Il più grande Santo dopo Maria Vergine, il più noto, il più amato... ma lo conosciamo davvero? San Giuseppe di Nazareth è certamente caro al cuore di tutti i cattolici, ma penetrare nell'animo di quest'"uomo giusto" non è semplice. Cosa c'è dietro al suo silenzio? Quali insegnamenti trarre dalla sua vita? Come trasformare la devozione a sì gran Santo in una vera e propria imitazione delle sue sublimi virtù? Nel presente libro troviamo le risposte a questi interrogativi. L'Autore infatti, con stile semplice e fluido ma anche meditativo e profondo, ci guida a penetrare il mistero di san Giuseppe, un santo di cui non si dice mai abbastanza e la cui missione è seconda solo a quella di Cristo e dell'Immacolata. In terra fu eletto a sposo vergine di Maria, a padre putativo di Gesù; ora dal Cielo estende la sua protezione su tutta la Chiesa di cui è patrono universale. Egli è il tipo, il modello del padre, del sacerdote, del consacrato alla Madonna, del lavoratore e molto, molto di più. A noi il compito di approfondire questi aspetti e arricchire la nostra vita spirituale di un aiuto prezioso. Facciamo nostro l'"Ite ad Joseph!".
Un ritratto di san Francesco scritto da un maestro della spiritualità del '900. Ne emerge un'immagine di Francesco, della sua santità, come modello di fede per le inquietudini dell'uomo contemporaneo: un Francesco disegnato con lineamenti vigorosi, al di là di talune diffuse presentazioni di maniera. In brevi e affascinanti pagine, Guardini guida il lettore alla scoperta del mondo di san Francesco: la sua Assisi, il "Cantico", l'amore per Dio e le creature.
Dal 1961 al 1963, don Carrer fu al servizio di colui che nel 1978 sarebbe diventato papa Giovanni Paolo I. Da tutti conosciuto come don Paolino, era un giovane sacerdote della diocesi di Vittorio Veneto. Si era da poco ripreso da una malattia, quando il vescovo Luciani lo chiamò: «Vuole essere il mio cireneo?». A don Paolino lì per lì sembrò una parola un po' "arcaica". Comprese dopo che era nello stile di Luciani. Non voleva farlo sentire "solo un segretario", bensì un compagno fedele con il quale condividere una parte di vita e... soprattutto di strada. Perché don Paolino fu principalmente autista. Prefazione del Card. Pietro Parolin.
"All'ingresso di porta Sant'Anna, subito dopo il controllo della gendarmeria, sulla destra, c'è un bancomat dello Ior. Si trova in una nicchia ricavata nel muro e, apparentemente, è come tutti i bancomat di questo mondo. Se però vi avvicinate (e siete in compagnia di chi dispone dell'apposita tessera) scoprite che ha una particolarità. Le istruzioni, oltre che in italiano, francese, tedesco, inglese e spagnolo, sono fornite anche nella lingua dei padri. "Carus expectatusque venisti" dice la videata introduttiva: in pratica, "benvenuto". Dopo di che, ecco l'indicazione operativa: "Inserto scidulam quaeso ut faciundam cognoscas rationem", che sarebbe come dire "inserisci per favore la scheda, per accedere alle operazioni consentite". I latinisti hanno un po' arricciato il naso, perché secondo loro l'adattamento è stato un po' troppo disinvolto, ma bisogna ammettere che non è facile tradurre in una lingua antica concetti moderni. E una volta inserita la scidula che succede? Quattro le opzioni: "deductio ex pecunia" (prelievo), "rationum aexequatio" (saldo), "negotium argentarium" (movimenti) e "retrahe scidulam deposita" (ritirare la tessera). L'unico problema è che se scegliete la prima opzione dopo pochi secondi il bancomat sputerà fuori comunissimi euro e non preziose monete romane d'oro e d'argento". Aldo Maria Valli non lesina dettagli, spiega come si entra in Vaticano, racconta curiosità, stranezze e aneddoti, visita il garage del papa, fa un giro nell'appartamento pontificio...
Il padre Giuseppe Tissot nacque ad Annecy (Savoia) il 1° settembre 1840 e fu ordinato sacerdote il 30 maggio 1863 entrando in quello stesso anno nella congregazione dei Missionari di San Francesco di Sales. Dotato di una straordinaria eloquenza e di un'altrettanta profonda spiritualità, percorse la Francia per predicare ritiri nei collegi, nelle parrocchie, nelle comunità religiose. Dal 1872 al 1880 si dedicò al rinnovamento spirituale della Savoia di cui fu uno dei principali artefici. Nel 1880 fu eletto superiore generale dei Missionari di San Francesco di Sales e superiore delle Figlie della Croce di Chavanod. Morì ad Annecy il 2 agosto 1894. "L'arte di utilizzare le proprie colpe, secondo san Francesco di Sales" pubblicato nel 1879 ha fatto un grande bene alle anime e può continuare a farlo nell'epoca di confusione spirituale che stiamo attraversando.
Bruno Forte, in poche pagine, traccia le line fondamentali dell'eredità spirituale di Benedetto XVI, condividendo anche una lettera, intima e personale, che il Papa teologo gli aveva scritto per spiegargli le motivazioni che lo avevano portato a lasciare il ministero petrino e a ritirarsi nella meditazione e nella preghiera.
