
Stupefacente, moderna, Ildegarda di Bingen non è solo tra i più grandi mistici del Medioevo, è anche musicista, autrice di settanta sinfonie e acuta studiosa. La sua opera ci parla del posto dell’essere umano nel cosmo, di rispetto per l’ambiente, di dietetica, di guarigione, del ruolo della donna: tutta una sapienza medievale da riscoprire. Nata nel 1098 in Germania, rimane sconosciuta fino all’età di quarant’anni nel suo convento sulle rive del Reno. Poi trascrive le mirabili visioni che ha fin dall’infanzia. Subito il libro suscita passioni e controversie in tutta Europa, prima di ottenere l’approvazione del papa, dei vescovi e di Bernardo di Chiaravalle. Da allora per Ildegarda si profila un destino straordinario. Continua a scrivere e i suoi tre libri di visioni, fra cui il celebre Scivias, descrivono un universo infinito, in perpetua espansione, in linea con quello degli attuali astrofisici e i suoi due trattati di medicina dolce sono ancora oggi fonte autorevole. Così, senza il paraocchi della logica e del razionalismo, lontana da qualunque concezione meccanica, Ildegarda di Bingen incarna meravigliosamente un altro sapere, intuitivo e visionario.
Tra le glorie dell'antichità e i fasti del Rinascimento si stende la lunga sequenza, quasi mille anni, del Medioevo. Considerato ancora in tempi recenti un'epoca di ignoranza, di abbruttimento, di sottosviluppo generalizzato, un periodo oscuro, fitto di atrocità e di angherie, il Medioevo è ormai da alcuni decenni oggetto di accurate e appassionate rivalutazioni. Alle origini di questa linea si pone il lavoro di Régine Pernoud che con i suoi testi fu tra i primi ad attaccare direttamente gli stereotipi più diffusi sui cosiddetti 'secoli bui'. In questo saggio la storica francese, ben nota per le sue vivaci e coraggiose indagini sugli aspetti più diversi del Medioevo, non propone una rivalutazione cieca, ma una ricerca obiettiva di dati da opporre a tutti quei luoghi comuni che la tradizione ci ha consegnato e che dimostra come proprio in quei secoli si siano gettate le basi per la maggior parte delle conquiste successive. Tramite un affascinante excursus storico si rivelano particolari vivaci, curiosi e poco noti.
Eloisa e Abelardo: una coppia indimenticabile vissuta nel secolo di Tristano e Isotta. La loro storia, che ha conosciuto travisamenti e misconoscimenti, è qui ricostruita con rigore attraverso la suggestiva lettura del loro epistolario, in grado di mostrare i due volti dell'umanità medievale: un confronto tra passione e filosofia, fede e ragione, vissuto in una «dialettica di coppia» la cui tensione e densità restano fuori del comune e perciò altamente emblematiche. Lo stile vivace di Régine Pernoud assume come sfondo il secolo XII, caratterizzato da un clima di febbrile ripresa degli studi e da ideali di riforma monastico-religiosa. E inoltre la stagione dell'amor cortese, degli scontri fra eresia e ortodossia, quando l'arte romanica ormai pienamente sviluppata cede il passo ai primi tentativi di «architettura ragionata». Il desiderio di assoluto si snebbia e si umanizza, fornendo le strutture per le grandi somme teologiche della Scolastica. L'amore fra Eloisa e Abelardo è dunque la storia di due amanti che la vita separa e spinge verso una prospettiva di rinuncia. Ma anche dalla privazione l'amore, in un alternarsi di luci e ombre, finisce per trionfare conducendo alla santità.
Nell'affascinante excursus della Pernoud, all'interno di un taglio storico molto accattivante, si rivelano particolari vivaci, curiosi, poco noti, che contribuiranno a mutare radicalmente il nostro concetto di Medioevo.
Régine Pernoud, la grande storica che ha fatto uscire il Medioevo dall'ombra, parla in questo libro, che esce ad un anno dalla sua morte, degli incontri illuminanti che l'hanno influenzata: Giovanna d'Arco, Matisse, padre Perrin... Per dire ai più giovani che i secoli passano ma si assomigliano tra di essi. Per dire soprattutto, che avere degli esempi da seguire, dei testimoni della luce, migliora la propria esistenza.