
Quale è la realtà della follia, e quale la sua immagine? In che relazione sta con le comuni esperienze di dolore o di malinconia? Attraverso quali linguaggi riesce a comunicare una sofferenza che pare riferirsi a un altro mondo, a una diversa realtà? Come tutto ciò finisce per condizionare la creatività? E in che modo dovrebbe porsi una psichiatria realmente umana che voglia immedesimarsi con le vibrazioni più intense delle anime sofferenti? Eugenio Borgna, nel tentativo di dare risposta a domande come queste, interroga quanti hanno provato a esprimere il senso delle lacerazioni dolorose o delle tormentose inquietudini sperimentate nelle loro vite. Ci introduce così, come in un'ideale galleria letteraria e artistica, ad alcune delle grandi opere che aiutano a cogliere un'altra immagine della follia: quelle di pensatori come Nietzsche o Kierkegaard, di poeti come Georg Trakl, Nelly Sachs e Paul Celan, di scrittori come Virginia Woolf, o di pittori come Friedrich o Böcklin, di registi come Bergman o Lars von Trier. Ma ci svela anche le modalità di esprimere le profondità e le ferite dell'anima di alcune delle sue pazienti, come Angela e Valeria, di grandi mistiche come Teresa di Lisieux e Teresa d'Ávila, o di vittime di una sorte atroce quale fu Etty Hillesum. Al centro del libro resta il significato della follia come esperienza umana, specchio nel quale si riflette, dilatata e radicalizzata, la nostra condizione.
Che cos'è per l'essere umano il tempo? Qual è il significato che assume nelle nostre vite? Quanto è rilevante nella definizione delle identità e delle esperienze di ciascuno? Il tempo sta in rapporto con la finitudine, caratteristica della mortalità, e insieme con l'infinito, ma anche con le emozioni, quali il dolore e la gioia. La vita non sarebbe tale se non fosse cadenzata dal passare delle ore, delle stagioni, delle età e di quel tempo più personale che non può venire misurato con esattezza, ma che contribuisce a definire l'esperienza della vita stessa. Il soggetto non sarebbe insomma tale in assenza di una traiettoria temporale. Il tempo non casualmente rappresenta un tema ricorrente in letteratura e in filosofia, e ha una grande importanza pure nella psicopatologia e nella cura. Nel suo trascorrere condiziona la vita quotidiana, così come colora le esperienze mistiche che lo trascendono. È elemento costitutivo dell'identità e permea la coscienza e l'esistenza di ciascuno. Nel sondare le profondità dell'animo non si possono dunque trascurare il tempo e l'esperienza diversa che ognuno ne fa. Può trattarsi di volta in volta di un tempo sospeso, come nel sogno, o frammentato, come nella memoria lacerata di chi soffre di malattie quali l'Alzheimer; può essere il tempo della noia, per chi si sente paralizzato nel presente, o quello della nostalgia di chi volge lo sguardo al passato, o ancora dell'attesa di chi guarda avanti, al futuro.
Una vita esemplare e un pensiero folgorante. Eugenio Borgna ha trascorso molto della sua vita in dialogo con gli scritti di Simone Weil, che hanno saputo offrirgli infinite suggestioni per il suo cammino di medico e psichiatra, impegnato nell'ascolto e nella condivisione della sofferenza e della speranza. In questo vero e proprio diario di un lettore d'eccezione, Eugenio Borgna interroga l'enigma di questa giovane donna che ha attraversato un'epoca di guerre e totalitarismi armata della sua fragilità, della sua intelligenza luminosa, della sua febbrile passione per l'amicizia e la trascendenza. Eugenio Borgna rievoca gli anni di formazione di Simone, l'appartenenza alla colta borghesia ebraica della capitale francese, la vicinanza ad alcuni grandi irregolari della cultura del tempo. Mette al centro di questa sua rivisitazione il momento drammatico in cui Simone decide di andare a lavorare in fabbrica con l'idea di condividere la sofferenza degli ultimi in un estremo esperimento con se stessa e con le proprie forze. E indaga in Simone Weil il costante, misterioso intreccio tra una bruciante sensibilità che la avvicina alle grandi figure della mistica e della poesia femminile come Teresa di Lisieux, Etty Hillesum, Madre Teresa di Calcutta, e un impegno politico senza riserve, che la porta alla volontà di partecipare alla guerra civile spagnola e più tardi alla Resistenza francese, morendo a Londra stremata dalla malattia e dalla solitudine.
