
Il volume contiene 47 contributi di vari e qualificati studiosi, italiani e stranieri, offerti ad Antonio Rigon, docente di Storia medievale all'Università di Padova, alla soglia del suo 70° compleanno. Molti e nuovi sono gli studi proposti da allievi, amici e colleghi del docente padovano noto per le sue ricerche nell'ambito della storia civile e religiosa del medioevo e divenuto, grazie alla innovativa reinterpretazione della vicenda biografica e agiografica di Fernando da Lisbona/Antonio di Padova, un punto di riferimento per comprendere il percorso di questo frate e santo francescano della prima generazione minoritica.
Questo saggio analizza il rapporto di autonomia o di dipendenza assunto storicamente da alcune categorie di cattolici nei confronti del potere politico. Nelle prime due parti del libro si esamina il ruolo avuto dai cattolici nella presa del potere dei liberal-massoni nel Risorgimento e dei comunisti e dei post-comunisti nell'Italia contemporanea. Mentre nell'ultima parte del testo si evidenzia come oggi sia attiva una categoria di cattolici, rappresentata soprattutto dai "nuovi movimenti", che agisce nella vita pubblica senza essere subalterna al potere politico e in sintonia con il magistero della Chiesa.
Il crinale dell’anno 2000, il veloce passaggio attraverso le illusioni di pacificazione planetaria nate dal crollo della superpotenza sovietica e dal solitario dominio del modello capitalista a partire dagli anni ‘90 del secolo scorso, l’evento reso rapidamente simbolico dell’11 settembre 2001, hanno segnato simultaneamente la fine delle ultime utopie ideologiche neoliberiste, il collasso degli imperialismi dell’ultima superpotenza e l’inizio della crisi terminale di quella stagione sociale, culturale e spirituale che dalla fine del XVIII secolo ha egemonizzato dapprima l’Europa e poi - per gradi - il mondo, che si definisce “modernità”.
Questo libro affronta le modalità di questa crisi, le prospettive e i rischi che da essa si aprono ai popoli europei, il ruolo che si apre in un nuovo scenario ancora ambiguo per le identità spirituali e culturali, per le Istituzioni europee e per i piccoli popoli.
Nel dicembre del 1943 Sofia Schafranov, medico di origine russa, in servizio presso un sanatorio in provincia di Sondrio, viene arrestata. Dopo alcuni giorni di prigionia nel carcere di San Vittore – insieme alla madre e ad altri 1200 ebrei, stipati in carri-bagaglio ermeticamente chiusi – dalla stazione centrale di Milano iniziano il triste viaggio di «deportati» verso i campi di Auschwitz.
Sofia riuscirà a sopravvivere ai due anni di prigionia nei lager e in queste pagine l’autore (suo cognato) le cede la parola perché sia lei a narrare, quasi con rassegnata indifferenza, l’orrore vissuto: i viaggi massacranti, il freddo, la fame, le selezioni, i maltrattamenti, le percosse, le umiliazioni, il tifo, gli aguzzini, le stragi, il servizio medico presso il Revier o lazzaretto di Birkenau, dove cinquecento «cadaveri viventi» combattevano tra la vita e la morte, senza una reale possibilità di fare qualcosa per loro.
Un orribile calvario durato fino al 15 maggio 1945, quando grazie all’arrivo degli americani, si può riassaporare la libertà.
Forte testimonianza in difesa della memoria contro i crimini nazisti, nei campi di concentramento. La prima pubblicazione (Sorzogno 1945), molto vicina come data ai tragici fatti raccontati, rende il volume un prezioso «documento»-testimonianza.
il volume esce in occasione della Giornata della memoria (27 gennaio).
Destinatari
Largo pubblico
Autore Alberto Cavaliere, giornalista, poeta e scrittore, nato a Cittanova Calabra il 19 ottobre 1897, morto a Milano, il 7 novembre 1967, ha pubblicato tra gli altri La chimica in versi, riedita recentemente da Mursia. Ha collaborato alla radio come sceneggiatore e conduttore, in particolare per il Gazzettino Padano. È stato deputato della Repubblica tra il 1953 e il 1958.All’epoca di questa pubblicazione (1943) era redattore del Marc’Aurelio, il bisettimanale umoristico romano.
