La vita e la verità sono dimensioni centrali della Rivelazione e dell'esistenza cristiana, spesso in tensione tra loro e difficili da tenere insieme nello sguardo del teologo, pur tuttavia sono davvero comprensibili solo in relazione l'una all'altra dal momento che Cristo Gesù è «verità e vita». Da queste intuizioni l'autore muove la ricerca del senso della vita, della verità e del loro rapporto, condotta attraverso le opere e la storia di Tommaso d'Aquino e Pavel Florenskij. La verità sarà pienamente se stessa quando sarà «vivente e vitale», così la vita sarà piena quando «vera e verace».
«Va' dove ti porta il cuore». Questo consiglio dei Padri del deserto è divenuto il titolo fortunato di una scrittrice contemporanea, ma nella tradizione patristica esso ha fatto coppia con una famosa dichiarazione di Sant'Agostino che diceva: «Ama e fa' quello che vuoi». L'intento di questa introduzione alla spiritualità dei Padri della Chiesa arriva al termine di una serie di volumi che contribuiscono a scoprire il Sapore dei Padri della Chiesa nell'esegesi biblica con specifico riferimento al metodo e ai contenuti della lettura spirituale della Bibbia così come essa veniva letta durante il primo millennio della storia della Chiesa segnato dalla presenza dei monaci e delle monache nella triplice forma di vita cenobitica, vita eremitica e vita idioritmica. L'autore ha elaborato un metodo di lettura non soltanto della Bibbia, ma anche del mistero che si cela nel cammino del credente verso la santità. Il lettore viene iniziato al gusto della vita spirituale percorrendo le quattro tappe del «mistero della mandorla». Egli ha l'opportunità di crescere in una progressiva intimità con la parola di Dio, fino a che, per Sua grazia, avrà interiorizzato il testo a tal punto da trasformare la propria vita in una pagina in cui la parola di Dio si fa carne e si rende leggibile a tutti.
La teologia fondamentale osserva la realtà di Dio che si rivela all'uomo e la meraviglia che l'uomo gli risponda con fede. È, dunque, una disciplina aperta, dialogica, scientifica (Dei Verbum 5). Il volume dimostra il fatto che Dio è oltre l'essere, come la luce (Gv 1,9; DV 4), e che Gesù Cristo ha iniziato a rivelarlo in un linguaggio umano che oggi si ascolta nel respiro della Chiesa, per l'opera dello Spirito Santo nei credenti. Alla teologia fondamentale del XXI secolo vengono assegnati pertanto due compiti: custodire il fondamento (Dio c'è) e renderlo comunicabile e comprensibile agli uomini e alle donne di oggi (Dio c'è se lo si testimonia). Infine, il libro propone una teologia fondamentale «sotto la Croce», quella che nasce dal centurione pagano: il primo a confessare la divinità del Crocifisso osservandone il morire (Mc 15,39), preludio alla sua risurrezione. Prefazione di ?eljko Tanji?.
Una vera e propria "galleria" di opere d'arte, ordinate secondo gli eventi della vita di San Giuseppe, ci permette di osservare come questi sia stato rappresentato nelle varie epoche, diventando testimone di un profondo messaggio umano e cristiano. L'autore non solo ci aiuta a gustare le singole rappresentazioni, ma ci fa accostare alla paternità di San Giuseppe, uomo esposto ai limiti e alle sfide della condizione umana. Questo rende il santo un patrono prezioso sia per la Chiesa universale sia per i padri feriti o inconsapevoli di oggi: in lui essi non trovano un eroe solitario, un campione perfetto e irraggiungibile della paternità umana, ma un uomo, certamente «giusto» (Mt 1,19) e santo, che ha provato a vivere, confidando in Dio, la sua singolare vocazione di padre. Il volume intreccia tre filoni complementari, in costante dialogo: quello artistico (con la presentazioni di dipinti di valore), quello psicologico (con l'approfondimento della tematica del padre) e quello biblico-teologico (con la rilettura di alcune delle pagine più belle del Nuovo Testamento).