Perché gli adolescenti sono tristi? Da che cosa deriva il loro senso perenne di inadeguatezza nei confronti del mondo che li circonda? Come si articolano, e come si confrontano, esperienze psicopatologiche ed esperienze creative? Quali sono gli orizzonti problematici della psichiatria oggi? Sono inconciliabili tra loro, o sono possibili reciproche influenze? Sappiamo riconoscere il valore umano della malattia? Queste e altre domande articolano una riflessione sulle passioni fragili che appartengono alla nostra vita e alla nostra crescita. Eugenio Borgna percorre il tema del dolore, indaga la malattia dell'anima nell'infanzia e nell'adolescenza, s'inoltra nelle fragilità di ogni comunità e cerca di dare una voce al silenzio del cuore. Certo, è necessario distinguere nell'area sconfinata delle depressioni una condizione depressiva, che sarebbe meglio chiamare malinconia, o tristezza vitale, e fa parte della vita di ogni giorno, da quella che ha dimensioni psicopatologiche radicalmente più profonde; benché ci siano depressioni che sconfinano l'una nell'altra. Borgna ci guida nella consapevolezza della "significazione terapeutica delle parole", e si muove fin sui confini della psichiatria, permeando l'enigma degli intrecci tra malinconia e poesia in una lettura inedita e profondissima delle voci di Emily Dickinson, Georg Trakl, Guido Gozzano e Antonia Pozzi. Ogni ferita che l'anima sopporta, ogni passione fragile, appartiene a pieno titolo alla nostra esperienza e richiede di essere riconosciuta come tale. Un saggio che rompe il monolite del dolore e mostra che le passioni fragili devono emergere nella loro realtà tutta umana. Che non possiamo fare a meno di riconoscere la loro verità psicologica per accedere alla conoscenza di noi stessi.
Noi siamo un colloquio, diceva Hölderlin. Per Eugenio Borgna, rivolgere lo sguardo alle illusioni, ai sogni, alle attese e alle febbri di una vita significa entrare in un dialogo infinito con gli abissi della propria interiorità e anche con quella dei suoi pazienti, alla ricerca di ciò che le unisce nel dolore e nella speranza. È lungo il cammino che riporta alla luce le esperienze lontane, solo apparentemente perdute. Con la guida di Agostino e delle "Confessioni", di Leopardi e di Emily Dickinson, di Thomas Mann e di Virginia Woolf, Eugenio Borgna segue la scia dei ricordi dell'infanzia, segnata dal ritorno alla grande casa paterna devastata dai tedeschi durante l'occupazione, e si immerge nella memoria delle turbolenze dell'adolescenza. Rievoca il tempo trascorso in una clinica universitaria di Milano e quello dedicato al manicomio e all'Ospedale Maggiore di Novara, quindi ripercorre la rivoluzione della legge Basaglia e degli anni che ne sono seguiti. Nel corso di questo itinerario la psichiatria si rivela come un destino. L'attenzione, scrive Eugenio Borgna, è rivolta "non alla storia esteriore, ma alla storia interiore della mia vita: alle inquietudini e alle insicurezze, alle ansie e alle delusioni, alle tristezze e alle nostalgie, alle attese e alle speranze, alle scelte e alle decisioni che ne hanno fatto parte". La psichiatria accoglie la fragilità delle emozioni e delle passioni, senza mai distogliersi dalla fenomenologia del mondo sociale. E fa parte del grande racconto di una vita, nel quale si ricostruisce un passato capace di rivivere nel presente e anche nel futuro.
Negli orizzonti tematici della psichiatria si nascondono emozioni segnate, e sigillate, dalla vertigine del dolore e dell'angoscia, della speranza e della disperazione, della luce e della notte, e talora dell'anelito fatale alla morte volontaria: come espressione di una cascata di illusioni bruciate dagli eventi della vita e dal destino. Sono emozioni che fanno parte della vita: della vita di ogni giorno e della vita psicopatologica ma anche della vita sfolgorante della creatività; e sono emozioni che riemergono sulla scia delle pascaliane ragioni del cuore e delle proustiane intermittenze del cuore: sonde che consentono di intravedere le profondità dell'anima ferita e dell'anima incrinata dalla malattia. Il cuore in fiamme, o il fuoco del cuore, come metafore vive che avvicinano alla cifra segreta e indicibile della condizione umana.
Il libro è indirizzato alla ricerca delle emozioni perdute: le emozioni che curano e quelle che, nel dolore e nella follia, anelano a essere riconosciute; le emozioni che, gracili e segrete, si colgono nella gioia e nel silenzio; le emozioni che si intravedono nella luce degli occhi e nei vasti quartieri della memoria; le emozioni che sono matrici di poesia. Sono emozioni che il libro intende fare riemergere nella loro verità psicologica e umana, e nell'importanza che esse hanno per la conoscenza di sé e per lo svolgimento di relazioni interpersonali dotate di senso. Sono emozioni che fanno parte della vita normale e della vita psicopatologica.
