
Cittadinanza, amicizia, comunità, fiducia, economia del dono sono parole chiave che dovrebbero orientare il nostro tempo. Parole che rischiano, come molte altre prima e dopo di esse, di cadere in un doppio luogo comune: l'appello retorico, puramente sentimentale a "fare del bene" da un lato e ciò che proprio il cardinale Scola chiama "la solidarietà come maquillage del capitalismo, come "etichetta" per sdoganare con l'inganno un modello economico". Attraverso un'ampia rilettura di termini e concetti centrata sul nesso "amicizia-virtù civiche", il volume propone una ricognizione sul senso, la necessità e le forme di ciò che già Hannah Arendt chiamava 'vita activa' e sulla necessità di "allargare la ragione politica, economica, culturale attraverso la logica del dono, del gratuito". "Il gratuito" scrive Scola, "non è ciò che è gratis. In una polis e nelle comunità che la compongono, gratuità significa pensare, fare, realizzare un'opera perché è buona in sé, perché è bella in sé. Anteponendo il valore oggettivo dell'opera in sé e per sé all'utile o all'interesse che se ne può ricavare. L'utile e l'interesse hanno certo la loro importanza, ma prima viene la cosa in sé. La 'philia' e il buon governo fioriscono da questa dimensione gratuita del civile, del sociale, del politico, del culturale."
Ansia da prestazione, spinta al successo, perfezionismo: tutti sintomi della nostra epoca. Sempre più persone temono di non essere all'altezza delle crescenti richieste in ambito professionale e privato. La paura di fallire annienta il loro senso di autostima e le priva della gioia di vivere. Cosa ci può aiutare a limitare la paura di non riuscire in quello che facciamo? Come possiamo gestire in modo più adeguato le aspettative che gli altri nutrono nei nostri confronti? E cosa ci insegna a modulare le richieste che facciamo a noi stessi? In questo manuale l'esperto psicoterapeuta Hans Morschitzky illustra cosa si nasconde dietro le paure più frequenti di fallire e ci incoraggia a essere più consapevoli delle capacità e dei punti di forza, ma anche dei difetti e delle debolezze che ci contraddistinguono. A differenza di altri terapeuti, non invita a negare la paura, ma ad affrontarla e accettarla, senza dimenticare che a volte è proprio lei l'ingrediente segreto per risultati eccezionali. Dopo aver raccontato la «biologia» della paura, i quattro livelli (del pensiero, delle emozioni, fisico e dell'azione) su cui essa agisce, i blocchi da essa provocati e le varie modalità con le quali si manifesta, Morschitzky affronta nello specifico la paura dell'insuccesso, analizzandone le origini e le conseguenze (tendenza a prorogare o a evitare, perfezionismo, sviluppo di dipendenze, disturbi psicosomatici, sindrome del burn-out e depressioni).
Ragazzine a dieta per essere esili e ragazzi perennemente in palestra, o al contrario, adolescenti con chili di troppo, che solo in apparenza sembrano non curarsene, ma che in realtà, tra uno snack e l'altro, vivono la sofferenza di sentirsi orribili e goffi. Sono ragazzi che cercano se stessi in profondità e ci parlano con il corpo - con la loro attenzione o disattenzione all'estetica - delle loro scoperte. Adolescenti che si guardano per capire chi sono, nella tempesta sconvolgente degli innumerevoli cambiamenti dell'età tanto desiderati e ora così difficili da vivere. Gli adulti che fanno parte del loro mondo genitori, insegnanti, allenatori sportivi - sono coinvolti e altrettanto disorientati da questo processo di crescita. Spesso spaventati per i loro nuovi comportamenti potenzialmente rischiosi, primi fra tutti quelli per modellare il corpo, come diete e attività fisica smodate o assenti. Qual è il limite di sicurezza oltre il quale è in pericolo la salute? Come prevenire e riconoscere l'anoressia, la bulimia e gli altri disturbi del comportamento alimentare? Quando preoccuparsi per il sovrappeso o il desiderio di magrezza? Come accompagnare i ragazzi in questa loro fase di crescita e trasformazione fisica? Come intervenire quando emergono i segnali di comportamenti a rischio? Nel libro si trovano spunti per capire e suggerimenti per accompagnare figli e allievi attraverso i disagi estetici nel periodo forse più atteso, più temuto e più fertile della vita.
Niente sgomitate o urla: far volere le proprie ragioni e non essere messi all'angolo è un'arte, e Barbara Berckhan ne è la maestra. Il suo metodo "dolce", che prevede tuttavia una certa fermezza, permette di mostrarsi fieri, riuscire a dire di no, rimanere coerenti con le proprie idee, non farsi ignorare, avanzare chiaramente le proprie richieste, trovare ascolto. Tutto questo condito con un pizzico di humor e senza forzare l'indole di ciascuno. Ogni capitolo infatti affronta una delle cinque tecniche suggerite e fornisce numerosi consigli pratici su come adottarla; ma si tratta di spunti, non di regole, che ognuno può riadattare al proprio stile personale con semplicità ed efficacia. Così facendo, il modo per farsi valere non risulterà artificioso o dettato dall'esterno, ma diventerà parte della personalità di ciascuno. Un vero Coaching individuale per acquisire sicurezza ed esprimere se stessi e le proprie opinioni in modo efficace.
