
Impenitenti, sarcastici, ironici, velenosi, ma anche inaspettatamente poetici: gli scritti satirici di Vauro riverberano il suo sguardo graffiante sull’Italia, la nostra politica, il pantano nostrano e internazionale. Sono – ognuna a suo modo – dichiarazioni d’amore: non quello sdolcinato buono al più per incartare cioccolatini, né quello interessato a cui si intitolano partiti. Sono scritti corsari, pirateschi arrembaggi dialettici, dichiarazioni d’amore molesto.
Se avete fatto le ore piccole pur di non rinunciare al piacere liberatorio della satira di Vauro ad Annozero, se avvertite il bisogno di un prontuario di resistenza umana per non affogare nell’onda di melma che minaccia di sommergerci, questo è il libro che aspettavate. Un concentrato di pensieri, parole e disegni, corrosivo antidoto alla catalessi mediatica.
Il telefono squilla nella notte. Papà è un pompiere e a lui non piace proprio tirarsi indietro, anche se l’incendio che l’ha buttato giù dal letto è scoppiato a Chernobyl, alla centrale nucleare. La piccola Marija è nella sua stanza, ma le voci dei genitori che discutono la svegliano. Mamma è arrabbiata: «Non andare, non è il tuo turno. La centrale è pericolosa!». Ma papà la tranquillizza: gli impianti sono sicuri, i sistemi di intervento tra i più avanzati del mondo. Con quelle parole esce di casa, per sempre.
Un’altra voce, anni dopo, rompe il silenzio della notte. Due bambine sono costrette a svegliarsi. «Tu, tu! Prendete le vostre cose! Si parte!». Spaventate, incerte, intontite dal sonno, le piccole raccolgono le loro poche cose. Non sanno dove le porteranno. Non sanno cosa accadrà. Le compagne d’orfanotrofio le salutano attonite. Senza una spiegazione, le bambine vengono inghiottite dal buio della steppa. Un lungo tragitto in autobus, e poi l’aeroporto. Tra chi sale sul volo charter c’è anche Natasha, quasi sei anni, spaurita e già provata dalla vita. Tra poche ore scoprirà che almeno da quel viaggio non ha niente da temere. La pista d’atterraggio è quella di Cagliari, Sardegna, Italia. Là l’attendono il sole, il caldo, la luce. E soprattutto Annalisa, che l’accoglie a braccia aperte e la colma delle carezze e delle attenzioni che Natasha non ha mai avuto.
I destini di Marija e Natasha si svolgono paralleli e contrari. Dalla stessa tragedia, il terribile scoppio del reattore numero 4 di Chernobyl, nascono vita e morte, solitudine e calore umano. E perfino una nuova speranza.
I bambini hanno l'arma segreta! Un'espressione del viso, una frase buttata lì quando meno te lo aspetti e sono capaci di strappare una risata anche nella giornata più buia, il più delle volte senza nemmeno volerlo. Un vero talento innato. Ma sarebbe un peccato se queste chicche rimanessero confinate tra le mura di casa. Ogni comico che si rispetti ha bisogno della sua vetrina e di un pubblico degno di questo nome. Ecco allora una raccolta di frasi divertenti e battute involontarie "sotto il metro di altezza", accompagnate da simpatiche immagini. Per regalarci e regalare un po' di buonumore. In questo, i bambini sono maestri.
