Depresso, pavido, violento, prevaricatore: l'immagine del maschile ha assunto, nelle narrazioni e nell'immaginario contemporaneo, tratti estremi, difficili da superare. E la tentazione che viviamo ai giorni nostri, anche di fronte alla violenza perpetrata dagli uomini nei confronti delle donne, sembra quella di voler neutralizzare il maschile per renderlo inoffensivo. Ma siamo sicuri che possa funzionare? Non stiamo forse vivendo una pars destruens che rischia di non lasciare più nulla da ricostruire, di azzerare senza proporre alternative? Riccardo Mensuali affronta un tema delicatissimo e non più rimandabile: ripensare il maschile per il benessere della società e delle relazioni. Una sfida cristiana che vale la pena di raccogliere e affrontare in tutta la sua complessità.
Inseguendo un misterioso segnale, il carismatico capitano Moses guida la nave intergalattica Elpis V e il suo audace equipaggio negli spazi siderali, spingendosi verso i confini più remoti dell'universo, alla ricerca di forme di vita extraterrestre. Approderà in un mondo in rovina, dominato da macchine implacabili dove, una serie di singolari incontri, cambieranno per sempre la vita dell'equipaggio. Affrontando pericoli esterni e scetticismo, Moses e i suoi compagni saranno chiamati ad analizzare e rivedere le proprie convinzioni.
In vista dell'anno santo, il p. De Bertolis ci invita a riscoprire la pia pratica dell'ora santa del giovedì notte, per vivere con rinnovato slancio l'invito alla compassione e alla riparazione, proprio della spiritualità del Cuore di Cristo, per imparare la misericordia e la compassione gli uni verso gli altri, in un mondo divenuto "senza cuore" (Papa Francesco, Dilexit nos). Inoltre ci propone di sviluppare questa devozione onorando la discesa agli inferi del Signore, il suo estremo abbassamento con il quale ha cercato l'uomo perduto, vegliando e pregando dal venerdì al sabato, facendo così memoria della sua deposizione nel sepolcro. Così facendo, impareremo a costruire varchi di luce in un mondo che pare per molti aspetti assai oscuro.
365 esortazioni alla virtù per un intero anno, da meditare quotidianamente, per intraprendere un cammino virtuoso. Questo libro invita a vivere una virtù ogni giorno dell'anno, proponendo un percorso di crescita personale e spirituale. La virtù, spesso vista come un concetto datato e moraleggiante, è in realtà la disposizione a scegliere e praticare il bene nella vita quotidiana. Non si tratta di perfezione, ma di umanità, di un cammino verso una vita più piena e autentica. Con un focus concreto sulla pratica delle virtù, il libro offre uno strumento per affrontare i propri limiti e accogliere la vita come dono e compito. L'Autore ci ricorda che, oltre agli sforzi umani, la grazia divina ci sostiene in questo cammino, permettendoci di espandere l'amore che riceviamo per costruire una Civiltà dell'amore.
Nel terzo volume dei suoi diari, l'autrice abbandona in parte il resoconto di episodi di vita personale per far spazio ad approfondimenti più teorici. Non manca il racconto del rapporto intimo con Gesù, che si esprime soprattutto attraverso il dialogo e la preghiera contemplativa del cuore, ma si alterna a riflessioni di carattere generale. Queste nascono dal desiderio di sviluppare l'insegnamento di alcuni particolari argomenti, come il saper vivere la messa, l'affacciarsi alla preghiera silenziosa del cuore, il bisogno di chiedere e ricevere il perdono, la necessità di liberarsi dai propri peccati. Tutto questo, naturalmente, senza nessuna pretesa teologica, ma nella consapevolezza di condividere lo stesso cammino.
Il tema della giustizia è quanto mai attuale, ma è utile uno sguardo di misericordia e redenzione sulla vita di quanti hanno commesso gravi errori tanto da finire in carcere. Mazzolari è maestro di umanità e cerca di leggere il cuore, non si ferma all'apparenza o al pregiudizio. Egli anticipa il principio della fraternità di papa Francesco. Pur senza affermarla in modo esplicito, la prospettiva di don Primo è la stessa che sostiene la giustizia riparativa: bisogna educare più che condannare, dare opportunità più che chiudere porte, perché «chi non crede alla redimibilità di una creatura umana non è cristiano».
In questo libro, il lettore che ama e conosce Chiara "Luce" Badano o vuole avvicinarsi a una figura di fede bella e positiva, troverà una breve biografia e alcune delle pagine più intense della giovane beata che il Signore ha voluto presto con sé. Ma troverà soprattutto una passione, quella della madre e degli amici di Chiara, che consegnano la sua figura alla nostra lettura con un affetto che "completa" la gloria che la Chiesa ha voluto tributarle con la beatificazione. Un libro che dà uno sguardo originale, quello più fedele alla memoria della giovane che ha scoperto e costruito la sua vocazione sia nei giorni della gioia che in quelli della sofferenza.
