
Oggi le donne sono al potere. Dirigono imprese, governano paesi, comandano eserciti. Ne hanno conquistato il diritto. Ne sono capaci. Sono bravissime. Ma nulla va dato per scontato. I Greci hanno saputo immaginare ragazze eroiche, madri autorevoli, regine guerriere. Ma i Greci hanno anche inventato l'autogoverno di cittadini guerrieri, la demokratia. Il popolo è maschio e dev'essere virile. Ed ecco che le donne potenti diventano impossibili. La filosofia e la legge naturale attribuiscono loro incapacità decisionale, inettitudine al comando, sottomissione, vigliaccheria, incostanza, mollezza. Il maschio è focoso, impetuoso, audace, imperioso. La femmina è fredda, intelligente, vile, timida. L'uomo è un animale politico. La donna è un animale domestico. Aristotele organizza queste idee in un sistema di pensiero. Il cristianesimo ne diffonde i principi e ne rafforza il rigore. La donna antica era irresoluta. La donna cristiana diventa irrazionale. Alla fine del Settecento, emergono nuovi diritti che appartengono a ogni individuo in quanto essere umano. È il progetto emancipatorio dei Lumi in tutto il suo splendore. È la premessa della qualità democratica moderna. È il nostro orizzonte.
Per Giuseppe Dossetti la politica è stata un impegno esigente e virtuoso, una missione al servizio dei più deboli e bisognosi secondo un’idea di democrazia sostanziale in grado di rendere testimonianza della presenza del cristiano nella storia. Con questa visione ha attraversato da protagonista le vicende del Novecento. Il volume ricostruisce attentamente il suo percorso: dall’avvento del fascismo alla Seconda guerra mondiale e alla Resistenza, durante la quale fu comandante partigiano; dalla Costituente alla militanza nella Democrazia cristiana nel periodo riformistico del centrismo, fino al Concilio ecumenico Vaticano II, dove si spese per una Chiesa impegnata in un rigoroso rinnovamento nel segno della povertà e della pace. Gli anni Novanta lo videro di nuovo attivo in difesa del testo costituzionale, insidiato, soprattutto nella prima parte, da iniziative di riforma improvvisate e pericolose per la tenuta dell’unità nazionale.
Il 24 febbraio 2022, con l'invasione su larga scala dell'Ucraina, la Russia ha dato ulteriore sviluppo alla guerra iniziata nel 2014 con l'occupazione della Crimea e il sostegno ai separatisti del Donbass. La mossa rientra in un progetto geopolitico e identitario di tipo imperiale e segue una logica neostalinista. Putin agisce infatti per ottenere il ritorno di Mosca da protagonista sul palcoscenico globale, perché convinto che la Russia sia da sempre e sarà anche in futuro un impero. Per consolidare la "fortezza russa", ha dato vita a un regime illiberale grazie alla rielaborazione di teorie e pratiche ereditate dallo stalinismo: politica da grande potenza, controllo autoritario della società, esaltazione del passato imperiale, rivendicazione di una missione storica. Riscrivendo la storia e statalizzando lo spazio memoriale, il putinismo ha creato una nuova identità fondata su alcuni stereotipi positivi di epoca sovietica ancora radicati in parte della popolazione. Allo stesso tempo ha inglobato, manipolato, censurato o represso le iniziative liberamente nate sui temi del passato russo nella società civile. Sposando una visione catastrofista delle relazioni internazionali, Putin ha dato forma a una Russia postsovietica dalle ambizioni imperiali, decisa a plasmare l'ordine europeo e mondiale. Il libro affronta le tappe della costruzione di questa identità geopolitica, interrogandosi sulla solidità del putinismo e sulle eredità che lascerà ai russi anche dopo l'uscita di scena di Putin.
Perché molti governanti amano sfilare sotto la pioggia? Perché i bambini sorridono quando regalano un biscottino e cosa c'entra con la leadership? E ancora, quali caratteristiche fanno crescere la fiducia nel leader? Quali, invece, la fanno perdere? E cosa succede nella mente di chi gestisce il potere? A queste e altre domande risponde il libro, che coniuga gli studi scientifici più recenti con l'esperienza dei grandi leader di tutti i tempi, da Gandhi a Malala Yousafzai, da Marco Aurelio a Winston Churchill. L'autore ribalta alcuni luoghi comuni sul tema attingendo alle conoscenze di diverse aree di studio - dalla psicologia sociale all'antropologia, dalla biologia alla storia - per indagare un campo che è per sua natura complesso e multidisciplinare. Il testo è uno strumento utile ad approfondire l'argomento della leadership in ambito politico, istituzionale, sociale e aziendale.