C'è un professionista che ha aperto un passaggio abusivo fra la casa e lo studio e non si trova un giudice in grado di impedirglielo; ci sono i genitori separati che, sulla strada della riconciliazione, vorrebbero ricontrattare tempi e modi dell'affido congiunto dei figli, ma un giudice sedicente esperto in materia non vuol cedere sulle restrizioni concordate anni prima, quando tra i coniugi era "guerra aperta"; c'è poi il caso del licenziato dalla discoteca che lo aveva assunto facendogli firmare un contratto per l'intera stagione e che per recuperare il compenso dovuto e non corrisposto attende oltre dodici anni, durante i quali le lire fanno in tempo a diventare euro; e poi ci sono le sentenze mai depositate, i ritardi smisurati e le assenze ingiustificate di giudici e magistrati... c'è perfino una causa da 35,00 euro e un giudice che autorizza un tizio a portare la pistola in aula. Insomma, la giustizia civile in Italia proprio non funziona. Tanto che nel Belpaese i processi civili pendenti, come dicono gli addetti ai lavori, sono più di 5 milioni e mezzo: un numero impressionante di eredità, fallimenti, divorzi, liti di ogni genere congelati per anni e anni dentro il grande freezer della giustizia.
Molte migliaia di anni fa, l'evoluzione della civiltà umana fu guidata, fin dai suoi primi passi, da una razza di esseri straordinari, venuti da un altro mondo e depositari di conoscenze che noi umani cominciamo solo oggi a comprendere. Testi antichi e resti archeologici avvalorano questa ipotesi. E se lette con occhi diversi, queste fonti aprono una porta verso una nuova interpretazione del sapere e ci rivelano la natura del "codice" grazie al quale la vita intelligente si diffonde nell'universo. Partendo dalla sapienza astronomica dei templi megalitici e dalla distinzione che esisteva nell'antichità tra "fato" e "destino", Sitchin ci svela il meccanismo che è alla base di tutte le profezie, anch'esso legato a quel misterioso codice. E quel codice il segreto che le tradizioni esoteriche di tutte le culture hanno tramandato attraverso i secoli, spesso senza comprenderne il vero significato. È quel codice - che gli antichi rappresentavano con l'immagine di due serpenti intrecciati - il segreto che dà la vita e trasmette l'identità. E quel codice è il DNA.
Si chiama Nicola Legrottaglie ed è nato a Gioia del Colle nel 1976. È difensore titolare in una delle squadre più blasonate della serie A, la Juventus, ma a chi oggi gli domanda: «Chi sei?», risponde senza indugio: «Sono fratello Nicola, ho incontrato Gesù, leggo la Bibbia».
Come calciatore, ha raggiunto l’apice della carriera nel 2003, quando è stato acquistato dalla società bianconera. Al trionfo in campo si è subito accompagnato il successo mondano, condito da larga fama, belle donne e tanti soldi. Tanto da diventare presto il “fighettino” con le mèches bionde e la fama di tiratardi. Fino a quando un incontro gli cambia la vita: quello con Gesù, che gli fa riscoprire la gioia di credere, di pregare e di vivere rispettando i comandamenti. La sua conversione diventa materia di gossip su tutti i giornali. Ma Nicola non si cura delle voci e delle maldicenze, poiché deve mantenere una promessa fatta da bambino: aveva detto a Dio che, se lo avesse fatto arrivare in serie A, gli avrebbe reso testimonianza. È quello che ha deciso di fare raccontando in questo libro tutta la sua storia.
Immaginate che un guru del marketing sia convocato presso la Santa Sede da un alto prelato vaticano. Immaginate gli sia sottoposto il problema della perdita di credibilità della Chiesa e della inarrestabile emorragia di fedeli: fuga verso altri culti, seminari vuoti, messaggi accusati di anacronismo, preti che non ispirano fiducia, liturgie con pochi praticanti, rifiuto dell’etica evangelica. Immaginate che il consulente riceva l’incarico di studiare un “rilancio” e accetti la sfida, persuaso che la curva in discesa della sua committente non sia da attribuirsi solo a una crisi di contenuti, che sembrano essere lontani dalla modernità, ma anche a una crisi di comunicazione, quasi che le gerarchie non riescano più a riformulare efficacemente i fondamenti della religione cristiana.
