
Secondo volume da affiancare ai "Principi della comunicazione letteraria", "Per una enciclopedia della comunicazione letteraria" è un dizionario enciclopedico sui nuovi argomenti e problemi della cultura d'oggi.
Un libro sul viaggio che mostra quel che di solito non si vede. Offre consigli per avere un invito al ballo dell'Opera a Vienna o evitare il flamenco per turisti a Siviglia. Una guida che non fornisce solo gli orari di apertura o i prezzi, ma aiuta a capire perché un quadro di Caravaggio si trova in Prussia o chi era la modella ritratta da Picasso e perché il pittore l'amava. E chi sono le ragazze in vetrina nel quartiere del peccato di Amburgo e dove trovare le miniere d'ambra sul Baltico. È una guida d'Europa nel suo insieme, dai luoghi delle battaglie storiche ai vecchi confini scomparsi, che fa vedere anche quel che non c'è più, il ponte di Giulio Cesare sul Reno o il Bunker di Hitler a Berlino. Una guida agli europei, alla loro identità e alla loro storia.
In quest'opera l'autore presenta la storia del dittatore tedesco rigorosamente come storia della società che lo rese possibile. Rinunciando ad ogni spiegazione facilmente personalistica, Hitler viene visto non come causa prima dell'apocalisse nazista, ma come suo articolato epicentro, sulla base delle strutture politiche e delle forze sociali che ne consentirono la conquista e l'esercizio del potere. La personalità del dittatore diventa dunque la chiave interpretativa di un intero periodo storico.
Vi sono delle grandi immagini primordiali, tramandate dalla letteratura e dall'arte, ma anche dal folklore popolare e dai sogni, che assumono le vesti di veri e propri "miti". Delle storie nelle quali ognuno di noi può cogliere un percorso conoscitivo e intuire una parabola esistenziale. Faust è sicuramente una figura che possiede siffatte caratteristiche; quasi fosse una metafora del nostro peregrinare esistenziale, l'immagine dell'anelito che ci spinge oltre l'apparenza, l'allegoria dell'anima che nel tormento del sapere si muove e si dibatte. Sprezzante dell'ombra e dell'oscurità; anzi consapevole del loro ruolo ineludibile e del loro fascino sontuoso. Perché solo nel buio e nella luce, nella loro coesistenza, è rintraccibile la penombra della verità.
Il 24 marzo 1976 i militari prendevano il potere in Argentina. Trentamila giovani oppositori del regime vennero sequestrati e torturati, molti gettati in mare ancora vivi con i famigerati "voli della morte". Le madri dei desaparecidos argentini sono un movimento riconosciuto in tutto il mondo, legato alla memoria dei figli e alla richiesta di giustizia. Come però queste donne, da casalinghe prive di istruzione, siano riuscite, appropriandosi della forza storica e sociale della maternità, a diventare un riferimento nell'attuale crisi della politica, è un racconto tutto da fare. Attraverso interviste e conversazioni raccolte nell'arco di cinque anni, questo libro si propone di raccontare la vita di queste donne.
"Sono apparso alla Madonna è l'esperienza e la frase che Carmelo ha scelto come titolo e come vertice della sua prima autobiografia. Una frase che non ha mai amato ripetere - lui che amava repertoriare e ribadire le sue battute migliori - ma che tutti invece ripetono quando pensano a Carmelo. La ripetono avversari o complici - è lo stesso - come fosse il massimo della provocazione o della dissacrazione, spesso dimenticandosi (gli uni e gli altri) che Carmelo è sì il campione teatrale della libertà ma anche il maestro della verità del teatro. E in verità e in teatro non ha senso ripetere una frase come quella, poiché 'sono apparso alla Madonna' non è mai stato un dire ma un fare di Carmelo Bene, un evento che ha segnato il corpo del suo attore e il corpus delle sue opere: apparire alla Madonna è diventato complemento della sua grazia e compimento del suo genio." (Dalla Postfazione di Piergiorgio Giacché)
In una lunga conversazione con Giancarlo Dotto, Carmelo Bene racconta e si racconta: il teatro e il cinema, la letteratura e la voce, le passioni e i disgusti. La dissipazione incessante di una vita privata e pubblica che "gioca" al massacro. E mentre si dipana il filo di un'esistenza unica che via via si libera insofferente da ogni gabbia e da qualsiasi tentativo di schematizzazione, più di cinquant'anni di vita culturale, artistica e sociale si srotolano tra le pagine, raccontati da due occhi inquieti e mobili alla cui lucidità spietata niente sembra poter mai sfuggire.