L'Autore consegna ai lettori un intenso profilo di Benedetto XVI che riprende il suo percorso teologico e il messaggio delle encicliche. Propone, poi, gli elementi fondamentali che lo caratterizzavano, lo stile, la fede e l'umanità, come le chiavi per coglierne il pensiero nel grande valore che conserva come eredità preziosa per la Chiesa e per la famiglia umana. Il testo si chiude con la bellissima preghiera che il Papa scrisse a un anno dalla Sua visita al Santuario del Volto Santo di Manoppello.
Vengono qui raccolti, su iniziativa dell'autore stesso, due contributi di papa Francesco di epoche diverse: un testo del 1991, intitolato Corruzione e peccato, e la Lettera ai sacerdoti della diocesi di Roma dell'estate 2023, con un'introduzione inedita dello stesso Pontefice. Ad accomunare entrambi i testi una diagnosi precisa della "mondanità spirituale", vera e propria piaga della fede, che per papa Francesco nella Chiesa assume il volto del clericalismo. Inoltre, l'autore offre alcuni consigli e suggerimenti per rifiutare questa dimensione mortifera per la vita del credente.
Benedetto XVI ci introduce al mistero della Chiesa e all'idea di comunità. La Chiesa è una grande famiglia dove si condivide tutto e dove si accoglie l'altro al di là delle differenze. Con il battesimo si entra a far parte a tutti gli effetti della grande comunità dei credenti, che oggi non ha più solo il compito di annunciare il Vangelo ma di far rincontrare Cristo a tutti coloro che se ne sono allontanati. Chi non coglie la profondità della Chiesa e si limita a guardarla dall'esterno la percepirà solo come una grande istituzione senza coglierne il senso più profondo.
Il magistero del cardinale Carlo Maria Martini colpisce per la sua indiscussa attualità e forse ancor più per la sua incisività profetica. Egli ci ha insegnato a pensare il futuro della Chiesa in Italia, e del cristianesimo in Occidente, con una nuova prospettiva conciliare che si riflette sullo stesso uso concettuale e lessicale del termine “laicato” per designare il corpo dei fedeli non consacrati, che è andato in disuso. E Martini lo ha intuito precocemente.
Franco Giulio Brambilla e Marco Vergottini avviano, a partire delle suggestioni del Cardinale, un ripensamento radicale del tema, in vista di un riassestamento della “questione laicale”, inserendola nel quadro dei problemi che toccano oggi la vita della Chiesa, dentro il contesto dell’attuale vicenda storico-civile e a servizio della città degli uomini.
Chi erano i predicatori che nei primi secoli dell'età moderna percorsero senza sosta la penisola italiana, attirando intorno ai pulpiti folle di fedeli e curiosi ed esercitando un'influenza pervasiva sulla vita religiosa, sui comportamenti collettivi e sugli stessi assetti di potere della Chiesa, dell'economia e degli Stati? Qual era l'origine della loro popolarità e quali le strategie retoriche che li rendevano maestri riconosciuti nell'arte della persuasione, allo stesso tempo blanditi e temuti dalle autorità cittadine, dai vescovi e dai principi che se li contendevano, sobbarcandosi spese ingenti e impegnandosi in lunghe trattative diplomatiche per assicurarsi la loro presenza sul pulpito? Intrecciando storia sociale, storia della comunicazione e storia della cultura religiosa, questo libro schiude una prospettiva inedita sul fenomeno della predicazione italiana nell'età della Riforma e della Controriforma.
Se per definizione paradigma è per lo più un sistema fisso che pare contraddire il movimento stesso della storia, qui invece esso serve a narrare un'epoca oltre la sua contingenza, esplicitando gli elementi divenuti assi portanti, per alcuni secoli, dell'istituzione "Chiesa" come storicamente si è sviluppata con e dopo il Concilio di Trento. Proseguendo la ricerca del maestro Hubert Jedin - iniziata ancor prima del 1940 sulla base della convinzione che «l'epoca tridentina della Chiesa era tramontata» -, Paolo Prodi rimedita su quel modello storiografico a lungo da lui approfondito, tenendo conto del permanere di molti elementi del passato a cinquant'anni dalla fine del Vaticano II e della fatica con cui stenta ancora a emergere la conclusione di quella fase della Chiesa nei travagli dei nuovi tempi. In queste pagine, l'autore riprende le discussioni storiografiche dei decenni precedenti «per rispondere a un interrogativo semplice e difficilissimo a un tempo: quali sono gli elementi che hanno caratterizzato la Chiesa tridentina come una fase di una storia bimillenaria ben più lunga e complessa?». Questo libro è un capitolo di storia della Chiesa e di storia dell'Occidente moderno, dove l'una aiuta a decifrare l'altra. «Un'esposizione problematica - scrive nella Prefazione Marco Cavarzere - di antiche e nuove questioni e un lascito per il futuro».
Il tradizionale rito della Via Crucis al Colosseo nelle meditazioni scritte per la prima volta da Papa Francesco. Il Pontefice nelle quattordici stazioni sviluppa un colloquio intimo con Cristo, fatto di riflessioni, interrogativi, introspezioni, confessioni, invocazioni.