
La stupidità vince. Bisogna farsene una ragione. Gli imbecilli ci sono sempre stati, si sa. Eppure, nell'attuale società dei media e dei consumi sono diventati una folla cianciante che dichiara bellamente la propria deficienza intellettiva e sentimentale, esibendola come un valore. Il cretino è cool, più volente che nolente: ce lo dicono la tv, la stampa, i brand, la rete; ce lo ribadiscono i colleghi d'ufficio, i vicini di casa, i compagni di merende, gli amici al bar. Ecco un'indagine semiseria sulla stupidità contemporanea, alla ricerca delle radici filosofiche, letterarie e antropologiche di quest'inquietante fenomeno del nostro tempo. Vagabondando fra le pagine dei più vari pensatori e scrittori (Flaubert, Musil, Adorno, Deleuze, Barthes, Sciascia, Eco...), l'autore conduce una riflessione sul senso della stupidità, sullo spazio che ha nella vita di ognuno, sulle ambiguità di cui si nutre, proponendone una piccola fenomenologia sociale. Antidoti? Qualcuno sicuramente sì. Prima regola: non sentirsi troppo intelligenti.
"Ci troviamo in piena crisi e l'anno ormai imminente sarà, almeno per la Grecia, più difficile di tutti gli altri. Questa crisi non è solo finanziaria. Segna anche la fine delle illusioni con le quali abbiamo vissuto fin dalla costituzione dell'Unione monetaria. Gli articoli, le interviste e i discorsi contenuti in questo libro sono un tentativo di fare i conti con queste illusioni. Rappresentano anche uno sforzo di chiarire le cause e le conseguenze del disastro economico dalla prospettiva di uno scrittore. Da quando è iniziata la crisi, circola una parola che i politici e i giornalisti usano molto volentieri e che mi innervosisce profondamente. Si tratta di: 'narrazione'. Come ho già detto, io sono uno scrittore e non un politico o un editorialista. Per questo so anche che una narrazione presuppone una storia che si desidera raccontare. Non c'è narrazione senza storia. Quale storia, quindi, potremmo raccontare in Europa? L'Euro non è l'unica cosa che ci accomuna e quindi non dovremmo limitarci a questo argomento. L'Europa ha molte storie da raccontare. Sarebbe bello se le unissimo al fine di dar vita a una narrazione comune." (Petros Markaris)
Questo è un libro sul tempo e sul corpo. Si occupa della scrittura del pittore cinquecentesco Jacopo Carucci detto il Pontormo. E anche della scrittura attorno a lui e su di lui. Racconta la pittura del Pontormo, inevitabilmente; ma come attraversata dal suono della parola e dalla febbre che l'invenzione letteraria vi ha acceso dentro. Pontormo è anche la letteratura che l'ha inventato. E che gli appartiene, come patina del tempo. Se il manierismo è "ricerca della febbre", come suggeriva Bataille, questo è un libro sul manierismo. Il volume accoglie in appendice il Dossier dell'invenzione di Pontormo: "La lettera al Varchi" e "Il libro mio" del pittore; i versi in burla inviati da Bronzino al suo maestro.
Un appassionato racconto in prima persona, simile ad un viaggio, nella vita di Lucio Dalla e nelle pieghe di un incontro, quello di Lucio con l'autore, dal 1997 alla fine: attraverso i ricordi di Alemanno, un percorso dalle strade di Bologna a quelle di New York, da Dublino a Barcellona, da Mosca a Lisbona, ma anche in Sicilia, a Napoli, in Puglia e in tanti altri posti... Un viaggio fatto di parole, aneddoti, persone, odori, sensazioni e arte: quella vista in un museo e quella ideata, pensata, realizzata, insieme a quella che era ancora lì da venire... Oltre alle parole, anche alcune fotografie, scattate dallo stesso Alemanno, mentre era in giro, con Lucio, per il mondo, quando fissava in un'immagine quello che gli occhi di Lucio, insieme ai suoi, si erano fermati a guardare...