Funziona attraverso un cammino che si snoda in due tappe. Nella prima il lettore è accompagnato in un viaggio dove i puntuali e sorprendenti riferimenti scientifici - in particolare alle neuroscienze e alla biologia le suggestioni filosofiche e le immagini utilizzate costruiscono una comprensione profonda del fenomeno relazionale e fanno emergere quella "capacità empatica", che parte dal cervello prima che dal cuore, imprescindibile per una relazione di qualità. La seconda entra potentemente nella dinamica concreta, quella che viviamo nella vita di tutti i giorni in famiglia, sul posto di lavoro o anche solo con uno sconosciuto incontrato sul treno. Qui accompagna il lettore a costruirsi una mappa per muoversi con precisione verso la creazione di legami straordinari e per far crescere dentro di essi ciò che sta a cuore, in un'ottica di vittoria comune.
"La verità è una, la giustizia è una. Gli errori e le ingiustizie variano all'infinito." Nei tumulti del "secolo breve", Simone Weil era chiara, quasi profetica sulle sorti non certo felici che avrebbero atteso la democrazia qualora la si fosse idealmente ridotta a una forma vuota, misto di burocrazia, rancore e legalismo. Una democrazia fatta di procedure prive di sostanza e, quindi, di giustizia. Giustizia, che per la Weil non precede ogni forma di rappresentanza o consenso, ma costituisce l'origine propriamente politica della comunità. Il partito politico, piccolo mostro totalitario capace di mascherare da fini i mezzi, le appariva già allora come sintomo e causa di un decadimento delle idee forti di giustizia, politica, comunità. Per uscire dalla crisi, suggerisce la Weil, bisogna "radicare" le nostre buone pratiche nell'idea di giustizia davvero comune. Quella giustizia che racchiude in sé l'intero tragitto storico e di significato di tre altre parole: libertà, uguaglianza, fratellanza. Parole svilite e tradite proprio da quei monopolisti del consenso che la Weil identificava con i partiti politici. I tre testi, che qui proponiamo come una lezione imprescindibile a cui guardare, indicano a noi una strada quanto mai necessaria, oggi: quella di una fase costituente per una politica che si voglia davvero nuova e motore di cambiamento nella libertà.
Di rado si parla dei problemi che emergono con figli grandi, e ancor meno dei sentimenti dei genitori quando, con la crescita dei figli, si trovano ad affrontare cambiamenti o vere e proprie "ristrutturazioni" familiari. Come impostare il rapporto con figli adulti, o quasi? Come ripensare alla nuova relazione con il figlio o la figlia ormai fuori dal nido? Cosa fare del tempo libero ritrovato? Quali nuove regole bisogna darsi per vivere serenamente questa nuova vita? E, infine, quale sarà il modo più giusto di essere nonni? Con questo libro l'autrice si rivolge in particolare ai genitori di figli cresciuti, dalla fine dell'adolescenza in su, che abbandonano il nido o che, al contrario, stentano ad andarsene dall'hotel Mamma anche quando potrebbero ormai camminare con le loro gambe. Riconosce il merito di chi ha figli pronti a "spiccare il volo", poiché è riuscito ad assolvere al compito genitoriale più importante: quello di rendere i figli autonomi. Tuttavia, si rende conto di quanto possa essere faticoso questo momento per un genitore, alle prese da un lato con sentimenti e atteggiamenti contrastanti nei confronti del figlio per la separazione e dall'altro con una nuova libertà che va accettata e gestita rivedendo le priorità e riconfigurando di conseguenza la propria vita individuale o di coppia. A questo scopo, Felicitas Römer si mette a fianco dei genitori, per sostenerli e guidarli nell'attraversare questa peculiare situazione, che necessita di nuovi equilibri e nuovi comportamenti.
Noi genitori amiamo i nostri bambini, ma non sempre il loro comportamento. E talvolta neppure la nostra reazione al loro comportamento. Così ci sforziamo di trovare modi o strategie per far sì che facciano esattamente ciò che ci aspettiamo, o desideriamo o riteniamo più giusto per loro, spesso con risultati scarsi o nulli, o a costo di conflitti e sensi di colpa. E se il problema fosse che, per riuscire a disciplinare i nostri bambini, fossimo noi per primi a dover imparare autodisciplina e autocontrollo? A dover modificare il nostro comportamento nei loro confronti? È quanto sostiene la dottoressa Bailey, che, con il suo inusuale approccio all'educazione dei bambini fino all'età scolare, ha reso migliaia di famiglie più felici e più sane. Attraverso il racconto di aneddoti divertenti, numerosi esempi pratici, situazioni concrete e quotidiane, Bailey mostra quanto sia controproducente tentare di disciplinare un bambino attraverso la logica della punizione e della ricompensa o, al contrario, del permissivismo senza regole, proponendo l'alternativa di una "guida amorevole", che i genitori devono prima fare propria per poterla esercitare. Basato su oltre 25 anni di lavoro con bambini di tutte le età, "Facili da amare, difficili da educare" aiuta per primi noi genitori a diventare consapevoli di come ci comportiamo e quale linguaggio usiamo, poiché il modo in cui esercitiamo disciplina su noi stessi trova corrispondenza in come educhiamo i nostri bambini.
