
"Oggi è un grande dono." Sono le parole che Giusy si ripete ogni giorno dal 2005 quando, a causa di un banale incidente in automobile, un guardrail le ha tagliato entrambe le gambe all'altezza del ginocchio, strappandola a una vita invidiabile, piena di affetti, impegni di lavoro, sogni e amore. Di quel momento Giusy ricorda tutto: il dolore straziante, il terrore di morire e le preghiere rivolte alla Madonna, perché le dia forza. Forza che diventa la sua arma. Insieme alla famiglia e agli amici che le si stringono attorno, Giusy muove i primi passi nella sua nuova vita. Fra pianti, speranze, paure e momenti di gioia arrivano le protesi, "le mie nuove gambe". Prima quelle da passeggio, poi da mare, poi addirittura da corsa, nonostante qualche dottore le suggerisca di lasciar perdere. A un anno dall'incidente Giusy ha lasciato un fidanzato poco presente e si è buttata a capofitto in un futuro che le ha riservato sorprese e soddisfazioni: un nuovo lavoro, un nuovo amore, la creazione della onlus Disabili No Limits, che raccoglie fondi per donare ausili a chi non può permetterseli, l'oro e il record italiano sui 200 e 100 metri e il record europeo sui 100 metri. "Con la testa e con il cuore si va ovunque" è il racconto di una vicenda personale, ma anche di una scelta che riguarda tutti coloro che si trovano ad affrontare un grande cambiamento: guardare oltre e costruirsi un domani o continuare a rimpiangere un bel passato che non c'è più? Giusy non ha avuto dubbi.
Conosciuto sulla stampa internazionale come "il Re della Cocaina", Roberto Suárez Gómez a metà degli anni Settanta inviava quasi due tonnellate di pasta di coca al giorno dai suoi laboratori nella giungla boliviana ai soci del cartello di Medellín, detentori del know how della raffinazione della droga. La sua compagnia, La Corporación, definita "la General Motors della cocaina", nel giro di pochi anni raggiunse il monopolio assoluto della produzione e del traffico di questa sostanza verso Stati Uniti ed Europa. Erede di una ricca famiglia di imprenditori che fondarono all'inizio del secolo scorso l'impero del caucciù, Suárez entrò nella politica boliviana grazie all'appoggio di Klaus Barbie, il "Boia di Lione", criminale nazista e "consulente" di diverse dittature in America Latina, e fu tra i finanziatori del golpe che in Bolivia portò al potere García Meza, noto come "il narco-dittatore". Stipulò accordi milionari con i governi di Cuba e delle Bahamas per garantirsi i corridoi di entrata della cocaina negli USA, ebbe legami con i mafiosi italiani e con Roberto Calvi, stabilì contatti sotterranei con la CIA attraverso la mediazione di Manuel Noriega... Ayda Levy, vedova di Roberto, dal quale si separò negli anni Ottanta, quando si rese conto del suo coinvolgimento nel narcotraffico, racconta gli anni trascorsi accanto al più importante produttore di droga del mondo, svelando i dettagli della sua vita sontuosa, ma anche gli incredibili retroscena...
Primo maggio 2011: il Re del Terrore è morto. Osama bin Laden, l'uomo che per un decennio ha tenuto l'Occidente nella morsa della paura, è stato ucciso. Per la prima volta la più importante ed eclatante operazione di intelligence degli ultimi anni viene raccontata attraverso le clamorose rivelazioni di uno dei diretti protagonisti, un ex appartenente al Team Six dei SEAL (le forze speciali della Marina statunitense) che per primo ha fatto irruzione nell'ultimo rifugio di Bin Laden. Sotto lo pseudonimo di Mark Owen, l'autore ripercorre la sua esperienza nei corpi speciali, a cominciare dall'agognato ingresso nei SEAL, passando per il salvataggio del capitano Richard Phillips, rapito dai pirati somali nell'Oceano Indiano, fino alla guerra ai talebani sulle montagne afghane e all'assalto del compound di Abbottabad, in Pakistan, dove si nascondeva il leader di al Qaeda. Per due settimane gli uomini della squadra vengono addestrati ad affrontare il compito più importante della loro vita: la caccia a Bin Laden, nell'operazione denominata Lancia di Nettuno. Per Owen e i suoi compagni il successo della missione, oltre che dovuto alla partecipazione a centinaia di operazioni in tutto il globo, è frutto di anni di addestramento durissimo, teso a portare ai limiti massimi la resistenza psicofisica, una preparazione che consente loro di affrontare qualsiasi genere di evento e di imprevisto, qualsiasi tipologia di nemico. Il raid nel quartier generale segreto di Bin Laden è raccontato nei minimi dettagli...
