"Il titolo del libro racchiude il suo mondo teologico-pastorale. Un popolo in cammino con Dio richiama la dimensione ecclesiale del pensare la morale nel contesto delle attuali situazioni di vita. Il fondamento trinitario della sua proposta teologica mostra come la vita e l'insegnamento di Gesù Cristo siano il discriminante per ogni sano discernimento nell'agire concreto del popolo di Dio. È evidente che la sua riflessione non è chiusa in se stessa, ma è aperta ad ogni sovvertimento dello Spirito Santo. In effetti il camminare insieme postula il desiderio di dialogare e di pensare insieme, sempre pronti, guidati dallo Spirito, a dare ragione della fede in Gesù Cristo. Con questo suo lavoro intendeva aprire nuovi varchi per lo studio della morale, proponendo un metodo interdisciplinare che riguardava non solo ad intra le discipline teologiche, ma che poteva interagire con i dati della sociologia, della psicologia e di altre scienze umane." (Dalla presentazione di Francesco Asti)
Spirito e libertà sono i fondamenti dell'agire morale dell'uomo che questo libro mette in evidenza attraverso lo studio teologico della Bibbia. L'architettura del volume prevede anzitutto un capitolo di carattere metodologico che presenta l'approccio canonico, ritenuto più adatto per un'ermeneutica teologico-morale della Scrittura, e individua le articolazioni della poetica biblica. L'attenzione è primariamente concentrata sul racconto della Pasqua di Gesù, centro gravitazionale della storia della salvezza e chiave di lettura della sua attestazione nella Scrittura. I dinamismi moralmente rilevanti evinti dai testi pasquali vengono quindi rintracciati, ai diversi gradi della testimonianza biblica, secondo la scansione che nell'Antico Testamento contempla Legge, Profeti, Scritti sapienziali e, nel Nuovo Testamento, Vangeli e Scritti protocristiani.
"Cambia il cuore": ogni rinnovamento sociale deve passare attraverso il rinnovamento del singolo, della mentalità della singola persona. Agostino dimostra di avere ben chiaro che la società muta se cambia l'uomo che la abita: «l'uomo deve mutarsi, perché anche le cose cambino. In effetti se uno persiste nell'essere cattivo, non può compiere opere buone; se invece persiste nel rimanere buono, non può compiere opere cattive. [...] Cambia il cuore e si cambierà l'opera». Tale comprensione porta l'Ipponate ad affermare che un comportamento retto determina il corso della stessa storia e degli eventi: «voi dite: Sono tempi difficili, sono tempi duri, tempi di sventure. Vivete bene e, con la vita buona, cambiate i tempi: cambiate i tempi e non avrete di che lamentarvi». Dalla parola del Signore tutto è stato posto in essere e per la stessa parola tutto può essere riportato nell'uomo nella sua rettitudine morale. Il dono della giustizia di Dio all'uomo favorisce il ritrovamento della sua identità, il rifiorire dell'ordine in tutto il suo tessuto sociale e in tutte le sue capacità relazionali con Dio e con il prossimo.
«Beati i poveri», dice Gesù. Ma la Bibbia chiede anche giustizia per gli ultimi e riscatto per gli oppressi. Dunque, la povertà è faccenda benedetta o maledetta? I poveri li avremo sempre con noi, afferma il vangelo: ma è un destino ineluttabile per alcuni non raggiungere un decente livello di vita?
In queste pagine, ricche di riferimenti biblici e di sapienza umana, Erio Castellucci ci aiuta a distinguere tre povertà diverse: una da scegliere, e si chiama sobrietà; una da combattere, per ottenere equità; e una da riscattare, per raggiungere la fraternità. Anche la chiesa è chiamata in causa: le sue ricchezze possono esistere solo per costruire condivisione, non per affermare prestigio o potere.
Il rapporto tra fede e denaro deve svilupparsi dentro una prospettiva evangelica, alla scuola di maestri come Francesco d’Assisi. «Ricordarsi dei poveri» significa non attaccarsi ai beni materiali, alla «roba», individualmente e come comunità, ma aprirsi alla fraternità. In definitiva, vuol dire «andare incontro a quei poveri che ci salveranno, perché risveglieranno in noi le energie migliori».
