
La questione del lavoro occupa oggi un posto considerevole, se non centrale, nelle preoccupazione di molti governi e popolazioni del mondo. Tanto che, in molti paesi, il lavoro non è considerato solo un mezzo di sostentamento ma un diritto: un diritto che garantisce la dignità della persona. Questo vale, per esempio, per il nostro paese, dove il primo articolo della Costituzione sancisce che il lavoro è il fondamento della nostra democrazia e della nostra Repubblica. Tale riconoscimento non dovrebbe affatto stupirci, se solo pensiamo che dagli albori della modernità fino a oggi, dagli economisti liberali ai movimenti operai, da Marx a Ernst Jünger, il lavoro è visto come il perno della nostra civiltà, e gli si assegna una centralità che rasenta spesso la sacralizzazione. La riflessione sul lavoro ha un posto importante anche nella produzione di Jacques Ellul, sociologo e teologo francese, noto soprattutto come studioso e critico della società tecnica. Si tratta - come si può evincere dagli scritti raccolti in questo volume - di una critica assai radicale dell'ideologia del lavoro che sta alla base della nostra società. Ellul porta avanti la sua riflessione su due piani: storico-sociologico e teologico.
I ricognitori del Servizio metereologico dell'aereonautica presero il volo ad uno ad uno dalla pista dell'aereoporto dell'Urbe. Due, tre o quattro? Quanti errori ci sono nella frase qui sopra? Se non vi è immediatamente chiaro, questo libro fa al caso vostro. "Il salvarticolo" è un manuale per tutti quelli che scrivono: studenti, giornalisti, professionisti della comunicazione. Regole, consigli, trappole da evitare per essere sempre chiari e sintetici. Come schivare le frasi fatte e il burocratese, quando usare le citazioni e le maiuscole, come fare i conti con le ripetizioni. Ma anche i diversi modi di scrivere: agenzie, quotidiani, radio, tv e web. E alla fine il test per mettersi alla prova. "Il salvarticolo", pubblicato la prima volta nel 2004, giunge alla seconda edizione dopo tre ristampe della prima. Allora non esisteva Twitter, che ha contagiato 500 milioni di persone (compreso Obama) e ha rivoluzionato il modo di comunicare. Il vero elogio della brevità: tutto in 140 caratteri. Ah, a proposito... quattro. Sono quattro gli errori nella prima frase. Si scrive meteorologico, a uno a uno, aeroporto e aeronautica! Buon salvarticolo a tutti.
Social network, Internet, nuove piattaforme televisive, leggi e documenti deontologia. Il giornalismo vede allargare repentinamente i confini del proprio campo d'azione a fronte di costanti modifiche del quadro normativo di riferimento. E se si moltiplicano gli ambiti del fare informazione, di pari passo aumenta il bisogno di professionalità di chi in questo settore è chiamato ad operare. Ci sono nozioni, regole, leggi che chi fa il giornalista non può, e non deve, ignorare. Non può perché parole, idee, concetti diffusi male possono ledere l'altrui dignità, il diritto alla riservatezza, possono diffamare o influenzare i mercati finanziari. Questo libro, in più di 900 domande e risposte, approfondisce i temi nei quali un giornalista si può imbattere nel proprio lavoro.
La Rete ha rivoluzionato il modo di fare informazione. Il giornalismo tradizionale deve fare i conti con siti, blog, social network, portali, citizen journalism, e soprattutto con la velocità e mancanza di controllo con cui le notizie vengono postate. In questa nuova dimensione le "vecchie regole" che hanno presieduto la produzione delle notizie sono ancora valide? Ha ancora senso applicarle così come sono, quando si parla di diffamazione, diritto d'autore, utilizzazione delle immagini, diritti della persona? E la funzione del giornalista ha ancora valore? La prima risposta è decisamente negativa. La digitalizzazione dell'informazione ha drammaticamente evidenziato che il contesto è regolato da norme obsolete e anacronistiche. La seconda invece è positiva: l'informazione giornalistica può avere un ruolo determinante a patto che sappia evolversi e passare dalla concezione ottocentesca di notizia a quella contemporanea di verità. Nello tsunami di news che ogni giorno ci viene addosso, abbiamo sempre più la necessità di un giornalismo affidabile se non certificato. Un'informazione che sia costante ricerca dell'aletheia, cioè di quel qualcosa che non è nascosto ma che comunque bisogna svelare.
