
Arrestato a Venezia nel maggio del 1592, Giordano Bruno è costretto a difendersi dall'accusa di eresia di fronte al Tribunale dell'Inquisizione: è l'inizio della lunga e dolorosa trafila processuale che, quasi otto anni dopo, lo condurrà sul rogo. Le sue prime deposizioni, raccolte in questo libro accanto agli interventi dei giudici e dei testimoni, sono la traccia di un profilo autobiografico intenso e sofferto, che del filosofo ci restituisce anche il carattere, lasciandolo emergere nella serrata corrispondenza tra le scelte di vita e gli sviluppi del pensiero. È una confessione resa sotto minaccia, un'abile mistura di verità, intelligenza oratoria e dissimulazione, eppure Bruno rimane orgoglioso anche nell'atto di chiedere perdono. Le sue parole, allora, ci aiutano a comprendere come la scelta di consegnarsi al martirio fu il risultato di una progressiva presa di consapevolezza del proprio ruolo di libero portatore di verità: un'estrema affermazione di autocoscienza. Selezionata e commentata da Michele Ciliberto, tra i maggiori studiosi del filosofo nolano, questa insolita autobiografia, oltre che un'introduzione all'opera del filosofo, è così anche una chiave per decifrarne le complesse ragioni, al di là di stereotipi e mitologie consolidate.
Pensatore vivace e poliedrico, che ai molteplici interessi univa una profonda conoscenza dell'esperienza umana, Robin George Collingwood è stato autore di numerosi scritti di filosofia ed estetica, nonché di contributi importanti alla storia e all'archeologia romana. Pubblicata nel 1939, pochi anni prima della morte, l'"Autobiografia" ripercorre la sua vicenda personale e accademica attraverso l'esposizione dei risultati più originali del suo pensiero. Vengono così presentate e dibattute nelle loro reciproche connessioni la "logica della domanda e della risposta", la concezione della metafisica quale scienza storica diretta a determinare i presupposti di ogni dottrina filosofica, e quella della storia come autocoscienza dello spirito e scienza delle cose umane; oltre all'esame di quei problemi storici e archeologici concreti che costituiscono il campo d'applicazione delle sue teorie epistemologiche. Intrisa di riferimenti all'idealismo crociano, l'"Autobiografia" è anche una reazione contro la scuola imperante del "realismo", responsabile secondo Collingwood dell'involuzione della filosofia inglese. Grazie a una non comune capacità argomentativa, per cui anche le pagine più dense di passaggi logici hanno sempre una chiarezza e semplicità esemplari, l'"Autobiografia" può essere considerata ancora oggi la migliore introduzione all'universo mentale di Collingwood.
Confrontandosi con il cuore del pensiero etico di Martin Buber - secondo il quale l'essere umano è per essenza dialogo e si realizza soltanto nel suo entrare in relazione con l'umanità e con il Creatore - Emmanuel Lévinas ha l'occasione di precisare anche la sua filosofia, caratterizzata da una inesausta ricerca dell'Altro e dal modo di costruire il contatto con esso attraverso l'amore e l'assunzione di responsabilità nei suoi confronti. Scritto nel 1958 e pubblicato nel 1963, questo testo permette di esaminare in maniera limpida le similarità e le differenze tra i fondamenti del pensiero dei due filosofi - il "faccia a faccia" di Lévinas e l'"Io-Tu" di Buber - e considerare la comune convinzione che la teoria della conoscenza costituisca la base dell'etica. In appendice, un breve scambio epistolare, nel quale Buber e Lévinas mettono l'accento su ciò che divide le loro filosofie, fornendo al lettore un'ulteriore occasione di riflessione.
Al giovane André Gide che in Algeria gli domandava sue notizie, Oscar Wilde rispose: "Nella mia vita ho messo il genio; nelle mie opere solo il talento". Con Wilde, l'arte è indissolubile dalla vicenda personale; e scoprire la storia privata di questo irresistibile, ultimo "dandy" significa addentrarsi nell'ambiente intrigante e sofisticato dei salotti e dei circoli letterari inglesi e francesi di fine Ottocento. Accanto a lui sfilano Whistler, Beardsley, Bernard Shaw e molti altri, in un turbine di motti arguti, lampi di genio e paradossi. In questa biografia, pubblicata in Francia nel 1967, Philippe Jullian racconta con acume e passione le imprese, gli amori, i successi e gli insuccessi, dell'autore del Ritratto di Dorian Gray, ricollocandone la figura sullo sfondo di quel mondo - tra art nouveau, simbolismo vittoriano e belle époque - che ne decise prima il rapido successo e poi l'impietoso abbandono. Jullian riesce a restituire l'ingegno brillante, le pose scandalose e irriverenti, la sensibilità inquieta che imposero Wilde come una delle personalità più importanti di un'epoca intera.