La psichiatria è disciplina medica che si occupa della diagnosi, della comprensione e delle strategie terapeutiche necessarie per avvicinare ciò che convenzionalmente chiamiamo "disturbo psichico". Ma essa non può sfuggire a certe scelte etiche che richiamano i grandi temi del senso della vita, della libertà, della responsabilità verso le esistenze deboli ed emarginate. La psichiatria ha a che fare soprattutto con la cura, ma la cura non può essere soltanto farmacologica: è anche psicologica e sociale e dipende soprattutto dalla capacità di ascoltare, per cogliere quel colloquio interiore che ognuno di noi intrattiene con le voci e i silenzi della propria anima, anche quando ci si trova persi nelle pieghe più profonde della sofferenza psichica. Questo libro affronta il grande tema della psicopatologia e della sua modernità. Descrive alcune fondamentali condizioni psicopatologiche e le loro strutture portanti mettendo in luce come, tra gli aspetti cruciali della sofferenza mentale, vi siano i modi soggettivi di essere nell'angoscia e nella tristezza, nella disperazione e nella dissociazione, nell'ossessività e nell'euforia, vale a dire i vissuti emozionali di ogni esperienza neurotica o psicotica.
La malinconia è analizzata e descritta qui come esperienza psicopatologica: come esperienza clinica che abbia non una connotazione neurotica o reattiva, ma una sua connotazione psicotica che la contrassegni come esistenza radicalmente altra dalla nostra. Il discorso riportato in queste pagine non intende essere un discorso clinico: un discorso incentrato sugli aspetti sintomatologici della depressione come realtà clinica; ma intende essere un discorso incentrato sugli aspetti psico(pato)logici e antropologici della depressione che insorge al di fuori delle quotidiane modalità di esperienza, ma mantendo una sua radicale dimensione psicologica e umana.
L'ombra e la grazia si possono considerare categorie esistenziali, metafore, per esprimere la dignità ferita e quella salvata. L'ombra è l'altra faccia della luce, come la pesantezza lo è della grazia. Vi è qualcosa di misterioso in tale intrinseca relazione tra lacrime e sorrisi, tra tristezza dell'anima e apertura alla speranza, a cui Eugenio Borgna presta attento ascolto e dà voce, riflettendo sulla dignità della persona, sul suo valore, nelle sue varie declinazioni, umbratili e luminose. La dignità è un valore etico fondamentale ed è la fonte dei diritti umani, tuttavia è stata crudelmente lacerata nel corso della storia, non ultima da quella psichiatria che ha distinto le vite degne di essere vissute da quelle che non lo sarebbero. Il problema del rispetto dell'altro si ripropone nell'ambito della cura, al centro della quale sta la fragilità del malato, fisico o psichico, esposto alla sofferenza della malattia e all'angoscia della morte. Il discorso sulla dignità non concerne solo l'aspetto doloroso dell'ombra, riguarda anche l'attesa del futuro e dell'ignoto. Le attese altrui vanno riconosciute e rispettate, per non fare al prossimo quanto non vorremmo fosse fatto a noi. Siano esse le attese di chi sta male o di chi per qualche ragione sia vulnerabile, occorre rispettarne la fragilità e la sensibilità, le quali non potranno proteggere la dignità dai colpi inferti dalla vita, ma consentono una più acuta e umana comprensione del lato oscuro dell'essere, della parte invisibile delle cose...
La psichiatria è disciplina medica che si occupa della diagnosi, della comprensione e delle strategie terapeutiche necessarie per avvicinare ciò che convenzionalmente chiamiamo "disturbo psichico". Ma essa non può sfuggire a certe scelte etiche che richiamano i grandi temi del senso della vita, della libertà, della responsabilità verso le esistenze deboli ed emarginate. La psichiatria ha a che fare soprattutto con la cura, ma la cura non può essere soltanto farmacologica: è anche psicologica e sociale e dipende soprattutto dalla capacità di ascoltare, per cogliere quel colloquio interiore che ognuno di noi intrattiene con le voci e i silenzi della propria anima, anche quando ci si trova persi nelle pieghe più profonde della sofferenza psichica. Questo libro affronta il grande tema della psicopatologia e della sua modernità. Descrive alcune fondamentali condizioni psicopatologiche e le loro strutture portanti mettendo in luce come, tra gli aspetti cruciali della sofferenza mentale, vi siano i modi soggettivi di essere nell'angoscia e nella tristezza, nella disperazione e nella dissociazione, nell'ossessività e nell'euforia, vale a dire i vissuti emozionali di ogni esperienza neurotica o psicotica.
Il libro è indirizzato alla ricerca delle emozioni perdute: le emozioni che curano e quelle che, nel dolore e nella follia, anelano a essere riconosciute; le emozioni che, gracili e segrete, si colgono nella gioia e nel silenzio; le emozioni che si intravedono nella luce degli occhi e nei vasti quartieri della memoria; le emozioni che sono matrici di poesia. Sono emozioni che il libro intende fare riemergere nella loro verità psicologica e umana, e nell'importanza che esse hanno per la conoscenza di sé e per lo svolgimento di relazioni interpersonali dotate di senso. Sono emozioni che fanno parte della vita normale e della vita psicopatologica.

