
Il volume si propone di illustrare l'origine e la storia di cento parole appartenenti al lessico della gastronomia campana. Accanto a termini afferenti all'importante tradizione culinaria napoletana, il lemmario raccoglie voci meno note, le cui vicende permettono talora di ricostruire i rapporti instaurati nel tempo tra l'entroterra e la città, nonché gli usi alimentari di aree scarsamente rappresentate nella trattatistica d'argomento gastronomico. Le parole, selezionate attraverso criteri linguistici, geografici e cronologici, sono corredate di una scheda lessicografica che presenta puntuali riscontri nella letteratura napoletana e nei vocabolari. Il volume intende presentare, inoltre, un breve profilo storico della gastronomia campana, elaborato attraverso l'uso di fonti storico-artistiche, archivistiche e letterarie e attraverso la ricostruzione delle vicende delle parole scelte.
Il volume raccoglie gli atti del convegno svoltosi nell'ottobre 2020 a Omegna, città natale di Gianni Rodari, per ricordare lo scrittore nel centenario della nascita. Nelle pagine del libro viene messa in rilievo l'essenza profonda del lavoro di Rodari, che consiste nel porre al centro dell'attenzione la parola, per sperimentare tutta la gamma dei suoi usi. La parola è la chiave per accedere alla libertà e dunque alla democrazia: «Tutti gli usi della parola a tutti [...] Non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo». Lavorando con le parole lo scrittore traccia anche la strada per la creazione fantastica. Il linguaggio e la fantasia sono infatti strettamente legati mediante il gioco linguistico. «Una parola può generare una storia perché mette in movimento tratti della nostra esperienza, del nostro vocabolario, del nostro inconscio. Mette in movimento le nostre idee, la nostra ideologia». Ecco allora che il gioco con le parole, con i loro suoni, sensi e significati, permette di sfruttare le numerose potenzialità della lingua, di usarla in modo libero e "trasgressivo" infrangendone l'uso solito e, "trasgredendo", consente di dar vita all'invenzione di storie o filastrocche. Testi creativi che lo hanno reso noto in tutto il mondo e che consentono agli insegnanti di mettersi alla prova con i propri allievi per sperimentare gli arnesi e le tecniche usati dallo scrittore. E, nel contempo, di impadronirsi meglio di tutti gli usi della lingua.
Le agende di Giovanni Falcone entrarono e uscirono velocemente nella vicenda della strage di Capaci. A distanza di molti anni, dopo processi, depistaggi, falsi testimoni, morti sospette, e diversi interrogativi irrisolti, questo libro recupera materiali rivelatori che sono stati trascurati nelle inchieste della magistratura e che invece aiutano a capire che cosa è successo quel 23 maggio 1992. E perché. Le agende personali fanno paura: quella di Borsellino è scomparsa e quelle di Falcone, esaminate dai periti Gioacchino Genchi e Luciano Petrini (morto troppo presto), nonostante strane interruzioni, pongono domande decisive: sugli incontri del giudice con funzionari russi per indagare sui finanziamenti clandestini del Pcus; su come sia stato possibile che la mafia sapesse il giorno e la data del suo viaggio a Palermo; sul suo misterioso viaggio a Washington; su dove sia stato tra il 28 aprile e il primo maggio prima dell'attentato; e molte altre ancora. In questa meticolosa inchiesta, l'autore mette in relazione fatti, testimonianze, appunti personali, e traccia un quadro inedito che apre nuovi scenari sulla morte del giudice, dimostrando come essa vada inserita all'interno di una più generale strategia di destabilizzazione che ha interessato il nostro paese alla fine della Prima repubblica. Con un'intervista inedita all'avvocato Salvatore Petronio che difese Salvatore Biondino, l'uomo considerato il trait d'union tra Riina e il commando.
È il paradosso della nostra epoca: non si può non essere contro se si ama davvero la vita. Quanto più grande è il nostro amore per gli uomini e per le cose belle di questo mondo, tanto più grande è il desiderio di cambiarlo, il mondo. Perché questo «sistema sociale ed economico» non è più compatibile con i diritti umani. Con l’esistenza stessa dell’uomo su questo pianeta. Ci vuole il coraggio di vederlo, e di dirlo. Un coraggio che avevamo, e che abbiamo perduto quando ci siamo fatti convincere che diventare adulti significa accettare il mondo così com’è. Il piccolo libro che state per leggere è l’invito a una ribellione intellettuale ed emotiva: un invito a liberare la parte di noi che è rimasta fedele alle aspirazioni, alle convinzioni, all’etica di quando eravamo bambini. L’obiettivo di una sinistra che voglia cambiare il mondo non è il potere sulla società, ma il potere nella società: il potere, dato a tutte e tutti, di salvare la propria vita dal do-minio del mercato. Il potere nei luoghi di lavoro, nelle lotte per le donne, per la difesa dell’ambiente, il potere della conoscenza e del pensiero critico aperto a tutti.
