
Il libro documenta le lettere e le conversazioni intrattenute fra Eugenio Corti e il suo vastissimo pubblico di lettori. Corti spiega loro che il senso della sua vita e della sua opera risiede nella lotta contro il totalitarismo, di qualunque colore, contro le ideologie di morte, contro la menzogna. Il libro assume in diversi capitoli il carattere dell'autobiografia: Paola Scaglione ha saputo tesserla con finezza, lasciando che Corti si esprimesse in libertà . Vi evoca la genesi della sua opera, i ricordi di guerra, le convinzioni religiose, l'incontro con le persone che l'hanno segnato come uomo e come scrittore. E, sul filo delle sue confidenze, appare il profilo di uno degli interpreti più luminosi della letteratura contemporanea (pp. 280).
Otto esperti internazionali [P. Sorbi, M. De Angelis, A. Mingardi, M. Novak, F. D'Onofrio, F. Adornato, S. Magister, M. Sordi] presentati da Cesare Cavalleri, direttore della rivista Studi cattolici, interpretano i nuovi scenari dischiusi dagli interventi militari in Afghanistan e in Iraq a seguito dei nuovi processi innescati dall'attentato dell'11 settembre 2001. Un contributo per uscire dalla logica bipolare alla quale eravamo abituati. Oggi esiste una sola superpotenza: gli Stati Uniti che esportano il modello democratico in politica, il neocapitalismo in economia, e gli stili di vita diffusi dai loro mass media. Bisogna partire da qui per intuire gli sviluppi del nuovo ordine mondiale che si sta profilando (pp. 128).
Dallo squillo della sveglia sino alle telefonate che ormai ci inseguono sino in camera da letto, le nostre giornate sono dominate dallo stress. Nelle relazioni quotidiane interagiamo a passo di corsa. Il lavoro è un tunnel che sfianca. La vacanza non distende più. Rilassarsi equivale a tentare un'impresa chimerica. Miguel-Ángel Martí Garcí a, docente universitario di Filosofia, offre una semplice ed efficace ricetta per ritrovare la pace perduta. Per ritrovare sé stessi rivalutando e riscoprendo il proprio mondo interiore. La propria intimità. La propria autenticità (pp. 144).
Inchiostro Rosso sfata tanti luoghi comuni che soffocano da un decennio l'informazione italiana. Quello, soprattutto, che l'attuale Presidente del Consiglio, sarebbe il grande «burattinaio» di tutto ciò che vediamo in Tv o che leggiamo sui giornali. Succede l'esatto contrario. L'informazione italiana - per una serie di motivi di cui il volume dà documentata spiegazione, anche con grafici e tabelle - ha costituito una lobby che in realtà cerca di contrastare in ogni modo l'atipicità del «Cavaliere». Quasi la metà degli italiani vota il Centrodestra; eppure, dopo aver letto questo libro, si è pronti a scommettere che la netta maggioranza dei giornalisti stia contro il Premier. Che abbia ragione lui, nel sostenere che «l'80% dei giornalisti è di sinistra»? Tuttavia il fine di questa ricerca rigorosa e brillante (corredata anche da battute divertenti e da vignette), che attinge dai giornali, dai lanci di agenzia, dai programmi radiotelevisivi e dal dibattito parlamentare, non sta nel porgere uno scudo a difesa di Silvio Berlusconi, ma nel provocare una riflessione più ampia sui tempi, i luoghi e le modalità dell'informazione politica nel nostro Paese. In appendice gli interventi dei direttori M. Belpietro, D. Boffo, F. Colombo, P. Ermini, V. Feltri, P. Gambescia, E. Mauro, G. Mazzuca, G. Moncalvo. Prefazione di Angelo Crespi (pp. 416).
