Una ampia panoramica della devozione mariana, tutte le similitudini che nell'Antico Testamento richiamano la figura di Maria prefigurandone profeticamente la centralità nell'opera della salvezza. Il libro presenta bene anche lo sviluppo e il consolidarsi del culto a Maria nella Tradizione della Chiesa con una particolare attenzione a controbattere le tesi di origine protestante che tendono a sminuire l'importanza della presenza di Maria e la conseguente devozione verso di lei.
I cinque poemi che compongono il Libro delle Lamentazioni formano un'opera letteraria unitaria e, di conseguenza, i singoli poemi devono essere letti seguendo il filo che li unisce. Anche se è possibile che all'origine dei poemi non vi sia un solo autore e soprattutto che l'autore del capitolo 3 possa essere diverso dall'autore degli altri capitoli, l'opera, come ora si trova nel Canone biblico ebraico, presenta un marcato carattere unitario determinato dall'uso della medesima forma metrica (la qinah, "lamentazione"), dal linguaggio e dalla riflessione sul tema tragico della caduta di Gerusalemme. Lo stesso autore del terzo poema, che è in stretto contatto con la scuola di Isaia, potrebbe essere il curatore della redazione finale del libro. È comunque significativo che le questioni lasciate aperte nel Libro delle Lamentazioni abbiano trovato risposta nel Libro di Isaia, in particolare nei capitoli 40-54. Il Libro di Isaia, nella seconda parte, fornisce una risposta all'aspirazione alla sopravvivenza così evidente nel Libro delle Lamentazioni anche avvalendosi delle stesse formulazioni verbali. Molti rabbini e alcuni esegeti moderni hanno notato una somiglianza di linguaggio e di temi tra il Libro delle Lamentazioni e la parte del Libro di Isaia comunemente attribuita a un anonimo profeta dell'esilio, chiamato Deutero-Isaia, in particolare nell'invito «Consolate, consolate il popolo mio, dice il tuo Dio» (Is 40,1), ma quasi mai e solo in modo indiretto hanno sostenuto che ci sia un vero rapporto tra i due testi.
Mons. Ravasi affronta un viaggio in più tappe nell'Antico Testamento, per mostrare la vicinanza di Dio all'uomo così come appare nei vari libri biblici. Con uno sguardo anche alla teologia delle Scritture sacre ebraiche, l'Autore ricostruisce la molteplicità dei lineamenti del volto di Dio.
"Un suggestivo parallelo tra Giobbe e Kafka e la loro interpretazione del male. - Il rapporto tra Dio e il male nel libro di Giobbe confrontato con la sofferenza dei personaggi di Kafka. Da una parte il grido di Giobbe a Dio “Tu dov’eri?”; dall’altra l’uomo di Kafka che interpella Dio sul destino ultimo della creazione. - Un testo che mostra un Kafka inedito e di bruciante attualità."
Rivista bimestrale dell'Associazione Biblica Italiana, n. 1/gennaio - febbraio 2007 su Genesi 1-11. Prima parte: In principio Dio crer.
I Salmi costituiscono un ricco patrimonio di preghiera, un forte grido a Dio nel dolore quando ci si trova in situazioni di pericolo o di grande difficoltà. Sempre più le parrocchie, i gruppi di spiritualità e apostolici, i gruppi giovanili, le famiglie e singoli cristiani apprezzano la ricchezza dei salmi nella preghiera delle Ore, soprattutto quella delle Lodi e dei Vespri. Tuttavia non sempre è facile sintonizzarsi con essi, per applicarli al mistero di Cristo e alla vita cristiana, in particolare per cogliere la ricchezza spirituale e mistagogica che è presente nella celebrazione eucaristica. è necessario guidare «a comprendere i salmi in senso cristiano, in modo da condurli a poco a poco a gustare e a praticare sempre più la preghiera della Chiesa» e attraverso di essi crescere nella partecipazione al Mistero Eucaristico.
Lungo una narrazione storica variata e avvincente, con il tono apparentemente leggero e distaccato dell'humor, il piccolo libro di Giona enuncia una delle tesi più estreme che l'Antico Testamento conosca: Dio raggiunge e chiama a salvezza le oscure lontananze umane, i luoghi più "atei" della storia. Giona, figura carica di tradizione e dottrina, si scontra con la paziente pedagogia di Dio: non si rassegna ad accettare un Volto misericordioso, preferendogli quello del giudice inesorabile. Ecco allora che, attraverso il pennello di un'ironia talora pungente, da protagonista il profeta diventa anche destinatario di un messaggio che richiama la dimensione totale dell'amore e della misericordia: è Dio stesso che lo cerca, lo provoca, lo insegue. Dentro alle faticose domande di Giona ci ritroviamo tutti e sono queste vicissitudini interne che fanno del piccolo libro un racconto di straordinaria attualità, prossimo ad una "Chiesa in uscita", sulle orme di Dio, verso la vita di ogni persona, così com'è.