«La conversione economica è una delle più faticose. Oggi la testimonianza dei cristiani si gioca in buona parte sul rapporto con i beni» Erio Castellucci
Le disuguaglianze, l'immigrazione, la sicurezza, la corruzione: su queste e altre questioni nevralgiche del nostro tempo abbiamo un atteggiamento diverso a seconda dell'idea di giustizia che assumiamo. Giusto è ciò che coincide con la legge? Raffaele Cantone e Vincenzo Paglia si confrontano senza pregiudizi o ipocrisie a partire dalle loro differenti visioni del mondo. Con un fine che inseguono testardamente pagina dopo pagina: comprendere e definire cosa è giusto. Con il più onesto dei mezzi: gli esempi tratti dalle loro esperienze professionali, in particolare quelli che chiamano in causa la nostra coscienza, quelli che la legge sembra non riuscire a codificare. Dalla più attuale e controversa questione dell'accoglienza dei migranti alla questione della corruzione, dai sistemi di repressione al modo di intendere la punizione e il perdono. Il dialogo è stato curato da Emanuele Coen, giornalista de "L'Espresso".
Il libro presenta una prospettiva umanistica delle sfide comunicative e ambientali, lasciando le questioni più tecniche agli scienziati e ai professionisti dell'informazione. Questo libro ha come ipotesi iniziale: la causa principale dell'attuale crisi socio-ambientale, individuata nella concezione antropologica-dualistica che ha prevalso nella filosofia occidentale; obiettivo: quello di identificare i fondamenti teologici, antropologici ed etici che consentano di superare l'attuale paradigma tecnocratico e ci permettano di assumere un paradigma maggiormente relazionale. A partire dall'enciclica Laudato si' e dalla tradizione filosofico-teologica francescana vengono individuate alcune basi teologiche, antropologiche ed etiche che possono aiutare ad assumere un paradigma più relazionale, per offrire una riflessione sulla rete della vita che si riflette nella vita in rete. La presente riflessione, facendosi eco della voce della Chiesa, si sofferma sull'immersione dell'umanità nell'ecosistema «che l'era digitale ha reso possibile» e invita ad abitare questa rete di rapporti in modo responsabile. Il testo è corredato da ampia bibliografia e da indici dei nomi e delle materie.
Il problema dei vizi, ben lungi dall’essere scomparso dal panorama culturale odierno, diviene oggetto di trattazione anche da parte della cultura “laica”, in particolare la riflessione filosofica, psicologica e sociologica, che giungono a conclusioni analoghe a quelle della morale classica: indulgere al vizio conduce alla scomparsa del piacere. Alla radice c’è la mancanza di una visione unificata in grado di dare significato alle azioni umane. Il vizio può essere riconosciuto dal soggetto soltanto alla luce di un bene più grande che lo abita.
Giovanni Cucci è laureato in filosofia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Dopo l’ingresso nella Compagnia di Gesù ha compiuto gli studi di teologia a Napoli presso la Facoltà S. Luigi e successivamente la licenza in psicologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma, dove ha anche conseguito il dottorato in filosofia. Insegna etica presso lo studentato della Compagnia di Gesù a Padova ed è professore di filosofia e psicologia all’Università Gregoriana.
In questo volume a tema è la vita cristiana che scaturisce quando l'uomo, entrando in contatto vivo con Cristo, annunciato e celebrato dalla Chiesa, agisce nel mondo.
Contenuto
Seguendo il percorso della fase finale della vita e l’intreccio delle relazioni che si creano — con i professionisti della cura, con le strutture sociali e nell’ambito dell’intimità familiare — il libro vuol favorire la consapevolezza. E aiutare a prendere le decisioni più responsabili. La spiritualità invocata per l’ultimo tratto di strada non è altro che lo stare sulla Terra senza mai smettere di alzarci sulla punta dei piedi. Dall’inizio alla fine. In vita e in morte, intrinsecamente legate. Equivale a cercare la vita, una vita in pienezza, anche quando giunge al termine. Una morte di questo genere non ci viene regalata: equivale al lavoro che è la vita stessa. È questo il compito della spiritualità: dentro e fuori l’orizzonte religioso; in una morte intesa come compimento nell’aldiquà o come ingresso nell’aldilà.
