"Non è possibile parlare del lavoro senza considerarlo in rapporto con le grandi domande di senso che si agitano nel cuore dell'uomo. Le risposte a queste domande caratterizzano il nostro stile di vita e, in particolare, il nostro modo di lavorare." In un mondo in cui l'ambizione e la competitività sembrano assurgere a valori supremi, e il lavoro è spesso considerato soltanto un mezzo per arricchirsi e fare carriera, la voce di Pippo Corigliano esce prepotentemente dal coro, suggerendo una chiave di lettura tanto inconsueta quanto profonda dell'attività professionale, un aspetto fondamentale nell'esistenza di ogni uomo: la vita ordinaria come scenario di una vita santa e il lavoro quotidiano come strada verso l'unione con Dio. Esiste dunque un legame inscindibile tra le sfere della spiritualità e dell'agire pratico, un nesso che diventa evidente anche nell'atteggiamento con cui ciascuno di noi affronta le incombenze di ogni giorno: la capacità di svolgere con impegno e allegria i compiti che ci spettano, di ascoltare gli altri, di essere attenti ai loro bisogni dipende, sostiene Corigliano ispirandosi all'insegnamento di san Josemaría Escrivá, da ciò che abbiamo nel cuore e dalla consapevolezza che, con il nostro lavoro, stiamo collaborando alla grandiosa opera di Dio. Prenderne coscienza, coltivare la propria spiritualità, corroborarla con la preghiera e far sì che traspaia da ogni gesto è il primo, indispensabile passo verso quella "santità laica" di cui il mondo lamenta sempre più la mancanza.
Per quasi cinque secoli si sono accumulate scoperte scientifiche che hanno suggerito che fosse possibile spiegare l'Universo senza la necessità di un Dio creatore. Inaspettatamente, il pendolo della scienza ha oscillato nella direzione opposta. Dopo aver definito cosa sia una prova nella scienza e le implicazioni delle due tesi opposte dell'esistenza o meno di un Dio creatore, il libro affronta le scoperte scientifiche degli ultimi 150 anni, che hanno portato a una vera rivoluzione concettuale. Solo 100 anni fa tutti gli scienziati pensavano che l'Universo fosse eterno e stabile, mentre oggi sappiamo che ha avuto un inizio, avrà una fine, è in espansione e proviene da un Big Bang. Questo punto solleva la questione di un Dio creatore. La scoperta della regolazione fine dell'Universo, che rende possibile l'esistenza degli atomi, delle stelle e della vita complessa, è un secondo punto chiave che solleva anche la questione della sua origine. In un linguaggio accessibile a tutti, gli autori offrono un'affascinante panoramica delle prove scientifiche dell'esistenza di Dio. Vengono così portate alla luce evidenze razionali convergenti, in campi indipendenti, che gettano una luce nuova sulla questione, forse, decisiva. Con i commenti finali di Vincenzo Balzani, Noemi Di Segni, Roberto Giovanni Timossi, John C. Lennox, Andrew Briggs, Denis Alexander, Luc Jaeger, Cardinale Robert Sarah, e Monsignor André Léonard.
Questo libro nasce da una ricerca sui testi di Fabrizio De Andrè, Pagine documentate, ricche di citazioni e di passione, che permettono di scoprire la capacità del cantautore genovese di raccontare senza condannare e di coinvolgere empaticamente nelle storie dei vinti. La forza evocativa dei suoi versi lascia emergere dal profondo dei personaggi le istanze esistenziali più autentiche. Tra queste, vi è la domanda di Dio, della sua paternità, della sua giustizia, del suo punto di vista. Il libro, alla sua seconda edizione, ha viaggiato in tutta Italia e ha permesso l'incontro tra diverse età, appartenenze culturali, religiose e politiche. Tutti diversi ma accumunati dall'amore per la musica, la letteratura, l'arte e per Faber. Lo spazio comune e comunitario che crea la sua opera poetica e profetica è motivo per condividere la bellezza e la gioia del Vangelo.
