Il Salterio, che è una raccolta di preghiere e di carmi, è intonato dalle labbra festose di antichi fedeli felici, ma lo è, in una tonalità ben più forte e più frequente, dalle bocche aride di sofferenti che lanciano a Dio il loro grido desolato: «Fino a quando, Signore? Per sempre?», avendo come «compagne solo le ombre». È per questo che si è pensato di riproporre, rivisitandola, una delle opere più care a David Maria Turoldo, la sua versione dei 150 Salmi. Gianfranco Ravasi
È dal 2014 che Papa Francesco parla di una «terza guerra mondiale a pezzi» che immerge il mondo in uno stato permanente di conflitto su scala globale. Profeticamente negli ultimi anni questa espressione ha trovato conferma nel numero crescente di conflitti che si aprono e rimangono aperti senza trovare una soluzione. In questo contesto va inserito il testo biblico con il suo articolato modo di pensare tanto la guerra quanto la pace. Il Dio guerriero che combatte in prima persona per la liberazione del suo popolo dalla schiavitù d'Egitto è lo stesso che è signore sulla guerra e pone fine ad essa, per sempre. Difatti, nel vangelo secondo Matteo nel discorso della montagna è proprio la costruzione della pace l'opera che rende ogni uomo un autentico figlio di Dio (Mt 5,9). L'Antico e il Nuovo Testamento immaginano un mondo giusto e aspirano alla vittoria della pace sulla guerra e sulla violenza. Un anelito che tocca agli uomini di ogni epoca e società far divenire realtà.
Fino a che punto è possibile l'unità fra gli uomini e nel popolo di Dio? Ognuno di noi fa esperienze che ci confermano la difficoltà della condivisione di idee, di progetti, di intenti. Leggendo le storie delle origini d'Israele nelle vicende dei Patriarchi si rimane colpiti dal fatto che conflitti e conseguenti separazioni hanno accompagnato in maniera costante la trasmissione della promessa ad Abramo. Le divisioni sono una sorta di "principio di selezione" su cui si è costruita l'identità del popolo eletto ed elemento necessario alla composizione della fraternità tra i dodici figli di Giacobbe. Perché il tema dell'unità non diventi una visione idealistica e utopica vale la pena rileggere, attraverso un'esegesi attenta ma accessibile a tutti, quei racconti dei cicli patriarcali in cui le divisioni sono state necessarie.
"La Bibbia mostra la realtà del matrimonio e della famiglia non come un'istituzione ideale e perfetta, ma nella concretezza delle situazioni più disparate, talvolta surreali. Infatti, accanto a racconti familiari belli e sublimi, ce ne sono altri che presentano debolezze e fragilità. Sono famiglie concrete che fanno esperienza di gioie e tristezze, di successi e fallimenti, di angosce e speranze, di intreccio tra bene e male. L'Antico Testamento può risultare alquanto deludente nel trattare la storia della famiglia, fatta di luci e ombre, ma svela la pedagogia divina che, anche attraverso sbandamenti e colpe di personaggi importanti, educa al vero senso del matrimonio e della famiglia. Sarà Gesù, al culmine della Rivelazione di Dio, a confermare l'altissima dignità del matrimonio nel progetto divino". Don Marco Laudicina
Il saggio prende in esame le opere di alcuni artisti che dagli anni '20 del secolo scorso ai giorni nostri (Casorati, Chagall, Cutini, Dalì, Giuliani, Kokoschka, Magritte, Melotti, Pistoletto e Alberto Savinio) si sono occupati del racconto evangelico dell’annunciazione. Unisce tutte le interpretazioni prese in esame, prodotte con tecniche e in anni diversi, la sottolineatura dell’aspetto tragico della scena che si pone alle origini del cristianesimo.
La conoscenza di Dio costituisce il nucleo teologico del libro di Osea. Le due metafore di sposo e padre sono strutture espressive portanti della comunicazione del profeta. Entrambe sono presenti in testi fondamentali dell'Antico e del Nuovo Testamento, ma trovano in Osea il loro qualificato testimone. Il profeta non si pone mai nelle vesti del «solito uomo» che, ricorrendo a luoghi comuni, non osa e non vuole mettere in crisi il «solito Dio», ma ha il coraggio di testimoniare i tratti di un Dio diverso e inaudito. Os 1-2 e Os 11 vengono affrontati nella prospettiva comunicativa in ogni stadio dell'analisi esegetica. In questo modo il senso del testo non è colto unicamente attraverso riferimenti storici o redazionali, bensì mediante le sue potenzialità pragmatiche. Più che nella speculazione teologica, i lettori si scoprono coinvolti nel pathos di un dinamismo interpersonale.