Il libro ripercorre le varie tappe del pensiero semiotico come si è manifestato nell'antichità classica, focalizzando l'attenzione sia sulle pratiche indiziarie, sia sulle teorie del segno e del linguaggio: si va, così, dai segni della divinazione greca al linguaggio delle Sibille, dagli indizi e prove della storiografia ai sintomi descritti nella medicina greca, per arrivare alle teorie dei filosofi. Queste ultime si susseguono in un ordine cronologico tale da coprire in maniera organica il percorso semiotico della cultura classica: una sorta, quindi, di comprensiva storia della semiotica dell'antichità. Si inizia con la teoria linguistica del Cratilo di Platone, si prosegue con Aristotele e gli stoici, si arriva al "De signis" di Filodemo, che illustra il dibattito tra epicurei e stoici sull'inferenza semiotica, e in cui compare per la prima volta l'espressione "semeiosis" (semiosi), poi adottata da Charles Sanders Peirce proprio in seguito alla lettura di quel testo nel 1879-80. Si affronta quindi il tema del confronto tra il linguaggio degli animali e quello degli uomini, che ha attraversato la riflessione filosofico-linguistica dell'antichità e si è posto alla radice di una lunga tradizione che conduce, attraverso il Medioevo, fino a Cartesio, ai dibattiti settecenteschi e alle indagini attuali sulla mente degli animali. Il volume si conclude infine su alcune tematiche semiotiche generali, che legano il mondo antico a quello contemporaneo...
Nel 1897 vede la luce la quinta edizione dell'Uomo delinquente" di Cesare Lombroso. In quest'opera l'analisi dei caratteri somatici criminali attraverso le immagini si fa sempre più dettagliata e Lombroso cerca di stabilire le caratteristiche dei tipi criminali, differenziandole in base alle anomalie proprie della categoria cui appartengono. "
Giorgio Pressburger compie con questo libro un viaggio "dantesco", conducendo il lettore tra figure storiche, grandi dittatori, grandi filosofi e grandi artisti, personaggi della Divina Commedia, protagonisti della contemporaneità come il camorrista Sandokan e Nelson Mandela, figure amate e rimpiante come il nonno e il fratello Nicola... Tutte le presenze del libro vengono a costituire una galleria ricchissima e sfaccettata che impone al protagonista di ripensare alla propria vita collocandola sia all'interno della storia millenaria del popolo ebraico, sia sullo sfondo del recente "secolo breve" - quel Novecento che ha segnato la sua esistenza e che più che mai si è accanito contro i valori supremi cui Pressburger nonostante tutto crede: l'amore e la libertà. Il dialogo con i morti, la riflessione sulla storia, l'analisi critica di una realtà caotica e multiforme si risolvono in visione onirica, ma soprattutto poetica: e dichiaratamente poetica è infatti la prosa di Pressburger, scandita da spazi bianchi che accennano a un ritmo di versificazione e invitano a una lettura "inattuale", segnalando un progetto letterario contro corrente rispetto alle tendenze dominanti di questo inizio secolo.
Il Gruppo 63 ha segnato un momento di grande importanza nella recente storia letteraria e culturale dell'Italia. Con esso emergeva cinquant'anni fa una nuova generazione di poeti, maturava un fervido clima di sperimentazione narrativa, nasceva una nuova critica che apriva la nostra letteratura a un vasto respiro internazionale. Questo volume ripropone al pubblico dei lettori due antologie che raccolgono e mettono a confronto le opere dei singoli autori che ne hanno fatto parte. La prima dedicata ai testi di poesia, narrativa e teatro presenta un universo variegato di forme letterarie che non ha precedenti nel nostro Novecento per il carattere di dirompente libertà, radicalità, giocosità, violenza iconoclasta e forza creativa che accompagnano ogni autentica rivoluzione del pensiero. La seconda antologia è dedicata agli scritti di critica, di teoria e di polemica, e raccoglie i più significativi contributi che il Gruppo 63 ha dato alla trasformazione del costume letterario e culturale del dopoguerra, nello stesso tempo anticipando sotto il profilo concettuale il dibattito sul postmoderno. Il lettore potrà verificare quanto quelle opere e quelle riflessioni siano ancora materia viva, dialetticamente pulsante, e come a tutt'oggi esse rappresentino un punto di riferimento irrinunciabile per interpretare la storia letteraria degli ultimi cinquant'anni.