Il 19 agosto 1954, a Sella di Val Sugana, moriva Alcide De Gasperi, l'uomo che diede il proprio nome a un'epoca drammatica della storia italiana del Novecento, quella della ricostruzione materiale e morale del Paese all'indomani del secondo conflitto mondiale. Gli scritti che compongono que-sto volume ne rievocano la figura e l'opera. Esso si suddivide in tre parti: la prima accoglie i contri-buti della figlia Maria Romana e dei collaboratori dello statista trentino (G. Andreotti, L. Gui, L. Radi, O. L. Scalfaro, G. Tupini); la seconda presenta la riflessione critica di storici e politici appartenenti alle militanze ideologiche più diverse (G. Baget Bozzo, M. Caprara, G. De Rosa, S. Fontana, M. Pera, G. Rumi, G. Tamburrano, V. Zanone); la terza, infine, consegna numerose testimonianze di prestigiosi rappresentanti della vita politico-religiosa italiana ed europea nell'età degasperiana (K. Adenauer, V. Bachelet, N. Carandini, A. Costa, F. Costa, G. Del Bono, C. De Mita, A. Fanfani, A. Forlani, G. Gronchi, K. G. Kiesinger, J. Klaus, U. La Malfa, D. Menichella, C. Merzagora, I. Montanelli, P. Nenni, A. Piccioni, F. Piccoli, G. Saragat, R. Schuman, G. Spadolini, L. Valiani, V. Veronese, B. Zaccagnini). La meditazione della Parola divina, l'unità di vita nella sfera privata e in quella pubblica, l'abban-dono alla Provvidenza, la pratica delle virtù umane e cristiane verso tutte le persone con cui entrava in rapporto sono note peculiari del protagonista di queste pagine, molte delle quali narrano momenti ed episodi di una stagione politica aspra fino allo scontro sulle piazze, e tuttavia feconda per le irre-vocabili scelte di civiltà operate dai governi presieduti da De Gasperi (pp. 360).
21 dicembre 1979. Doveva essere un Natale come gli altri. Una vita da ricostruire dopo la prima esperienza del carcere. Invece, la casa si riempì d'improvviso di poliziotti. Da un muro all'altro rimbalzò la sentenza martellante: «C'è un nuovo ordine di cattura per lei». Inizia così l'intenso racconto autobiogafico, crudo e poetico a un tempo, di Arrigo Cavallina, uno dei protagonisti degli anni di piombo. Passato per una graduale iniziazione alla «lotta armata», da «Potere Operaio» ad «Autonomia Operaia» sino ai «Proletari armati per il comunismo» (Pac), Cavallina ha partecipato a diverse azioni eversive. Tra i suoi collaboratori si ricorda il latitante Cesare Battisti recentemente tornato alla notorietà delle cronache. Nella sua testimonianza l'autore rievoca gli anni di carcere, rivivendo passo dopo passo il suo avvicinamento alla fede e la decisiva conversione. Attraverso una sofferta e profonda rivisitazione della propria esperienza, Cavallina diventa un promotore del movimento della «dissociazione» e inizia una vita da «uomo nuovo». La piccola tenda d'azzurro è uno straordinario diario che rievoca pagine di storia ancora sanguinanti. Una voce che supera le strettoie del buio nutrendosi di speranza e insegnando la forza del perdono. (pp. 336)
Finalmente qualcuno ha alzato un deciso «veto». Il polemista Franco Palmieri si è schierato dalla parte dei lettori. Con un bonario, esilarante, ma sistematico j'accuse ha smantellato pezzo dopo pezzo l'ultima fatica di Eco: il romanzo illustrato La misteriosa fiamma della regina Loana. Con la prosa estrosa e pungente che lo caratterizza Palmieri ha riletto Eco senza timori reverenziali. Inoltre, ha arricchito il suo inesorabile divertissement con una miriade di gustosissimi anagrammi capaci di decriptare i significati sottesi della misteriosa Loana. A lettura completa si potrà convenire con Palmieri: Eco non ha scritto un romanzo, ha semplicemente visitato il solaio di casa sua.(pp. 184)Finalmente qualcuno ha alzato un deciso «veto». Il polemista Franco Palmieri si è schierato dalla parte dei lettori. Con un bonario, esilarante, ma sistematico j'accuse ha smantellato pezzo dopo pezzo l'ultima fatica di Eco: il romanzo illustrato La misteriosa fiamma della regina Loana. Con la prosa estrosa e pungente che lo caratterizza Palmieri ha riletto Eco senza timori reverenziali. Inoltre, ha arricchito il suo inesorabile divertissement con una miriade di gustosissimi anagrammi capaci di decriptare i significati sottesi della misteriosa Loana. A lettura completa si potrà convenire con Palmieri: Eco non ha scritto un romanzo, ha semplicemente visitato il solaio di casa sua. Come un antico alchimista ha cercato di trasformare una moltitudine di oggetti nell'oro del romanzo. Naturalmente non ci è riuscito. (pp. 184)
Il 13 ottobre 1998 Giovanni Terzi venne arrestato con l'accusa di corruzione, per fatti risalenti al 1994-1997 quand'era assessore all'Urbanistica al Comune di Bresso. Il 1° febbraio 2006, a oltre sette anni dall'arresto, la Cassazione ha definitivamente confermato l'assoluzione «perché il fatto non sussiste».