La paura delle malattie esiste da sempre, poiché la malattia è indissolubilmente legata alla vita, ma mai come oggi si è consapevoli dell'importanza della salute, alla quale dedichiamo attenzioni a volte persino eccessive. Certo, tutti ci preoccupiamo di condurre uno stile di vita sano, quando però è la paura di ammalarsi a prendere il sopravvento, allora può facilmente degenerare in un disturbo psichico. E lo fa in modo subdolo, assumendo due forme apparentemente contrarie. Esistono infatti i "sani che si credono malati" e i "malati che si credono sani". Da un lato, l'ipocondriaco manifesta la tendenza a voler spiegare ogni minimo sintomo sottoponendosi a continui esami diagnostici; sul fronte opposto il patofobico esprime la sua paura negando ogni sintomatologia, rifiutando consulti medici per il timore di trovarsi faccia a faccia con lo stato inaccettabile di "ammalato". Due volti, dunque, che però sono espressione di un medesimo problema in grado di avvelenare la vita di chi ne soffre e anche delle persone che gli sono vicine. Ecco allora l'importanza di questo manuale d'aiuto che, scandagliando la paura della malattia a trecentosessanta gradi, la fa prima comprendere per poi aiutare a vincerla.
Sia il mercato sia lo stato hanno fallito nella loro essenziale missione. Gli stati moderni sono diventati predatori, proteggendo la proprietà piuttosto che promuovendo l'uguaglianza. Il mercato si è arreso a un ethos prossimo a quello che il filosofo francese Michel Foucault definirebbe barbarico. Cambiamenti marginali in politica non saranno sufficienti a porre rimedio all'attuale crisi di fiducia. Ciò che è necessario un "cambio radicale dei paradigmi", un mutamento nei modelli mentali prevalenti e nei comportamenti sociali che da essi derivano. Il fenomeno della generosità, analizzato prendendo le mosse dalle forme esplicite del dono e in maniera comparativa con il fenomeno dello scambio economico, rivela lati inaspettati, che costringono a un riesame dei valori che fanno da baricentro alla società. La generosità, ben lungi dall'essere un fatto soggettivo e limitato alla sfera delle interazioni private, estende la sua sfera d'azione a tutto il tessuto sociale e si pone come forza gravitazionale e innesco di forme di riconoscimento e di riconoscenza, indispensabili affinché la società possa avere luogo. Molto prima delle leggi, che regolano i rapporti tra cittadini, e molto più estesamente dei rapporti economici, che muovono le relazioni tra soggetti dotati d'interesse, la generosità si trova alla base dello stare insieme dei soggetti civili, siano essi persone o istituzioni. La generosità è perciò fenomeno originario che non ha bisogno di altro per essere giustificato.
Un'analisi del destino della "società di mezzo", schiacciata tra Stato e Mercato, svolta da due dei più lucidi interpreti della nostra realtà economica e sociale. Siamo governati da élite che sanno "volare alto", che riescono a inserirsi in complesse trattative internazionali, ma accentuano sempre più la differenza tra ciò che, usando categorie risorgimentali, potremmo chiamare il "primo" e il "secondo popolo". C'è un popolo immerso nella quotidianità e nella fatica del vivere e un altro popolo che "pensa il sentimento del primo" e ne costituisce, quindi, il legittimo sovrano. Oggi ci troviamo in una situazione molto simile a quella che, nel diciannovesimo secolo, vide nascere le nozioni di "società di mezzo", "classe", "comunità". Sono solo cambiati i tempi e il secondo popolo non è più in grado di leggere i desideri o i pensieri del primo e, di conseguenza, lo lascia solo. Dobbiamo ripensare molte cose e accorgerci che cresce il desiderio di una comunità e di quello spazio comune che chiamiamo "società di mezzo". Premessa di Riccardo Bonacina.
La vostra vita è una favola? In tal caso, dovete assolutamente porre fine a questo monotono stato di cose. Dopotutto, non è poi così difficile votarsi all'infelicità! In questa "guida al rovescio" l'autore, anziché suggerire ai lettori cosa fare per migliorare la propria vita, evidenzia gli errori più comuni in cui quasi tutti noi incappiamo e che ci proiettano inesorabilmente verso l'infelicità e l'insoddisfazione. L'autore mette in luce quali sono i meccanismi psicologici più efficaci, e spesso subdoli, perché inconsci che ci fanno progredire a passo serrato verso la catastrofe esistenziale. Non restarne prigionieri è la chiave di volta che aprirà la porta verso una piena serenità interiore, relazioni equilibrate e armoniose, successi privati e professionali, in una parola verso la felicità.