Sappiamo che il potere si sta spostando: da Ovest a Est e da Nord a Sud, dai palazzi presidenziali alle piazze e al cyberspazio, dai formidabili colossi industriali alle agili start-up e, in modo lento ma inesorabile, dagli uomini alle donne. Chi oggi si trova in posizioni di potere è più vincolato, ha meno margini operativi e rischia di perdere il posto come mai prima d'ora. Il potere sta diventando più debole ed effimero: è divenuto più facile da conquistare, ma più difficile da esercitare e più semplice da perdere. Ne "La fine del potere", Moisés Naím, giornalista ed ex direttore di "Foreign Policy" illustra la lotta tra i grandi protagonisti un tempo dominanti e i nuovi micropoteri che li sfidano in ogni ambito dell'azione umana. Una contrapposizione, quella tra micropoteri ed establishment, che può sfociare nel rovesciamento dei tiranni o nell'eliminazione dei monopoli, ma anche condurre al caos e alla paralisi. Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti, nell'ambito degli affari come in quello della religione, dell'istruzione o della famiglia, in pace come in guerra: nel 1977, ottantanove paesi erano governati da autocrati, mentre oggi oltre la metà della popolazione mondiale vive in regimi democratici; nella seconda metà del 2010, i primi dieci fondi speculativi del mondo hanno registrato profitti superiori a quelli complessivi delle sei banche più importanti; gli amministratori delegati sono sottoposti a maggiori vincoli...
Nella primavera del 2010 Clayton Christensen, professore di economia alla Harvard Business School, tiene un memorabile discorso di fine anno ai laureandi. Il discorso è particolarmente coinvolgente perché è al tempo stesso una profonda riflessione personale: Christensen sta infatti lottando contro una grave malattia e si è trovato a dover fare un bilancio della propria esistenza. È questo l'argomento dal quale nasce l'idea di scrivere "Fare i conti con la vita", una testimonianza intensa e appassionata sul senso delle scelte che compiamo ogni giorno e sul valore che, magari anche inconsapevolmente, diamo a ciò che facciamo. Partendo dalla constatazione che tutti noi abbiamo l'obiettivo di avere un'esistenza serena, ricca di soddisfazioni nel lavoro e nella sfera privata, ma solo pochi riescono a raggiungerlo, Christensen ipotizza che i tanti insuccessi dipendano dalla mancanza di una buona strategia nel far fronte ai problemi che di volta in volta ci si presentano e che spesso, purtroppo, ci paiono insormontabili. E se provassimo, invece, a concepire la nostra vita come quella di una grande azienda, nel cui bilancio i guadagni devono sempre e comunque superare le perdite, pena il fallimento? Forse allora ci accorgeremmo che le teorie economiche più moderne ed efficaci, che hanno consentito ad alcune società di affermarsi nel mercato globale, si possono applicare con indiscutibili vantaggi anche alle nostre piccole scelte quotidiane.
