Questo volume si propone come manuale introduttivo per l'insegnamento nel II e III ciclo accademico di studi biblici, infatti introduce e orienta gli studenti alle problematiche di base, all'impostazione epistemologica e alla bibliografia essenziale in un campo di studi che, per natura sua, è necessariamente e decisamente interdisciplinare. Il volume offre quindi nozioni introduttive sul contributo dell'orientalistica e della teoria della storiografia per l'esegesi e la teologia biblica, nonché per la storiografia israelitica. La parte centrale del volume, articolata in quattro capitoli, affronta la Bibbia come collezione di testi di vario tipo e genere, prodotti da autori diversi, in epoche, luoghi, contesti storici e geografico-politico-culturali differenti. La prospettiva è naturalmente letteraria prima che teologica. L'Autore spiega, infine, come nel mondo occidentale si sia arrivati a considerare e utilizzare la Bibbia come "ossatura" della storia universale, e come questa impostazione sia poi entrata in crisi per effetto delle scoperte archeologiche e orientalistiche, del progresso delle scienze naturali e dello sviluppo teorico della metodologia stessa dell'esegesi biblica.
Da dove ha origine l'universo e le leggi che lo regolano? Come è nato l'uomo e cosa lo distingue dagli animali? Perché avvengono il bene e il male e come distinguerli? Di fronte alle grandi domande sull'esistenza oggi sembra prevalere l'indifferenza, o un pensiero debole che diffonde solo dubbi e scetticismo. E qualora si cerchi una spiegazione razionale, l'unica ipotesi accreditata, anche nei libri scolastici, è che tutto derivi dal caos primordiale. L'autore, laureato in filosofia, lo ha constatato discutendo di questi temi con migliaia di ragazzi che ha incontrato in tanti anni di insegnamento nella scuola superiore. E questa cosa non gli sta per niente bene. Con un linguaggio semplice, a tratti provocatorio e ironico, seguendo il metodo della coerenza logica tipico dell'approccio filosofico, contesta la scientificità di certe tesi che vorrebbero far derivare l'ordine dal caso, e rivendica la solidità di un'altra spiegazione: Dio esiste. Un approccio razionale alla fede che non disdegna di affrontare temi oggi tabù come l'inferno, il paradiso, il purgatorio, i miracoli, offrendo spiegazioni logiche, ma soprattutto una via per costruire un mondo migliore.
La questione circa la capacità di futuro delle donne e degli uomini oggi non è affatto un interrogativo retorico. Anzi, il rischio che l'umano possa implodere tra l'"inumano- e il postumano invoca un ripensamento delle istanze di un differente umanesimo. In tal senso, l'ipotesi di fondo del presente lavoro è che, nel leggere il nostro tempo come luogo di una transizione antropologica, è quanto mai opportuno indicare nell'umanesimo cristiano un possibile modello di superamento di un presente asfittico, perché possa contribuire a riscrivere la biografia culturale, sociale, politica, religiosa dell'umanità del nostro tempo. Da questa angolatura, il testo tratteggia un triplice percorso. In primo luogo, l'attenzione a un'ecologia integrale per la quale l'uomo diviene protagonista di una ricostruzione della casa comune. In secondo luogo, la riconfigurazione dell'identità della persona segnata dal limite e dalla fragilità quali condizioni per una trasformazione dell'esistenza che sappia puntare al bene comune e al riconoscimento dell'altro. Infine, la riscoperta di essere abitati da una trascendenza che consente di abitare diversamente il mondo e la storia, nella relazione accogliente del Dio amante della vita. La scommessa è nel riattivare l'utopia cristiana dell'umano riscrivendo le parole chiave del lessico umanistico e generando un pensare all'altezza di un mondo aperto e ospitale. Cambiare rotta è, quindi, possibile e urgente. Si tratta di riscoprire la preziosa eredità dell'umanesimo cristiano, affinché l'uomo inedito faccia finalmente il suo ingresso nella scena della storia.
La spiritualità ha bisogno della Chiesa? È il titolo provocatorio che raccoglie gli Atti della 61 a 62 a Settimana di Spiritualità tenuta al "Teresianum" il 14-18 marzo 2021: cinque giornate dedicate a un aspetto particolare della presente tematica, su cui hanno riflettuto Silvano Giordano ocd, professore in Storia della Chiesa, Lukasz Strzyz-Steinert ocd, direttore della rivista Teresianum e curatore di "Fiamma viva", Yvonne Dohna Schlobitten, professoressa della Pontificia Università Gregoriana, Adrian Attard ocd, vicerettore del "Teresianum", Francesco Romano ocd, professore in Diritto Canonico, Giacomo Pavanello, parroco romano e uno dei responsabili della Comunità Nuovi Orizzonti, Fulvio Ferrario, pastore valdese e docente alla Facoltà Valdese,Emmanuel Mugiraneza, dottorando alla Facoltà del "Teresianum", Antonio Maria Sicari ocd, fondatore del Movimento Ecclesiale Carmelitano, Anabela Carneiro hsc, in rappresentanza della Unione Internazionale Superiore Generali. Un caleidoscopio colorato di molte voci, espressioni di tanti ideali, ma anche di disagi e soprattutto di speranze.
L'atto di fede nella rivelazione cristiana si presenta con le caratteristiche comuni a ogni atto di fede, ossia all’assenso che un soggetto possa dare a un oggetto di conoscenza per lui inaccessibile, grazie alla testimonianza di un altro soggetto: si tratta dunque delle caratteristiche epistemiche proprie di una conoscenza certa di qualcosa, ottenuta non direttamente (con l'esperienza o con il ragionamento) ma indirettamente, sulla base di una trasmissione di conoscenze da parte di testimoni qualificati, la cui testimonianza sia stata previamente verificata nella sua attendibilità.
