I proverbi e gli aforismi sono la migliore sintesi di quella scienza della vita, costituita dalla saggezza e dall'arguzia popolare. Una scienza che tutti possono avere a portata di mano per esprimere un'opinione, per formulare un giudizio, per ammirare una realtà degna di nota, per individuare una soluzione... in una parola, per cavarsela in fretta e con onore. Sì, perché il proverbio è sempre di altri, quasi sempre di un autore sconosciuto, e tuttavia per la verità della sua affermazione è diventato patrimonio di chiunque lo usi. Percorrere e rilanciare i proverbi del Natale e della stagione invernale è un'occasione per scoprire o per riappropriarsi di sentimenti talora sopiti o dimenticati, e cogliere una lezione di vita per rileggere in profondità personaggi, situazioni, avvenimenti che fanno della vita un'avventura continuamente da scoprire e da affrontare anche con arguzia.
Il linguaggio e le circostanze storiche del libro di Geremia fanno riferimento all'ambiente culturale e morale di molti secoli addietro. Eppure, il messaggio trasmesso dal profeta è sempre attuale ed è fondamentalmente un invito all'ottimismo e alla speranza. Come nei tempi lontani gli ebrei, pur gratificati dalla benevolenza del Signore, si davano a culti idolatrici, a delitti e immoralità, anche oggi siamo funestati da guerre, catastrofi, sopraffazioni e dolori, e la lettura degli eventi è quella di sempre: il male è conseguenza del peccato dell'uomo, della sua contrapposizione al programma divino di salvezza. L'ottimismo si radica nell'Amore di Dio, che non viene meno, perché Dio non si stanca dell'uomo, lo cerca, lo aspetta, ne gratifica la condotta morale positiva. Si può guardare al futuro con speranza: c'è tanto male, ma il trionfo del bene è sicuro. In queste pagine del biblista Umberto De Martino la trattazione è lineare, il commento sobrio, le spiegazioni brevi, per favorire anche nel lettore comune, non specificamente addentro alle scienze bibliche, la comprensione immediata del testo profetico.
Il percorso degli Esercizi spirituali per la Curia Romana (marzo 2020) viene offerto a tutti colore che desiderano un sussidio per la loro preghiera personale. La preghiera é l’incontro dell'uomo con Dio. L'intrinseca sacralità di questa esperienza impone che niente sia più significativo, niente debba distrarre l'attenzione dal rapporto intimo con il Signore.
Perché il momento dell’ascolto del Signore rende profeti, strumenti di salvezza nel mondo.
La figura di Mosé (nel libro dell’Esodo) indica l'itinerario che conduce verso Dio, e da Dio attinge le risorse spirituali del ministero. Gesù (nel Vangelo di Matteo) porta a compimento questo cammino, irraggiandolo di intima consolazione. Cosi il cuore può, con i Salmi di Israele, celebrare l'amore di Dio per noi, da sempre e per sempre.
Contenuto
I giovani di oggi, digitali, interattivi, emotivi e distanti dalla religione e dalle chiese, possono avere un incontro coinvolgente con la parola di Dio? La sfida che si propone l’autore è la ricerca di linguaggi più consoni ai “nativi digitali“, percorsi non solo per credenti, per accompagnare i giovani all’incontro con la Bibbia. Qui troverete raccolte e spiegate – frutto di un decennale appassionato lavoro – alcune coinvlogenti proposte che danno vita a laboratori e vere e proprie scuole di formazione, metodi nuovi per confrontarsi con la Bibbia. Nel libro si fa riferimento ai metodi "narrattivi" secondo Riccardo Tonelli e Marco Tibaldi.
Destinatari
* Tutti * Educatori, formatori, catechisti che desiderano avvicinare ragazzi e giovani alla Parola di Dio
Autore
Alessandro ZAVATTINI è sacerdote della diocesi di Rimini dal 1998, insegnante di religione presso le scuole superiori e all’Istituto superiore di scienze religiose di Rimini, parroco a Savignano sul Rubicone (FC). Da tempo a servizio della pastorale con adolescenti e giovani, ha conseguito il dottorato presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma nel 2016 con una tesi sui Giovani, la Bibbia e i Role Play. Negli ultimi anni pratica lo psicodramma biblico e il bibliodramma.
Il percorso di Abramo è anche il nostro. Abramo è uomo come noi, uomo in ricerca e in cammino, ansioso e impaziente, uomo che vuole vedere e toccare con mano. Camminare con lui ci farà sentire meno soli e ci permetterà di comprendere che ogni passo del nostro cammino, anche quello meno esemplare, è comunque, per grazia di Dio, un passo verso la vita, un segno che Dio saprà inserire nel suo splendido disegno d'amore. Questo libro presenta la vita di Abramo come modello e sintesi della storia a cui ogni uomo è chiamato.
Il libro racconta la storia dei testi cristiani, dalle origini lontane della Bibbia ebraica fino ai clamorosi ritrovamenti negli ultimi decenni di manoscritti che si credevano perduti, tra le sabbie dei deserti ma anche in biblioteche europee. Traduttori e filologi, eretici e vescovi, patriarchi e stampatori, chierici e laici, eremiti e umanisti, imprenditori e falsari, uomini e donne spesso dimenticate: ecco alcuni tra i protagonisti di vicende che per oltre due millenni hanno unito, ma anche separato, Oriente e Occidente. È la storia della ricerca intorno a una parola che si crede ispirata divinamente e si trasforma in scrittura sacra. Scrittura che a sua volta dà vita a innumerevoli altre scritture che la traducono e la commentano, libri di Dio da allineare in un'ideale immensa biblioteca. Al centro di una vicenda poco conosciuta che aiuta a capire anche l'oggi.