"Santo padre, nonostante la nostra insistenza, lo Ior non ci ha mai fornito i documenti richiesti."
Da un incontro di papa Francesco con i membri della Commissione referente sullo Ior da lui costituita, autunno 2013
"La nostra è un'organizzazione modesta... Non abbiamo segreti."
Da una lettera di Paul Marcinkus al dipartimento di Stato americano, 3 aprile 1979
Una storia che si ripete. Questo libro ripercorre le imprese rocambolesche di un monsignore senza scrupoli, vicinissimo al papa e ai suoi più stretti collaboratori, intimo di ministri e capi di Stato, manager e banchieri, arricchendole di dettagli venuti alla luce solo di recente, di nuove testimonianze e di documenti inediti.
A distanza di trent'anni dall'uscita di scena di Marcinkus, cosa resta di lui nelle stanze del torrione di Niccolò V, sede dell'Istituto per le opere di religione? È vero che lo Ior si è ormai quasi totalmente rinnovato, come assicura il suo attuale presidente, grazie alla vigilanza dell'Autorità d'informazione finanziaria della Santa sede e alle nuove normative sulla trasparenza entrate in vigore in Vaticano? Oppure persistono ombre e torbide manovre per ostacolare il cambiamento voluto da papa Francesco?
Un racconto che attraversa più di cinquant'anni di storia delle finanze maledette del Vaticano, con lo sguardo sempre rivolto all'attualità, fotografando i lati oscuri che ancora rimangono. Di nuovo legati alla gestione del denaro, del potere e degli affari.
Fabio Marchese Ragona, giornalista, lavora come vaticanista per il Gruppo Mediaset. Da anni segue le vicende d'oltretevere anche per il quotidiano "Il Giornale". Conduce ogni settimana sul canale all-news Tgcom24 la rubrica domenicale "Stanze Vaticane". È autore del documentario su Giovanni Paolo II "Il sorriso di Karol". Ha scritto: "Potere Vaticano" (Edizioni Il Giornale 2016) e "Tutti gli uomini di Francesco" (Edizioni San Paolo 2018).
Dal direttore de Ilfattoquotidiano.it una guida informata per un voto consapevole.
“Programmi, programmi, programmi. Lasciateli perdere. Intanto non saranno realizzati, soprattutto questa volta. Tutti fanno promesse. Non tenetene conto. Guardate invece alle persone, alla loro storia, a quello che hanno detto prima e fatto poi. E a qualche numero indispensabile. Solo così possiamo avere gli elementi per orientarci e votare in modo consapevole. E togliere tutto il fumo che avvolge queste elezioni. Sicuramente un voto consapevole sarà in ogni caso un voto utile. Qualsiasi partito sceglierete.” - Peter Gomez
Ecco la minaccia più grave che incombe sul pianeta: l'attuale sistema finanziario ultraglobalizzato, che deprime la crescita economica, aumenta la disuguaglianza, impoverisce la gente, e diffonde insicurezza e paura del futuro. Sono quasi cinquant'anni che il capitalismo dei mercati finanziari ha preso il potere in Occidente. La sua ideologia è il neoliberismo, un pensiero unico che prevale nel mondo accademico, nella società civile e nella politica, a destra come a sinistra. L'Unione europea ne è diretta espressione e la superburocrazia che la governa in condizioni di pesante deficit democratico agisce con la complicità dei media, per lo píù allineati a questo strapotere. Ma i padroni del mondo attuale non sono inamovibili. Come spiega Arlacchi, sono in campo contromovimenti che li combattono. L'economia sociale di mercato della Cina e dell'Asia orientale già contrasta la deriva neoliberista. E stanno inoltre emergendo formazioni di riformatori, conservatori, fascisti, socialisti e populisti prodotte da un grande scontento verso il mercato che mobilita tutti, da Corbyn a Trump a Le Pen. È questo il dato nuovo. All'orizzonte ci sono il declino dell'Occidente dominato dal capitale finanziario, il tramonto incruento della tutela americana e un ordine mondiale multipolare più pacifico e progressivo.
Quello che l’Italia e l’Europa non vogliono sentire e vedere emerge in maniera drammatica dalle testimonianze raccolte da Francesco Viviano e Alessandra Ziniti, due giornalisti che da anni portano all’attenzione dell’opinione pubblica una situazione che non può più lasciarci indifferenti. Gli accordi stipulati dal nostro governo con quello di Tripoli e con le tribù locali hanno ridotto gli sbarchi ma hanno intrappolato in Libia centinaia di migliaia di migranti, ridotti a schiavi e soggetti a ogni tipo di tortura.
