Il volume nasce da un'iniziativa realizzata nel corso dell'anno scolastico 2022-2023 con le quarte classi delle scuole secondarie di secondo grado di Latina: l'intento era quello di mettersi in ascolto degli studenti dando loro la possibilità di formulare tutte le domande che desideravano porre e presentare al vescovo, da cui avrebbero avuto una risposta. Ai ragazzi dunque si devono per intero la proposta e l'elaborazione dei quesiti che compongono questo libro, interrogativi che toccano diversi aspetti dell'esperienza e del sentire dei giovani di oggi, ma anche dell'esperienza cristiana. Le risposte dell'Autore configurano un tentativo di entrare in dialogo presentando un'immagine del cristianesimo fedele a se stesso e rispondente alle attese delle nuove generazioni. «Il lettore troverà in questo dialogo a cuore aperto un piccolo e denso vademecum, utile e prezioso, sul valore della testimonianza, per dare legittimità alle nostre parole, sui rapporti non sempre facili ma necessari tra fede e ragione, sulle innegabili responsabilità della Chiesa in materia di pedofilia, sulla "voce interiore" che dovremmo ascoltare, specialmente quando non s'identifica con ciò che pensiamo (questa è una sollecitazione potenzialmente esplosiva per qualsiasi sedicenne), sulla cattiva condotta che contiene in se stessa la punizione, sul ruolo delle donne nella Chiesa, sull'auspicata accoglienza nei confronti delle persone omosessuali, sull'impossibilità di controllare ogni cosa, sulla dimensione esperienziale indispensabile per maturare una vera sensibilità religiosa» (dalla Prefazione di Eraldo Affinati).
I sacramenti dell'iniziazione cristiana costituiscono il portale di ingresso alla vita della grazia e della comunione nella Chiesa. Come nelle antiche cattedrali la soglia che dà adito alla navata è caratterizzata da un intenso lavorio della pietra, fatto tutto di simboli e di narrazioni, così la celebrazione del Battesimo e della Confermazione è costituita da una fitta trama di rimandi simbolici e narrativi. Il presente volume cerca di dipanare tale trama, nella convinzione che tra le pieghe della celebrazione sono nascosti veri e propri tesori di fede. La trattazione si apre con un'indagine sul concetto di iniziazione, per poi prendere in considerazione via via le diverse celebrazioni del Rito romano, senza tralasciare lo sviluppo dell'iniziazione cristiana nella storia. Si passano così in rassegna i diversi elementi celebrativi propri del Rito del catecumenato secondo i vari gradi, il Battesimo dei bambini e la celebrazione della Confermazione. I libri liturgici, pur non essendo oggetto diretto dell'indagine, costituiscono il costante punto di riferimento.
È una raccolta delle principali verità di fede e del prezioso deposito della dottrina cattolica, frutto della saggezza e tradizione della Chiesa. Raccoglie e sintetizza questi contenuti di fede, partendo da ciò che di bello e positivo viene proposto nell'insegnamento cattolico, senza dimenticare anche le proposte più esigenti e impegnative. Inizia con un breve riassunto del Catechismo della Chiesa cattolica, e affronta i sacramenti, le opere di misericordia, i precetti... Il papa Giovanni XXIII aveva assegnato al Concilio Vaticano II questo importante compito: mostrare serenamente la forza e la bellezza della dottrina della fede. «Illuminata dalla luce di questo Concilio - diceva il Papa nel discorso di apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II, nel 1962 - la Chiesa si ingrandirà di spirituali ricchezze e, attingendovi forze di nuove energie, guarderà intrepida al futuro. Il nostro dovere è di dedicarci con alacre volontà e senza timore a quell'opera che la nostra età esige, proseguendo così il cammino, che la Chiesa compie da venti secoli».
