Le "reliquie" si impongono - siano esse resti corporei oppure oggetti appartenenti alla persona in vita - come veicoli della sacralità: un valore aggiuntivo che la comunità stessa conferisce loro. E se il "sacro" nasce come prodotto culturale determinato da una scelta umana, esso non preesiste come una categoria a priori. L'originalità di questo testo si delinea, da un lato, nel mostrare l'attualità del concetto di sacro come fonte di interpretazione della religiosità contemporanea - con attenzione agli sviluppi antropologici - e, dall'altro, come investigazione sul campo in vari conventi in Francia e in Italia, attraverso l'analisi del caso storico riguardante la beatificazione della duchessa bretone Françoise d'Amboise (1427-1485). In queste pagine si assiste - e l'occasione è il ritrovamento di un documento relativo a una reliquia della duchessa posseduta dal Carmelo di Vannes - a una sorta di "metamorfosi": la studiosa da asettico ricercatore diventa "mediatore" della pratica sacra, perché condivide con le monache una vera scoperta. Il lettore, introdotto nel mondo conventuale, è guidato a decodificare i processi sociali e simbolici che suscitano e alimentano il valore sacrale della reliquia: inaspettati significati si celano dietro i gesti delle religiose che "fabbricano" l'oggetto, nelle pratiche che lo definiscono e negli scritti che ne autenticano la verità.
Qual è stato il contributo dei cattolici italiani ai rapporti tra Roma e Pechino nel periodo della Guerra fredda? Analizzando l'operato di diverse personalità del mondo cattolico e democristiano come Giorgio La Pira, Amintore Fanfani, Vittorino Colombo e Giulio Andreotti, il volume ricostruisce un'importante azione di promozione del dialogo tra l'Italia e la Repubblica popolare cinese sul piano politico, economico, culturale e religioso. Nel corso della Guerra fredda, Pechino venne sempre più visto come un attore fondamentale per favorire la pace e superare la divisione in blocchi. Questa convinzione permise ai cattolici italiani di andare oltre le distanze ideologiche, politiche, storiche e culturali che separavano i due Paesi, all'insegna dei valori del dialogo e della conoscenza reciproca.
È stato Romano Guardini nei primi Anni Venti del secolo appena scorso ad uscire in quell'espressione, che può essere assunta come diagnostica di uno dei lineamenti della teologia cristiana della prima metà del XX secolo: "Un processo di incalcolabile portata è iniziato: il risveglio della Chiesa nelle anime". Un risveglio, che era connesso, nell'analisi del giovane teologo italo-tedesco, con il risveglio culturale ad un vero senso della realtà vissuta e al senso comunitario. Svaniva, sulle macerie della prima Guerra Mondiale, l'incanto per l'idealismo e per l'io astratto, e la coscienza cristiana iniziava a percepire la Chiesa come via verso la personalità, e insieme, come via verso la comunità. Le "Lezioni sulla Chiesa", tenute da Guardini all'università di Bonn nel 1921 e pubblicate nel 1922 con il titolo Il senso della Chiesa, avevano entusiasmato il suo uditorio e i suoi lettori, che le avvertivano "come un colpo d'ala, un soffio di cristianesimo originario, pentecostale", in quanto additavano "nuove vie verso un rapporto vivo tra Chiesa e personalità, verso una crescita umana autentica fondata sulla libertà interiore, che sfocia in una comunità di grazia" (Rosino Gibellini, La teologia del XX secolo)
Chi è, veramente, Gesù? Sappiamo cosa è diventato dopo la sua morte, in duemila anni di fede cristiana. Ma come lo considerano i contemporanei? Cosa pensano quando lo ascoltano parlare e mentre lo vedono agire? Poco prima della fine, egli pronuncia su di sé parole enigmatiche: «Io so da dove vengo, e dove vado. Voi, invece, non sapete da dove vengo e dove vado» (Gv 8,14). Può questo messaggio di un «re» ebreo illuminare anche l'origine e la meta della nostra vita? Attraverso un fitto e appassionato dialogo con i Vangeli, Giulio Busi traccia il profilo di un Gesù ribelle, assai diverso dall'immagine del buon pastore, mite e mansueto, trasmessa da gran parte della tradizione cristiana. È il Gesù della polemica e dell'invettiva. E, insieme, il Gesù visionario che sovverte e trascende ogni limite di spazio e di tempo, in continuo movimento tra il «qui» della sofferenza e della sopraffazione e il «là» della pace e della vita spirituale. A delinearsi con chiarezza in queste pagine è, in particolare, una «storia ebraica» del maestro di Nazaret. Per lui, infatti, gli ebrei non sono mai «loro» ma «noi». E se la sua ribellione s'indirizza anche contro l'élite religiosa giudaica, è pur sempre la ribellione di un ebreo, orgoglioso della propria appartenenza, che sa interpretare la Torah in modo straordinariamente raffinato, eppure libero, nuovo, creativo. Alla fine, Gesù è un re proscritto, su cui pende un ordine di arresto. Un rabbi itinerante braccato e costretto a nascondersi. Quando sale a Gerusalemme per l'ultima Pasqua, sa che verrà tradito, catturato, percosso, ucciso. I suoi si sbandano, rinnegano. Solo un gruppo di donne non lo lascia nell'ora più oscura. E soltanto una donna cerca il proprio maestro e per prima lo trova, all'alba, in un giardino, al di là della morte. Il giudaismo ha rifiutato il regno senza potere impersonato da Gesù. Il cristianesimo ha trasformato la missione errante dei primi discepoli ebrei, senza famiglia e senza averi, senza bagaglio e senza armi, in una realtà solida, ben costruita, capace di durare per millenni. Ma la ribellione di Gesù ancora continua.