Dal X all'VIII secolo prima dell'era cristiana due regni ebraici sono vissuti fianco a fianco: Israele a nord e Giuda a sud. Scritti a Gerusalemme, capitale di Giuda, a partire dal VII secolo, i testi biblici presentano il Regno del Nord come empio, e come maledetti i suoi re. Biblisti e storici hanno largamente seguito questa ricostruzione, sapendo che Israele era stata un'entità politica ed economica ben più importante e potente rispetto al piccolo regno di Giuda, ma senza mai tentare di scriverne le vicende. Proseguendo il percorso intrapreso in altre sue opere Finkelstein accetta la sfida e presenta una storia di questo regno dimenticato. Il volume, che nasce da un ciclo di conferenze tenute al Collège de France, ha ottenuto il premio Delalande-Guérineau.
"Cinque anni fa, nel 2010, fui colpito dall'impegno con il quale le autorità ecclesiastiche cattoliche avevano organizzato pellegrinaggi di massa a Torino per mostrare la Sindone. Mi ero accorto ben presto dell'imponente propaganda e organizzazione capillare per questo evento. Nella buca delle lettere, infatti, avevo trovato un invito (rivolto a tutti gli abitanti del quartiere) a un pellegrinaggio organizzato da una parrocchia cattolica del centro storico di Bologna in cui vivo..."
«Questo libro, dal significativo titolo The Village of Education / Il villaggio dell'educazione, curato da un giovane professore e sacerdote cattolico, Giovanni Emidio Palaia, si propone di rimettere al centro la domanda sull'uomo creatura di Dio, sulla fraternità umana e sulla sua relazione con la natura. [...] Mi è gradito vedere che più volte nel testo si fa puntuale riferimento non solo alla Sacra Scrittura, ai Testi Sacri, alla Patristica, alla Scolastica, all'arte di Michelangelo Buonarroti e al Magistero pontificio ma, in primo luogo, all'insegnamento del Poverello di Assisi, san Francesco, la cui santità, fondata sull'essere stato amico di Dio, fratello degli uomini e di "Madre Terra", unisce idealmente le tre religioni monoteiste, aprendoci - con la forza dell'umiltà - le porte del Mistero». (dalla Prefazione di Angelo Vincenzo Zani). Postfazione Khaled B. Akasheh.
Mons. Carlo Ghidelli, Arcivescovo emerito di Lanciano-Ortona, non ha bisogno di presentazione. La sua preparazione biblica è nota e apprezzata da tutti. Egli ha la capacità di cogliere in profondità il messaggio della Scrittura e di trasmetterlo con un linguaggio semplice e accessibile a tutti senza perdere la profondità.
Dopo aver letto queste pagine, le parole "Padre Nostro", avranno un significato più pieno e faranno veramente vibrare le corde del nostro cuore.
(Dalla Prefazione)
Un antico maestro della Misbnà, Ben Bag Bag, diceva: «Volgila e rivolgila, tutto vi è in essa [nella Torà]» (Avot 5,22). Tutto è nella Torà, ma bisogna voltarla e rivoltarla: Dio ha parlato, ma l'uomo deve metterci il commento. Intorno a questi due pilastri dell'ebraismo si «aggirano» le pagine che seguono: si aggirano perché non hanno una meta, un punto di arrivo, ma vogliono solo essere momenti di una frequentazione infinita (una ruminati°, direbbero i Padri) della Torà scritta e orale. Ci sono tanti modi di introdurre al giudaismo: infatti il giudaismo è plurale, e questa pluralità - nelle idee, nei tempi, nei luoghi, nelle identità - è la sua forza. Perciò molte sono le porte per entrarvi e viverci, o anche solo per conoscerlo. Una porta è quella che anche il Nuovo Testamento indica nel farsi carne, cioè realtà variamente terrena e sensibile, della parola (per Israele la Torà, per i cristiani Gesù). Fuori di questa concreta «vocalità» divina - se così si può dire -, di Dio non sapremmo mai nulla, se non, appunto, chiamarlo Ain, «Nulla», o Mi?, «Chi?», secondo i maestri della qabbalà. Ma Ain è divenuto Anì, «Io», e perciò abbiamo un Tu e non siamo più soli.
Una cultura e una teologia dell'ospitalità nella Bibbia trovano un punto di partenza promettente e un fondamento privilegiato nel racconto di Genesi 18,1-16, che narra l'incontro vissuto da Abramo con tre enigmatici personaggi alle Querce di Mamre. Ma anche il comandamento inciso in Levitico 19,18b: «Amerai il tuo prossimo come te stesso», e la sua seconda promulgazione: «Il forestiero dimorante fra di voi lo tratterete come colui che è nato fra di voi, tu lo amerai come te stesso, perché anche voi siete stati forestieri nella terra d'Egitto. Io sono il Signore, vostro Dio» (19,34) si offrono da millenni all'ascolto di credenti e non credenti. Questi testi veicolano un messaggio ricco di spunti per il nostro tempo, che avverte intensi movimenti migratori, confronti interetnici, emergenze provocate dall'intrecciarsi delle diversità culturali.