Sulla Terra, ogni giorno, miliardi di esseri umani si rivolgono a Dio in cerca di aiuto. Che sia il Dio dei cristiani, quello degli ebrei o quello dei musulmani, che sia una presenza benevola percepita nella natura o che sia un equilibrio cosmico di ascendenza orientale, resta il fatto che moltissime persone - la maggioranza - si rivolgono a Dio offrendo il proprio tempo e le proprie risorse «per provare la gioia di donare gioia». La spiritualità ha un ruolo importante e positivo per i credenti del mondo. Esiste una spiegazione a questo stato di grazia? In questo libro, Boris Cyrulnik, il più noto neuropsichiatra francese, si pone questa domanda cruciale in cerca di una risposta originale. Il tema è immenso e non scevro da valenze politiche in un momento storico come il nostro, nel quale masse di persone compiono crimini efferati proprio in nome di un cieco credo religioso. Ma resta il dato positivo: l'ambiente pacifico, calmo e fiocamente illuminato delle cattedrali gotiche, il cantillare salmodiante delle liturgie ebraiche, la voce rassicurante del muezzin che chiama i fedeli in preghiera sono tutti esempi del lato consolatorio della religione, in cui così tanti esseri umani cercano riparo. Con gli strumenti delle neuroscienze e con i concetti chiave di attaccamento e di resilienza, Cyrulnik ci mostra come la religione sia effettivamente in grado di avere effetti psicoterapeutici, spesso visibili. L'approccio scientifico e psicologico dell'autore porta a comprendere come il cervello del bambino instauri con Dio un rapporto affettivo paragonabile a quello che si instaura coi genitori. Il mondo della mente in via di sviluppo si struttura e nel cervello si scolpisce un sé neurologicamente e psicologicamente legato all'ambiente di crescita, che spesso aiuta, e molto, a combattere le inevitabili avversità della vita. Dio e psicoterapia sembrerebbero dunque alleati, almeno fintanto che Dio viene percepito come un padre buono e accogliente. I problemi iniziano, a livello psicologico e neurologico, quando l'ambiente della crescita presenta ai bambini un Dio vendicativo e intransigente. Proprio come avviene coi padri violenti.
Traduzione di Federico Lopiparo
«Se l’evoluzione è vera, c’è ancora spazio per Dio?». Questa è la domanda, complessa, da cui muove il testo di Francis Collins, genetista di fama internazionale e scienziato tra i maggiori degli ultimi decenni. Accennando al proprio personale percorso di vita, che lo ha condotto dall’agnosticismo alla scoperta di Dio, Collins afferma che tra scienza e fede – pur così diverse tra loro – può esistere una profonda armonia, ed esprime con il termine “BioLogos” (da Bios, ‘vita’, e Logos, ‘Parola’) la convergenza tra la comprensione offerta dalla scienza contemporanea del mondo della vita e l’idea di un Logos, di una Parola creatrice che la fondi.
FRANCIS COLLINS (Staunton, 14 aprile 1950)
Genetista statunitense. È celebre per essere stato direttore dello Human Genome Research Institute, che ha elaborato l’ambizioso Progetto Genoma Umano. Nel 2009 è stato nominato da Papa Benedetto XVI membro della Pontificia Accademia delle Scienze. Dallo stesso anno è direttore dei National Institutes of Health negli Usa. In italiano è tradotto Il linguaggio di Dio, in cui Collins ha proposto il concetto di BioLogos.
Una fatwa al giorno d'oggi non si nega a nessuno. I genitori che si credono tuttologhi della scuola solo perché sono stati in grado di procreare? A morte! L'infausto rito degli auguri alcolici di fine anno? A morte! Morte alle multisale che puzzano di popcorn fritto nel grasso di yak, ai giornalisti che chiedono "Cosa prova" ai parenti degli ostaggi, alla tripla A di Standard & Poor's, e alle borse griffate ultracostose e ultrabrutte. Sarà più ridicola una fatwa sulla dittatura della pallina di gelato alla vaniglia o quella su un disegnatore satirico che smaschera le ipocrisie armato di matita? Charb, lo storico direttore di Charlie Hebdo, in risposta alle numerose minacce che per molto tempo lo hanno raggiunto, si autoproclama ayatollah e imbraccia la gioiosa arma della satira per lanciare esilaranti condanne a morte a destra e a manca. Fatwa per tutti. Ridicolizzare è l'antidoto a chi si dà troppa importanza. Charb concede a ciascuno, dall'uomo di potere a quello della strada, dalle mode ai vizi, dalle abitudini ai cliché mentali, cinque corrosivi minuti di popolarità. Prefazione di Erri De Luca.