Per comprendere la figura di Gesù ci si deve avvicinare al suo orizzonte che in realtà è molto lontano dal nostro, dal momento che il tempo, l'ambiente e la cultura in cui egli visse sono completamente diversi. L'unico grande aiuto per la comprensione della figura del Messia è dato dai libri del Nuovo Testamento che contengono diverse sfaccettature della sua rivelazione. Non ci sono altri strumenti! Tuttavia, si deve dire che l'intelligenza veritiera e completa del messaggio contenuto nei diversi testi canonici non è così immediata per il lettore moderno; né le forme letterarie, né le parole, né i contesti dei passi, infatti, risultano sempre facilmente comprensibili. Certo, rimane fermo il principio secondo cui la Bibbia è per tutti, ma si deve anche ammettere che non tutti sono capaci di leggerla. Ora, lo scopo del presente volume consiste proprio nell'allargare la cerchia di coloro che, leggendo il testo biblico, vogliano anche comprenderne le molte e significative sfumature.
Nella grande fioritura di commenti e cicli di predicazione dedicati all'Apostolo composti tra IV e V secolo in Oriente (Eusebio di Emesa, Teodoro di Eraclea, Didimo, Diodoro, Apollinare, Teodoro di Mopsuestia, Crisostomo, Teodoreto) come in Occidente (Mario Vittorino, Ambrosiaster, Agostino, Anonimo di Budapest, Pelagio, Giuliano di Eclano), i quattro commentari paolini di Girolamo - di cui qui si pubblicano i primi due - rappresentano uno dei primi tentativi originali di trasmettere ai lettori latini le ricchezze dell'esegesi in lingua greca, inserendosi al contempo con una voce originale in tale corrente. Essi sono anche testimonianza dell'origenismo di Girolamo, il quale - non senza una sua personale impronta - si ispirò al lascito del grande Alessandrino per il proprio metodo di riscontro del testo biblico sull'originale ebraico, insieme ai procedimenti dell'esegesi letterale e spirituale. La presente rappresenta la prima traduzione integrale in italiano di tutti e quattro i Commenti ad opera di un unico curatore.
È una felice esperienza essere “di Cristo”! È quella ben descritta da san Paolo: «Tutto è vostro, ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio».
Tutto è vostro! Anche questo antico figlio di Giacobbe. Nella sua vicenda Dio ha voluto disegnare con dovizia di particolari (bisogna dirlo!) il suo piano di salvezza. Il piano che avrebbe mandato ad effetto nel suo Figlio, sceso prima nella nudità di Adamo e poi nell’Egitto dell’umanità, dove quest’ultima si trova priva di libertà e senza futuro, non può fare quello che vuole e non può andare dove crede.
Il lettore è sprovveduto, ma lasciandosi portare dalla Parola di Dio, scopre che questa storia meravigliosa è la sua e preme in lui per compiersi.
L’approccio è antico: sant’Ignazio di Loyola lo chiamava “composizione di luogo”; noi preferiamo la più suggestiva prassi ebraica e parliamo di “haggadot”. Ma senza la guida dello Spirito di Cristo, né queste né quella “funzionano”. È lui il maestro interiore, che illumina le parole e le rende efficaci. È per la sua forza che questa antica storia diventa la storia di chi la ascolta come un nutrimento e vi ritrova se stesso, dopo essersi sempre nuovamente smarrito.
In fondo, cosa sono tremila anni?
Come il giorno di ieri che è passato, come una veglia della notte…
La ristampa, che si è resa necessaria, di questa “incredibile storia” suggerisce che qualcuno l’ha resa credibile per tanti!
A Lui ogni merito e la lode entusiasta dei suoi.
Tarcisio ZANNI è nato a Cremona nel 1945, all’incirca nelle ore in cui a Hiroshima e Nagasaki veniva, in maniera discutibile, posto fine al secondo conflitto mondiale. Cresciuto nella provincia bianca, cattolicissima del Nord Italia (ora placidamente atea) e nelle relative istituzioni, ne è uscito con furore negli anni della contestazione studentesca e operaia, detti, per brevità, “del ’68”. Conseguite a suo dire “inutilmente” la laurea in Filosofia presso l’Università di Bologna e la Licenza in Teologia all’Università del Laterano in Roma, ha incontrato, per pura grazia di Dio, il Cammino Neocatecumenale nel 1971 a Scandicci, e ne è stato “salvato” – al dire del suo amico Carlo Carretto – «come Mosè dalle acque». È sposato con Clementina fin dal 1976 e ne ha avuto tre figli, Michele, Giacomo e Stefano, per i quali non cessa di benedire Dio. Inviato nella “Missio ad gentes di Hanoi”, vi ha vissuto per tre anni, e ne ha riportato un certo amore per il Vietnam. Ha scritto diversi saggi di teologia divulgativa e di indole catechetica, per l’Editrice Chirico di Napoli, sul sito della quale alla voce “autori” se ne trova elenco completo.
