«Forse da bambini qualcuno ci ha detto: "Se non fai il bravo, non ti voglio bene". E noi ci siamo sentiti in trappola, magari sforzandoci di essere buoni, bravi secondo le aspettative di chi ci doveva amare: ci siamo messi il "grembiulino bianco", per essere riconosciuti. Poi magari un giorno qualcuno ci ha detto: "Anche se non sei bravo, ti amo lo stesso" e ci siamo sentiti liberi. Abbiamo fatto esperienza che le macchie del nostro grembiulino non hanno ucciso l'amore, abbiamo toccato con mano la misericordia, che non è un cancellino che ci toglie le macchie, ma le abbraccia con tenerezza. Facciamo proprio così quando a nostro modo (e sicuramente in buona fede) applichiamo la bellezza della misericordia alle vite che incontriamo. Qualche volta, però, al di là delle nostre buone intenzioni, ne esce un'applicazione distorta, una maschera, appunto, che applichiamo ai fatti che incontriamo, talora assai vicini. Aiutarci reciprocamente a togliere queste maschere può essere rigenerante. E perfino divertente».
Figliola (Dcerka) di Jan Hus, un trattato di spiritualità tardomedievale (1412-1414) per la prima volta in traduzione italiana dal ceco. È un'ammonizione indirizzata a una comunità di pie donne praghesi che vivevano vicino alla cappella di Betlemme. Nel volume oltre a Figliola sono raccolte alcune lettere dal carcere di Costanza, interessanti spunti per la riflessione ecclesiologica, storica e spirituale. Jan Hus (1371ca-1415) fu teologo e riformatore religioso boemo. Le sue critiche alla Chiesa, in particolare alla vendita delle indulgenze, oltre che l'uso del ceco per la pastorale, gli procurarono un enorme seguito, ma anche la condanna al rogo per eresia durante il Concilio di Costanza (1415).
«Un libro a suo modo atipico, che si rivela un prezioso compagno di strada in un’impresa ambiziosa: l’incontro personale con Dio, reso possibile a tutti senza distinzioni» (LaCroix, 21 giugno 2019).
Descrizione
In che modo lo straordinario può sorgere dall’ordinario? E se l’esperienza spirituale facesse già parte delle nostre vite? Il fatto è che la contemplazione, la fede, la mistica, l’estasi non sono riservate ad alcuni credenti d’élite o a qualche emarginato: tutte e tutti siamo invitati a percorrere questa via, senza timori e senza illusioni.
Per assaporare la presenza di Dio disponiamo di alcuni punti di riferimento da cui partire: sia nella tradizione e nella teologia mistica, sia nella parola di Dio e nella nostra esistenza personale. Offrendo allora un metodo che riprende gli atteggiamenti propri della prassi cristiana, qui Jean Claude Lavigne, da autentico maestro di vita spirituale, si fa compagno di strada per aiutarci ad avanzare sulla via amicale, amorosa e innamorata della contemplazione.
Un grande libro pratico di spiritualità, nato da un’esperienza forte e concreta, per accedere alla contemplazione in un’epoca di dispersione come la nostra. Una guida penetrante e misurata, che non rischierà mai di finire su un vecchio scaffale a coprirsi di polvere.