Destinatari
* familiari e amici di malati terminali * professionisti della cura * volontari e formatori nel campo del fine-vita
Autore
Sandro SPINSANTI, laureato in teologia e in psicologia, è esperto di bioetica, e ha insegnato etica medica presso la facoltà di medicina dell’Università Cattolica di Roma e bioetica all’Università di Firenze. Fondatore e direttore dell’Istituto Giano per le Medical Humanities. Tra le sue recenti pubblicazioni segnaliamo: La cura con parole oneste (2019), La medicina salvata dalla conversazione (2018), Morire in braccio alle Grazie (2017).
In breve
Trattare delle virtù è trattare delle qualità della coscienza e della esistenza personale, ma insieme anche della vita sociale e di una solidarietà ben riuscita. Dove c’è vera virtù, lì ci sono anche relazioni sane, giuste e felici.
Descrizione
La virtù è una competenza, profonda e beatificante, che garantisce pienezza e senso alla nostra vita, alla nostra convivenza e anche alla nostra morte. Questa è l’istanza che il libro di Bernhard Häring vuole illustrare. Trattare della virtù è trattare della qualità della coscienza, ma insieme della convivenza e solidarietà ben riuscite delle coscienze. Dove c’è la vera virtù, lì ci sono anche relazioni sane, giuste e felici, con gli altri e con l’intero creato.
«Dietro il progetto qui proposto, quello cioè della competenza mediante la virtù», scrive il grande moralista, «si nasconde il cambiamento paradigmatico da un’etica unilaterale dell’obbedienza a un’etica accentuata della responsabilità: in queste pagine dichiaro guerra alla sete di controllo e a quanti puntano sul conformismo».
Ecco dunque il ritorno al discorso etico della virtù, per un programma di vita ben riuscita e per un cristianesimo maturo.
Saggio sulla relazione tra l’alimentazione quaresimale del santo calabrese san Francesco da Paola e il suo rapporto armonioso con la natura. San Francesco da Paola, meno conosciuto di Francesco d’Assisi, ha manifestato una notevole sensibilità ecologica: eremita calabrese del XV secolo, taumaturgo, riformatore della Chiesa, paciere tra le nazioni europee del tempo, fondatore di un ordine religioso ancora esistente: l’Ordine dei Minimi. Questo libretto presenta e attualizza in modo semplice e divulgativo il rapporto con la natura di questo straordinario eremita: la sua vita nelle grotte e nei boschi, la sua conoscenza delle erbe, il suo rapporto con il mare, la relazione tra la sua alimentazione di strettissimo magro – oggi diremmo “vegana” – e la sua mitezza con gli animali. Anche san Francesco da Paola, come i più grandi mistici, è arrivato all’amore universale verso tutte le creature.
Daniele DE ROSA è nato nel 1980 ad Arzignano (Vicenza). È presbitero della diocesi di Vicenza dal 2008. Ha conseguito il baccellierato in teologia presentando l’estetica teologica di H.U. von Balthasar. Dal 2017 è parroco dell’unità pastorale di Roncà. Ha al suo attivo le pubblicazioni: Chesterton. La sostanza della fede (2017), San Francesco di Paola. Il profeta dell’essenziale (2015), San Francesco di Paola. Mistico e riformatore del suo tempo (2013).
Il volume contiene una sintesi riveduta della ricerca svolta da p. Luigi Di Pinto S.I. sui Fondamenti biblici della teologia morale, disciplina che lo tenne occupato - nello studio e nell'insegnamento - per oltre trent'anni. Partendo dalla nuova prospettiva aperta dal Concilio Vaticano II e dal suo spiccato amore per la Scrittura, l'Autore sonda i fondamenti, il dinamismo e le caratteristiche tipiche del discorso morale alla luce di due categorie centrali del testo biblico: l'alleanza di Dio con Israele e la chiamata di Gesù ai discepoli. Attraverso un'analisi seria e profonda sul testo sacro, egli fa emergere la stretta relazione che lega il dono di grazia e l'agire morale: «Dono e compito non sono se- parati né giustapposti, ma costituiscono le due componenti dell'unico vangelo di Dio, come le due facce di una medaglia o le valve di una conchiglia». Si tratta di pagine dense e stimolanti che sarebbe stato un peccato lasciar perdere negli scaffali di qualche archivio.