Il volume traccia la storia della letteratura italiana dai suoi albori sino alla fine del XIV secolo. Pur nella necessaria sintesi, nessun elemento significativo del panorama letterario italiano del Medioevo è stato trascurato, in un racconto storico che non perde mai il contatto con la concretezza dei testi, fatti spesso oggetto di analisi ravvicinata. Anche se concepito come strumento volto a soddisfare le esigenze degli studenti universitari, il testo, in questa terza edizione completamente rivista e aggiornata in base alle più recenti acquisizioni degli studi specialistici, è adatto anche a un pubblico più ampio che sia interessato a una informazione di base.
Molti testi appartenenti al canone letterario italiano sono in forma di preghiera. Versi di Dante e Petrarca, del petrarchismo rinascimentale, di Tasso e del Barocco, le salmodie di Campanella, gli inni sacri di Manzoni, poesie di donne, mistiche o no, sono preghiere, come lo sono alcune liriche di Ungaretti, Caproni, Giudici, oltre che di Merini. Nonostante l'importanza che essi rivestono e benché la devozione abbia occupato nella vita del singolo e della collettività un posto assai considerevole, non è mai stata tentata una definizione e una ricognizione sistematica della preghiera in poesia per l'Italia. Il volume, tralasciando il punto di vista confessionale, spirituale o religioso, e focalizzandosi su singoli periodi, autori o generi di particolare rilievo, esamina la tensione che sorge tra l'espressione religiosa e quella poetica. Più che ricostruire una storia letteraria sub specie orationis, si interroga sulla possibile esistenza di un filo che tenga insieme questi componimenti, una forma di intertestualità che permetta di unirli in un discorso critico rigoroso, evidenziando la forza del linguaggio e della poesia anche nella manifestazione della fede. Ne risulta un dialogo intenso con l'alterità, che si riverbera anche e soprattutto come conoscenza di sé e della propria umanità.
Nel luglio del 1323 papa Giovanni XXII canonizza Tommaso d'Aquino in una solenne cerimonia ad Avignone; ma il teologo domenicano era stato già "beatificato" alcuni anni prima nei versi del Paradiso di Dante. Nel suo viaggio ultraterreno, infatti, il poeta aveva incontrato l'anima di Tommaso mentre ascendeva fra i cieli del terzo regno. Nei canti del Cielo del Sole, dove si trovano le anime degli spiriti sapienti, egli intrattiene con l'Aquinate una lunga conversazione che acquista una valenza dottrinale e si fa indagine speculativa su un tema centrale nella sua riflessione: la nozione di sapienza. Il Tommaso d'Aquino che si trova nel Paradiso è così una figura complessa, frutto non solo della costruzione letteraria ma anche della pratica filosofica dantesca e si inquadra nell'articolata storia della ricezione dell'eredità intellettuale dell'Aquinate. Il volume indaga il modo in cui Dante Alighieri, nella sua opera, "incontra" Tommaso d'Aquino, delineando il contesto filosofico e teologico di un dialogo che nell'economia della Commedia e dei suoi contenuti assume anche un valore politico. Perché la discussione sulla sapienza, che attraversa i canti 10-13 del Paradiso, investe anche l'ideale del "re sapiente" impersonato da Salomone e prende i tratti di un'acuta e durissima critica dell'ideologia politica della corte del re di Napoli Roberto d'Angiò.
Il volume propone una riflessione sul rapporto tra la guerra e la politica, dal momento che mai una guerra è nata per caso o per follia ma sempre come l'esasperazione parossistica di una concezione della politica, e il suo scoppio è la prova di un fallimento dei rapporti tra gli Stati. La guerra è politica, ma la politica non è soltanto guerra. Guardando alla storia, sia remota sia recente, si noterà che, pur cambiando le strategie militari, le dottrine diplomatiche, le istituzioni internazionali, le pubbliche opinioni e i valori, le guerre restano sempre uguali, nella ripetitiva e inutile banalità del combattere e uccidere, dove distruzione e rovine non distinguono vincitori da vinti. L'autore ne conclude che, tra gli straordinari progressi conseguiti dall'umanità nella sua storia, finora è mancato quello di abolire la guerra.
