La Sentenza sulla Politica di Aristotele è l'opera di Tommaso d'Aquino, frutto della piena maturità del suo Autore, che presentiamo qui in traduzione italiana, con il testo dell'edizione critica a fronte. La sua lettura si rivela estremamente preziosa perché è l'unica ampia trattazione di Tommaso d'Aquino dalla quale si possa ricavare con una certa sicurezza la sua Filosofia della politica. È un'opera complessa e capace di suscitare, in chi vi si accosta, riflessioni tutt'altro che superate anche se confrontate con le sfide contemporanee. Si incontrano nel testo due grandi pensatori, Aristotele e l'Aquinate, che hanno indagato la dimensione politica sempre alla ricerca di una comprensione più profonda dell'uomo e del suo essere, in connessione con il suo agire. La Sentenza sulla Politica di Aristotele, infatti, raccoglie profonde riflessioni sulla natura umana e sulla civiltà, sulla fondazione della comunità politica, sul suo carattere morale e civile, e sulle sue realizzazioni istituzionali. E la loro validità non è stata intaccata dallo scorrere dei secoli.
«Nel variegato panorama dei contributi dedicati al pensiero filosofico di Giovanni Duns Scoto, si ritiene mancasse una ricostruzione sistematica di quella dinamica che coinvolge la libertà umana, presupponendola, e che origina – mediante l’agire della sinderesi e della coscienza – il comportamento etico del viator.
L’architettura del presente volume, pertanto, si fonda sul binomio sinderesi-coscienza, sviluppato secondo tre fondamentali dimensioni caratterizzanti la riflessione antropologica: l’essere, l’agire ed il conoscere. L’intreccio di tali dimensioni è colto a partire da chiavi ermeneutiche offerte dalla riflessione antropologica scotiana, tra cui: il primato della volontà sull’intelletto e, di conseguenza, il primato della prassi sulla conoscenza; l’indiscussa libertà quale anima della volontà; la singolarità del soggetto in virtù della quale il viator è relegato in una solitudine ontica (ultima solitudo) che rivela la cifra della sua libertà di autodeterminazione e costituisce, ad un tempo, la premessa del suo agire morale».
«Giammarco Fiore, frate minore, ha conseguito il Dottorato di ricerca in Filosofia presso la Pontificia Università Antonianum (Roma), specializzandosi nel pensiero degli autori della tradizione francescana del secondo Medioevo e coltivando, in modo specifico, il proprio interesse per l’insegnamento teologico e filosofico di Giovanni Duns Scoto († 1308). Per diversi anni Socio della Commissio Scotistica Internationalis, si è recentemente diplomato Archivista-Paleografo presso la Scuola Vaticana di Paleografia, Diplomatica ed Archivistica (Città del Vaticano). Membro della Società Italiana per lo studio del pensiero medievale (SISPM) dal 2020, è attualmente collaboratore con l’équipe dei Frati Editori di Quaracchi.
In occasione del Decreto pontificio di conferimento a Ireneo di Lione del titolo di Dottore della Chiesa. «La dottrina di così grande Maestro possa incoraggiare sempre più il cammino di tutti i discepoli del Signore verso la piena comunione». È l'auspicio con il quale papa Francesco sigla il Decreto del 21 gennaio 2022, dichiarando Ireneo di Lione Dottore della Chiesa, con il titolo di Doctor unitatis. Ireneo è una straordinaria figura che affascina e coinvolge. La stringente capacità di argomentare, tra fede e ragione, si completa nella profonda e riconoscibile azione testimoniale che mostra la fede come valore aggiunto, come sentiero di incontro pro mundi vita. Il Concilio Vaticano II lo pone come riferimento fondativo. Il Magistero postconciliare attinge ai suoi scritti e al suo valore teologico, sia nei contenuti, sia nel metodo inclusivo e dialogico. La sua riflessione, decisiva per varie tematiche teologiche, è perfino essenziale per una teologia della storia e del creato, per un'antropologia integrale e per l'escatologia. E costituisce un sentiero da percorrere di grande attualità, specialmente nell'incertezza dei tempi presenti.
Il gran numero di lettere indirizzate da Edith Stein a Roman Ingarden ha suggerito ai curatori della nuova collana delle Complete tedesche di raccoglierle a parte in un volume unico, qui tradotto con un ricco apparato di note.
Cronologicamente, queste lettere (1917-1938) si situano in massima parte nel periodo che precede l'ingresso di Edith Stein al Carmelo di Colonia. Il particolare legame di amicizia tra lei e Roman Ingarden dà a queste lettere un tono tutte particolare, che vi si tratti di eventi personali, o che vi si tratti di problematiche di carattere filosofico — quelle relative alla svolta idealistica del pensiero di Husserl e ai rapporti tra i suoi allievi di Gottinga e quelli di Friburgo, o al nascente interesse di Edith Stein per la metafisica . Emergono inoltre in queste lettere la partecipazione di Edith Stein agli eventi bellici le ragioni del suo breve impegno politico, vi sono registrate le sue riflessioni sul senso della storia e sul ruolo dei popoli, nonché il suo interesse per la persona, che non verrà mai meno. Viene anche alla luce il suo intimo dibattere le "questioni religiose" e il suo confronto con Ingarden sulla sua avvenuta conversione, di fronte alla quale egli assume un atteggiamento a tratti ostile a tratti più aperto.
