Una raccolta di testimonianze di vescovi e sacerdoti in cui l'attenzione viene posta sul ruolo del prete, sul suo modo di muoversi nel mondo contemporaneo e sui vari modi di portare avanti quell'azione conosciuta come evangelizzazione, districandosi in una società non sempre facilmente accogliente e disponibile al dialogo. Un testo in cui la figura del sacerdote si descrive in tutta la sua umanità, un florilegio di esperienze di vita e confidenze "a cuore aperto" in cui si manifesta la felicità dei preti per il privilegio di essere stati scelti dal Signore.
Due donne, che seguono il Signore con modalità diverse, mettono la loro esperienza al servizio di quei giovani che sono alla ricerca di senso e si interrogano sulle scelte da compiere. Consapevoli che ogni scelta è una risposta libera alla chiamata dello Spirito, Rosanna Virgili, laica, sposa e madre, riflette sul discernimento vocazionale e la vita consacrata, mentre Diana Papa, suora clarissa, suggerisce un itinerario rivolto alle coppie. È solo in apparenza un'inversione di ruoli perché, mentre i consacrati rendono visibile nella loro vita il primato di Dio, le coppie visualizzano la tenerezza dell'Amore trinitario.
Che cosa significa il principio indiscutibile "investire nella formazione", quando si parla del clero? Il personale dedicato e gli strumenti preparati sono destinati a motivare ciascuno perché ciascuno si persuada che c'è bisogno di formazione, di continuare un cammino spirituale, personale e fraterno, di propiziare momenti di confronto e di approfondimento. Il nostro ministero è troppo importante per le comunità: non possiamo accontentarci di ripetere, non possiamo presumere di essere competenti in tutto, non abbiamo abbastanza riserva di parole, di pensieri, di profezia per esonerarci dai pazienti percorsi di ascolto, approfondimento, confronto tra noi, studio personale. "Investire nella formazione" non è un titolo di giornale, non è uno slogan, ma un impegno convinto e serio per servire meglio la Chiesa che amiamo. Ecco: noi vogliamo impegnarci. Mario Delpini.
Paolo VI è stato un «grande Papa», un «coraggioso cristiano», un «instancabile apostolo», il «timoniere del Concilio», per usare le parole del suo successore Francesco. La dirompente attenzione mediatica che ha accompagnato e caratterizzato i più recenti papati ha certamente contribuito a velare l’immagine di un uomo mite quale fu papa Paolo, riservato, dotato di vasto sapere e nello stesso tempo profondamente legato a un’intensa vita spirituale. Il tempo non ha sbiadito il suo magistero che è ancora attuale e pieno di novità. E anche i suoi «discorsi» al Carmelo valgono nell’oggi della Chiesa come sprone e illuminazione.
Gli interventi - per la maggior parte inediti - che il cardinale Carlo Maria Martini ha rivolto all'Ordine delle vergini documentano la notevole attenzione che egli ha riservato all'Ordo virginum negli anni in cui è stato arcivescovo di Milano.Quando ancora in molte diocesi italiane si muovevano i primi passi per iniziare questa nuova esperienza vocazionale, il suo pensiero e la sua pratica pastorale hanno costituito un prezioso punto di riferimento per tanti vescovi.Le riflessioni di Martini tracciano un itinerario orientato a una totale consacrazione, inserita pienamente nel vivere sociale ed ecclesiale, secondo una specificità femminile che dispiega e descrive la vocazione verginale. Essa è patrimonio della Chiesa, e della Chiesa locale, secondo l'ecclesiologia dei primi secoli della cristianità - in cui questa vocazione è nata - felicemente ripresa dal Concilio Vaticano II e valorizzata dal magistero e dalla prassi di papa Francesco.
Il diaconato permanente: una risorsa per la Chiesa di oggi. La Chiesa è costitutivamente relazione di comunione, in cui ogni cristiano è chiamato a occupare il posto a lui riservato. Occorre, per questo, essere aperti alla chiamata di Dio, qualunque essa sia, e rispondere a Lui con responsabilità. In particolar modo, nel libro viene preso in considerazione il diaconato permanente, in quanto terzo grado dell'Ordine sacro. Uno degli obiettivi di questo studio è la comprensione e la riflessione critica sullo sviluppo e l'identità del diaconato permanente nella realtà pastorale italiana, cercando di superare un approccio ontologico e funzionale attraverso la prospettiva simbolica all'interno del discorso di un'ecclesiologia di comunione. Il diaconato permanente è infatti una risorsa per la Chiesa e non puramente un rimedio alla scarsità di vocazioni al sacerdozio ordinato; la dimensione teologico-pastorale qui evidenziata offre delle risposte alle esigenze della Chiesa di ogni tempo e in particolare a quella di oggi.
Per i sacerdoti e per i governanti vivere in grazia di Dio non dovrebbe essere solo un dovere, ma anche un obbligo imposto dalla loro coscienza e dalla loro intelligenza. Tutto ciò è utopia? Certamente, basta guardare al passato e al presente. Ma perché arrendersi anche per il futuro? Iniziamo a “seminare” con convinzione nei seminari e nelle scuole di formazione politica (e non solo!) la Parola, anche quella che si trova nell’Opera di Maria Valtorta, il tesoro più grande che il Signore poteva donarci a complemento del Vangelo, che dopo 20 secoli non è stato ancora capito, anche da molti sacerdoti e da quasi tutti i governanti.
Condurre il mondo sul sentiero dello sviluppo sostenibile non è un'utopia, è un dovere. Serve un nuovo sguardo che sarà possibile solo a seguito di una conversione radicale, consistente in una visione globale delle cose: società, ambiente, istituzioni, economia, a patto che quest'ultima sia messa al servizio di tutte le altre istanze. L'ecologia non è solo «verde», poiché porta il colore della carne degli esseri umani: non posso essere un fratello del creato, se non sono il fratello di mio fratello. L'armonia del bene comune sarà una realtà irraggiungibile se non siamo disposti ad assumere l'onere del sacrificio. Occorre rilevare che la situazione del nostro pianeta è allarmante. La nave sta affondando e siamo chiamati a individuare le perdite d'acqua e a scaricarla da bordo, tutto ciò insieme a passeggeri che non conoscevamo, ma che viaggiano con noi.
Vita consacrata e Chiesa particolare oppure La vita consacrata nella Chiesa particolare? La risposta dell'Autore è per la seconda formula da collocare in un preciso contesto: l'ecclesiologia di comunione e il principio della coessenzialità dei doni gerarchici e dei doni carismatici (LG 4). La prospettiva ha fondamento negli insegnamenti del magistero. Il rinnovamento della vita consacrata sarà tanto più incisivo e duraturo quanto più si muoverà in prospettiva ecclesiologica e pastorale. Attualizzare il carisma in riferimento a una concreta Chiesa particolare non potrà mai significare l'assorbimento della vita consacrata nella Chiesa particolare. Nella Chiesa unità e pluralità non si oppongono, si arricchiscono reciprocamente. La vita consacrata arricchisce la Chiesa particolare, della quale è parte viva, con il suo amore e i suoi carismi. E l'apre a una dimensione più universale.