Sulle prime immagini cinematografiche di papa Leone XIII esiste una storia controversa: una versione veicolata tutt'oggi dalla Santa Sede ne dà paternità a Vittorio Calcina, agente per l'Italia dei Lumière, datandole al 1896, eppure le prime vedute sono da attribuire a William Kennedy Laurie Dickson, che le realizzò nel 1898 per l'American Mutoscope and Biograph Company. Sulla base di una vasta documentazione e di un rigoroso lavoro filologico condotto sulle carte degli archivi vaticani, l'autore svela i motivi all'origine del «falso Calcina» e della sua persistente fortuna. Ne esce completamente riscritta la storia dell'atto di incontro tra il papato e il cinema. In un quadro geopolitico complesso, tra gli scontri con la Biograph per il commercio mondiale delle vedute e le controverse questioni teologiche sulla gestione del nuovo «corpo cinematografico» del papa, si staglia la stretta relazione tra i fratelli Lumière e il Vaticano, finora del tutto ignorata.
L'APS "Laboratorio Don Bosco oggi: Educazione-Cultura-Pastorale" presenta le relazioni tenute nell'Istituto Salesiano "Redentore" di Bari durante le Giornate di Studio svoltesi il 28 maggio e 10 dicembre 2022. Il volume si caratterizza come contributo per le scuole di formazione sociale e per le comunità e i gruppi interessati allo studio della Dottrina Sociale della Chiesa. Contributi di Giuseppe Acocella, Angelo Giuseppe Dibisceglia, Guido Formigoni, Michele Illiceto, Rosanna Mastroserio, Maria Agnese Moro, Giuseppe Ruppi, Sergio Tanzarella.
Perché riprendere questi scritti di Ortensio da Spinetoli piuttosto datati, si potrebbe obiettare? Perché i criteri interpretativi delle Scritture sono tuttora attuali, ordinati, oggi come allora, «a scoprire il senso ultimo del testo, cioè quello che l’autore ha voluto propriamente dire. Quello che normalmente non si fa è segnare una linea di demarcazione fra l’eventuale messaggio e quelle che possono essere o, meglio, sono le opinioni, le interpretazioni dell’autore sacro. Il punto critico dell’esegesi è stabilire quanto di soggettivo, di relativo, di secondario vi è nella “parola” che si chiama “di Dio”». (dall’intervista del 1994 a Tempi di Fraternità.)
Nuovo volume della prestigiosa collana Monumenta Studia Instrumenta Liturgica" che si occupa di questo pregiato manoscritto della Biblioteca Ambrosiana, l'"Ordo Evangeliorum". " Nella Biblioteca Ambrosiana si conserva un prezioso codice in pergamena del secolo IX: in esso sono contenuti tutti i brani di Vangelo che si leggevano alla Messa durante l'intero anno liturgico e per questo viene definito con il nome di evangeliario" o "evangelistario". In questo manoscritto si trova la testimonianza viva della liturgia ambrosiana così come era celebrata nella Cattedrale di Milano in epoca carolingia. Ancora oggi, dopo 11 secoli, nella liturgia quaresimale delle chiese ambrosiane si leggono gli stessi vangeli che sono testimoniati in questo codice. Norberto Valli in questo testo, frutto della sua ricerca di dottorato, ha "radiografato" l'antico evangeliario della Biblioteca Ambrosiana, che viene riprodotto in versione anastatica, fino a farne risaltare tutte le caratteristiche profonde. "
La fine della vita, con le gravi problematiche e le decisioni da prendere, riguarda tutti; è bene non rimuoverla ma accostarla con serena chiarezza, aiutati per prendere coraggio se responsabili decisioni. È una realtà umana, che coinvolge la coscienza e i significati del vivere e del morire. Questo libro li accosta nella esplicita prospettiva cristiana, ma in dialogo con quella ebraica, islamica, filosofica, giuridica, accettando il sincero confronto con le principali obiezioni. Esamina tutti i problemi morali-religiosi: l'inizio della malattia, il rifiuto della terapia, l'accanimento, l'eutanasia, la terapia del dolore con le cure palliative, lo stato vegetativo, l'accertamento della morte, fino al pratico capitolo sul Testamento biologico (DAT). I numerosi documenti riportati sono indispensabili per evitare le frequenti ambiguità e, con gli Indici, mostrano la portata mondiale di questo lavoro. È configurato per essere leggibile anche da non specialisti.
Per la Prima Comunione. Contiene disegni e funzioni interattive per ascoltare le preghiere. Un libricino per accompagnare i più piccoli nella preghiera attraverso semplici testi che richiamano la tradizione cristiana e gli affetti più cari dei bambini. Un piccolo itinerario per imparare a pregare, ringraziare e perdonare. Età di lettura: da 8 anni.