Il volume, della collana dedicata all'Epistolario di San Ludovico da Casoria, raccoglie le lettere, ordinate cronologicamente, di San Ludovico relative alla fondazione, ad Assisi nel 1871, dell'Istituto Serafico, dove si fece carico di accogliere ragazzi sordi e ciechi, da lui definiti "creature infelici e abbandonate". Ancora oggi l'Istituto Serafico porta avanti la sua opera. Negli scritti si leggono le attenzioni del Santo, le sue preoccupazioni, le gioie, la fiducia grande nella Provvidenza, la sua capacità organizzativa.
In questo volume, della collana dedicata all'Epistolario di San Ludovico da Casoria, sono raccolte in ordine cronologico tutte le lettere che ha scritto al suo fedele amico, Ignazio Maresca, diventato poi padre Bonaventura di San Francesco dei Frati Bigi di cui si troverà, all'interno, una piccola presentazione e una biografia tratta da "L'Orfanello e La Carità" del 1917.
Guglielmo da Tocco narra come l'esistenza terrena di Tommaso d'Aquino fu attraversata sin dalla fanciullezza dal fascino di un interrogativo: "Quid est Deus - Chi è Dio?". Muovendo dallo stupore che scorga dall'oscura e al contempo assoluta certezza della fede, il lettore è invitato a lasciarsi interpellare dalla dimensione mistica dell'Angelico. Sgorgata e alimentata dalla sua vita di intima unione con Dio Uno e Trino, fu questa la base della sua magnanima ed eccellente produzione intellettuale.
La vita di una donna ebrea, laureata in filosofia, convertita al cristianesimo e divenuta suora Carmelitana. Il libretto traccia il suo percorso sempre vissuto nel solco di Cristo, fino all'invasione tedesca e alla deportazione nel campo di concentramento di Auschwitz, dove morirà nel 1942. È salita alla gloria della santità nel 1998.
Luigi Gonzaga: un giovane forte, che ha detto definitivamente addio al mondo delle ricchezze e degli onori; un giovane carico di preghiera e di delicata carità, eppure lucido nel capire i problemi della politica, per dipanarli con fine senso diplomatico, tutto illuminato dalla fede e dal Vangelo. In questo gruppo di scritti figurano alcune tra le più significative lettere di Luigi, ricche di sensibilità e di religiosità, di senso pratico ed equilibrio ascetico. Oltre all'epistolario sono proposte altre pagine, varie per stile e per materia, che aiuteranno a ripercorrere il cammino cristiano su cui Luigi Gonzaga ha tracciato una sua pista personale, ma con caratteri universali: passando dall'egoismo alla protesta, dalla protesta alla coerenza, dalla coerenza alla socialità, dalla socialità alla carità, nella fraternità universale e nella donazione generosa.
Nei momenti capitali della propria vita e in quelli più ardui per la società civile, la domanda di verità e sul "senso delle cose" diventa per tutti più impellente. È quanto accaduto anche all'Autore di questo libro al termine del suo servizio, quando passava il limite ordinario dell'umana esistenza. Abituato a guardare il mondo con la "visione" della religione per libera scelta e destino cogente, ha voluto misurare la validità del senso comune su cui essa è fondata con la visione del mondo proposta da alcuni dei maestri più noti e autorevoli della tradizione della filosofia. E quello che all'inizio sembrava un incontro casuale si è trasformato involontariamente in un vero "affronto", quando le loro teorie parevano deviare dall'ordine razionale e ignorare il vero attestato da altre forme simboliche, non solo della religione ma anche in tutte le manifestazioni dell'arte (figurative, musicali e letterarie), nei sistemi più elevati di idee tramandati dalla metafisica e non ultimo nelle leggi supreme delle scienze della natura, dell'uomo e della cosmologia. A queste l'Autore ha voluto rendere testimonianza, guidato dalla stessa ragione, quando le teorie proposte dai maestri sembravano approdare o alla "sola fede" o alle "sole cose" e al vuoto della ragione e alla illogicità del suo ragionare.
L’impatto dell’esicasmo ortodosso con l’Occidente deriva soprattutto dalla diaspora di molti intellettuali in fuga dall’Est europeo. Oggi, esso convive per varie vie con la religiosità occidentale e si misura con essa, in modo simile a come accade, ad esempio, per la diaspora tibetana; ma con, in più, la consonanza di un’impronta cristica tanto antica quanto persistente.
Agostino ci suggerisce che un'opera non si capisce veramente se non la si legge più volte. Facendo tesoro di queste parole, l'autore conduce attraverso una lettura attenta dei Dialogi agostiniani. Essi vengono presi in esame singolarmente, per coglierne la struttura e sottolineare i passaggi maggiormente significativi del discorso fatto a più voci. L'obiettivo è quello di cogliere appieno il pensiero di san'Agostino, evitando di incorrere nelle mancanze che sovente hanno caratterizzato altre interpretazioni di questi testi: una non perfetta conoscenza della vita del Santo e della sua conversione, un'insufficiente ricerca delle fonti, sia pagane che cristiane, una trascurata nozione delle norme che regolavano il genere letterario dei dialoghi. Il testo viene ora offerto in una nuova edizione aggiornata rispetto alla precedente del 2013.