In tempo di EXPO2015, non poteva non riaffacciarsi al pubblico con una nuova edizione questo libro che propone un viaggio nella memoria, quando l'odore della cucina ci accompagnava per il resto della giornata, ma anche viaggio antropologico all'interno del senso vero della parola "cibo", scoprendo che cielo e terra spesso vanno d'accordo. Pagine intense e leggere che disegnano una pratica della convivialità e della speranza, sapendo che cucinare bene significa dire in anticipo "ti voglio bene". Una profonda e umana orazione cristiana introdotta dalla prefazione di Erri De Luca, raccontata con Enzo Bianchi, Giancarlo Bruni, Paolo Rumiz, Pedrag Matvejevic, Rubem Alves e Carlo Petrini; orazione che parte dal pane e dal vino e ha nel piatto e nel bicchiere l'immancabile sogno di un Dio che sorride.
Fin dal primo giorno di pontificato, papa Francesco ha dimostrato di voler cambiare in profondità, con i suoi gesti, con le sue parole, con i suoi atti, una Chiesa che appariva "ridotta a una struttura sclerotica, incapace di cogliere i fermenti e le esigenze dei suoi stessi fedeli, spesso chiusa quanto meno agli alti livelli gerarchici - nei privilegi di carriera e di casta". Ma sarà in grado di intervenire anche sul "potere temporale" della Chiesa che, dai Patti Lateranensi del 1929 a oggi, si è manifestato soprattutto sotto forma di influenza (e talvolta di ingerenza) sulla realtà sociale e politica dello Stato italiano? Riuscirà un vescovo "venuto dalla fine del mondo", un alieno rispetto al potere curiale, a liberare il papato e l'Italia da questa rete di relazioni pericolose? Sono domande che, secondo un autore laico eppure molto attento all'esperienza religiosa e alla storia della Chiesa cattolica come Corrado Augias, tutti gli italiani dovrebbero porsi. Per trovare una risposta, l'autore ripercorre in questo libro i momenti fondamentali del rapporto che la Chiesa ha intrattenuto con il potere politico, dalla cosiddetta "donazione di Costantino" al Sacro Romano Impero e alla lotta per le investiture, dalla Riforma e dalle guerre di religione a Napoleone, dal Risorgimento con la breccia di Porta Pia ai concordati con lo Stato italiano...
Soltanto in Occidente la religione è tutto e tutto pervade. Non è concepibile un'Europa senza cristianesimo, senza teologi, senza papato, senza guerre di religione, senza grandi eretici. Ma come hanno fatto i cinesi la cui civiltà è stata autorevolmente definita 'Né Dio né legge'? Come hanno vissuto per tremila anni se presso di loro l'umano non si contrappone al divino, i santi o i saggi sono concreti e non compiono miracoli, l'ordine nasce dal buon accordo e le regole si impongono in quanto forniscono dei modelli? Come si sono imposti come potenza egemone, facendo a meno di quelli che sono considerati i due pilastri fondamentali della civiltà, almeno la nostra? Questo libro racconta storie di ieri e di oggi ed è un racconto di chi ha vissuto in Cina e l'ha compresa nel profondo del suo cuore. Va dalla predicazione dei missionari gesuiti alla più grande ribellione della storia cinese a metà Ottocento. Dai difficili tentativi di modernizzazione del Celeste Impero, quando fu necessario inventare una parola per dire 'religione', alla violenza della guerra dei Boxer; dal dichiarato ateismo dell'epoca di Mao e delle Guardie Rosse all'attuale rinascita di una religione popolare, che fonde buddhismo, daoismo e confucianesimo. Se ora si assiste alla convergenza di elementi cinesi e occidentali, sarebbe sbagliato giungere alla conclusione che stanno diventando come noi. È più probabile che noi si sia obbligati a diventare più simili a loro in un prossimo futuro.
