
"Nato nel Sudafrica del colonialismo e dell'apartheid, Mandela è il ribelle che vuole combattere l'ingiustizia dei bianchi. Prima, come Gandhi, con gli strumenti del diritto e della nonviolenza, poi, dal 1944, nell'illegalità e nella clandestinità. È anche il prigioniero senza odio che in carcere scopre il teatro e che, appena liberato, si trasforma in uomo di stato pronto a dare la misura della propria grandezza in una negoziazione apparentemente impossibile, in cui le sue doti di tolleranza, capacità di ascolto e senso di democrazia gli hanno permesso di scongiurare un bagno di sangue. Infine, è colui che rinuncia alla vendetta per dare vita a una nazione arcobaleno. Mandela è più che un eroe. È un simbolo, portatore al massimo livello di quei valori di cui abbiamo terribilmente bisogno: coraggio, tolleranza, libertà, democrazia. Valori che ha saputo difendere e testimoniare al prezzo di molte sofferenze. In lui, uomo e leggenda si confondono: indomabile combattente della speranza, saggio messo di fronte alla tirannia e, nel profondo, uomo di cultura innamorato della bellezza. È per questa coerenza di spirito e di azione che ho cercato di accostarmi a questo personaggio d'eccezione e di raccontarne la genesi, la forza, l'esempio." (Jack Lang)
Alzi la mano chi non ha mai sofferto della sindrome del lunedì mattina. Quel malessere non ben definito che avvelena il weekend e che non fa che crescere con l'avvicinarsi del momento del ritorno al lavoro. Pochi ne sono immuni, mentre sono molti quelli che proprio non riescono a trovare soddisfazione né felicità nel loro lavoro, nelle relazioni coi capi e coi colleghi, che si sentono poco motivati e per nulla stimolati. Non è un problema da poco, se consideriamo che, a conti fatti, al netto delle ore di sonno e di quelle dedicate ad altre attività indispensabili come lavarsi, nutrirsi, portare fuori il cane, al lavoro dedichiamo la maggior parte della nostra giornata e della nostra vita. In sostanza otto ore al giorno contro le due scarse che restano per famiglia, amici, amore e tempo libero. Ovvio che se abbiamo un ghigno stampato sul volto dal mattino alla sera, sarà difficile trasformarlo in un sorriso per chi ci aspetta a casa.
"L'11 settembre ha cambiato la storia. Con quel tragico e spettacolare attentato, in cui hanno perso la vita circa tremila persone innocenti, gran parte delle certezze occidentali sono andate in frantumi. Ne è seguita un'offensiva che ha già prodotto due guerre e ha modificato non solo la geopolitica di intere aree del pianeta, ma tutti i rapporti di forza consolidati nei decenni precedenti. I responsabili dell'attacco sono stati additati al mondo con singolare rapidità, e un solo, presunto responsabile è stato giudicato da un regolare tribunale e condannato all'ergastolo. Ma un'analisi attenta evidenzia che la versione ufficiale non è solo lacunosa in decine di punti essenziali, ma in altre decine di punti dimostrabilmente falsa. È stato scritto autorevolmente che la verità sull'11 settembre non la saprà questa generazione. Noi non possiamo pretendere di sostituirci agli investigatori che hanno svolto la loro opera a partire dai dati primari raccolti sui luoghi. Ma i materiali che hanno prodotto rivelano falsità ed errori che possono essere dimostrati. Per questo abbiamo raccolto un'enorme mole di dati, fatti, analisi, immagini e li abbiamo posti sotto il vaglio rigoroso di verifiche che hanno coinvolto un gran numero di specialisti di provata competenza nei diversi campi dell'indagine. Per avvicinarci alla verità, siamo ripartiti da zero."
"In Sicilia non si ammazza più, e questo è il termometro per capire che le cose per la mafia vanno bene. Tutti pensano che dopo qualche arresto eccellente la mafia sia stata sconfitta. Ma lo sanno anche i bambini che quando c'è troppo silenzio è perché gli affari tirano. Le bande hanno imparato la lezione: lavorano a compartimenti stagni e se uno si pente può fare arrestare cinque persone, non più cento come prima. Negli ultimi dieci anni noi inquirenti non abbiamo fatto che quello che ci dicevano i pentiti, perdendo il contatto con il territorio, con i confidenti, con la strada, e adesso è di nuovo il buio. Ci vorranno anni prima di capire che sta accadendo, cosa fa la nuova mafia. Le loro parole d'ordine oggi sono riciclaggio, investimenti, alberghi. E poi la borsa, la ripresa dell'edilizia, i grandi appalti, e soprattutto la politica. La mafia può essere il ragazzo che ti pianta la pistola in faccia, ma più spesso è un tizio con la cravatta, e nella giacca solo la penna per firmare assegni e atti notarili. Io su questo avrei una storia da raccontare. Ho quasi quarant'anni, sono un poliziotto, ma questa non è una biografia. Solo un pezzo di Sicilia, e di me, e di tutti noi. Sono un poliziotto. Non proprio uno dei tanti: uno scomodo, così dicono". Gianni Palagonia è il nome falso di un poliziotto vero. Una voce che racconta di grandi appalti e di affari sporchi, di stragi e di morti ammazzati. Una storia di rabbia e ostinazione, che mostra il volto della mafia di ieri e di oggi.