L’impero hitleriano ha rappresentato il più brutale e ambizioso tentativo di riorganizzazione del continente europeo mai compiuto nella storia. Mark Mazower propone un’interpretazione del dominio tedesco in Europa nei termini di una nuova forma di colonialismo e traccia una mappa dell’immaginario imperiale nazista: dagli economisti che sognavano di trasformare l’Europa in un enorme mercato per gli affari tedeschi, ai piani di Hitler di nuove autostrade transcontinentali che avrebbero attraversato la steppa russa, alle interminabili discussioni interne alle SS su teoria politica e supremazia della legge. Ma dopo i primi, travolgenti successi militari, i progetti vagheggiati dal Führer naufragarono a causa del collasso delle forze armate, lasciandosi alle spalle un continente corrotto dal collaborazionismo, depauperato da saccheggi e sconvolto dalla violenza della guerra e dalle atrocità commesse in nome di una fantasia di purezza razziale. Una tragedia che ha segnato per decenni il destino dell’Europa e ha cambiato per sempre la sua posizione sulla scena mondiale.
L'ascesa al potere in Europa dopo la Grande Guerra dei regimi totalitari, portatori di concezioni dell'uomo e della vita contrarie alla dottrina e all'etica cristiane, obbligò le Chiese e i credenti ad affrontare il problema della compatibilità tra totalitarismo e cristianesimo. Se il bolscevismo, per l'esplicita professione di ateismo e la persecuzione religiosa attuata dal comunismo sovietico, suscitò la quasi unanime condanna da parte cristiana, più complesso e ambivalente fu il confronto con fascismo e nazionalsocialismo. Ci furono credenti che seppero comprendere subito la gravità della minaccia dei totalitarismi per il cristianesimo e la civiltà umana, e li combatterono con decisione e convinzione. Figure di antifascisti come don Luigi Sturzo, Francesco Luigi Ferrari o don Primo Mazzolari. Tuttavia la Chiesa cattolica in Italia e le Chiese protestanti in Germania cercarono di stabilire un dialogo e un rapporto con gli Stati totalitari. Lo stesso atteggiamento ambiguo di questi ultimi, oscillante tra omaggio e disprezzo, sostegno e antagonismo nei confronti della religione, ingannò e illuse molti credenti. In particolare ricco di problemi, di tensioni sotterranee e scontri aperti si mostrò il ventennale confronto tra fascismo e cattolicesimo. In Italia, il primo paese occidentale con un regime a partito unico che sacralizzava la politica e celebrava il culto del capo, Mussolini si era presentato con il Concordato come difensore della Chiesa, la quale considerava il fascismo, come poi il nazionalsocialismo, un "baluardo" contro il bolscevismo, la modernità liberale e la democrazia laica, ma trovava insieme nella religione politica fascista un potenziale concorrente. In Germania, invece, le componenti neopagane che proponevano il nazionalsocialismo come nuova religione anticristiana con un culto teutonico, ariano e antisemita, indussero vescovi cattolici ed esponenti delle confessioni religiose protestanti alla presa di distanza dal regime di Hitler. Per le coscienze cristiane, il conflitto tra primato di Cristo e primato di Cesare fu un'esperienza drammatica, e per alcuni si rivelò anche un'occasione di riflessione sul significato del totalitarismo e sul pericolo degli integralismi di Stato e di Chiesa.
Il volume ricostruisce il percorso accademico e politico di Tassinari, lo sviluppo del suo pensiero scientifico e il ruolo nell'"assalto al latifondo", il complesso rapporto con Mussolini ed alti esponenti del nazionalsocialismo, fino ad esaminarne l'influsso sulle leggi di riforma agraria degli anni Cinquanta, plasmate secondo l'impostazione sostenuta dal suo più importante allievo: Giuseppe Medici.