Giuseppe Casarrubea ricostruisce il pensiero e l'azione di Danilo Dolci, poeta, educatore e attivista non-violento, protagonista originale e fuori dagli schemi della vita culturale e sociale del Novecento italiano. "Piantare uomini" segue il percorso biografico di Dolci, dall'infanzia al confine tra Italia e Slovenia, alla difficile educazione etica e politica durante il regime fascista, fino agli anni siciliani, in cui si consolidano le forme di lotta non-violenta e l'impegno in campo civile e educativo. Basandosi sull'intensa frequentazione personale di Dolci, Casarrubea ne racconta i tratti umani e personali, legandoli alla complessa situazione politica e sociale sviluppatasi in Italia e soprattutto in Sicilia a partire dagli anni Sessanta. In questa prospettiva, la storia dell'impegno umano e formativo di Dolci diventa il ritratto di una nazione che, recuperando la memoria di alcune esperienze del suo recente passato, può tornare ad essere qualcosa di diverso e migliore da quello che oggi ci appare. Il testo è arricchito da una serie di documenti storici e letterari, alcuni pubblicati qui per la prima volta.
La grande mutazione di internet e dei nuovi media ci conduce verso un'era di maggiore democrazia e informazione? O, al contrario, questa nuova epoca è portatrice di nuove forme di controllo e dominio? A più di venti anni dalla diffusione del Web, questo volume di Giuliano Santoro - autore di "Un Grillo qualunque", il primo libro che ha analizzato il fenomeno del Movimento 5 Stelle - mette in fila storie, idee e dati per sostenere una terza ipotesi: la legge del profitto e l'ideologia della concorrenza a tutti i costi stanno imbarbarendo il livello medio delle reti telematiche, livellando verso il basso i contenuti, frustrando le istanze di partecipazione e sfruttando la voglia di condividere saperi e passioni. Prendendo le mosse dalla situazione italiana, cioè dal Paese in cui l'accesso di massa a Internet ha segnato l'ennesimo peggioramento del dibattito pubblico, questo testo ricostruisce la storia della Rete, segnata fin dall'inizio dalla paradossale e inconsapevole collaborazione tra le controculture statunitensi e i laboratori del comparto militare-industriale. Per arrivare a interrogarsi sull'oggi: la quotazione in borsa di Twitter, lo scandalo del Datagate, le sperimentazioni "tecnopolitiche" dei movimenti sociali e il dilagare online delle teorie del complotto e delle leggende digitali, che in Italia si sono riversate in piazza coi cosiddetti "forconi". Un libro per comprendere dove sta andando il Web. E, in buona sostanza, la nostra democrazia.
Come J.R.R. Tolkien e C.S. Lewis, Charles Williams credeva nel potere del mito, nella capacità della fantasia di rispecchiare la verità interiore. Più degli altri due, suoi compagni nel circolo degli Inklings, percepiva quanto sottile fosse il velo che separa il mondo della materia da quello dello spirito. La cittadina di Baule Hill, poco lontano da Londra, è il luogo dove questi mondi filtrano l'uno nell'altro. Qui, mentre il commediografo Peter Stanhope sta per mettere in scena il suo nuovo lavoro, Pauline Anstruther vive nel terrore di incontrare il proprio doppio, che le appare tormentandola fin dalla nascita. Intanto, la frustrazione amorosa di Lawrence Wentworth per Adela Hunt genera un demone femminile, che trascina l'uomo verso la dannazione. Per tutti, la salvezza è in quella "dottrina di scambio e sostituzione" che Williams aveva sviluppato da un passo della "Lettera ai Galati - "Portate i pesi gli uni degli altri" - e aveva messo a fondamento della sua teologia personale.
Il 19 luglio 1992 moriva, assieme a cinque agenti della sua scorta, Paolo Borsellino. A 22 anni dalla strage di via D'Amelio la verità è ancora lontana. Depistaggi, pentiti taroccati, investigatori infedeli, servizi segreti hanno inquinato la scena del delitto e, negli anni, i vari processi che si sono susseguiti. Clamoroso errore giudiziario o vile depistaggio che sia, la storia è da riscrivere e in questo libro di Rosalba Di Gregorio e Dina Lauricella si sceglie di farlo osservando i fatti "dalla parte sbagliata". Con questo libro Dina Lauricella riavvolge il nastro per aiutare non solo a dare un volto a chi ha ucciso il magistrato, ma anche, e soprattutto, scoprire chi ha dato l'ordine e perché. "Stare dalla parte giusta significa riconoscere gli errori, cercare umilmente la verità e volerla con coraggio. Significa rinunciare anche a false e più comode ricostruzioni della storia edificate ad arte che alludono a effimeri successi e allontanano dalla verità, rendendone più arduo e faticoso il raggiungimento. Potrò non vederla la verità ma ne pretendo la ricerca, per dare un senso alla vita di chi è morto per questo" (Lucia Borsellino). Prefazioni di Peter Gomez e Nico Gozzo.