Come affrontare le sfide di questa nostra epoca sempre più precaria, in cui la lotta tra Bene e Male pare sul punto di raggiungere il proprio apice e ogni luce si estingue, avvolta dall'avanzare delle tenebre? Come si può evitare, in questi tempi bui, di domandarsi se sia ancora possibile un futuro per il genere umano? Per padre Livio una risposta a queste domande esiste, e risiede nella fortezza. Ma non bisogna confondersi: la fortezza non ha nulla a che fare con la forza fisica, la violenza o la prepotenza; è piuttosto, insieme alla prudenza, alla giustizia e alla temperanza, una delle quattro virtù morali sulle quali l'uomo è chiamato a costruire se stesso. Una qualità dell'anima, e quindi spirituale, necessaria e imprescindibile per affrontare quel cammino che è la nostra vita e che, per sua natura, è faticoso e colmo di insidie. Ma ognuno di noi, addestrandosi fin dall'inizio alla pratica di questa virtù, perseverando e guardando alla propria esistenza come a una missione da compiere, può trovare il sentiero per uscire dal labirinto delle illusioni e, grazie all'intelligenza e alla volontà che gli è stata donata, navigare attraverso il mare agitato dell'esistenza, senza affondare al primo temporale e aprendosi un varco al di là delle tenebre, verso l'eternità.
365 parole "sgorgate dall'intelligenza del cuore", come le definisce nella postfazione a questo libro il Cardinale Mauro Gambetti, Presidente della Fondazione Fratelli tutti, scelte e riscritte da altrettanti autori, esponenti delle Istituzioni civili ed ecclesiastiche, credenti e atei, Premi Nobel, artisti, giornalisti, scrittori di spicco, rappresentanti delle imprese e del mondo del lavoro e giovani missionari digitali. Questo libro è stato curato dalla Fondazione, che ha preso vita dalla enciclica omonima di Papa Francesco, la Fratelli tutti appunto, ed è stata istituita in seno alla Fabbrica di San Pietro. Come simboleggia il suo logo, composto da persone in movimento che formano l'abbraccio del colonnato del Bernini, la Fondazione si pone sulla "soglia" tra la Basilica di San Pietro e la città per promuovere fraternità e amicizia sociale. "Il vocabolario della fraternità", dunque, aspira a operare in questo orizzonte: come nelle parole del Segretario generale della Fondazione Francesco Occhetta, si pone "il compito di ispirare i lettori a un percorso di crescita interiore e a un'apertura verso la fraternità e tutto ciò che di buono e di umano esiste". Una parola al giorno, per accompagnare un anno di riflessioni e riscoprire il valore di far parte di una comunità e la necessità di "essere umani" oggi. Insieme.
La comunicazione è basilare nella vita umana perché plasma le relazioni e la visione del mondo. E la parola è il primo strumento per intervenire sulla realtà. Ma quali parole Dio pronuncia quando crea l'umano? Genesi ci dà alcune indicazioni importanti sul modo con cui Dio comunica. La sua comunicazione è aperta, liberante, si inserisce in una relazione diversificata e pone quello spazio che permette all'altro e all'altra di esistere. E il nostro linguaggio? Le nostre parole a volte creano sbilanciamenti nei rapporti, quando non sappiamo riconoscere che chi ci sta di fronte viene da Dio ed è dono, affidato a noi per la nostra fecondità, ma a patto di lasciarlo libero e dialogante. Sussidio da valorizzare anche per la Domenica della Parola di Dio e per il Giubileo del mondo della comunicazione (24-26 gennaio 2025).
Gesù è la Parola fatta carne. Per questo noi cristiani non possiamo non dare valore alla parola, anche con la p minuscola. La parola è fondamentale. Elementi significativi della "parola" del Figlio di Dio sono le parabole e il dialogo. È Giovanni l'evangelista che mostra meglio lo stile dialogico della comunicazione di Gesù. Nelle sue parole con la Samaritana e con il cieco nato si possono scoprire le attenzioni che il maestro di Nazareth adotta. Egli parte dal bisogno dell'altro, abita il fraintendimento e valorizza l'ironia, dà autorevolezza alle idee di chi ha di fronte, si lascia stupire, smaschera violenza e presunzione, e ricerca la luce insieme all'interlocutore. Partendo da qui, possiamo rivedere il nostro modo di parlare. Sussidio da valorizzare anche per la Domenica della Parola di Dio e per il Giubileo del mondo della comunicazione (24-26 gennaio 2025).
Il Buon pastore non rimane fermo ad aspettare che chi si è perso, forse, torni; il Figlio prodigo prende l'iniziativa di allontanarsi per poi tornare a casa; il Buon samaritano continua il suo viaggio solo dopo essersi preso cura di un uomo mezzo morto sul ciglio della strada. Proprio come i pellegrini, questi tre personaggi cardini del Vangelo si muovono lungo le vie del mondo, cercano nuove strade e le percorrono. È a partire da queste tre storie che Vincenzo Paglia riflette sul senso ultimo dell'anno giubilare dedicato ai "pellegrini di speranza", un momento di redenzione e salvezza che, intrecciandosi a temi di grande attualità, parla a credenti e non credenti. È, il suo, un invito a mettersi in cammino e ad affrontare il cambiamento per ritrovare la felicità, insieme.