Accade così che uno dei più quotati esperti di comunicazione strategica in Italia decida di cimentarsi nell’analisi delle cause che hanno arrestato il moto di espansione del cattolicesimo negli ultimi decenni. È un viaggio appassionante alla fine di una stagione, ma è soprattutto la scommessa di trovare una nuova strada: una strategia che aiuti la Chiesa a ristabilire la purezza della sua “marca”, a riscoprire l’essenza del suo “prodotto”, a rimotivare la “forza vendita” dei sacerdoti e dei religiosi e a “fidelizzare” vecchi e nuovi credenti attraverso la più straordinaria e capillare rete di punti in franchising – diocesi e parrocchie – che sia mai stata creata nella storia.
In gioco c’è la sopravvivenza stessa del cristianesimo.
Come si vive quando ogni giorno si deve trovare un modo per sbarcare il lunario? Come vive chi la grande crisi economica che ha colpito l’Europa e il mondo intero la porta impressa sulla pelle, nella carne? Per ascoltarne il cuore pulsante, Florence Aubenas decide di mischiarsi tra gli ultimi, come vengono spesso chiamate le vittime del mercato, che però sono tanti, così tanti che molti governi temono la rivolta sociale. Per sei mesi Florence diventa una di loro, a Caen, una cittadina di provincia. Si tinge di biondo e si finge disoccupata, senza esperienza né particolari qualifiche. La sua storia, come quella di ogni altro, finisce in una scatola rossa, un raccoglitore che d’ora in poi detterà il suo destino lavorativo. La signora Aubenas, 48 anni, ogni giorno si presenta all’ufficio di collocamento, un luogo dove il tempo è dilatato, scandito dalla noia, dall’attesa e dall’angoscia di restare a mani vuote. Aspetterà un mese prima di trovare un lavoro come donna delle pulizie sul traghetto di Ouistreham, che attraversa la Manica. «Se ti offrono un posto lì, rifiutalo. È il peggio del peggio, galera e lavori forzati insieme» le avevano detto. Lei invece accetta. È veramente dura, ma è anche occasione per incontrare altre anime che quel lavoro umile e snervante lo fanno per sopravvivere. Come Victoria, Fanfan e Mimi, un transessuale che lavora per pagarsi le operazioni. Tra di loro nasce un’amicizia solidale, fatta di confidenze e sostegno reciproco. Questi e altri protagonisti aprono ora davanti a noi le loro scatole rosse, da cui si riversano amarezza, senso di precarietà, coraggio, umorismo e poesia. Riuscendo così a dare volti, nomi e voci a una crisi che non è per niente astratta.
Perché al mondo ci sono tanti imbecilli? E perché gli stupidi prosperano, riuscendo spesso a raggiungere posizioni di successo? La risposta è semplice: l'intelligenza non serve più. L'uomo se l'è lasciata alle spalle, come i peli che gli ricoprivano il corpo o la camminata a quattro zampe. Il segno più caratteristico dell'essere umano, quello che gli ha permesso di elevarsi dalla specie animale e, in una certa misura, di dominare il mondo, non è più necessario. Chi ha qualche dubbio, dia uno sguardo a ritroso, ai geni del passato, a Leonardo, a Michelangelo, a Einstein, e li paragoni con quello che ci offre il mercato. La conclusione è triste, ma inevitabile: gli intelligenti hanno fatto il mondo, gli stupidi ci vivono alla grande.