Più potente dell'Opus Dei, più efficiente della massoneria. Questo libro racconta per la prima volta dall'interno come funzionano Comunione e liberazione e il suo braccio finanziario, la Compagnia delle opere (una rete di più di 34.000 imprese, un fatturato complessivo di almeno 70 miliardi di euro). "Questo nostro modello conquisterà l'Italia" ha detto Roberto Formigoni. Il modello, in gergo ciellino, si chiama "amicizia operativa". Oggi sempre più imprese, complice la crisi finanziaria, si avvicinano a CL per godere dell'ombrello protettivo della Compagnia delle opere. Questa inchiesta indaga sui rapporti del movimento con Berlusconi fin dagli anni Settanta, sui legami con la sinistra e con la Lega Nord. Dall'università alla scuola, alla sanità, alla finanza, all'edilizia, ai servizi sociali e all'assistenza, quello legato a CL è un business che vale miliardi di euro e seduce tutti, imprenditori, politici e uomini d'affari. Come dimostrano le inchieste Oil for Food, Why Not, La Cascina, oltre a quella della Procura di Padova sui fondi Ue o i procedimenti che hanno toccato la sanità lombarda. Un viaggio tra i membri di Comunione e liberazione, con interviste ad alcuni appartenenti ai Memores Domini, i "monaci guerrieri" che praticano la castità e vivono in residenze comuni. La testimonianza di un fuoriuscito dal movimento e quella di uno psicoterapeuta che ha conosciuto molti militanti di CL, restituiscono il ritratto spiazzante e veritiero di una lobby affamata di potere.
Credete a me: hai un soldo? Vali un soldo.
Sei, solo se hai.
— Petronio
Nel mondo d’oggi il denaro sembra la principale misura del valore individuale e l’elemento centrale della vita politica e sociale. Ma non si tratta certo di un fenomeno esclusivamente contemporaneo, perché la ricchezza è da sempre al centro delle riflessioni e delle preoccupazioni umane, dalla più lontana antichità ai nostri giorni. Proprio attraverso il dialogo con i testi antichi, sette protagonisti della cultura odierna si interrogano sul denaro nei suoi infiniti e conflittuali aspetti. Una panoramica che va dall’Antico Testamento a Omero, da Platone a Petronio, da Aristotele ad Agostino, e rivela come idee così remote e apparentemente estranee possano racchiudere una morale attualissima, che può aiutare a leggere la crisi globale. Rivolgersi ai classici diventa così un modo per comprendere le ambiguità del presente e per ritrovare l’etica economica perduta.
L'individuo deve ricrearsi la fede con un atto di decisione; perché la fuga, non più la fede, esiste oggi come mondo oggettivo. La fuga davanti a Dio è un pamphlet scritto nel 1934, in piena epoca nazista. In un clima storico in cui si assiste all'affermarsi dell'industrialismo e del dominio tecnologico della macchina, del culto futuristico della velocità, al disfarsi dei legami sociali, alle mattanze dei totalitarismi e delle guerre mondiali, Picard descrive la fuga dell'umanità dalla divinità, dal fondamento dell'essere, dal paradigma stesso dell'esistenza. La sua diagnosi è netta: «Nel mondo della fuga l'uomo non esiste come singolo essere delimitato, ma come coacervo di sensazioni, volontà e azioni continuamente mutevoli». La critica di Picard risuona oggi lungimirante e visionaria. La sua analisi della mobilità inesausta, dell'accelerazione della vita e del continuo cambiamento dei rapporti tra gli esseri umani individua problematiche sollevate da filosofi come Morin, Baudrillard, Virilio, Debord. La sua descrizione del dissolvimento dell'oggettività e dell'avvento di una realtà virtuale e fantasmagorica costituita da grumi di materiali informativi fluttuanti in un continuum di immagini, ci ricorda la società liquida di Bauman e il dominio planetario della rete. La lezione di Picard oggi assume un valore particolare in riferimento al cuore stesso delle sue riflessioni: ricentrare l'essere umano intorno ad alcuni nuclei essenziali e imprescindibili, per riconoscere il mondo come donazione, ma anche per riaffermare le ragioni neglette di un principio di umanità da opporre alle forze omologanti che oggi sembrano imporsi su scala planetaria. Come scrive Hermann Hesse nel testo che lo accompagna: «Molte sono le ragioni che rendono importante questo libro... È un'opera spaventosa e confortante allo stesso tempo, ma lasciamo che il libro parli da sé.