
Il volume è un'introduzione a un metodo innovativo di terapia familiare: utilizzare il lavoro intergenerazionale con le famiglie d'origine dei clienti non come momento terapeutico a sé stante, ma come consulenza all'interno di terapie individuali, di famiglia e di coppia. Il metodo permette al terapeuta di sfruttare le importanti possibilità offerte dal lavoro intergenerazionale senza essere obbligato a impostare in tal modo l'intera terapia.
Il libro può essere considerato come il manifesto del pensiero polivalente di Maria Zambrano. In esso si mostra infatti la genesi delle due forme di ragione, mediatrice e poetica, che ne hanno guidato tutta l'attività filosofica intrecciandosi con una costante riflessione sulla storia della filosofia e della cultura europea, la sua crisi e i suoi fallimenti dei quali l'Europa intera era arrivata ormai a soffrire mortalmente. La sfida vitale che il filosofare di Maria Zambrano assume è dettata dalla necessità, non solo teorica ma esistenziale e politica, del "rinnovamento di un'amicizia perduta" attraverso un sapere dell'anima.
L'autore delinea un nuovo modello di terapia familiare che consente alle famiglie di sentirsi così sicure da accettare il rischio di nuove modalità di relazione invece di ripetere rigidamente i vecchi copioni. I copioni familiari possono creare schemi ripetitivi all'interno della famiglia e tenere in vita comportamenti problematici. L'obiettivo della terapia familiare è quello di aiutare la famiglia ad affrontare gli scenari delle soluzioni tentate in passato per poterli cambiare.
L'autore presenta la nuova prospettiva emersa dalle più recenti ricerche della genetica evolutiva che coinvolgono le origini delle differenze individuali e i diversi percorsi dello sviluppo. Uno dei risultati teorici più importanti è una nuova concezione dell'ambiente, che l'individuo, con le sue caratteristiche personali, contribuisce a costituire intorno a sé. Vengono analizzati i processi che sono alla base delle interazioni fra le componenti biologiche e psicologiche e le diverse dimensioni dell'ambiente. Questa nuova prospettiva ha importanti implicazioni non solo per psicologi, psichiatri e medici, ma per tutte le scienze che si occupano dello sviluppo umano.
Il volume presenta il pensiero dei tre grandi della psicologia della mente e dello sviluppo: Vygotskij, Piaget e Bruner. Di ciascun autore vengono delineati il quadro di riferimento culturale, la teoria della vita mentale e i metodi di indagine utilizzati. Si tratta di teorie che delineano quadri affascinanti della cognizione individuale, dello sviluppo mentale e del rapporto tra mente e cultura. Il volume espone inoltre i termini del dialogo che tra i tre autori, idealmente o realmente, si è intrecciato o si intreccia ancora oggi.
Gli autori mettono in evidenza che si possono curare le relazioni con le relazioni nell'idea che il rapporto di coppia sia uno dei potenti organizzatori (o disorganizzatori) degli affetti nella vita delle persone e delle funzioni legate alla genitorialità. L'ambito è quello della psicoanalisi con particolare riferimento sia alle più recenti teorie sulle relazioni oggettuali, sia alla teoria degli "affetti" che rappresenta un ponte tra psicoanalisi e psicopatologia dello sviluppo.
Francesco Corrao è stato presidente della Società psicoanalitica italiana e nel 1991 ha fondato l'Istituto italiano di psicoanalisi di gruppo. L'impronta freudiana del pensiero di Corrao ha subito successivamente l'influenza di due grandi figure: Bion e Lacan. All'incontro con Lacan si deve l'attenzione posta da Corrao alle questioni del linguaggio connesse con l'inconscio e la psicosi, mentre l'incontro con Bion favorì il suo persorso nel campo della clinica psicoanalitica dei gruppi.
Francesco Corrao è stato presidente della Società psicoanalitica italiana e nel 1991 ha fondato l'Istituto italiano di psicoanalisi di gruppo. L'impronta freudiana del pensiero di Corrao ha subito successivamente l'influenza di due grandi figure: Bion e Lacan. All'incontro con Lacan si deve l'attenzione posta da Corrao alle questioni del linguaggio connesse con l'inconscio e la psicosi, mentre l'incontro con Bion favorì il suo persorso nel campo della clinica psicoanalitica dei gruppi.
Nella cura dei disturbi psicopatologici, l'intervento psicoterapeutico e quello farmacologico sono stati a lungo contrapposti e considerati alternativi, non solo nella letteratura scientifica, ma anche nella pratica clinica degli addetti ai lavori. Più recentemente i fautori della "pillola" e quelli delle "parole" hanno modificato il rigore delle posizioni di partenza e si sono interrogati sulle condizioni operative di una possibile collaborazione. Il volume ripercorre, con numerose esemplificazioni cliniche, la storia di questo difficile rapporto, cercando di fare il punto su questa complessa questione.
Secondo l'autrice, i sogni a occhi aperti, trascurati dalla psicoanalisi a favore di quelli a occhi chiusi, ci proteggono da azioni precipitose, cicatrizzano antiche ferite, ci spingono alla realizzazione dei nostri desideri più segreti. Come il gioco, la fantasia è un punto d'incontro tra mondo interno e mondo esterno e una chiave di interpretazione per entrambi.
Il testo invita il lettore a compiere una serie di percorsi attraverso il territorio della filosofia e altri territori vicini, per descrivere quella che l'autore chiama "la nostra condizione paradossale". L'umorismo, il gioco, la follia vengono chiamati in causa per sostenere il rischio di una scommessa che appare sempre più urgente per capire dove siamo, come ci muoviamo, come possiamo pensare.