"Questa indagine non mira certo a sostenere pregiudizialmente una ricostruzione dei fatti, e tanto meno le iniziative dell'amministrazione Bush. Ma siamo convinti che un evento così drammatico e rilevante come l'11 settembre imponga una ricerca appassionata, rigorosa e razionale della verità, e che utilizzare il metodo scientifico, invece che parodie della scienza, sia la sola strada da percorrere. Abbiamo preso in esame gli antefatti e i precedenti storici dell'attentato, analizzato l'attacco al WTC, sottoposto a indagine l'attacco al Pentagono, investigato per capire cosa è accaduto al volo United 93, sottoposto a verifica i racconti dei testimoni. Abbiamo analizzato decine di "teorie alternative", avvalendoci della collaborazione di tecnici di molti settori. Lo abbiamo fatto indipendentemente dalle nostre opinioni politiche e opzioni ideologiche. E in questo modo, abbiamo ricostruito quella terribile giornata, e scoperto che le più popolari ipotesi di complotto si basano su informazioni scorrette e incomplete, su una superficiale approssimazione e incompetenza, e talvolta persino su una vera e propria malizia manipolativa." Nonostante le bugie accertate della cosiddetta "guerra al terrore", e sebbene alcuni aspetti di quella tragedia debbano essere ulteriormente chiariti, la documentata ricerca di esperti italiani e USA evidenzia come molte delle tesi dei "complottisti" possono forse essere affascinanti, ma non reggono a un'analisi oggettiva dei fatti.
Questa è la storia di un uomo libero. Un uomo talmente libero da servire il re anche quando il re regnava a mezzo servizio. Un uomo talmente libero da evitare come la peste i salotti della cultura nazionale e d’importazione. Un uomo talmente libero da scrivere sempre e solo per i suoi lettori e non per i critici letterari. Un uomo talmente libero da obbedire solo alla propria coscienza, la quale obbediva solo al Padre Eterno. Un uomo talmente libero che un bel giorno, per continuare a essere libero, prese la strada della prigione.
Giovannino Guareschi – giornalista, disegnatore, umorista, scrittore fecondo – fu corteggiato dalle diverse parti politiche nel corso di oltre trent’anni di storia d’Italia, difendendo sempre la propria autonomia e libertà d’espressione. La sua fama letteraria crebbe dopo la Guerra, quando fondò il «Candido», rivista settimanale indipendente, con la quale prima appoggiò la monarchia, per poi passare a sostenere decisamente la Democrazia Cristiana, criticando il Partito Comunista con le sue celebri vignette satiriche. Celebre il motto: «Nel segreto della cabina elettorale Dio ti vede, Stalin no». Contrario a legami troppo forti con il potere, riuscì ad alienarsi in seguito anche le simpatie della DC, fino alla polemica con De Gasperi, che gli costò il carcere. Trascurato dalla politica e dalle autorità, non fu però dimenticato dalla moltitudine dei suoi lettori che, nel tempo, contribuirono a rendere immortale l’opera e lo spirito polemico del papà di Don Camillo.
Quando Dalila si mette in ascolto del cuore, ecco che esso le parla d’amore. Le racconta dell’affetto ricevuto e di quello regalato, nel corso di una vita vissuta con intensità, in ogni momento. Dagli innamoramenti giovanili – fatti di slancio e passione – alle relazioni più mature e coinvolgenti della donna divenuta ormai icona del cinema italiano, Dalila sceglie di raccontare le storie, gli incontri, gli affetti più cari di un’esistenza spesa a inseguire quella verità dei sentimenti capace di trasformare ogni giorno in un miracolo d’amore.
Accanto alle vicende vissute in prima persona, Dalila accosta altre voci: frammenti di storie semplici e discrete, confidenze raccolte da amici e conoscenti, noti e meno noti, ma ugualmente rappresentativi di quella grande avventura che è la vita di chi crede all’amore. Il tutto per dare vita al romanzo autobiografico di una scrittrice capace di coinvolgere, emozionare, commuovere.
Per ricordarci che l’amore è più forte di tutto. Sempre.
Il 17 giugno 1972, nella sede del Comitato nazionale del Partito Democratico, una porta mantenuta socchiusa da un pezzo di nastro adesivo insospettisce una guardia, che chiama la polizia. Inizia così, come un film di spionaggio, uno dei più devastanti scandali politici della storia: lo scandalo Watergate. In un crescendo di complicità, il caso si gonfia. Non più un semplice furto, ma un enorme scandalo, con il coinvolgimento del presidente Nixon, che dopo due anni di depistaggi, bugie, false dichiarazioni, è costretto alle dimissioni, primo e unico presidente della storia americana, a un soffio dall'impeachment. Cinque anni dopo, è un Richard Nixon agguerrito e determinato quello che accetta di farsi intervistare dal giornalista inglese Frost. Forte del fatto di non essere stato né processato né condannato, l'ex presidente ha continuato a proclamare la sua innocenza. E quell'intervista gli consentirebbe di riconquistare l'opinione pubblica, ricordando i successi intascati durante il suo mandato, dai rapporti con la Cina alla conclusione della guerra in Vietnam, oltre che di guadagnare la bella somma di un milione di dollari. Ma le cose andranno diversamente. Colpito al fianco da domande stringenti e messo di fronte a brani di intercettazioni telefoniche mai divulgate prima, Nixon vacilla e fa proprio quello da cui il suo successore Ford l'aveva messo in guardia: confessa di aver violato la legge.