In questo senso, l'analisi filosofica della fede nella Rivelazione, svolta in questo trattato, farà parte di un discorso più ampio, che è il discorso propriamente epistemico circa le condizioni di possibilità della conoscenza per fede in generale (e li si dovrà parlare della conoscenza storica, della conoscenza dell'interiorità altrui, degli accertamenti giudiziari, dell’educazione e dell'informazione).
Unico è il maestro della preghiera: lo Spirito Santo. I santi sono coloro che hanno permesso allo Spirito di pregare in loro. Solo in questo senso possono essere considerati maestri di orazione. La preghiera si presenta come "l'impossibilità donata". Questo saggio dialoga con la teologia dei santi e attinge ai tesori della Chiesa per presentare le forme della preghiera personale tra cui figura anche la lettura spirituale, "vera sorella della preghiera".
Gezabele è un personaggio poco conosciuto e spesso considerato uno dei più negativi dell'Antico Testamento. Eppure la storia di questa regina straniera parla ancora a noi oggi, invitandoci a riflettere su argomenti di grande attualità, come, ad esempio, il rapporto tra potere politico e fede, tra sincretismo e adorazione del Dio unico. Forse preferiremmo distogliere lo sguardo da figure come queste, considerando, a torto, la Bibbia come un libro edificante. Invece la regina Gezabele, come altri personaggi, ci costringe a confrontarci con la nostra umanità, che spesso è ambigua o non di specchiata virtù come vorremmo che fosse. Anche in questo modo, però, la Parola di Dio ci educa e ci spinge alla conversione.
"Vita spirituale" ripropone un corso di esercizi spirituali che Garrigou-Lagrange predicò negli anni '50 del secolo scorso. Nonostante siano trascorsi tanti anni, sono sempre attuali perché partono dal considerare quale sia la meta ultima della nostra esistenza: la visione di Dio in cielo e la vita di grazia sulla terra. Se il peccato devia da questo traguardo, la redenzione di Cristo apre il cuore alla speranza della salvezza. Dopo aver considerato la meta Garrigou-Lagrange tratta del modo con cui noi cooperiamo con la grazia di Gesù Cristo, con la sua stessa vita divina a noi partecipata. Questa cooperazione alla grazia si realizza in concreto vivendo le virtù, come l'amore di Dio e la carità fraterna, l'umiltà, il portare la croce, la perseveranza nella preghiera. Tutte le virtù sono, poi, messe in rapporto con lo zelo apostolico e la devozione a Maria Santissima. Infine, la conclusione è dedicata all'unione con Dio. Tutte le pagine sono sostenute da riferimenti alla parola di Dio, alla teologia di san Tommaso d'Aquino e di san Giovanni della Croce, nonché alla stessa esperienza spirituale dell'Autore. Prefazione di Riccardo Barile.
Da una parte l'allora cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e futuro papa Benedetto XVI, dall'altra il filosofo e scrittore ateo Paolo Flores d'Arcais, direttore di "MicroMega". Al centro del dibattito "arbitrato" da Gad Lerner, svoltosi a Roma il 21 settembre 2000 al Teatro Quirino, gremito, con centinaia di persone che seguono dalla strada attraverso altoparlanti improvvisati, la più grande delle domande: "Dio esiste?". Questo libro riporta una controversia appassionata, che articola il tema in un dialogo che coinvolge non solo le ragioni della fede e dell'ateismo, ma anche le divergenze e convergenze su bioetica, laicità dello Stato, diritti umani. Con il contributo di Gad Lerner.
«Porre il problema della morte in modo tale da rendere possibile una risposta della fede». È questa la sfida lanciata dal breve ma incisivo lavoro di Eberhard Jüngel. La morte, interrogata nel suo carattere filosofico-antropologico, manifesta il proprio carattere di «enigma», come ciò che aliena da sé l'essere umano e allo stesso tempo ne è la proprietà più intima: «Tutti gli uomini sono mortali». A fronte della visione platonica della morte quale «festa della libertà» - ciò che libera l'essere umano da quanto lo incatena -, il compito della fede è offrire una risposta all'enigma della morte, indagando e custodendo il suo carattere di «mistero». In un puntuale itinerario biblico, dall'Antico al Nuovo Testamento, il teologo di Tubinga ritrova nella morte di Gesù la chiave per comprendere il senso della morte per l'essere umano: quella che in Gesù è la «morte della morte» diventa la vita del cristiano. La risurrezione del Crocifisso dice come Dio si identifica con Gesù morto e nell'evento della suprema «irrelazionalità» apre una nuova relazione con l'umano. Come la risurrezione rivela la verità della morte di Gesù, così la risurrezione finale redimerà la «storia vissuta» di ciascuno in un «presente eterno» in Dio.
Perché chiedere, e perché chiedere a Dio? Tra l'atto della fede e il contenuto della fede esiste una imprescindibile reciprocità. Le questioni che ne emergono vengono qui dibattute focalizzandosi sulla preghiera di domanda. Il libro evidenzia le obiezioni della filosofia, delle scienze naturali e della teologia alle preghiere che esprimono richiesta o supplica, intercessione o invocazione, e cerca di trovare una loro legittimazione razionale. Nel far diventare la supplica a Dio un tema del pensiero, il teologo Böttigheimer tratta altresì questioni fondamentali della fede nel Dio cristiano e - alternando domande e tentativi di risposta - offre in chiave critica una chiarificazione di alcuni concetti correnti sulla natura del divino. A conferma che nella preghiera si acquista consapevolezza delle sfide e degli interrogativi del credere. Fino ad esclamare, con Karl Rahner: «Credo perché prego!».