
Dieci mesi di lucida follia assassina nel più assurdo massacro della prima guerra mondiale: quasi un milione di morti, il campo di battaglia con la maggiore densità di caduti per metro quadrato. Tramontata definitivamente la strategia del movimento e dell'aggiramento, la Germania aveva individuato in quella del logoramento l'arma vincente per eliminare la Francia. Ma dopo il primo attacco a Verdun lo Stato Maggiore francese ragionò alla stessa maniera di quello tedesco: attirare nello stesso carnaio nuove truppe tedesche per metterle fuori combattimento. Il massacro ebbe cosi inizio: una leggendaria battaglia che chiuse un'epoca, decisiva per le sorti della guerra e il futuro politico e militare della Francia.
Chi erano e cosa pensavano realmente i 'signori della guerra' del Terzo Reich, gli uomini che il Fuhrer pose alla guida di una delle più potenti macchine da guerra della storia? Mai, forse, un esercito poté contare su generali così abili, preparati, capaci di inventare nuove strategie nel corso della stessa battaglia, protrarre fino all'estremo, grazie alle loro sole capacità, la guerra anche quando questa era irrimediabilmente perduta. Ma come poterono cedere alla follia di Hitler, come poterono accettare direttive che portavano le loro truppe alla distruzione?
John Reed era un giornalista americano non particolarmente noto. Tuttavia la sorte gli concesse di trovarsi a Pietroburgo, di assistere in prima persona ai momenti decisivi della Rivoluzione d'Ottobre e di conoscerne i protagonisti. Un libro che racconta l'entusiasmo per quella che doveva essere l'inizio della palingenesi del genere umano. Introduzione di Rossana Rossanda.
Tra le glorie dell'antichità e i fasti del Rinascimento si stende la lunga sequenza, quasi mille anni, del Medioevo. Considerato ancora in tempi recenti un'epoca di ignoranza, di abbruttimento, di sottosviluppo generalizzato, un periodo oscuro, fitto di atrocità e di angherie, il Medioevo è ormai da alcuni decenni oggetto di accurate e appassionate rivalutazioni. Alle origini di questa linea si pone il lavoro di Régine Pernoud che con i suoi testi fu tra i primi ad attaccare direttamente gli stereotipi più diffusi sui cosiddetti 'secoli bui'. In questo saggio la storica francese, ben nota per le sue vivaci e coraggiose indagini sugli aspetti più diversi del Medioevo, non propone una rivalutazione cieca, ma una ricerca obiettiva di dati da opporre a tutti quei luoghi comuni che la tradizione ci ha consegnato e che dimostra come proprio in quei secoli si siano gettate le basi per la maggior parte delle conquiste successive. Tramite un affascinante excursus storico si rivelano particolari vivaci, curiosi e poco noti.
Che cosa è stato il Maggio 68? Lo sguardo straordinariamente acuto di Edgar Morin sugli eventi di quel mese cruciale (università occupate, agitazioni, barricate, scontri) restituisce un'immagine vivida dell'amalgama che dà origine alla protesta. Sempre intrecciando istanze libertarie e velleità rivoluzionarie, conflitto generazionale e lotta di classe, il movimento studentesco e giovanile di quell'anno apre una faglia, una breccia, dentro la quale si riversano processi innovativi: la parità uomo-donna, la difesa delle minoranze, la coscienza ecologica, l'esigenza di riappropriarsi delle scelte di vita. La rivolta studentesca e giovanile del maggio non sfocia, secondo Morin, in una rivoluzione politica o sociale, ma annuncia un rinnovamento culturale e antropologico. La crisi che provoca non è una crisi politica ma una strisciante crisi di civiltà, di quella "civiltà del benessere" ancora trionfante negli anni immediatamente precedenti il 1968.
Un volume a molte voci, come piccolo strumento pedagogico per aiutare docenti, studenti, ma anche il più vasto pubblico di non specialisti, a comprendere la complessa costellazione di eventi storici che va sotto il nome di Shoah. L'intenzione è quella di informare, mostrando una polifonia di approcci - dalla storiografia alla documentaristica, alla filosofia, al cinema, passando anche per le graphic novels - e suggerendo percorsi culturali diversi che contribuiscano a far crescere nelle giovani generazioni la coscienza di ciò che è stato. Affinché lo studio delle barbarie sia l'antidoto al loro ripetersi, nelle menti e nelle azioni.
In questa "Introduzione alla Storia del Cristianesimo ed alla Storia della Chiesa" Bolgiani chiarisce che cosa si debba intendere cori "Storia del Cristianesimo" e "Storia della Chiesa": essenzialmente due oggetti di studio storico - la storia degli uomini e delle istituzioni - del tutto distinti dall'insegnamento teologico. Di qui una serie di domande, cui si cerca di rispondere nei cinque capitoli: quali sono i contenuti di una "Storia del Cristianesimo"? Che cosa si intende storicamente per "religione cristiana"? Perché la Storia del Cristianesimo e della Chiesa non sono storie "filosofiche" né "ideologiche"? Qual è la differenza tra "Storia del Cristianesimo" e "Storia delle Religioni"? Interrogativi che ripercorrono plurisecolari tradizioni di studi mostrando l'attualità della lezione di metodo di Bolgiani: egli si è posto la necessità di assumere il metodo storico-critico nello studio del "fatto" della religione cristiana e delle religioni, attraverso lo scavo dei documenti e la continua attenzione alla complessità della storia.
Un grande classico della storia del pensiero, che ha colto e indicato alla cultura dei nostri anni il volto più profondo e moderno dell'umanesimo italiano.

