In un dialogo serrato e circolare tra Bibbia e psicologia, gli autori propongono una interpretazione drammatica del Cantico in sei atti, cui corrisponde una lettura della vita come percorso evolutivo verso il compimento dell'eros. Fidanzati, sposati e consacrati possono trovare nel libro utili suggestioni per leggere le Scritture alla luce della vita e la vita alla luce delle Scritture.
La cura che la ricerca teologica dedica all'indagine del ruolo della Bibbia nell'esperienza della fede cristiana non sarà mai eccessiva. Quest'opera - fruibile sia da chi incontra la teologia per motivi di studio sia da chi vi si accosta per accrescimento personale - sviluppa le categorie proposte ne Il Dio affidabile per definire la centralità della Scrittura biblica, "lingua madre" custodita da ebraismo e cristianesimo, contributo decisivo allo sviluppo della cultura tutta. La rilevanza della Bibbia si delinea a partire dalla sua descrizione come rivelazione attestata, legata in modo canonico alla figura di Gesù e all'inaudita identità del Dio di cui è Parola. La scrittura è peraltro corpo vivo: le forme e le forze di quel testo agiscono tracciando lo spazio ospitale per ogni umano e le modalità della sua accoglienza ecclesiale e liturgica. Entrando in dialogo con i principali apporti forniti dalla teologia fondamentale, dall'esegesi biblica e dall'estetica della lettura, Sequeri guida alla scoperta delle occasioni di pensiero e di maturazione umana che la Bibbia continua a generare. «Questo libro è il frutto della ripresa di un tema che mi sta molto a cuore, sul quale ritengo che la teologia cattolica non abbia ancora realizzato una concentrazione adeguata» (Pierangelo Sequeri).
Nell'epoca del terrorismo globale le credenze religiose sembrano particolarmente legate a forme di violenza. La stagione del nuovo ateismo ha infatti sostenuto che la religione avvelena ogni cosa. Sul banco degli imputati è finito il monoteismo con tutti i suoi difensori che è considerato una sorta di premessa alla violenza religiosa di cui c'è traccia abbondante anche nella Bibbia. Il cristianesimo, come fede monoteistica non sfugge a questa serie di accuse, al punto che sono state proposte molte strategie apologetiche tra cui spicca il tentativo di rintracciare una cesura tra Bibbia ebraica e Nuovo Testamento. Ma la domanda torna sorgere sempre prepotentemente: Il Dio della Bibbia è un Dio violento? L'autore di questo volume, già docente di Antico Testamento affronta il tema in tre capitoli: 1. Dio è coerente? 2. Monoteismo e violenza 3. La Bibbia: una risposta alla violenza?
«L'ebraismo è considerato la più antica religione monoteistica. Quando parliamo di "invenzione di dio" non immaginiamo che un giorno alcuni beduini si siano riuniti in un'oasi per creare il proprio dio o che, più tardi, alcuni scribi abbiano inventato da zero YHWH come dio tutelare. Questa "invenzione" deve piuttosto essere intesa come costruzione progressiva derivata da tradizioni sedimentate i cui strati sono stati messi sottosopra dalla storia fino a far emergere una forma inedita. Quando analizziamo come si è sviluppato il discorso su quel dio e su come questi sia infine diventato il Dio unico, possiamo vedere, proprio lì, una sorta di "invenzione collettiva", sempre in reazione a precisi contesti storici e sociali». (Thomas Römer)
Il volume fornisce - attraverso un lavoro di esegesi scientifico e approfondito, e tuttavia ben comprensibile per ogni tipo di lettore - un quadro di come sia affrontato il problema e delle problematiche del racconto biblico. Per l'Antico Testamento l'analisi ha affrontato la storia di Giuseppe (Gen 37-50), il quale deve vivere tante situazioni anche molto dolorose. Alla fine Giuseppe loda Dio (che mai interviene direttamente nel racconto), perché grazie a tutto ciò che gli è accaduto egli può salvare la sua famiglia. Il libro di Giuditta inscena lo scontro tra due divinità: il Dio di Israele e il re Nabucodonosor, la cui adorazione è incompatibile con Dio. Alla fine, Israele ottiene la vittoria per mano di una donna, Giuditta, la quale - sola - si mostra saggia e timorata di Dio. Per il Nuovo Testamento si è visto che, all'inizio, viene proclamata la fede nella risurrezione del Cristo. I racconti nascono in seguito, per mostrare meglio il grande dono di fatto da Dio, con la evidenza che ogni evangelista sottolinea aspetti diversi, a seconda della propria visione teologica.
In questo libro Donald Carson si pone l'obiettivo di raggiungere coloro che desiderano conoscere meglio la trama della rivelazione biblica. In ognuno dei quattordici capitoli l'autore focalizza la sua attenzione su uno o più testi della Bibbia, li spiega e li collega al contesto immediato e poi ne rintraccia i fili che li collegano alla figura di Gesù Cristo. Non è necessaria una preliminare e profonda conoscenza della Bibbia per seguire l'autore; ciò che è indispensabile è avere una Bibbia a portata di mano, aprirla e prepararsi a usarla, per rintracciare il Dio che c'è e ritrovarsi all'interno del suo disegno.
La misericordia di Dio è il cuore della Fede cristiana. "Il mistero della fede cristiana sembra trovare in questa parola la sua sintesi", ha scritto Papa Francesco nella Bolla di Indizione del Giubileo straordinario della Misericordia, dal titolo Misericordiae vultus. Questo libro vuole essere un aiuto, un percorso che parta dalla Bibbia perché, come ha affermato il Concilio Ecumenico Vaticano II, nel cui cinquantesimo anniversario della chiusura il Papa ha voluto iniziasse il Giubileo della Misericordia.