Eleonora Duse (1858-1924) è stata una delle più grandi attrici di tutti i tempi, studiatissima eppure ancora misteriosa. Il suo stile era tanto lontano dalla norma che talvolta gli spettatori, vedendola in scena, rimanevano sconcertati e diffidenti - per poi innamorarsene. Fu anche direttrice di compagnia e capocomica, creatrice di spettacoli e non solo di interpretazioni. Insieme a Pirandello, è stata forse l'artista più grande e innovativa del teatro italiano. E tuttavia resta da decifrare il segreto della sua presa sul pubblico, della sua tecnica, del suo fascino, e resta da capire quale fosse il suo progetto, e quali i bisogni, le strategie, e le ferite da cui faceva nascere i suoi spettacoli. Eleonora Duse ha trasformato il senso stesso del fare teatro, dandogliene uno nuovo: non più cultura, o piacere, o arte, ma scossa, profondo sconvolgimento esistenziale. Una rivoluzione silenziosa, che questo libro indaga attraverso documenti, lettere, storie, testimonianze, racconti, e attraverso le immagini - i ritratti in studio, i disegni, le caricature - anch'esse indizi di un percorso da scoprire.
Il primo docu-libro che attraverso le parole dello stesso Gigi Proietti racconta la sua visione del teatro, della recitazione, dell'arte scenica e di tante altre amenità di cui è composta la sensibilità di un artista. Un libro leggero, divertente e divertito, come il suo protagonista, che, con l'ironia, l'aneddoto comico e la risata, ha saputo insegnare a decine e decine di futuri attori e attrici come dire una battuta, come far arrivare al pubblico un pensiero, come rendere chiaro un sentimento o efficace una pausa e soprattutto l'amore per la conoscenza: "Senza conoscere non vai da nessuna parte, giovano'!". Grazie anche alla voce di tanti colleghi e amici, che hanno voluto condividere i propri ricordi del grande maestro con chi non ha avuto la fortuna di conoscerlo, il volume offre una testimonianza della sua vocazione per l'insegnamento di un mestiere bellissimo, pieno di gioie e soddisfazioni, ma anche traboccante di sudore, frustrazioni e lacrime; un mestiere che, come ripeteva spesso, "Non te l'ha comandato il medico!".
Come sarebbe guardare il mondo attraverso gli occhi di un gatto? Il legame tra l'uomo e questo animale è così speciale e di lunga durata che ci sembra di conoscerlo bene. In effetti, spesso i tratti che gli assegniamo sono umani e spieghiamo i suoi comportamenti sulla base dei nostri. E se invece non interpretassimo correttamente il modo in cui percepisce la realtà? In un racconto avvincente, Jessica Serra conduce un'esplorazione nella mente dei gatti, attingendo agli ultimi progressi dell'etologia e a innovativi test comportamentali per svelare il loro sorprendente mondo cognitivo: la percezione del tempo, il labirinto delle emozioni, l'istinto al servizio dell'intelligenza, persino la sensibilità alla musica (soprattutto rock!), le grandi doti terapeutiche e antidepressive e la fenomenale capacità di orientamento. Il risultato è un ritratto vivido della loro vita interiore che dischiude tutta la bellezza e genialità del mondo felino e ci fa comprendere gli enormi benefici della loro presenza nella nostra vita.
Un mito della storia del teatro - Marcel Marceau - racconta la sua giovinezza, la sua formazione di attore e ci introduce alla sua arte del silenzio, all'essenza stessa delle sue creazioni. Ma soprattutto - e sono le pagine più toccanti - ci racconta la Francia occupata dai nazisti, l'antisemitismo, la scelta della Resistenza, il suo impegno nel mettere in salvo i bambini ebrei, l'appassionata opposizione alle assurdità di tutte le guerre. Affidata alle figlie solo poco prima della sua morte, questa autobiografia, arricchita da più di cento immagini e da dettagliati apparati bibliografici e cronologici, è una testimonianza intensa e vivace dell'artista che ha dato vita al celebre clown Bip e ne rivela tutta la profonda umanità e grandezza.