Terzo volume della collana Graphé, che si propone come corso completo di studi biblici di base. Ogni volume presenta in modo chiaro il quadro complessivo di riferimento per le singole sezioni bibliche, proponendo lo stato attuale della ricerca. Questo volume tratta i libri che vanno da Giosuè a 2 Re, i due libri delle Cronache, quelli di Esdra, Neemia, Rut, Ester, Tobia, Giuditta e i due libri dei Maccabei.
Il volume intende introdurre alla figura e alla teologia di Geremia. Lo fa ricorrendo al genere letterario dell'intervista, nella prima parte; e al genere letterario, più argomentato, delle Introduzioni, nella seconda. Il volume permette una conoscenza del profeta più importante dell'Antico Testamento in poche pagine. Lo stile dell'intervista permette una lettura agile; la competenza dell'autore permette un'esplorazione sicura. Il volume si rivolge a quanti, sprovvisti di una formazione biblica articolata, vogliono fare conoscenza con il profeta Geremia. Molte informazioni in poche pagine: l'ideale per membri di gruppi biblici e per quanti desiderano iniziare un primo approccio a questo profeta.
Da tempo si discute sull'origine del profetismo biblico, soprattutto da quando le scoperte archeologiche hanno portato alla luce numerosi testi extrabiblici che testimoniano l'esistenza di esperienze di tipo profetico nel Vicino Oriente antico. Ma chi è il profeta? È un uomo al quale Dio affida il segreto e la forza della sua Parola perché la accolga e la trasmetta con fedeltà. Geremia, nella difficoltà, vorrà disfarsene, ma essa era nel suo cuore "come un fuoco bruciante" imprigionato nelle ossa; in Ezechiele è un rotolo che, ingoiato, riempie e nutre il corpo divenendo cibo; in Geremia e Isaia Dio tocca la bocca e le labbra del profeta e la Parola entra quasi fisicamente nella vita di colui che Dio ha chiamato. Nel tempo la voce è diventata libro e a noi è giunta come una serie di scritti che nel volume vengono presentati sul piano della composizione, della storia, del messaggio, dell'interpretazione e con il commento di alcune pericopi fondamentali.
Come può un piccolo pastore con passione per la musica diventare re? Questo è il mistero che scopriremo lentamente leggendo questo testo. Forse ci aspetteremmo che Dio scelga per il suo popolo un re diverso, un guerriero forte e valoroso che sia d'esempio al popolo e lo guidi senza distrazioni! No. Dio sceglie un piccolo giovane pastore, scartato da tutti, anzi neanche preso in considerazione in un primo momento, il più piccolo tra i fratelli. «Dopo aver rimosso (Saul) dal regno, Dio suscitò per loro come re Davide, al quale rese questa testimonianza: "Ho trovato Davide, figlio di Iesse" (Sal 89,21), "uomo secondo il mio cuore" (1 Sam 13,14); "egli adempirà tutti i miei voleri"» (At 13,22). Ma perché Davide è stato definito re secondo il cuore di Dio? Eppure Davide non è solo un uomo che prega Dio, suona e loda il Signore, che sconfigge il gigante Golia, ma anche un peccatore capace di ravvedersi del suo peccato. Egli è secondo il cuore di Dio, perché nonostante tutte le vicende che vivrà rimarrà piccolo, pastore, pronto ad aver cura di chi gli è stato affidato, sarà un uomo in ascolto di Dio, capace di pentimento e di perdono. Con questa storia così bella e accattivante siamo chiamati a confrontarci e a provare a rileggere se la nostra vita è secondo il cuore di Dio.
«Non è la prima volta che Valentino Salvoldi si inoltra nelle pagine bibliche, spesso scegliendo quelle più "provocatorie". Qohélet-Ecclesìaste lo è, per certi versi in modo estremo e supremo, e percorrerlo esegeticamente e teologicamente è piuttosto arduo. Don Valentino ha scelto di proporre una guida di lettura tematica ricorrendo a una sorta di trittico. Nella prima tavola irrompe il vocabolo-vessillo di Qohélet, hebel/habel, "vanità"; nella seconda si incrociano dialetticamente questa "vanità" radicale con la "grazia" divina assoluta e, infine, nel terzo quadro s'intrecciano eternità e tempo, pienezza e caducità, perfezione e fragilità effimera. Il dettato è limpido, coinvolgente, appassionato e non ha bisogno di tracce che ne guidino la lettura o di analisi esplicative.» (Gianfranco Ravasi).