"Per tutto il corso della letteratura, le isole accumulano arcane connotazioni. A partire dalle scoperte geografiche dei Caraibi, dell'America e poi degli arcipelaghi e atolli del Pacifico, l'isola (o l'isola-continente) è ricercata, esplorata, perlustrata e soprattutto posseduta come donna; è oggetto di ricognizione culturale che assume le forme del desiderio e del possesso fisico-sessuale. Nell'Ottocento repressivo, la trasgressione della donna è punita facendole abbandonare l'isola del desiderio e dell'amore, e rifluire nell'acqua, nell'elemento primordiale dell'annullamento di sé, della perdita di identità e coscienza. Nuotando dall'isola verso il mare, scendendo nel fiume o nel lago, la donna sibilla il proprio destino di morte specchiandosi nella propria immagine. Costretta comunque e sempre più a fornire immagini, passa poi al centro di drammatici contrasti fra arte e vita, rappresentazione e corporeità. L'immagine, il quadro, il ritratto si sostituisce alla fisicità della donna e alla vita del mondo in conflitti e drammi dove l'ossessione per la raffigurazione artistica sembra esautorare le ragioni dell'esistente e dell'esistere." (Sergio Perosa)
Vittorio De Sica raccontato dal figlio Manuel. Una autobiografia congiunta che rilegge la vita e la carriera artistica del regista di capolavori del cinema, rendendo omaggio alla figura dell'artista, dell'attore ma anche dell'uomo e del padre. Un De Sica dolorosamente diviso tra due famiglie, che dormiva una sera ai Parioli, nella casa in cui viveva con Giuditta Rissone e la figlia Emi, e una sera all'Aventino, con Maria Mercader e i figli Manuel e Christian. La vita sul set, il lavoro con gli attori, il sodalizio con Cesare Zavattini, l'omaggio dello star system hollywoodiano, il rapporto con i grandi autori e produttori si mescolano a ricordi d'infanzia e aneddoti di vita famigliare, restituendo il ritratto di un Vittorio De Sica privatissimo e segreto. II libro è arricchito da un personalissimo racconto per immagini curato dallo stesso autore.
La nostra immaginazione è popolata da terre e luoghi mai esistiti, dalla capanna dei sette nani alle isole visitate da Gulliver, dal tempio dei Thugs di Salgari all'appartamento di Sherlock Holmes. Ma in genere si sa che questi luoghi sono nati solo dalla fantasia di un narratore o di un poeta. Al contrario, e sin dai tempi più antichi, l'umanità ha fantasticato su luoghi ritenuti reali, come Atlantide, Mu, Lemuria, le terre della regina di Saba, il regno del Prete Gianni, le Isole Fortunate, l'Eldorado, l'Ultima Thule, Iperborea e il paese delle Esperidi, il luogo dove si conserva il santo Graal, la rocca degli assassini del Veglio della Montagna, il paese di Cuccagna, le isole dell'utopia, l'isola di Salomone e la terra australe, l'interno di una terra cava e il misterioso regno sotterraneo di Agarttha. Alcuni di questi luoghi hanno soltanto animato affascinanti leggende e ispirato alcune delle splendide rappresentazioni visive che appaiono in questo volume, altri hanno ossessionato la fantasia alterata di cacciatori di misteri, altri ancora hanno stimolato viaggi ed esplorazioni così che, inseguendo una illusione, viaggiatori di ogni paese hanno scoperto altre terre.
Autobiografia politica e confessione esistenziale, "Ricordati di vivere" ripercorre trent'anni di storia italiana ed europea intrecciando vita pubblica e vita privata, passioni civili e passioni del cuore, alternando la dialettica e l'oratoria dei grandi drammi con l'ironia disincantata e le durezze del referto clinico. Dallo spaesamento di un giovane che diventa riformista in pieno '68 all'incontro con Bettino Craxi - un Craxi descritto in azione e nell'istante della decisione, ma anche a tavola e nel tempo libero, mentre fa politica e mentre vive - , dal caso Moro all'epopea laica e socialista degli anni ottanta, dal sodalizio con Giovanni Falcone alle stragi di mafia, a Mani pulite e al crollo della Repubblica. Se il filo rosso della storia è l'amicizia con Craxi e con Falcone, in queste mémoires di fine secolo lampeggiano i ritratti di François Mitterrand e Willy Brandt, di Berlinguer e Andreotti, di De Mita e Forlani, di Marco Pannella, Adriano Sofri e Raul Gardini. Senza astio e senza sconti - tantomeno a se stesso - Claudio Martelli racconta in presa diretta il labirinto delle intenzioni, le responsabilità e le dure corvées della politica per riannodare il filo spezzato di una storia con i suoi bagliori di gloria e i suoi fallimenti, le sue grandezze e le sue miserie, per gettare una luce nuova su quel passato più recente da cui tutti veniamo e sui perché di una crisi politica che non ci ha più lasciato.