Il giorno in cui s'insediò nella diocesi di Locri-Gerace fu accolto con una bomba sotto il palco e alle forze dell'ordine che gli intimavano di accettare la scorta oppose un netto rifiuto. Vescovo della gente fra la gente, monsignor Bregantini combatte la mafia e le sue derive da una vita intera. E dal di dentro. Non disdegna di entrare nelle case delle 'ndrine per consolare una madre che piange il figlio ucciso o per tentare una pacificazione. Dopo la strage di Duisburg, si reca con un gruppo di preti e laici in Germania a sostenere la comunità calabrese. All'indomani dell'uccisione del politico Francesco Fortugno, si fa promotore insieme a tanti giovani del movimento "Ammazzateci tutti". Nel racconto di un uomo del Nord, che ha scelto di essere prete operaio, poi cappellano delle carceri e infine vescovo al Sud, si alternano storie drammatiche a tante esperienze positive di collaborazione civile ed ecclesiale: nelle scuole, con le parrocchie, con le associazioni anti-racket, con le realtà culturali e con tante persone che non cessano di credere nella legalità e nella cittadinanza attiva. Sono pagine che non si limitano a denunciare le ambiguità mafiose - nell'atteggiamento di chi paga al bar, nell'ostentazione della ricchezza, nella connivenza con la Chiesa - ma che documentano la forza di una tesi: "La mafia ha orrore della bellezza. Una delle migliori forme di antimafia è il gusto del bello, del buono e del vero. Il destino non è ineluttabile, il Sud può vincere".
Perché la Sicilia ha ventisettemila dipendenti pubblici se in Lombardia sono nove volte di meno?
E perché una sacca di sangue costa tre euro al Nord ma al Sud arriva a dieci?
Ci sono tante cose che ci fanno arrabbiare: gli sprechi, le inefficienze, le sperequazioni e ognuna delle mille male-qualcosa che popolano le cronache quotidiane.
Perché? La risposta non viene da differenze culturali o caratteriali che, con facile qualunquismo, si potrebbero individuare. La ragione affonda le radici nella storia: giusto quella di 150 anni fa. Non un’Italia unita e nuova ma un regno sabaudo allargato, che annette, conquista, impone ferocemente le sue regole e le sue misure. Un tradimento degli accordi e dello spirito originario.
Se oggi ci si lamenta per le troppe tasse che gravano sul contribuente, diventa inevitabile rammentare che l’andazzo prese il via giusto un secolo e mezzo fa, quando si inventarono imposte con troppa fantasia e nessuna logica. E se adesso tutti parlano di federalismo è perché si riconosce implicitamente che sono stati commessi errori imperdonabili che diventa urgente rettificare.
Fra gli sconfitti del Risorgimento ci sta a buon diritto il Nord. Il Nord vero, quello dei campi e delle fabbriche, che non soltanto si mantenne estraneo ma in qualche passaggio si dimostrò assolutamente ostile a ciò che si andava profilando. E che, a guerre d’Indipendenza terminate, si accorse che di vantaggi non ne esistevano, che i bilanci dello stato erano in rosso e che qualcuno – loro – li doveva ripianare. I conti sono ancora aperti, e i polentoni continuano a pagare.
"Mai ho viaggiato a Sud come in questi ultimi due, tre anni, e ogni volta mi sorprendo a fare il conto di quanto non ne so e di quanto si possa percepire, di intenso, profondo, senza riuscire a cogliere appieno il senso dell'insieme. Ho pensato che fosse più corretto raccontare le tappe del mio viaggio, senza ricorrere ad artifici che le facessero diventare parte di una narrazione unica. Ma questo paesaggio narrativo comunque parla, e sapere di noi, chiunque noi siamo, ovunque siamo, è opera collettiva. Questo libro è il mio mattone (termine disgraziatissimo per un libro) per il muro della casa che si costruisce insieme. Il Sud non ha voce, o voci piccole e sparse, ed è possibile che gli stessi protagonisti non percepiscano quanto siano parte di un tutto, forse decisivo. Mentre tutti guardano al Nord, ricco e potente, alle loro spalle, al Sud, credo stia nascendo l'Italia di domani. Un'Italia migliore." Cosa succede dove sembra che non stia succedendo nulla? Nelle regioni più dimenticate, come la Calabria che pare esistere soltanto per la criminalità e la 'ndrangheta? Invece, forse, è proprio lì che si prepara il futuro. Un viaggio a tappe nel Sud, dove ogni esperienza parla per sé e di sé ma, tutte insieme, riescono a disegnare un paesaggio narrativo intenso e unico.