Fedeltà alla tradizione significa tenere vivo il fuoco e non adorare le ceneri. Il volume nasce da un’iniziativa della Pontificia Università della Santa Croce, mirata alla custodia e cura dei carismi che nel corso del XX secolo hanno dato vita a numerose realtà ecclesiali. Il percorso qui proposto raccoglie, inizialmente, l’esperienza di chi ha vissuto e studiato tali realtà (Luigino Bruni, Massimo Camisasca), cui fa seguito una seconda sezione dedicata alla riflessione sull’esperienza carismatica e sul rapporto di questa con l’iniziazione cristiana e il diritto della Chiesa (Salvatore Martinez, Ezechiele Pasotti, Luis Navarro). Infine, una terza parte è dedicata all’approfondimento teologico (John Milbank, Giulio Maspero). La prospettiva unitaria proposta mira a mostrare come il giudizio teologico sia un elemento fondamentale per tenere vivo il fuoco dei carismi, i quali necessariamente devono assumere una configurazione istituzionale, ma sui quali sempre si deve anche vegliare perché la forma non metta in ombra il contenuto.
Due generazioni a confronto su Giuseppe di Nazareth: l'uomo, il padre, lo sposo. Il Patrono della chiesa universale, in questo anno che il pontefice ha voluto a lui dedicare, è anche molto altro in realtà. Vorrebbe comprenderlo un giovane come Giuseppe, che con la penna e il microfono ha sempre interrogato la fede negli aspetti più silenziosi. In queste pagine sarà un pastore a rispondere, un arcivescovo che non avrebbe bisogno di dar voce ad un santo così popolare, se non fosse per riflettere su altre sfaccettature della paternità, in San Giuseppe come in ogni genitore, di oggi e di domani. Mons. Seccia risponde dunque alle provocazioni, ai pensieri, agli interrogativi del giovane conduttore, ma con gli occhi di un padre di anime, dentro e fuori la Chiesa.
L'ampia scena che fa da sfondo a questo studio è quella dell'attuale riscoperta del sacro nel contesto pubblico e privato. L'interesse più specifico riguarda invece la ricerca di un nucleo antropologico di base, riconosciuto come principio condiviso del sentimento religioso del senso. A questo fine il volume si impegna, fin dall'apertura del sipario, ad intercettare il «cuore» - ma si potrebbe anche dire, il logos e l'ordo - di tale esperienza universale, concentrandola attorno alla figura della nominazione di Dio. Dopo aver illustrato il valore storico e la debolezza congenita dei modelli teorici alternatisi sul campo di una valutazione critica della prassi religiosa (naturalismo, positivismo, critica dell'ideologia, fenomenologia), il piano di lavoro assume le questioni giudicate per lo più fondamentali. Che cosa identifica e subito distingue l'esperienza religiosa della giustizia e della verità dell'esistere da altre figure intenzionali del senso? Dove si insedia il suo principio, eticamente inconfondibile? Come si accende quella forma dell'adesione emozionata e convinta alla vita di Dio, che coltiva la sua espressione soggettiva e comunitaria, affettiva e concettuale, simbolica e pratica, nelle espressioni del vissuto religioso e spirituale? E, infine, come si forgia con le parole che contano e i segni che valgono un rapporto autentico con la dismisura del sacro? Postfazione di Pierangelo Sequeri.
La ragione della speranza è un manuale, pensato sia per studenti delle facoltà teologiche e degli istituti di scienze religiose, sia per quanti sono interessati alla teologia. Il volume costruisce infatti un percorso che si sofferma su alcune tematiche fondamentali: a partire dal racconto originario della morte e risurrezione di Cristo e dalla sfida alla ragione umana che il mistero pasquale suscita, affronta la tematica di come sia possibile parlare adeguatamente di Dio e quale sia la singolarità cristiana nel parlare di Dio. Il testo riflette sulla tradizione e sulla recezione nella fede dell'annuncio cristiano, si sofferma sul carattere epistemologico, sui metodi e sullo sviluppo storico della teologia in quanto scienza e, infine, spiega come si rapporti la teologia con la vita personale e comunitaria e quale sia la sua funzione ecclesiale. Il testo inserisce i concetti fondamentali della teologia, utili ai principianti della disciplina, all'interno di una tesi secondo la quale essa è possibile solo a partire dalla novità dell'evento-Gesù e che la sua funzione è sostenere e nutrire la ragione, la speranza e l'amore di quanti, singoli e comunità, si soffermano ad ascoltare quest'annuncio.