Il matrimonio tra giornalismo e marketing, ancor più che tra Montecchi e Capuleti, è sempre stato impossibile da celebrare. Ma i tempi cambiano e quello che prima suonava come un'onta giornalistica oggi, sotto certi aspetti, non solo è ammesso ma sta rappresentando un nuovo importante settore per il giornalismo. Grazie al web (blog, Facebook, Twitter, YouTube, ecc.) le aziende decidono da sole dove, quando e soprattutto cosa e per chi pubblicare una notizia. Il brand journalism, che ha avuto notevole impulso dal 2004 negli Usa, si occupa di comunicare tutto ciò che ruota attorno a un marchio (brand) con lo scopo di informare i lettori sulla storia dell'azienda. Lo fa con gli strumenti e le regole proprie del giornalista. Il brand journalist, non inganna il lettore, non gli deve vendere nulla, ma gli mette a disposizione ciò che gli occorre per approfondire la conoscenza del marchio di cui è, o potrebbe, diventare cliente. Questo manuale di brand journalism, primo in Italia, fornisce caratteristiche, strumenti, tecniche e regole di quello che rappresenta una nuova grande opportunità per i professionisti dell'informazione. Prefazione di Daniele Chieffi.
Come si fa giornalismo nell'era digitale? Come sfruttare tutte le potenzialità degli strumenti social? Come si è trasformata e come è diventata oggi l'informazione sul web? Questo testo risponde a chi si chiede come e quanto debba cambiare il modo di scrivere e diffondere oggi le notizie, attraverso Internet. Al centro del volume l'analisi approfondita delle nuove dinamiche del giornalismo online e le buone pratiche per sfruttare al meglio le potenzialità dei social media, della crossmedialità e dei motori di ricerca, i tre pilastri del nuovo sistema dell'informazione. Un testo agile, ricco di consigli e di contenuti trasversali. Da freelance o in redazione, tutte le tecniche per conoscere i segreti della 'nuova' informazione, per un uso efficace dei social network e per un buon utilizzo dei blog.
"La deontologia professionale sta racchiusa in gran parte, se non per intero, in questa semplice e difficile parola: onestà. È una parola che non evita gli errori: essi fanno parte del nostro lavoro, Perché è un lavoro che nasce dall'immediato e che dà i suoi risultati a tambur battente. Ma evita le distorsioni maliziose quando non addirittura malvage, le furbe strumentalizzazioni, gli asservimenti e le discipline di fazione o di clan di partito. Gli onesti sono refrattari alle opinioni di schieramento - che prescindono da ogni valutazione personale - alle pressioni autorevoli, alle mobilitazioni ideologiche. Non è che siano indifferenti all'ideologia, e insensibili alla necessità, in determinati momenti, di scegliere con chi e contro chi stare. Ma queste considerazioni non prevalgono mai sulla propria autonomia di giudizio. Un giornalista che si attenga a questa regoletta in apparenza facile facile potrà senza dubbio sbagliare.ma da galantuomo. Gli sbagli generosi devono essere riparati, ma non macchiano chi li ha compiuti. Sono gli altri, gli sbagli del servilismo e del carrierismo - che poi sbagli non sono, ma intenzionali stilettate - quelli che sporcano". (Indro Montanelli)
Black out, "cadute" di sistemi, tsunami, interruzioni di collegamenti telematici, uranio impoverito, azioni terroristiche, terremoti, eruzioni vulcaniche, incendi, cibi transgenici, "mucca pazza", "diossina": quando accade qualcosa di imprevisto i sistemi "in crisi" sono quasi sempre impreparati. I soggetti coinvolti - aziende/enti/istituzioni - spesso reagiscono con incomprensione, senso d'impotenza, paura di comunicare. Ma è proprio la comunicazione di emergenza che gioca un ruolo strategico nel prevenire, affrontare e riportare per quanto possibile alla normalità gli eventi critici e ricostruire un clima di fiducia nei rapporti con la collettività. E le organizzazioni (pubbliche o private) che si sono preparate e che hanno sviluppato piani e procedure per gestire efficacemente la comunicazione in situazione di crisi, non solo hanno assicurato la propria sopravvivenza, ma hanno addirittura migliorato la propria immagine. Questa nuova edizione del volume esamina e propone in dettaglio le regole da seguire per prevenire, affrontare e uscire da una situazione di crisi, con lo scopo di aiutare a prendere decisioni rapide, risolutive. Perché nulla deve essere lasciato al caso. Una guida ricca di suggerimenti, case history, approfondimenti con un dizionario delle parole di "crisi", realizzata da un protagonista della comunicazione aziendale italiana.