Negli Stati Uniti l'economia postindustriale, basata sul sapere e sull'innovazione, sta cambiando profondamente il mercato del lavoro, sia per la tipologia dei beni prodotti sia per le modalità e, soprattutto, le località in cui vengono realizzati, creando enormi disparità geografiche in termini di istruzione scolastica, aspettativa di vita e stabilità famigliare. Per alcune regioni e città, infatti, la globalizzazione e la diffusione di nuove tecnologie vogliono dire aumenti nella domanda di lavoro, più produttività, più occupazione e redditi più alti. Per altre, chiusura di fabbriche, disoccupazione e salari sempre più bassi. E poiché questa radicale ridistribuzione di impieghi, popolazione e ricchezza è un processo destinato a diffondersi nei prossimi decenni in ogni angolo del Vecchio continente, Italia compresa, le dinamiche in atto oltreoceano offrono importanti lezioni anche per i paesi europei. Di questa "nuova geografia del lavoro" Enrico Moretti traccia una mappa dettagliata: visita città in ascesa, che vedono fiorire un virtuoso intreccio di buoni impieghi, talento e investimenti, e città in declino; passeggia per le vie di Pioneer Square, quartiere trendy di Seattle, e per quelle di Berlino, la capitale più attraente d'Europa, ma anche una metropoli sorprendentemente povera; e scopre che ogni posto di lavoro creato in centri di eccellenza dell'innovazione ne genera almeno cinque in altri settori produttivi, e tutti retribuiti meglio che altrove.
Siamo stati abituati a ritenere che all'uomo, in quanto essere dotato di razionalità, sia sufficiente tenere a freno l'istinto e l'emotività per essere in grado di valutare in modo obiettivo le situazioni che deve affrontare e di scegliere, tra varie alternative, quella per sé più vantaggiosa. Gli studi sul processo decisionale condotti ormai da molti anni dal premio Nobel Daniel Kahneman hanno mostrato quanto illusoria sia questa convinzione e come, in realtà, siamo sempre esposti a condizionamenti - magari da parte del nostro stesso modo di pensare - che possono insidiare la capacità di giudicare e di agire lucidamente. Illustrando gli ultimi risultati della sua ricerca, Kahneman ci guida in un'esplorazione della mente umana e ci spiega come essa sia caratterizzata da due processi di pensiero ben distinti: uno veloce e intuitivo (sistema 1), e uno più lento ma anche più logico e riflessivo (sistema 2). Se il primo presiede all'attività cognitiva automatica e involontaria, il secondo entra in azione quando dobbiamo svolgere compiti che richiedono concentrazione e autocontrollo. Efficiente e produttiva, questa organizzazione del pensiero ci consente di sviluppare raffinate competenze e abilità e di eseguire con relativa facilità operazioni complesse. Ma può anche essere fonte di errori sistematici (bias), quando l'intuizione si lascia suggestionare dagli stereotipi e la riflessione è troppo pigra per correggerla.
"Chi sei, papà?" Un bel giorno capita che un figlio di sei anni faccia questa domanda disarmante, a suo modo imbarazzante. Una domanda che, oggi soprattutto, coglie nel segno, mettendo a nudo una condizione: verrebbe la tentazione di liquidarla con quelle risposte evasive o distratte con cui spesso i grandi mascherano la loro inadeguatezza. Ma un papà come Stefano Zecchi non si sottrae così facilmente alla sfida. Ne fa invece il punto di partenza di una riflessione sincera sul suo ruolo di "giovane padre che ha un po' di anni in più della media dei padri giovani" e, in generale, sulla crisi della figura paterna nella nostra società. Senza scrivere un saggio di sociologia o psicopedagogia, ma semplicemente raccontando la sua esperienza personale, il rapporto quotidiano con il figlio. L'inserimento all'asilo e a scuola, i giochi, le passeggiate alla scoperta della natura e della città, le curiosità infantili riguardo al mondo circostante, i primi confronti con la vita scandiscono così le tappe di un percorso che, dalla constatazione di una decadenza dell'immagine paterna, sempre più debole ed evanescente, conduce alla possibilità di un suo riscatto.
