Il mistero del Natale come chiave di comprensione dell'essere umano nella sua totalita.
Chi crede in Cristo sa di non potersi accontentare di una pratica religiosa che si aggiunge alla vita ordinaria così come una salsa si aggiunge a una pietanza per esaltarne i sapori. Credere in Cristo implica invece seguirlo, così come hanno fatto i primi cristiani dopo la risurrezione. Ebbene, la sequela di Gesù la si può capire solo sul piano dell'amore. Chi si fa suo discepolo sperimenterà di essere sostenuto dall'amore di Dio che Gesù stesso gli rivela. Lasciandosi attirare e plasmare da quell'amore, potrà andare al di là di se stesso. Tocca a noi costituire l'anello mancante fra Cristo risorto e coloro che non hanno ancora creduto in lui: gli altri potranno sperimentare, attraverso la nostra vita, chi è stato Gesù e che cos'ha insegnato. Diventando discepoli a loro volta. Frère François tenta qui, insomma, di condividere un'esperienza, nello stile inconfondibile della comunità ecumenica di Taizé: la fede come un consegnarsi a Cristo. Anziché scorrere in fretta i vari capitoli, infine, egli chiede al lettore di leggere lentamente e di soffermarsi ogni volta che un passo attira l'attenzione. Anche perché scoprire e accogliere che cosa comporta "diventare discepoli" è il lavoro di tutta una vita...
Teologo e studioso dei rapporti tra cultura pop e fede, l'autore racconta in queste pagine la meravigliosa storia del proficuo connubio tra cinema e Bibbia che ha fornito all'industria cinematografica una chiave narrativa universale con cui parlare a milioni di spettatori. «Sia la luce. E la luce fu». Accade nella Creazione e accade nelle sale cinematografiche quando un fascio di luce attraversa il buio per portare sullo schermo una storia: simbolica coincidenza che induce a riflettere sul lungo e proficuo rapporto tra Bibbia e cinema. Non solo il cinema ha preso a piene mani dal testo biblico storie popolari da raccontare, ma è intervenuto direttamente sull'immaginario degli spettatori, mostrando, per la prima volta in migliaia di anni, il Mar Rosso dividersi e Gesù - il personaggio storico più rappresentato - camminare sulle acque. Ma oltre a essere fonte inesauribile di soggetti, la Bibbia ha dato al cinema archetipi, schemi, trame per altre storie, come nel Western, sostanziale riscrittura della conquista della Terra promessa. Fino a che registi come Dreyer, Bergman, Pasolini, Tarkovskij o Tarantino vi hanno tratto ispirazione per parlare di conversione, redenzione, grazia, speranza.
La parola biblica deborda nei versi di Bob Dylan, costeggia l'opera di Woody Guthrie, preme nella "teologia del Padre" di Bruce Springsteen, sostiene la poetica di Johnny Cash, urla nella furia di Patti Smith. Che si manifesti nella lotta o nell'abbraccio, nella fede o nella sua negazione, il rapporto con la Scrittura feconda il canzoniere di alcune delle voci più significative del rock. Ed è proprio la distanza, la ferita che si apre tra la parola biblica e il suo riecheggiare nella musica pop a renderne fertile e vertiginoso il risuonare. Massimo Granieri e Luca Miele provano a catturare quegli echi inseguendo suggestioni e voci, incrociando percorsi, affastellando canzoni in modo dichiaratamente non sistematico, aperto e fluido. Prefazione di Antonio Spadaro.
Nell’esordio del Commento a Giovanni il termine ἀπαρχή (‘primizia’) è il fil rouge del testo. Nelle Scritture la Legge di Mosè è il ‘primo frutto’, al quale seguono tutti i frutti dei profeti e infine è germogliato il Logos perfetto che è la ‘primizia’. Il termine ‘primizia’, riferito in generale ai vangeli, conviene soprattutto al vangelo secondo Giovanni: in effetti da Giovanni abbiamo appreso «il Logos che era in principio, il Logos Dio (cfr. Jo 1, 1)». Per comprendere la relazione che unisce il Logos a Dio (Jo 1, 18: «L’unigenito Dio, che è nel seno del Padre, lui ce l’ha rivelato») è necessario identificarsi con Giovanni (Jo 13, 23: «Uno dei discepoli […] era appoggiato al seno di Gesù»), che a sua volta si è identificato con Gesù (CIo 1, 4, 23: «colui che sarà un altro Giovanni diventi tale da essere indicato da Gesù come Giovanni che è Gesù»).