Da segnalare tra gli altri: A Betlemme (2004); La Veglia (2004), cioè come arrivare all’alba del giorno di Pasqua senza accorgersene; Venduto in Giuseppe (2008); Che cosa c’è di diverso in questa notte? (2010); Verso il Natale in famiglia (2014); Assunti in cielo (2016) per una pedagogia eucaristica; Intervista a Francesco Cuppini (2016); Viaggio alla ricerca dell’Italia cattolica che non si trova più (2018); La debolezza di Dio (2020) ossia la “vera” storia di Anania di Damasco; Giuseppe di Nàzaret (2021); e infine Quando essere vecchi è una risorsa (2021).
Se qualcuno, in quel tempo, avesse chiesto a Giuseppe che cosa più di tutto desiderava per sé, avrebbe avuto certamente una risposta inattesa: «Essere come tutti gli altri». Come i suoi fratelli, che se ne andavano da casa per lunghi mesi, dietro al gregge. Come i ragazzi della sua età, cui nessuno faceva caso, che “puntavano” le ragazze, giocavano ai dadi, bevevano vino. .
E invece tutto sembrava congiurare per farne un diverso. La sua condizione di erede della promessa gli pesava, in quel periodo della sua vita, a diciassette anni, come una cappa opprimente….
…Era arrivato a chiedersi con ira che colpa fosse essere il figlio di Rachele..
I suoi fratelli pensavano che Israele lo preferisse a loro, perché era il figlio della donna amata davvero, del primo amore, «quello – dicevano nelle lunghe serate passate a oziare – quello che non si scorda mai».
Tarcisio ZANNI è nato a Cremona nel 1945, vive a Bologna dal 1960. Ha potuto conoscere e ascoltare maestri quali Carlo Carretto, Kiko Argüello, Carmen Hernández, Francesco Cuppini, Gregorio Sacristan, il Vescovo Zarri, il cardinale Biffi, Raniero Cantalamessa, Joseph Ratzinger e molti altri, dei quali conserva il vivo ricordo.
Ha scritto diversi saggi di teologia divulgativa e di indole catechetica, per l’Editrice Chirico di Napoli, sul sito della quale, alla voce “autori”, se ne trova elenco completo, tra i quali si segnalano: “A Betlemme nella casa del pane”, “Verso il Natale in famiglia”, “Che cosa c’è di diverso questa notte raccontare la Pasqua con la Bibbia”, “Assunti in cielo un prontuario per la Celebrazione Eucarestica”, “Intervista a Francesco Cuppini frammenti di storia del Cammino Neocatecumenale…”, “Viaggio alla ricerca dell’Italia cattolica che non si trova più”, “Lettera a una bambina battezzata a sua insaputa commento insolito al Rituale del Battesimo dei bambini”, “La debolezza di Dio storia di Anania e Leah tra Natale e Pasqua”, “Giuseppe di Nàzaret Bibbia, tradizione, racconto”, ”Quando essere vecchi è una risorsa”, “Summorum pontificum e la buona battaglia del Concilio un racconto”.
Dalla periferia del canone biblico il libro dell'Apocalisse ha nel tempo esercitato il suo inesauribile fascino su generazioni di credenti, sostenendo la speranza dei perseguitati con il suo messaggio sovversivo. Ma non solo: poeti, artisti e visionari si sono lasciati ispirare da quelle immagini potenti che ancora oggi attraggono, a volte turbano e costantemente interrogano. Tra i molti personaggi dell'Apocalisse, le donne sembrano incarnarne tutta la forza dirompente, tanto nel bene quanto nel male. Questo saggio, attraverso una prospettiva esegetica e teologica di genere, ripercorre l'immaginario androcentrico e patriarcale delle tradizionali rappresentazioni femminili del libro, con un'attenzione particolare per quelle che riguardano Babilonia, "la prostituta". Confrontandosi con gli studi offerti da alcune bibliste e riportando al centro i loro appelli in chiave trasformativa e inclusiva, l'autrice accompagna in un percorso che permetterà a ognuna e ognuno di riconoscersi parte vitale della profezia dell'Apocalisse.
Rileggere in maniera esistenziale la storia di quindici figure bibliche mettendosi nei loro panni e raccontando il loro vissuto in prima persona. Esplorare come le loro vicende possano illuminare le nostre e, viceversa, come le nostre possano aiutarci a entrare in dialogo con quelle storie, cronologicamente distanti, ma vicine nelle dinamiche del cuore. Una meditazione esistenziale, partendo da antiche pagine, adatta anche ai non credenti. 15 personaggi analizzati: L'Emorroissa, Giobbe, Isacco, Giacobbe, Zaccaria, Giuseppe, Giovanni Battista, Mosè, Anna, Zaccheo, L'Adultera, Ester, Il figlio minore, Marta, Maddalena.