopo una parte introduttiva che offre indicazioni metodologico-didattiche, le altre tre si articolano rispettivamente attorno ai temi dell'infanzia di Gesù, della sua missione e della sua passione, morte e risurrezione. Le opere d'arte proposte sono tali da offrire elementi di analisi e di comprensione anche per altre opere che gli educatori potranno scegliere, valorizzando, tra l'altro, il patrimonio artistico conservato sul proprio territorio.
"La storia della relazione vissuta da Dio con gli uomini è storia nuziale: Dio si porta e si comporta verso l'Umanità come fa lo Sposo con la Sposa. Questo egli ha inteso vivere e realizzare fin dall'inizio, fin da quando ha dato l'abbrivio alla vicenda degli uomini sviluppandola poi attraverso persone ed episodi diversi, ma tutti orientati al medesimo fine, tutte abitate dal medesimo cuore. Da quell'inizio è tutto come un diramarsi di rivoli diversi che portano tutti alla medesima foce: sfociano cioè nell'abbraccio nuziale di Dio per e con l'Umanità, la Città Sposa a lui destinata. L'intera storia dell'umana avventura, dalla sua origine prima alla sua fine passando per Cristo, non è che parte e momento della Città/sposa: perché questa è fatta di ogni umana persona di ogni tempo storico e di ogni regione geografico-culturale, che, raggiunta e incontrata da Cristo, si sia lasciata attirare e amare da Lui. In lei - la città, ogni umana persona - Egli pone il suo trono, la sua abitazione; di lei fa la sua dimora, la sua Città. Alla luce del Nuovo Testamento, è possibile intravedere che il modello originario della famiglia deve essere ricercato in Dio stesso, nel mistero trinitario della sua vita." (Giovanni Paolo II). Dall'inizio della Scrittura, sul frontespizio della storia, è già il Mistero che appariva loro (i Padri della Chiesa) nelle relazioni di Adamo e d'Eva. Ed è lo stesso Mistero che la Scrittura, dall'altro suo estremo, ancora offriva loro nella "donna vestita di sole" dell'Apocalisse. È dunque chiaro che non abbiamo qui semplicemente un simbolo tra altri, simbolo che si distinguerebbe soltanto per la sua frequenza e il suo maggior interesse. Tutti gli altri vi si riferiscono più o meno direttamente. È il simbolo centrale, e come l'anima che dirige tutta l'interpretazione dell'Antico Testamento. In maniera indissolubile questa interpretazione si presenta insieme come spirituale, storica e sociale ed è attribuirle insieme questa triplice nota, dire, con una sola parola, che essa ha per oggetto la Chiesa." (Henri de Lubac)
Cinema e pedagogia possono andare a braccetto. La visione di un film può guidare un percorso educativo e portare in superficie visioni del mondo, pensieri e sentimenti capaci di interpretare la realtà, darle forma e sostenere la costruzione di relazioni positive. Con queste premesse, l'autore - docente di scuola secondaria di secondo grado, impegnato nello sviluppo di percorsi di educazione al linguaggio cinematografico e animatore di rassegne cinematografiche - mostra concretamente a educatori e insegnanti come usare efficacemente il testo filmico, senza tradire il cinema ed esaltandone invece la grande forza comunicativa. Non solo riflessioni teoriche ma anche un approccio pratico e sperimentato in contesti scolastici e di comunità offrono al lettore prospettive inedite e affascinanti per gustare e far gustare film di ieri e di oggi.
Questo volume ci accompagna in un viaggio attraverso
l’architettura spontanea che riflette la vita e la cultura
quotidiana dei popoli del mondo: una piccola guida
visuale con informazioni, schede tecniche, schemi
e fotografie per conoscere meglio un tema di grande
attualità nel dibattito sulla sostenibilità ambientale.
Architettura senza architetti è un viaggio attraverso l’architettura spontanea di tutto il mondo: dai fienili della Pennsylvania alle ger mongole, dai sassi di Matera alle chiese lignee d’Europa. Questo straordinario atlante illustrato documenta i tentativi dell’uomo di rispondere alle primordiali esigenze di riparo sfruttando le risorse con un impatto più lieve sull’ambiente. Tende e caverne, palafitte, case a corte, capanne di tronchi e torri di fango testimoniano la varietà dell’edilizia popolare di ogni paese e la ricca storia culturale degli stili architettonici spontanei. Di fronte ai problemi che minacciano in modo sempre più pericoloso l’esistenza stessa del nostro pianeta, è arrivato il momento di attrezzarsi per lo sviluppo di un’architettura sostenibile. Attraverso un ricco apparato iconografico, questo volume illustra un’interessante raccolta di esempi di strutture pensate e progettate “a misura d’uomo” e sottolinea l’importanza di una questione fondamentale per la nostra epoca.