Donne e bambine violentate, costrette a prostituirsi, giovani in fuga dai loro paesi e trasformati in torturatori crudeli, assenza di qualsiasi diritto. L’inferno esiste, ed è in Libia. I racconti di questo libro arrivano da coloro che sono miracolosamente riusciti a sfuggire ai lager libici, e in alcuni casi a individuare i loro torturatori e ad assicurarli alla giustizia italiana. Ma non c’è giustizia che possa riscattare chi ha perso qualsiasi dignità.
Dobbiamo fermare questa tragedia, non favorirla contrastando chi in ogni modo cerca di contenerla, come le organizzazioni umanitarie che, accusate addirittura di accordi con i trafficanti, sono costrette in buona parte a ritirarsi, lasciando campo libero alla guardia costiera libica, che riporta nei lager gli scampati alla morte in mare. Un incubo senza fine. Nonostante l’encomiabile impegno della nostra marina militare, che da anni si prodiga per salvare quante più persone possibile.
Gli attentati a Lima, Falcone, Borsellino, le bombe a Milano, Firenze, Roma, gli omicidi di valorosi commissari di polizia e ufficiali dei carabinieri. Lo Stato in ginocchio, i suoi uomini migliori sacrificati. Ma mentre correva il sangue delle stragi c’era chi, proprio in nome dello Stato, dialogava e interagiva con il nemico.
La sentenza di condanna di Palermo, contro l’opinione di molti “negazionisti”, ha provato che la trattativa non solo ci fu ma non evitò altro sangue. Anzi, lo provocò. Come racconta il pm Di Matteo a Saverio Lodato in questa appassionata ricostruzione, per la prima volta una sentenza accosta il protagonismo della mafia a Berlusconi esponente politico, e per la prima volta carabinieri di alto rango, Subranni, Mori e De Donno, sono ritenuti colpevoli di aver tradito le loro divise. Troppi i non ricordo e gli errori di politici e forze dell’ordine dietro vicende altrimenti inspiegabili come l’interminabile latitanza (43 anni!) di Provenzano, la cattura di Riina e la mancata perquisizione del suo covo, il siluramento del capo delle carceri, Nicolò Amato, la sospensione del carcere duro per 334 boss mafiosi.
Anni di silenzi, depistaggi, pressioni ai massimi livelli (anche dell’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano), qui documentati, finalizzati a intimidire e a bloccare le indagini. Ora, dopo questa prima sentenza che si può dire storica, le istituzioni appaiono più forti e possono spazzare via per sempre il tanfo maleodorante delle complicità e della convivenza segreta con la mafia.
Tre motivi per leggerlo: perché "Prosperità" è l'esempio di una economia dal volto umano, sempre rivedibile, mai dogmatica, attenta alle persone prima che al mercato. Perché le politiche ispirate alla lezione di Keynes (investimenti pubblici, tassazione progressiva, protezione sociale) hanno risollevato l'economia in un periodo di forti contrapposizioni politiche e di crisi economica la cui affinità con il nostro tempo è evidente. Perché questo libro guarda al futuro, non solo della scienza economica ma soprattutto della società in cui viviamo. Introduzione di Francesco Saraceno.
Moro, Pecorelli, Sindona, Ambrosoli, Mattarella, Amato, la strage di Bologna, la P2, Andreotti. Una sequenza impressionante di stragi, assassinii, complotti, tentativi di colpi di Stato nella ricostruzione inedita del magistrato che ha scoperto la P2, arrestato Liggio e rinviato a giudizio Michele Sindona. Un cumulo di fatti maturati in un arco di tempo ristretto (1978-1980) e rimasti il più delle volte senza giustizia. Qui recuperati e ricostruiti in un disegno complessivo ricco di frammenti e risvolti dimenticati o trascurati durante i processi. Con Turone, testimone e protagonista come magistrato di quella terribile stagione, ci addentriamo tra gli anfratti di storie torbide e sconvolgenti che hanno come protagonisti criminali, terroristi e mafiosi ma pure uomini delle istituzioni. Come dimostra Turone, solo grazie al sacrificio di eroi valorosi tra magistrati, carabinieri, finanzieri e poliziotti, e all'impegno di alcuni politici tenaci e coraggiosi, l'Italia è riuscita a rimanere un paese libero. È quindi essenziale riuscire oggi a tenere in mano il filo che lega i fatti di quegli anni terribili, spesso resi volutamente indecifrabili per coprire responsabilità e bugie. Lo dobbiamo alle nuove generazioni, cui Turone soprattutto si rivolge. Prefazione di Corrado Stajano.