In queste pagine, scritte con immediatezza diaristica, rivivono i 75 giorni di carcerazione preventiva patiti da un innocente, vittima della malagiustizia. «Terzi», afferma Vittorio Feltri nella Prefazione, «non descrive le sue prigioni, ma le mie e le tue. Questo libro è una finestra aperta sulla vita di un uomo vero. I sentimenti sono a volte fragranti come il pane, altre amari come le lacrime, ma sono tutti veri. Questo libro ci migliora. Giovanni Terzi ci aiuta a tirar fuori il meglio di noi».
E Massimo Ferlini, nella Postfazione, aggiunge: «A me non basta che, alla fine, Giovanni abbia trovato una sentenza che lo assolve. C'è un'ingiustizia pagata da lui, da suo figlio, dalla sua famiglia che aspetta una risposta. Cittadino in attesa di giudizio. Quanti diritti ha già perso per questo?».
I Gonzaga sono una delle più famose famiglie italiane. Tutti la conoscono, ma pochi sanno che ad essa, e precisamente al ramo di Vescovato, sono appartenuti due dei più fulgidi eroi militari del Novecento: il padre, generale Maurizio Gonzaga del Vodice, comandante della invitta 53ª Divisione di Fanteria della Grande Guerra, passata alla storia come «la Ferrea», e il figlio, generale Ferrante Gonzaga del Vodice, comandante della 222ª Divisione Costiera durante la seconda Guerra mondiale. Che cosa hanno fatto, di straordinario, questi due personaggi ai quali Luciano Garibaldi ha dedicato attenzione, passione e ammirazione? Primo: hanno collezionato, in due, 12 medaglie al valore (2 d'oro e 3 d'argento il padre, 1 d'oro, 2 d'argento, 2 di bronzo e 2 croci al merito di guerra il figlio). Secondo: Maurizio Gonzaga fu l'uomo al di sopra delle parti che Mussolini scelse, dopo l'assassinio di Matteotti, vedendo a rischio la sua costruzione politica, per affidargli il comando della Milizia. Gonzaga accettò perché glielo ordinò il Re. Ma durò poco: solo un anno. Poi fu collocato a riposo «per limiti d'età » (66 anni!). Terzo: Ferrante Gonzaga fu il primo generale italiano ad essere ucciso dai tedeschi la sera dell'8 settembre 1943, subito dopo l'annuncio di Badoglio. Le circostanze di questo assassinio, che l'Autore ricostruisce su testimonianze e documenti inediti, valgono da sole un romanzo. Di eroismo e di straordinaria virtù militare (pp. 184).
Luciano Garibaldi, giornalista e storico, è autore di oltre venti libri alcuni dei quali tradotti in varie lingue tra cui il cinese. Per le edizioni Ares ha già pubblicato Edgardo Sogno (L'altro italiano), La guerra (non) è perduta, La pista inglese (Chi uccise Mussolini e la Petacci?) e I giusti del 25 aprile.
Il 5 settembre 1996, sul Foglio, Mauro della Porta Raffo elegantemente pignoleggiava sulle imprecisioni di Ennio Caretto e Gian Antonio Stella: da allora il suo fioretto non ha risparmiato nessuna delle grandi firme del giornalismo italiano, dalla a, come Augias, alla zeta, come Zucconi (pp. 304).