François Mauriac ci presenta un Gesù lontano da qualsiasi tipo di intellettualismo o storicismo e invece vicinissimo alla vita e all'umanità ferita dell'uomo. Il racconto si snoda veloce e fedele lungo il percorso segnato dagli appunti evangelici, cogliendo l'umanità e la divinità di Gesù attraverso le pieghe e gli istanti degli incontri e dei rapporti che egli intraprese nei suoi anni di vita terrena. Come ebbe a rimarcare il cardinale Paul Poupard, "tutto il talento del geniale romanziere è già presente in questa Vita di Gesù. Le scene della samaritana e dell'adultera, del cieco nato e del buon samaritano, del figliol prodigo e del giovane ricco sono di una bellezza meravigliosa e sconvolgente". Così si può seguire il cammino terreno di Gesù, fino alla via crucis e poi alla resurrezione, quel fatto prorompente che anticipa la permanenza e l'immanenza amorosa di Gesù nella storia.
Voi che rimanete, amate la vita, custoditela,
rendetela preziosa nel nome del Signore.
Verranno tempi bui in cui i valori di questa vita saranno calpestati,
ma ci sarete voi per il mondo, e la luce dell’uomo
potrà sempre brillare…
(san Francesco da “L’uomo dei sogni”)
La commissione di uno spettacolo sulla vita di san Francesco entra nel percorso di vita di un artista, lo costringe a un esame profondo su di sé, la sua vita, il tempo che stiamo vivendo.
Luca Mauceri prima racconta la sua storia di musicista, di attore e di uomo alla luce dell’incontro con Francesco, poi indossa la vita del Santo di Assisi. E nel testo teatrale conduce il ‘suo’ Francesco a dialogare con ciascuno di noi.
Con il bisogno d’amore che portiamo dentro. E che vorremmo liberare.
Luca Mauceri. Per chi lo segue a teatro è un attore che sa anche comporre e suonare. Per chi predilige i suoi concerti è un musicista con il dono della recitazione. Luca Mauceri è l’uno e l’altro, e ancora di più: un artista capace di imboccare tutte le strade che lo portino a trasmettere la sua passione per la vita.
Nato nel 1975 a Frosinone, ha studiato e vissuto a Roma prima di trasferirsi a Bologna, dove attualmente vive. Da molti anni percorre un personale sentiero di ricerca attraverso musica e teatro. Ha recitato da protagonista in numerosi spettacoli, ha partecipato a festival internazionali prestigiosi, è stato l’attore di punta del teatro di Guido Ceronetti, lavora stabilmente con il regista siciliano Vincenzo Pirrotta, ha pubblicato nove album tra musiche originali e colonne sonore.
“L’uomo dei sogni” è la prima opera di drammaturgia che ha scritto e interpretato.
Il 28 ottobre cade il centenario della nascita di Francis Bacon, il dublinese "maledetto", il pittore esistenziale ai limiti della patologia estetica, maestro della "defigurazione" o addirittura della deformità. Per celebrare questa ricorrenza Franck Maubert, scrittore e critico d'arte, riunisce in un libro le sue conversazioni inedite con l'artista. Maubert incontra Bacon agli inizi degli anni Ottanta, per un'intervista nel famoso atelier londinese di Kensington. In maniera del tutto inattesa per entrambi, l'episodio è solo il primo di una lunga serie che continuerà nel tempo, trasformandosi in una duratura amicizia intellettuale.