Terenzio ci aiuta a leggere le situazioni, così concrete, descritte senza filtri che non sia quello dell'amore, unico modo per vedere nel profondo e saper leggere quello che altrimenti è solo "guardare". Si sente tanta aria di casa nel suo modo diretto, affabile, sensibile, con le emozioni, i pensieri, le sofferenze, le inquietudini che condivide. È un libro che ci fa camminare tanto e sempre pieno di Parola di Dio e di vita concreta, di situazioni, una vera narrazione della storia... che permette di trasformare quello che può apparire cronaca e caso, in storia d'amore e Provvidenza di Dio. Cosa diventa il Vangelo senza le storie, i nomi, le situazioni e senza il cuore dei nostri sentimenti? (dalla Prefazione di Matteo Maria Zuppi)
Ancora una volta, il teologo Halík ci invita a una riflessione delle sue, a lasciare cioè i nostri comodi sentieri e a trovare un "terreno santo" in luoghi del tutto inaspettati. Tommaso, l'apostolo incredulo diventa figura emblematica di un percorso di fede: non il biasimevole esempio di una fede incapace di sostenersi senza conferme umane, bensì lo spunto per un pensiero teologico della "non-indifferenza", disposto a "toccare le ferite", anzi a mettere esattamente al centro i feriti del mondo per cercare il Dio della croce. In quattordici piccoli capitoli, il numero delle stazioni della Via Crucis, Halík segue questa intuizione riprendendo ricordi di viaggi (oltre che in India, a Gerusalemme, ad Auschwitz, a Ground Zero), letture di pensatori amati (da Nietzsche a Simone Weil), esperienze politiche e culturali vissute nel suo Paese. Una lettura che ci muove a uscire dai recinti tranquilli in cui così spesso rinchiudiamo la nostra fede.
Questo libro nasce da un'esperienza particolare, quella della Scuola Estiva condotta da un sacerdote di lungo corso con i giovani della riviera romagnola, ma anche dall'esperienza universale che ognuno di noi si trova a fare nei diversi momenti della vita, quando si è costantemente chiamati a discernere e a scegliere secondo coscienza tra ciò che è vero e buono e ciò che non lo è. Il percorso qui proposto, strutturato in brevi lezioni e guidato dai passi del Catechismo, nasce per i ragazzi, ma interroga chiunque abbia a cuore l'educazione. Un testo semplice ma profondissimo destinato agli adolescenti, agli educatori, agli insegnanti di religione, a tutti... Un libro che avvicina a Dio, una testimonianza vibrante e che affascina anche i più giovani perché espressione della fede viva dell'autore.
Il servita Davide Maria Turoldo (1916-1992) ha attraversato, spesso da protagonista, numerosi e significativi episodi civili, sociali ed ecclesiali del secolo scorso: la Resistenza a Milano negli anni Quaranta, la scommessa di una società radicalmente rinnovata nel dopoguerra, la rigogliosa «germinazione» della Firenze di Giorgio La Pira, il superamento delle barriere tra Chiesa e mondo promosso dal Concilio Vaticano II, le battaglie civili iniziate nel Settantotto; l'America Latina e la sua teologia della liberazione. In sintesi un'«utopia che porta avanti il mondo». Non gli sono mancati periodi di contrarietà e di esilio forzato. Prendendo in considerazione la straordinaria produzione in prosa e poesia, le opere di teatro e cinema, la presenza in TV e sulla stampa, Bertezzolo scandaglia del sacerdote, conosciuto anche personalmente, l'inquieta «biografia del pensiero», inseguita nel suo percorso a spirale. Emergono così vita, pensiero, sfide, ancora straordinariamente irrompenti, a trent'anni dalla scomparsa di un testimone unico. Presentazione di Mariangela Maraviglia.
«L'uomo moderno si affatica per l'esteriorità, ma poco cerca o guarda all'interno. Pretende grandi cambiamenti, ma ha difficoltà a riconoscere che la vera trasformazione può venire solo se realmente si riconosce amato e ama. L'umiltà è la chiave dell'amore. Non ama chi non si fa veramente piccolo, chi non si mette all'ultimo posto per servire. La nostra storia ha la sua radice nell'umiltà». (Dalla Postfazione di Lázaro Jesús Aguilar Ortíz). Il compito di questo saggio è portare alla riflessione, da singoli e come società, nessuno escluso. Scommettiamo sul convivere, sulla fraternità, sul dialogo. Un dialogo che non nega la propria identità, ma che permetta l'incontro, pur ospitando la diversità dell'altro. L'uomo globale, fra le sue occupazioni e preoccupazioni è chiamato a spogliarsi della pseudo-umiltà, un vestito apparentemente elegante, ma che una volta indossato opprime chi lo porta nel cammino della vita. Le maschere, la finta simpatia e la pseudo-umiltà vanno estirpate dalla nostra società. Si profila una svolta...