Da quando la neurofisiologia ha iniziato a indagare i correlati neurali delle azioni umane, e considerando che tra i sogni di certi programmi di ricerca sull'intelligenza artificiale vi è quello di costruire nuovi soggetti morali che possano definirsi autonomi, sembra proprio che la capacità dell'essere umano di autoderminarsi sia destinata a eclissarsi per sempre. Tale prospettiva, però, è tutt'altro che recente. Sin dagli albori della storia della filosofia in molti hanno provato a mostrare come la libertà sia soltanto un'illusione, in balìa ora delle divinità ora delle leggi di natura. Di questa lunga storia il saggio vuole dare conto senza ridursi, tuttavia, a una mera rassegna di teorie, ma suggerendo, piuttosto, come - nonostante i vari processi decostruzionisti - nel libero arbitrio si possa individuare una capacità cognitiva irriducibile e irriproducibile, che si configura quale ottima candidata per essere un proprium constitutivum dell'essere umano e fondamento per lo sviluppo di una nuova prospettiva antropologica.
Che cosa significa credere, da cristiani, oggi? A che punto siamo con la fede, nella Chiesa? Che cosa sta cambiando nel modo di vivere la fede? Che cosa reclama la nostra attenzione, in quanto credenti? Sono domande che è indispensabile sollevare per non sbagliare le mosse successive. Werbick vi risponde con acume delineando una collocazione teologica della fede. Non ci conduce in un territorio placido, in uno spazio protetto e saturo di certezze: si addentra piuttosto nelle attuali controversie religiose, facendoci al tempo stesso gustare il fascino del credere, come esperienza sempre accessibile. Raccogliere questa sfida è cosa ovvia, dal punto di vista teologico. Raccoglierla lasciandosi coinvolgere nel dialogo con chi non crede, o ha una fede diversa, è meno scontato ma del tutto qualificante. «Se mi sono proposto di lavorare su questa questione teologica a modo mio, non è perché non lo si faccia già altrove e altrimenti. Ma mi pare che sia necessario un avveduto senso teologico del "dove", per non perdere la testa e il cuore - e forse anche il coraggio - della fede, specie nelle sfide che la fede affronta oggi in Occidente».
Il dialogo tra credenti rappresenta indubbiamente un campo decisivo per favorire percorsi di convivenza e di pace, nell'attuale contesto. Il volume, che raccoglie gli atti del XXI corso di aggiornamento dell'Associazione Teologica Italiana, offre un quadro ricco delle diverse prospettive a partire dalle quali ci si può accostare al dialogo come tema e come stile, fino a rendere conto di alcuni laboratori in atto. L'attenzione posta sui credenti aiuta a evitare di affrontare il tema con un approccio istituzionale o astratto.
Credere o non credere in Dio? La fede dell'uomo si scontra con numerose e angoscianti "ragioni per non credere": lo scandalo del male, la schiacciante trascendenza di Dio, la natura illusoria di ogni verità, gli sviluppi della scienza, la storia della Chiesa. In Silenzio di Dio, pubblicato per la prima volta nel 1982, Sergio Quinzio cerca risposte al terribile enigma. E gli stessi dubbi che intaccano la fede diventano altrettante ragioni per credere. Paradossale profeta - troppo laico per i cattolici e troppo cattolico per i laici -, Quinzio rifugge le analisi lunghe e tortuose procedendo per intuizioni, sintesi, frammenti. Coinvolge il lettore in una singolare e attualissima apologia del cristianesimo travestita da antiapologia, che è stata oggetto delle feroci critiche dei teologi più istituzionali, e insiste in un dialogo sempre diretto e serrato con Dio; mai nega la sua esistenza, e rileva piuttosto la miseria dell'uomo nei suoi confronti. In queste pagine il lettore non scoprirà un autore, ma un uomo: un novecentesco Pascal, in cui le riflessioni teologiche si intrecciano inevitabilmente ai motivi di un disagio autobiografico. Dal dubbio trarrà una consapevolezza: il nostro travaglio contemporaneo deriva dal fallimento di quella speranza di perfetta redenzione dal male e dal dolore promessa da Gesù Cristo. Per questo "la disperazione del mondo è pensabile solo all'interno della fede". E se per il cristiano c'è ancora una speranza, questa non può che risiedere in Dio.
Il Congresso per il XXV Anniversario dell'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum è stato impostato sulla base di una specifica metodologia che coniuga riflessione ed esperienza perché l'evangelizzazione della cultura si realizza in contesti concreti e sempre e esperienziale. Da questo punto di vista, gli Atti che proponiamo hanno due parti. La prima parte raccoglie gli studi e le riflessioni generali suddivise in tre temi: identità e missione, fede e ragione, e dialogo con la cultura attuale. La seconda parte raccoglie alcuni degli interventi presentati durante i workshop su temi concreti e la trascrizione di alcune testimonianze presentate in formato TED.