Mauro della Porta Raffo, narratore e saggista, classe 1944, svolti più o meno svogliatamente mille diversi mestieri, ha cominciato a scrivere davvero nel 1996 su sollecitazione di Giuliano Ferrara, che lo ha ribattezzato «il Gran Pignolo» per la sua curiosità onnivora, per la propensione alla cultura erudita e la precisione dimostrata. Per lo stile asciutto al servizio di un'informazione che di una notizia premia l'originalità e l'inedito, della Porta Raffo è collaboratore passato e presente di tutte le principali testate nazionali.
Ha partecipato su Rai 3 alla trasmissione E' la stampa, bellezza! ed è stato consulente al Quiz Show e a Ritorno al presente di Rai 1.
Questo libro nasce dall'esperienza. Studenti che versavano in gravi se non drammatiche situazioni scolastiche, che per anni avevano esibito pagelle per le quali i genitori più benevoli a stento trattengono una smorfia di dolore, si affidano alle indicazioni dell'autore e risalgono la china colorando di segno positivo i registri di classe. E i più finiscono per appassionarsi a buona parte delle materie proposte, non vivendole come un dovere scolastico ma come strumenti di conoscenza del vero, del bello e soprattutto dell'utile. Ma qual è il segreto di una simile metamorfosi da teste di rapa (presunte) a piccoli geni pensanti e consapevoli? Nessun trucco o espediente stravagante, ma l'affermazione di un principio per il quale lo studio altro non è che una parte dell'attività lavorativa di chi lo pratica e che pertanto, come un qualunque lavoro, merita di essere retribuito. «Otto? Questo è il tuo guadagno». «Insufficiente? Mi spiace, vai in debito di tot» (pp. 240).
Fabio Di Tullio, sposato e padre di quattro figli, è laureato in Filosofia all'Università Cattolica di Milano e ha uno studio nella stessa città . Si occupa dei rapporti tra motivazione, organizzazioni, risorse umane, leadership e apprendimento. Lavora anche con docenti, studenti e famiglie sulle tematiche della metodologia dello studio e del miglioramento del rendimento scolastico. Attualmente insegna Interpersonal and intercultural skills e Psychology and management come affiliate professor presso il campus torinese della Grande Ecole Escp-Eap, oltre a svolgere consulenze sulle stesse tematiche presso varie Società.
Il vanitoso, l'aggressivo, il dongiovanni inguaribile, l'egocentrico, l'indifferente sono dei malati o dei peccatori? Detto altrimenti: la nevrosi, tratto saliente dell'uomo contemporaneo, deve trovare la sua soluzione nella religione o nella medicina? Sono alcuni dei temi affrontati in questo classico della divulgazione che costituisce un indispensabile punto di riferimento per quanti desiderino avere una visione chiara, sintetica ed equilibrata dei rapporti tra psicanalisi, confessione e direzione spirituale.
Lo stile scorrevole, comprensibile, e anche provocatorio, ne rende piacevole e immediata la lettura. La decisa e sistematica affermazione della dignità della persona nei confronti di ogni tentativo, ancora oggi imperante, di riduzionismo favorisce la condivisione e invita alla speranza. La lucida rassegna storica delle principali correnti psicologiche consente l'individuazione di luci e ombre, offre numerosi criteri di giudizio per conoscere le anime e conoscere sé stessi (pp. 160).
Nuova edizione curata da Massimo Bettetini che ha anche firmato la Postfazione.
Giambattista Torellò è nato a Barcellona nel 1920. Si è laureato in medicina a Madrid, specializzandosi in psichiatria. Nel 1948, dopo l'oridnazione sacerdotale, si è trasferito in Italia e si è laureato in teologia a Roma, nel 1950. E' vissuto a Palermo, Milano, Zurigo.
Per le Edizioni Ares ha pubblicato: Dalle mura di Gerico (1988), La famiglia: personaggi & interpreti (nuova edizione giugno 2007).