Il giornalismo non è morto e non morirà, almeno finché ci saranno notizie e storie da raccontare, e finché ci sarà un pubblico. Ma è innegabile che siamo tutti alla ricerca di nuovi modelli per aggirare la crisi. In questo senso il digitale offre enormi opportunità che vanno analizzate, studiate, capite e messe in pratica. E bisogna farlo seguendo due stelle polari: l'attenzione per il lettore e quella per i contenuti. In quest'ottica, seo, social, membership, paywall, newsletter, instant messaging, metriche, non sono più semplicemente parole di moda, ma diventano strumenti organici che vanno a comporre nuove e fondamentali competenze che non possono mancare al giornalista di oggi e di domani: il digitai content management. Questo testo è una guida contemporanea, teorica e pratica, pensata per il giornalista o per gruppi di giornalisti che vogliano acquisire nuove competenze, sia per metterle al servizio di grandi testate e gruppi editoriali, sia per intraprendere proprie strade alternative indipendenti, con uno sguardo all'autoimprenditorialità.
Il matrimonio tra giornalismo e marketing, ancor più che tra Montecchi e Capuleti, è sempre stato impossibile da celebrare. Ma i tempi cambiano e quello che prima suonava come un'onta giornalistica oggi, sotto certi aspetti, non solo è ammesso ma sta rappresentando un nuovo importante settore per il giornalismo. Grazie al web (blog, Facebook, Twitter, YouTube, ecc.) le aziende decidono da sole dove, quando e soprattutto cosa e per chi pubblicare una notizia. Il brand journalism, che ha avuto notevole impulso dal 2004 negli Usa, si occupa di comunicare tutto ciò che ruota attorno a un marchio (brand) con lo scopo di informare i lettori sulla storia dell'azienda. Lo fa con gli strumenti e le regole proprie del giornalista. Il brand journalist, non inganna il lettore, non gli deve vendere nulla, ma gli mette a disposizione ciò che gli occorre per approfondire la conoscenza del marchio di cui è, o potrebbe, diventare cliente. Questo manuale di brand journalism, primo in Italia, fornisce caratteristiche, strumenti, tecniche e regole di quello che rappresenta una nuova grande opportunità per i professionisti dell'informazione. Prefazione di Daniele Chieffi.
Paladini di carta è una disincantata e ironica rilettura del giornalismo e della sua storia, dagli albori ad oggi. Un manuale sul come si è fatta, si fa e si dovrebbe fare informazione raccontato, con l'abilità dello scrittore di gialli e l'accuratezza del cronista. Come un romanzo vengono infatti seguiti filoni paralleli che vanno poi ad intrecciarsi: da un lato una rilettura in chiave storica ed ironica della storia del giornalismo e dei personaggi che, direttamente o indirettamente, hanno contribuito allo crescita ed allo sviluppo della professione, dall'altro le caratteristiche del giornalismo "moderno" e delle tecniche da conoscere e mettere in pratica.