
I Medici sono un simbolo del Rinascimento italiano: grandi patroni delle arti e delle scienze, creatori di un mito per fama e ricchezza artistica. Ma cosa ha reso possibile la costruzione di una corte così tanto sfarzosa? La risposta è semplice: il prestito di denaro. I Medici sono stati prima di tutto una grande famiglia di banchieri, che ha accumulato fortune immense grazie a una professione, quella del prestatore di denaro contro interesse, che all'epoca era bollata dalla Chiesa come un peccato gravissimo.
“Nella storia di un’istituzione si compongono e vengono riproposti al nostro presente le azioni, le convinzioni e le decisioni di coloro che l’hanno fatta nascere e crescere giorno dopo giorno, le strutture fondamentali e i processi del suo funzionamento ordinario, gli eventi eccezionali e le fasi critiche che inevitabilmente irrompono nel regolare svolgimento di ogni realtà istituzionale lungo il succedersi degli anni. È per questo motivo che la storia di un’istituzione è soprattutto la storia della sua vita. E lo è in modo del tutto speciale, quando, muovendo dalle origini e da quei principî – vere e proprie tavole di valori – scolpiti direttamente per mano dei Fondatori, la ricostruzione storica cerca e osserva nella vita dell’istituzione le ragioni decisive della sua vitalità.
Ormai non lontana dal 90° anniversario della nascita, l’Università Cattolica del Sacro Cuore ancora non dispone di una serie unitaria di indagini che, appunto componendo e coerentemente ordinando elementi e fattori storici essenziali nella vita della nostra istituzione, definisca e illustri la storia davvero straordinaria – certamente desiderata, ma altrettanto sicuramente inimmaginabile quasi novant’anni fa – dell’Ateneo dei cattolici italiani. A tale carenza storiografica si incomincia ora a sopperire con questo primo volume, nel quale vengono raccolte, per la cura del prof. Alberto Cova, le Relazioni pronunciate dai Rettori in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico, nell’arco di tempo che dalla fondazione dell’Università giunge quasi allo schiudersi dell’attuale secolo”.
dalla Presentazione dell’opera di Lorenzo Ornaghi
Rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore
II Giappone, lontano per tradizioni ma vicino per linguaggio tecnologico, una delle nazioni più industrializzate e avanzate del mondo e una delle più ricche nonostante la crisi degli anni novanta, dalla quale sta finalmente uscendo, gode di un sistema politico democratico (anche se qualcuno ha parlato di pseudo-democrazia), di un accesso generalizzato al reddito e al mercato, ma nello stesso tempo permangono al suo interno limitazioni e sperequazioni sociali, aspetti di controllo sulla società che sembrano affondare le loro radici in un'organizzazione pilotata dall'alto risalente al periodo feudale e a quello della modernizzazione Meiji. Una breve esposizione delle caratteristiche politiche e sociali del Giappone deve necessariamente mettere in evidenza i caratteri specifici dell'evoluzione storica nipponica, chiarendone le differenze rispetto allo sviluppo avvenuto in Europa.
Perché, nonostante gli orrori del Novecento, molta gente sembra essere ancora attratta dall'ideologia fascista? Perché in Italia, in Francia, in Austria, in Russia e in altre nazioni del mondo continuano a sorgere partiti di estrema destra? Potranno mai diventare una forza maggioritaria in quei paesi? E quali sono le regioni a maggior rischio di una deriva politica fascista? La paura irrazionale degli immigrati, l'antisemitismo, la folle negazione dell'Olocausto, la nascita di un "fascismo clericale", l'intrecciarsi di un fondamentalismo islamico militante a governi dittatoriali: da Mussolini a Zhirinovski, la lucida analisi dello storico americano Walter Laqueur illustra le tappe di un fenomeno che non smette di riproporre le sue antiche ruggini, alimentando nuovi, inquietanti scenari.
Un viaggio nei due piú gloriosi e cruciali momenti della nostra storia: dalla Roma dei re, dei senatori e degli imperatori che ha conquistato l'intero mondo conosciuto con il ferro della spada, alle Repubbliche italiane, Pisa, Amalfi, Genova, Venezia, Firenze, Milano, che con l'oro dei commerci risollevarono le sorti dell'Italia. Attraverso il racconto degli eventi storici e dei protagonisti, le strutture economiche e le grandi correnti sociali, ma anche gli aneddoti e le leggende, Ruffolo mette a confronto due epoche di indiscussa superiorità mondiale da cui emergono i tratti caratteristici dell'identità italiana, le sue continuità e le sue discontinuità.
Leonardo da Vinci è senza dubbio l'artista più poliedrico e affascinante che sia mai apparso. La sua inesauribile curiosità, il suo spirito sempre vigile, la sua insaziabile sete di conoscenza lo indussero a cimentarsi nei più svariati campi: allestì giostre e macchine da guerra, studiò anatomia, fisica e astronomia, compose poemi e trattati scientifici. Ma, come qui dimostra Andre Chastel, nulla potè mai distoglierlo da ciò che per lui era essenziale: la pittura, unica arte "dotata di una presenza immediata, totale, definitiva".
Il Novecento cinese è stato molte cose: guerra e pace, lotta contro la miseria e l'arretratezza e per lo sviluppo e la modernizzazione, sforzo per recuperare l'identità perduta e per forgiarne una nuova, impegno per la rinascita della nazione e per un suo ruolo centrale in ambito regionale e internazionale. Tuttavia, il Novecento è stato innanzitutto il "secolo delle repubbliche": la Repubblica di Cina nata nel 1912, quella dei "signori della guerra", quella nazionalista, la repubblica dei soviet, la Repubblica nazionalista di Chongqing e quella comunista delle "basi" anti-giapponesi, e infine la Repubblica Popolare Cinese del 1949 e la Repubblica di Cina a Taiwan, la quale ultima è stata riconosciuta come tale da larga parte del mondo ma che nell'ultimo trentennio ha visto ridurre fortemente il proprio ruolo politico e diplomatico internazionale, pur conservando una consistente e dinamica presenza economica, commerciale e culturale negli affari internazionali.
Nel corso della sua lunga carriera di giornalista, a partire dagli anni Sessanta, Corrado Stajano ha incontrato alcuni degli italiani che hanno sempre fatto il loro dovere. Italiani che non si sono corrotti con il denaro o con il potere, che non si sono immischiati agli intellettuali da boutique o da trattoria. Italiani che hanno resistito alla tentazione del successo e ai compromessi. Italiani che hanno fatto grande il nostro paese: scrittori come Gadda, Bassani, Sciascia, Levi, Zanzotto, Ortese, Soldati, Volponi; registi come Bellocchio, Rosi, Olmi e Pontecorvo; uomini politici come Parri, La Pira, La Malfa, Pertini, Foa; studiosi come Dionisotti, Segre, Garboli; religiosi come padre Turoldo; musicisti come Gavazzeni e outsider di genio come Munari, Carpi, Fo, Altan, Dossena...