"L'espressione 'cuori infranti' non è solo un modo di dire, ma un'immagine che rende perfettamente la sensazione anche fisica che vivono gli innamorati delusi. Certo, il cuore non si rompe, ma sembra stretto in una morsa, oppresso da un peso troppo grande per non temere che possa spezzarsi da un momento all'altro. In questo libro troverete gli stati d'animo più ricorrenti tra coloro che soffrono per amore: i sospetti, la gelosia, le domande assillanti ('Che cos'ha più di me?', 'Dove ho sbagliato?', 'È giusto restare amici?') le speranze rinate, le sospirate rappacificazioni... Troverete una mappa che vi indicherà il punto in cui siete nel vostro percorso di guarigione, suggerendovi, a ogni spostamento, la via d'uscita. Fino a quando un giorno, a sorpresa, vi sveglierete e scoprirete che ogni dolore è svanito." (Gianna Schelotto)
"Nella mia professione mi capita spesso di incontrare persone che hanno dei problemi di autostima, che soffrono perché non riescono ad amarsi abbastanza, e di conseguenza a farsi amare. Sono miei pazienti, persone che mi scrivono o che frequentano i miei gruppi. Per tutti loro, e per tutti quelli che patiscono questo disagio, ho deciso di riassumere in questo libro il mio pensiero sull'autostima, e la via per conquistarla. Ho diviso le mie idee in sette lezioni, sette messaggi chiave su cui riflettere. Ho scelto di riportare anche dei brani di conversazione con miei pazienti e dei miei incontri di gruppo, perché le domande, le obiezioni e i problemi esposti sono spesso comuni a molti e, immagino, anche al lettore. Per aiutare il nostro percorso verso l'autostima ho pensato fosse utile anche proporre dieci consigli di saggezza tratti dalle parole di maestri antichi o contemporanei, da visualizzare e ripetere come mantra. E infine, per concludere, una serie di piccoli esercizi. Per riconquistare, giorno dopo giorno, il piacere di stare bene con se stessi." (Raffaele Morelli)
Dei tanti modi in cui un essere umano può decidere di passare il suo tempo libero, leggere è uno dei più strani. A prima vista rifugiarsi tra le pagine di un libro è un tentativo di eludere la realtà. In verità, suggerisce Piperno, è esattamente il contrario: letteratura e vita si nutrono l'una dell'altra, e vicendevolmente si amplificano. I personaggi dei libri che amiamo vengono a farci visita nei momenti più delicati e inattesi, proprio come Humphrey Bogart sta affettuosamente al fianco del Woody Allen di "Provaci ancora, Sam". Quando ci troviamo di fronte ai loro stessi bivi, agli stessi amori impossibili, amicizie perdute, offese subite, felicità promesse, è facile sentire che i protagonisti dei nostri romanzi del cuore sono gli amici che meglio potrebbero comprenderci. E la magia della lettura, il rapporto esclusivo che si crea con chi quelle pagine le abita ma anche con chi le ha scritte. Con buona pace dei seriosi critici accademici, il modo migliore di leggere un libro è sempre immedesimarsi e lasciarsi rapire, fino al riso, fino alle lacrime. Per non parlare di ciò che accade se il lettore è anche, come in questo caso, uno scrittore... Invidia, gelosia, rancore, snobismo, vergogna, ansia di gloria e bisogno di solitudine, somma fragilità e smisurato orgoglio: nei brevi saggi di questa raccolta Alessandro Piperno racconta e analizza sentimenti, vizi e virtù che accomunano ciascuno di noi ai più celebri personaggi dei romanzi moderni e, spesso, anche ai più famosi scrittori.
Esiste una vita dopo la vita? In quale forma? A queste domande eterne e inevitabili Raymond A. Moody risponde in modo nuovo, basandosi su racconti e testimonianze di persone che dopo aver "vissuto" la morte hanno potuto riferire le loro esperienze: per molti di loro la condizione di pre-morte ha cambiato profondamente il modo di concepire la propria esistenza, ampliando gli orizzonti di conoscenza e stimolando la riflessione sui fini ultimi dell'uomo. La loro esperienza si configura così come una grande avventura intellettuale e spirituale, all'incrocio fra scienza, religione e filosofia.