INDICE
INTRODUZIONE
Il Commento a Giovanni
Filosofia, esegesi, culto, religione
Dal desiderio incompiuto alla perfezione della carità
PARTE PRIMA. IL COMMENTO A GIOVANNI DI ORIGENE
TRADIZIONE MANOSCRITTA, EDIZIONI, DATAZIONE
Le testimonianze antiche
La tradizione diretta e indiretta
Le edizioni
La datazione
LA STRUTTURA DEL COMMENTO A GIOVANNI
La ‘casa’, il ‘tempio’, la ‘torre’
Le fondazioni
L’elevato
PARTE SECONDA. FILOSOFIA, ESEGESI, CULTO, RELIGIONE
FILOSOFIA
Parte prima
Cristo demiurgo: la conformazione
Il Logos: la comunicazione
La verità e la giustizia: la partecipazione
Parte seconda
Lo spirito
Il mondo materiale e il mondo immateriale: l’elevazione
Il seme e il figlio: la nascita
ESEGESI
Parte prima
Primizia della primizia
Dal modo di dire al contenuto
Dai molti libri all’unico libro
Parte seconda
Dal significato sensibile a quello intelligibile
Dalla Scrittura a ciò che è «oltre quello che sta scritto» (1 Cor 4, 6)
CULTO
L’offerta della primizia
L’offerta del sacrificio perpetuo
La pasqua
Il tempio
L’ascesa al tempio
RELIGIONE
Parte prima
Le epinoiai
Parte seconda
L’inizio, il progresso, la perfezione
Un confronto con Prin 1, 2, 1-13
PARTE TERZA. DAL DESIDERIO INCOMPIUTO ALLA PERFEZIONE DELLA CARITÀ
IL DESIDERIO CHE RIMANE INCOMPIUTO
«Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia» (Jo 1, 16)
Ascoltare, osservare, comprendere la parola
IL DESIDERIO CHE CERCA COMPIMENTO
Il pozzo e la sorgente
Le Scritture e il Logos
IL DESIDERIO CHE HA COMPIMENTO
Figli del diavolo e figli di Dio
«Voi avete per padre il diavolo» (Jo 8, 44)
«Volete fare i desideri del padre vostro» (Jo 8, 44)
LA PERFEZIONE DELLA CARITÀ
La cena e la lavanda dei piedi
Il traditore
Il discepolo amato
CONCLUSIONI
BIBLIOGRAFIA
INDICE DELLE FONTI ANTICHE
«Questo non è un libro per specialisti o esperti conoscitori del pensiero di Martin Lutero (1483-1546). Non è nemmeno una biografia. Si tratta di un’introduzione semplice alla complessità del suo pensiero, scritta per chi, andando oltre i ricordi scolastici, sente il bisogno di saperne qualcosa di più, non in forma schematica e generica, ma mediante l’accostamento vivo ai suoi scritti.» Franco Buzzi parte proprio dai testi più significativi del monaco agostiniano per analizzarne il pensiero e giungere ad affermare che «la Riforma di Lutero nasce dall’interesse per l’Evangelo, dal suo amore incondizionato per la riscoperta della purezza dell’Evangelo, al quale egli ha aderito con fede. Lutero è stato un innamorato dell’amore che Dio ha per noi e che si rivela totalmente e definitivamente nella missione e nella persona di Gesù Cristo».
Nell'ampio e affollato panorama degli studi che intrecciano Bibbia e letteratura italiana mancava un'opera in grado di offrire un quadro sistematico e il più possibile completo del legame che le opere e gli autori della nostra tradizione letteraria hanno intrattenuto con la sacra Scrittura. Il Dizionario biblico della letteratura italiana ha coinvolto con tale intento circa 150 studiosi, di grande prestigio e di molte Università, che hanno realizzato 270 voci, alcune delle quali si configurano come lemmi collettivi. L'opera spazia dalle origini della produzione letteraria in volgare fino al Novecento, con un'incursione del terzo millennio. Oltre all'indubbio valore scientifico, il Dizionario biblico della letteratura italiana costituisce un viaggio nelle pieghe più e meno remote della nostra storia letteraria, nella quale le parole della Bibbia rappresentano spesso un riferimento essenziale.