Questo libro parla di santi desideri e di come alimentarli affinché possano tradursi in azioni concrete che ci guadagnino il Paradiso. Un vademecum in cui è contenuta una scintilla di Dio pronta a sprigionare la sua forza. Tante assonanze di esperienze che sicuramente avrete vissuto o che vivrete, dato che tutti siamo alla ricerca di una gioia diversa, che non sia effimera, che non passi. Il punto è: dove la stiamo cercando? L'autrice, con parole semplici, arriva dritto al cuore senza deviazioni.
Una lampada sempre accesa nel salotto di casa davanti all'immagine del Santo Volto di Cristo, la fede di un uomo eccezionale che con la sua preghiera di riparazione e di intercessione ha ottenuto miracoli. È il venerabile Léon Dupont (1797-1876), "il sant'uomo di Tours", come era chiamato in tutta la Francia e fin oltre oceano. L'abate Janvier, suo grande amico e prosecutore della sua opera, ha scritto questo libro, che ha avuto moltissime ristampe, e in esso ci racconta Dupont, gli aneddoti che lo riguardano e che solo chi era in confidenza con lui può conoscere. Ma questo testo non è unicamente una biografia, è anche il manuale di preghiere utilizzato dalla Confraternita del Volto Santo fondata da Léon Dupont e tuttora esistente. Molte delle preghiere presenti sono state composte da colui che resterà sempre nella storia come "il sant'uomo di Tours".
Il testo, scritto a quattro mani, ha come filo conduttore l'affermazione di papa Francesco: «Non siamo in un'epoca di cambiamento, ma in un cambiamento d'epoca». Mentre la Chiesa è impegnata nel cammino sinodale, la nostra era si sta caratterizzando sempre di più come un momento di grande transizione. Emerge il desiderio di autenticità per vedere realizzati valori che, per troppo tempo, sono stati proclamati, ma non adeguatamente incarnati. Per realizzare questo percorso, gli Autori propongono un ritorno alle origini, a Cristo, nuova umanità, e l'apertura a una stagione di creatività culturale che sappia parlare a un ampio pubblico, per aggregare il popolo degli esclusi, sempre più numerosi.
Padre Agostino Gemelli (1878-1959) è una delle figure più importanti del movimento cattolico del Novecento: medico, psicologo e accademico, ha creato nel 1921 e diretto a lungo una istituzione centrale per la cultura del nostro Paese, l'Università Cattolica del Sacro Cuore. Questo volume prende in esame un momento fondamentale della sua vita: nel 1903 il giovane e promettente scienziato Edoardo Gemelli, già vicino alle idee del positivismo e del socialismo, sposa la fede cattolica ed entra nell'Ordine dei Frati Minori di san Francesco. La sua scelta apre un doloroso conflitto con la famiglia e provoca uno scandalo (viene definita dalla stampa come il «suicidio di un'intelligenza»). Nel corso della sua vita Gemelli è stato sempre molto reticente nel fornire qualche notizia su questa esperienza, distinguendosi così dai molti convertiti che in quegli stessi anni non esitarono a raccontarla in pubblico, per rafforzare il prestigio della Chiesa. È perciò preziosa la ricostruzione di Luciano Pazzaglia, che documenta i vari momenti del processo di conversione di Gemelli. Le lettere da lui indirizzate a persone fidate e amiche come Ludovico Necchi e don Giandomenico Pini consentono di penetrare il travaglio interiore e di registrare i contrastanti sentimenti vissuti dal giovane Edoardo: ne esce un Gemelli sconosciuto, incerto e bisognoso di qualcuno che lo aiuti a uscire dalle proprie inquietudini; tormentato dall'ansia di capire quale strada intraprendere per rispondere all'appello di Dio.