Questo libro è la storia di una passione, la passione per l'opera lirica, lo spettacolo più elaborato, esagerato, costoso, assurdo - quindi affascinante inventato dall'uomo e, in particolare, dagli italiani. Alberto Mattioli, giornalista specializzato in lirica, doppiato il capo delle millecento recite d'opera viste, racconta questo mondo bizzarro, fra cantanti divi, grandi direttori, registi "provocatori", loggionisti scatenati, sfarzosi festival internazionali come Bayreuth o Salisburgo e scalcinati teatri di provincia, produzioni leggendarie e messe in scena sgangherate, trionfi epocali e fiaschi apocalittici, "prime" della Scala e spettacoli fai-da-te. Negli ultimi anni l'opera è in difficoltà nel Paese che l'ha inventata, schiacciata dalle ristrettezze economiche, dalla miopia della politica e dal conservatorismo di chi la fa (e di chi ci va). Ma continua a conquistare il mondo, dove rimane un "made in Italy" che, da secoli, non conosce crisi. Il melodramma piace sempre di più nei Paesi emergenti, conquista nuovi pubblici e nuovi mercati, si rinnova nel repertorio e nel modo di metterlo in scena, scopre nuovi protagonisti e rimpiazza quelli vecchi, usa Internet, i voli low cost, il dvd per allargare la sua platea globalizzata. La passione, però, è sempre quella. All'opera tutto non può che essere eccessivo, anche l'amore degli appassionati. L'importante è andare all'opera. Anche stasera
Chi non ci va, la provi; chi ci va, perseveri; chi le vuole male cambi idea e chi la ama si stringa a coorte per difenderla. «Di tutte le seccature inventate dall'uomo, l'opera è la più costosa», diceva Molière. Ma per Alberto Mattioli questa geniale invenzione italiana è soprattutto una magnifica e folle ossessione. Ha assistito infatti a quasi 1.800 recite in tre continenti, decine di Paesi e centinaia di teatri; ovunque si alzi un sipario, per lui vale il viaggio perché l'opera lirica mantiene intatto il suo misterioso potere emozionale, la sua capacità di parlare al cuore e al cervello degli spettatori. Raccontando della sua inguaribile passione - o, a suo dire, malattia - l'autore descrive questo affascinante mondo non solo per chi all'opera ci va, ma anche per chi ci vorrebbe andare o ne è solo incuriosito: dai teatri italiani che hanno reso nazionalpopolare il melodramma, quando Rossini, Verdi e Puccini erano la colonna sonora della vita di molti, all'opera di oggi, fenomeno globale e multimediale. Mattioli ci mostra le ragioni di un amore irrazionale e sfrenato per uno spettacolo capace con i capolavori del passato di leggere il nostro presente e di continuare a farci piangere, ridere e riflettere. Perché finché c'è opera c'è speranza.
Da sempre le grandi civiltà preclassiche dell'Oriente mediterraneo, dall'Egitto alla Mesopotamia, dall'Anatolia alla Siria all'Iran, sono state fonte d'ammirazione per l'imponenza colossale di celebri opere architettoniche, dalle Piramidi di Giza alla Torre templare di Babilonia al centro cerimoniale di Persepoli. Questa dimensione monumentale ha contribuito da sola a definire agli occhi dell'Occidente l'elemento distintivo e il limite fatale di tutta l'arte orientale antica, cioè la sua immutabilità e ripetitività ossessiva e straniante. Risalente a una sorta di età preistorica, l'espressione artistica di quelle civiltà, così dedita al meraviglioso, sarebbe stata del tutto estranea al rapporto con la Storia, che con le sue costanti trasformazioni sarebbe divenuta prerogativa fondamentale ed eccellenza dell'arte greca, romana e tardoantica. In realtà, nella prospettiva di Paolo Matthiae, proprio il ritratto, forma espressiva realistica e quindi storica tra tutte, costituì fin dagli inizi del III millennio a.C. una dimensione specifica di tutte le culture artistiche dell'Oriente antico. «Il ritratto è usualmente considerato un genere che, fin dalla civiltà etrusca, ha percorso tutta la storia dell'espressione artistica del mondo occidentale e che non ha conosciuto che rarissimi, inconsistenti e accidentali precedenti nel mondo orientale antico d'Egitto e d'Asia. Questo giudizio è non soltanto inaccettabilmente sommario, ma soprattutto non è per nulla corrispondente alla realtà, in quanto forme di rappresentazione che, pur molto approssimativamente, possono definirsi di ritratto, concepite e realizzate in relazione a definite visioni della natura - umana, divina o divinizzata - dei detentori del potere come maschere create in un complesso processo di comunicazione visiva di eccezionale rilievo per le società di quasi tutte le realtà statuali storiche - urbane, territoriali, nazionali, imperiali - dell'Oriente antico, sono ben documentate, con infinite varietà, lungo tre millenni di storia. Nelle pagine che seguono, per l'attenzione prestata alla restituzione dei collegamenti tra le opere artistiche e le concezioni dei ruoli istituzionali dei personaggi raffigurati, il tema del "ritratto" è trattato nella prospettiva di una sempre più avanzata storicizzazione dell'arte dell'Oriente antico».
Nel mitico mondo di Babilonia e Ninive, il sovrano attraverso la costruzione e la conservazione di templi e statue dedicate agli dei, assicurava e garantiva al suo popolo l'ordine e a se stesso il potere assoluto.