L'avventura archeologica nelle terre della Bibbia è una delle più emozionanti di sempre. Non solo perché l'archeologia è una professione straordinaria che ha fatto sognare intere generazioni di uomini e donne, ma soprattutto a causa dell'impatto delle ricerche archeologiche sulle conoscenze della Bibbia, questo immenso racconto universale che costituisce il fondamento spirituale del mondo occidentale. Questo libro racconta 150 anni di ricerche attraverso le scoperte più straordinarie. Storie incredibili di avventure ricche di colpi di scena in cui il lettore scoprirà come i risultati dell'archeologia nelle terre bibliche abbiano sospinto in avanti, messo in discussione, sovvertito e rifondato le conoscenze "convenzionali" sulla storia antica, politica e religiosa, di quella regione.
Questo nuovo libro fa bene al cuore, come una tazza di tè caldo in una giornata di gelo.
Diviso per capitoli, in base ai tempi liturgici dell'anno, presenta le cose che Gesù ha visto, toccato, utilizzato, e che hanno una storia da raccontare. Così, in questo volume prendono voce prima gli oggetti presenti nei Vangeli, e alla fine sarà Gesù stesso a raccontarsi. Sono storie di speranza, per ricordare la tenerezza che avvicina a Dio: strade nuove per leggere e riscoprire la bellezza della Sacra Scrittura. Tutte le storie uscite dalla penna dell'autore nascono - come si legge nella Introduzione di Suor Chiara Curzel - "prima di tutto dall'ascolto; poi da un secondo passaggio, perché tutto quello che viene ascoltato va ‘tradotto', donato, messo a disposizione. Infine c'è un terzo passaggio. Una volta che il ‘piccolo messaggio degli oggetti' è stato ascoltato e comunicato, esso diventa forza evangelizzatrice". Ecco perché questo volume si presenta anche come uno strumento valido per la catechesi. L'autore, prosegue Suor Curzel nella Introduzione al libro, "non ha paura di "fare la morale" ad ogni storia che ci racconta, la fa con garbo e col sorriso, ma con coraggio e chiarezza, Queste storie non sono fatte (solo) per dilettare o commuovere, ma per raccontare la "Buona Notizia". Sono uno strumento, piccolo ma con un suo valore, per parlare di Gesù, della sua missione; per parlare di noi, della nostra missione".
La Bibbia aveva ragione? In questo volume due dei maggiori archeologi biblici del mondo illustrano per la prima volta al pubblico non specializzato i risultati di decenni di scavi in Israele e in Egitto, in Libano e in Siria, e il loro significato per la nostra comprensione dell’Antico Testamento. Scopriamo così che non ci sono prove storiche sufficienti della fuga dall’Egitto né della conquista di Canaan, che i primi libri della Bibbia furono redatti solo nel VII secolo a.C., a distanza di centinaia di anni dagli eventi narrati.
L'annuncio cristiano chiede di essere rifondato sull'evento e la figura di Gesù salvatore e liberatore della realtà umana considerata in modo integrale. Dai racconti di guarigione in particolare emerge un messaggio che riguarda anche noi - più o meno sani più o meno infermi -, e che è soprattutto un appello alla responsabilità.
Antica capitale dell’Impero romano, Ravenna, sulla costa adriatica, possiede un’incomparabile ricchezza di mosaici del V e VI secolo. Unico nella sua grandezza, questo primo capolavoro della fede dell’era cristiana scintilla sotto la sua scorza di mattoni – tre chiese, un mausoleo, due battisteri – come una gemma imperitura fra il crepuscolo dell’impero romano e la notte dei tempi barbarici. Esso ci propone una originale visione del Vangelo (e dell’Antico Testamento), dai colori vividi, d’una freschezza repentina, che riconcilia il cielo e la terra, li fa coesistere in una serena, gioiosa e dolce armonia.
Più che una guida, più che un libro di storia, Il Vangelo secondo Ravenna è una passeggiata contemplativa attraverso le più belle illustrazioni che il Vangelo abbia mai ispirato ad artisti perfettamente padroni della propria tecnica e candidamente docili alla luce della propria fede. «Se il vostro destino eterno vi interessa, andate a Ravenna: esso sta scritto sui suoi muri» scrive André Frossard.
Ed è anche stupendamente scolpito nelle pagine del suo Vangelo secondo Ravenna.