Il riferimento alla fecondità/sterilità del grembo femminile e alle gioie/dolori legate all'esperienza del generare e del dare alla luce attraversa trasversalmente la Scrittura, dal libro della Genesi a quello dell'Apocalisse, sia in quanto esperienza antropologica fondamentale, sia in quanto metafora utile a descrivere l'agire di Dio e degli esseri umani in rapporto a Lui. A partire da una analisi puntuale del ricorrere di questi riferimenti nell'Antico e nel Nuovo Testamento, lo studio intende esplicitare lo spessore ermeneutico di questo riferimento in ordine alla comprensione della rivelazione di Dio e dell'identità e missione dell'essere umano. Tre sono i nodi teorici che questo percorso permette di far emergere: il primo è l'analogia tra generazione e creazione, tema fortemente presente nelle religioni antiche, recepito dalla Scrittura ma censurato dalla teologia dopo il Concilio di Nicea; il secondo riguarda il legame intrinseco tra nascita e resurrezione, tema che ha favorito la comprensione e l'annuncio del kerigma pasquale e ha informato lo sviluppo della catechesi e della liturgia battesimale dei primi secoli, dimenticato progressivamente in seguito sia nella riflessione che nell'azione pastorale della Chiesa; il terzo riguarda la presenza e il ruolo di Maria nella storia della salvezza, tema ancora caldo e attuale della mariologia contemporanea. Prefazione di Giovanni Cesare Pagazzi.
Se Dio esiste non può essere ostaggio della cultura o dell'erudizione, deve essere comprensibile nella sua esistenza anche per chi non ha familiarità con dotte argomentazioni di carattere strettamente filosofico e scientifico. Attraverso le storie concrete delle persone, queste pagine fanno emergere come Dio sia inscritto nell'interiorità di ogni uomo e come e perché oggi non se ne trovi più traccia. Cos'è il male? Perché il dolore? Perché l'amare? Dove trovare il senso di ogni nascere per capire ogni morire? Dov'è Dio in questa "oscura selva" dell'umanità? L'uomo è in "sé stesso" prova dell'esistenza di Dio, molto più di tutto ciò che lo circonda, perché "egli stesso" è la via a Dio.
Per la nostra generazione, a differenza delle precedenti, la “questione di Dio” non si pone affatto: come domanda rilevante per la vita, sembra sparita dall’orizzonte. Cifra del nostro tempo è diventata, piuttosto, l’indifferenza religiosa.
 Ebbene: la teologia e la pratica ecclesiale hanno recepito il cambiamento radicale nella questione di Dio – anzi, il suo smantellamento? Lo rispecchiano in maniera adeguata? Ora che ci siamo lasciati alle spalle persino l’ateismo di protesta, che significato assume il fenomeno dell’indifferenza religiosa per la riflessione sulla fede e la ricostruzione responsabile dei contenuti della fede? Quali richieste devono soddisfare, in un ambiente (post)secolare, l’annuncio del vangelo e la pastorale della chiesa? Quali tradizionali presupposti teologici e antropologici della tematica relativa a Dio, ieri considerati ovvi, devono oggi essere ripensati e se necessario corretti?
 Una questione irta di sfide, scandagliate con competenza e acume da venti fra teologi, filosofi e sociologi della religione appartenenti alle migliori università di lingua tedesca. Ne deriva una panoramica completa e molto ben costruita, oltre che di grande attualità, su una domanda che è di sempre.
La cultura e il pensiero di Internet come insegnamento teologico: prospettiva esperienziale. Rispetto alle consolidate discipline strutturanti il ciclo di studi teologici, il digitale ha una storia molto recente, ma i suoi effetti incisivi sono visibili a tutti e ciascuno ne avverte effetti e difetti. Le conseguenze che derivano dalla pervasività del digitale nella persona non solo sono evidenti, ma richiedono di essere prese in carico non tanto come una problematica da risolvere, ma come una inedita teologia che si sta strutturando nell’abitare la Rete di Internet 7/24 e nelle relazioni che in essa maturano. La teologia è il luogo per abitare il digitale come possibilità necessaria per evitare che la stessa teologia finisca per parlare solo a se stessa. Una teologia digitale che accompagni le mutazioni e le sappia valorizzare.