Albert Camus non risponde ad alcun canone nel panorama del Novecento francese: appartiene allo strato più povero dei francesi d'Algeria, conosce la guerra e il colonialismo, ed è animato da un'urgenza che non può essere propria della cultura parigina, pur "impegnata". Convinto federalista, strenuo oppositore della Guerra d'Algeria, Camus entra in conflitto con gli intellettuali francesi e gli algerini indipendentisti a difesa delle sue idee, scegliendo solo alla fine il silenzio, una solitudine che neppure l'assegnazione del Nobel nel 1957 sa attenuare. Questo saggio, vero esercizio d'ammirazione, è una biografia intellettuale e politica che ripercorre un'«esistenza propriamente tragica». Dalla cronaca a Il mito di Sisifo, L'uomo in rivolta, gli articoli giornalistici, i Carnets e le lettere agli amici che hanno camminato e riflettuto con lui; punto d'approdo è il romanzo Il primo uomo, pubblicato postumo e incompiuto.
Gli Stati nazionali che fanno parte dell'Unione Europea vanno cancellati dalla carta geografica e politica del continente. Questa è la tesi esposta dal sociologo Sabino Acquaviva. Per l'autore gli Stati nazionali sono i becchini dell'Europa, che, "se continuerà ad essere divisa, vedrà i nani da cui è composta demoliti dai colossi economici e demografici emergenti". Ma abolire gli Stati nazionali per sostituirli con cosa? La risposta è nella creazione di nuove aree politico-amministrative: le macroregioni, sul modello della "Padania", che, sostiene Acquaviva, permetteranno ai popoli "di esprimere in forme nuove le loro esigenze di libertà". Nella sua polemica, l'autore non risparmia nemmeno i partiti, "arcaici e fossilizzati strumenti", che non garantiscono più la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica, ma sono espressione della "supercasta che ci domina". "Ma allora, mi ha chiesto qualcuno, la tua è una tesi di sinistra? Naturalmente non è né di destra né di sinistra, è una delle molte espressioni di una maniera differente di affrontare i problemi, che rinnega vecchie e arrugginite distinzioni politiche di cui è inutile servirsi".
Leader carismatico, seduttore privo di scrupoli, stratega lucido e volitivo, Gaio Giulio Cesare è stato al contempo brillante politico e genio militare, protagonista di un'ascesa vertiginosa e di alcune delle più spettacolari vittorie della Storia. Nel corso dei secoli, numerosi sono stati i suoi commentatori e biografi, quasi mai imparziali. In questo libro Adrian Goldsworthy colloca Cesare nel contesto del mondo mediterraneo e della ricca e turbolenta società tardo-repubblicana: dalla difficile esperienza del consolato alla relazione con Cleopatra, dalle campagne in Gallia e Britannia fino all'affermarsi della dittatura. Ricomponendo i pezzi di un grande mosaico, lo storico disegna la figura di un "colosso", un ritratto che ci ricorda perché, dopo più di duemila anni, il nome di Cesare continua a esercitare un fascino assoluto.
In una società in continua trasformazione, dove i ruoli tendono a mutare velocemente, l'amore è un sentimento che rischia di essere considerato sempre uguale. In realtà è una dimensione complessa dell'animo umano, difficile da decifrare e attraversato da continui cambi di identità, che determinano di volta in volta un modo diverso di amare. Per questo, diventa necessaria la "manutenzione" costante della propria vita sentimentale, che non significa essere sempre all'altezza delle sfide che ci troviamo davanti, ma essere in grado di conservare e proteggere il nostro amore, come se si trattasse di una pianta rara e bisognosa di cure. Per seguire e comprenderne le mutazioni, Umberta Telfener, esperta psicologa e psicoterapeuta, ne ripercorre le principali fasi: dall'amore patriarcale all'esaltazione del legame di coppia romantico, dalle paure emotive del postmoderno all'attualità incerta e paradossale dell'ipermoderno. Fasi in cui il lettore potrà riconoscere se stesso e scoprire la natura della sua relazione, capirne quali sono le conseguenze emotive e come muta il linguaggio dei sentimenti a seconda delle età. Ricco di spunti suggestivi - i film da vedere o i giochi di coppia che possono migliorare la nostra vita amorosa - "La manutenzione dell'amore" è un viaggio nell'anima del più nobile dei sentimenti, con un invito esplicito: anche nell'amore, comprendere chi siamo è il primo passo verso l'armonia.