Marco il Monaco, noto anche come Marco l'Asceta o Marco l'Eremita, è vissuto probabilmente in Asia Minore tra IV e V secolo. Rimasto in ombra rispetto ad altri grandi autori del suo tempo, ha rivestito tuttavia un ruolo cruciale nel quadro della tradizione spirituale e monastica antica, di cui è stato un importante anello di trasmissione. In tutta la sua variegata opera, qui raccolta e tradotta integralmente in italiano, traspare quello che per il suo autore è l'unico fine della vita cristiana: riscoprire, custodire e vivere in pienezza la grazia del battesimo, rispondendo al dono di Dio attraverso una fede attiva che manifesti i frutti dello Spirito. Le parole di Marco sono un prezioso invito a ritrovare il cammino dell'interiorità, per abitare le "stanze più interne" del proprio cuore. Allo stesso tempo egli ci invita a riconoscere che siamo parte di una grandiosa realtà, il mondo creato da Dio, in cui, a ogni livello, tutto è connesso con tutto, ben al di là della coscienza che possiamo averne su un piano razionale e visibile. Questa traduzione integrale delle sue opere mira a far apprezzare a un pubblico più vasto un autore fino a poco tempo fa quasi ignoto in occidente, e che pur a distanza di secoli ha ancora molto da dire ai cristiani di oggi.
La ricerca neotestamentaria indaga le connessioni che si sviluppano tra le testimonianze relative alla cena di Gesù con i suoi discepoli nell'imminenza del suo arresto e della sua morte. Ne emerge una trama di testimonianze particolari che rendono più efficace il resoconto biblico e più chiaro il fondamento della liturgia cristiana.
Cos'è la fede? Qual è il suo oggetto formale? La conoscenza della verità prima può avvenire in modo naturale o dev'essere soprannaturale? C'è stato un tempo in cui la teologia, per rispondere a queste domande e argomentare sempre nuovi quesiti in grado di assecondare la vis theoretica della razionalità filosofica, seppe approntare un apposito trattato denominato de analysi fidei. Era il XVI secolo: albeggiava il sole barocco e infuriava la controversia apologetica nell'Europa lacerata dalla Riforma protestante, raggi e risvolti confessionali fecondarono la struttura del Tractatus che si accingeva a instradare la riflessione teologica secondo un metodo e una scansione tematica ben definiti. Ma, a oggi, cosa resta di questa mirabile architettura concettuale? Quale metabletica ha conosciuto l'analysis fidei nei secoli successivi? E' stato accertato un esito proficuo della metamorfosi che ha investito la teologia della fede? "Quanti arriveranno alla fine saranno ripagati non solo per aver appreso delle tesi, bensì per aver respirato lo spirito di un’epoca, che ha ancora tanto da dire alla nostra" (dalla Prefazione di Giuseppe Lorizio).
«Le cose di prima sono passate, ne sono nate di nuove: ospedale, parrocchia e territorio in dialogo sinodale per chi soffre». Con questo titolo vogliamo declinare un'istanza urgente della Chiesa del nostro tempo. Si tratta di un autentico cammino da percorrere insieme, trovando il coraggio di superare vecchi schemi e ricercando instancabilmente una novità pastorale. Tutto ciò è richiesto particolarmente a noi, assistenti spirituali, (cappellani, religiosi e religiose), operatori sanitari e volontari della pastorale della salute. A noi che siamo stati particolarmente colpiti e feriti dall'esperienza della pandemia, a noi che abbiamo visto saltare tutti i nostri modelli pastorali, tutto quello che eravamo abituati a fare quotidianamente nei luoghi di cura. La sfida pertanto non è quella di tornare indietro, riproponendo vecchi schemi ormai superati, ma quella di procedere con novità e coraggio, esprimendo un modo nuovo di essere e servire. Questo è ciò che il Signore oggi, attraverso la sua Chiesa, ci chiede per continuare a fare di bene in meglio, quello che da sempre cerchiamo di realizzare accanto ai malati, alle famiglie, ai curanti. L'invito, quindi, è quello di proseguire il cammino mostrando al prossimo sofferente il volto di un Dio che fa nuove tutte le cose.