«La Misericordia di Dio è la sola cosa incrollabile della vita, il vero punto di Archimede» (S. Kierkegaard). Questo libro, in cui l’autore ha saputo trasfondere sia la sua scienza di biblista sia l’esperienza di pastore, sviluppa il tema della misericordia di Dio come si rivela nell’Antico e nel Nuovo Testamento, per poi passare a esporre ciò che la Bibbia dice a proposito della misericordia che l’uomo deve nutrire in cuore. Leggendo questo testo scopriremo il volto di Dio «ricco in Misericordia» oltre ogni nostra aspettativa.
A che serve il nostro denaro? Per che cosa lo usiamo? Che ne è dell’essere umano di fronte al denaro? L’autore si sofferma su tali interrogativi e ci presenta l’originalità dell’approccio biblico e, in particolare, del messaggio di Gesù. Accolto come un dono di Dio, il denaro non è più condannato a essere luogo delle nostre paure. Può divenire un segno di gratuità, può essere reinvestito per permettere la relazione e l’attenzione gli uni agli altri, in modo che l’utilizzo dei beni non manifesti più la dismisura delle nostre brame, ma l’amore del Dio che dona.
Daniel Marguerat (Losanna 1943), pastore della chiesa riformata del cantone di Vaud e professore emerito alla Facoltà di teologia dell’Università di Losanna, è un rinomato biblista, esegeta del Nuovo Testamento e specialista della ricerca su Gesù e sulle origini cristiane.
Più che mai nella nostra epoca, priva di fondamenti e legami affidabili, l’esperienza del tempo è diventata problematica: tendiamo a concentrarci sul presente, dimenticando il passato e faticando a generare futuro, come se volessimo rimuovere lo scorrere inesorabile del tempo. Eppure questa è da sempre esperienza universale dell’umano: i nostri giorni, uno dopo l’altro, «passano in fretta e volano via», dice un salmo. Le luminose meditazioni di Pietro Bovati su alcune figure bibliche dell’attesa (come Giovanni Battista o Maria di Nazareth) muovono da questa fondamentale consapevolezza della caducità della vita, che però non ha come esito obbligato la rassegnazione malinconica o la ricerca avida di ogni fugace soddisfazione. Il vivere nel tempo può infatti colorarsi di toni diversi: la gratitudine per il passato, l’apprezzamento cordiale del presente, la fiduciosa disposizione verso il futuro che ci viene incontro. Questa sapienza che gusta il tempo assegnatoci è possibile perché i giorni dell’uomo, da quando il Figlio è venuto tra noi, sono anche i giorni di Dio, aperti al compimento di ogni promessa e speranza. È quanto la nascita di Dio dentro la trama della storia umana le dischiude, infallibilmente e senza pentimento.
Pietro Bovati, gesuita, è stato per molti anni docente di Esegesi e teologia dell’Antico Testamento al Pontificio Istituto Biblico di Roma. Dal 2008 è membro della Pontificia Commissione Biblica. Tra i suoi libri: Ristabilire la giustizia. Procedure, vocabolario, orientamenti, Roma 2005; «Così parla il Signore ». Studi sul profetismo biblico, Bologna 2008; Parole di libertà. Il messaggio biblico della salvezza, Bologna 2012.
Il principio fondamentale di tutto il pensiero paolino va individuato a monte di tutti gli altri pur importanti temi e cioè nella persona di Cristo morto e risorto per noi. Per l'apostolo il mistero pasquale è l'evento fondativo, avvenuto nel passato, ma sempre attualizzato e reso efficace dalla predicazione che genera la fede giustificante in colui che inizia a vivere in Cristo, e che ha una portata salvifica-escatologica universale. Se il riferimento all'evento Cristo, morto e risorto per noi, è presente in tutti gli scritti di Paolo, la sua più ampia esposizione, con le molteplici implicazioni per i credenti, sia ebrei sia gentili, si trova nella Lettera ai Romani. Il fatto di rivolgersi a destinatari non evangelizzati da lui e di impostazione giudeo-cristiana nel modo di praticare la fede in Gesù messia, spinge l'apostolo a presentare, con un ineguagliato approfondimento, la propria ermeneutica del vangelo, cercando di rispondere alle prevedibili obiezioni sollevate da quel tipo di uditorio. Prefazione di Romano Penna.
Di fronte alla situazione di confusione e di crisi in cui ci troviamo, è necessario fermarci a riflettere, per capire come mai la fede che professiamo non abbia la forza di vincere il mondo. Viene il fondato sospetto che la nostra fragilità dipenda da una fede non pura. Una delle finalità del presente lavoro è appunto quella di invitare a fare una verifica di questo genere. Lo sguardo è rivolto principalmente alla rivelazione contenuta negli scritti dell'Antico Testamento, a partire dalla convinzione che determinati limiti e distorsioni della nostra visione di fede derivino dall'utilizzo che facciamo di certi brani dell'AT, e dalla loro interpretazione non sempre corretta. Occorre inoltre liberare il campo da tanti pregiudizi, luoghi comuni e «precomprensioni», che sono di grande ostacolo per una fede forte e coerente. Abbiamo tutti bisogno di riflettere su un problema di fondo: fino a che punto la fede che professiamo è conforme ai contenuti del vangelo annunciati da Gesù? La Bibbia raccoglie le memorie di un popolo, perché le giovani generazioni possano partecipare all'alleanza. L'alleanza è il tema che come un filo rosso unisce le varie parti della Bibbia.