
Come aiutare bambini e adolescenti a conquistare una crescita serena, una personalità solida e una relazionalità sana.
"Non posso farne a meno!", "Mi piace…", "Perché non devo farlo?". Frasi molto comuni, riferite al cibo, al sesso, a Internet, al gioco ed altro, che quotidianamente ascoltiamo negli uffici, nei bar, nella metropolitana. Frasi così diffuse, che danno la sensazione di una nuova libertà, una libertà in realtà solo apparente perché gestita spesso dal consumismo mediatico e che coincide col fare ciò che fanno gli altri, pensare come loro, vestire come loro…In questa massificazione, che toglie capacità di discernimento, si ha la falsa sensazione di un comportamento liberante, che crea invece sempre nuove dipendenze. (dall'introduzione)
Il testo nasce dalla riflessione, condotta ormai da diversi anni dal Gruppo Eventi - un'associazione di volontariato romana di cui Livia Crozzoli Aite è, insieme con altri, fondatrice -, sull'esperienza della perdita e del lutto. Per dare sostegno concreto alle persone che hanno perso una persona cara sono sorti i gruppi di auto-mutuo aiuto, nei quali chi ha subito una perdita può confrontarsi con l'esperienza altrui, traendone conforto e dandone a sua volta. Il volume, che raccoglie il contributo di numerosi relatori intorno alla realtà dei gruppi di auto-mutuo aiuto, si articola in tre parti. Nella prima parte sono presi in considerazione i punti teorici essenziali. Nella seconda parte sono descritte le problematiche che incontrano i familiari, siano essi bambini, adolescenti o adulti, che si confrontano con la perdita di una persona significativa per la propria vita. Nella terza parte sono raccolte le testimonianze di persone che hanno partecipato ai gruppi di auto-mutuo aiuto e le riflessioni dei facilitatori, legate alle loro personali esperienze di attivazione e conduzione di un gruppo. Tra le Appendici a chiusura del volume, utile è l'elenco dei gruppi di auto-mutuo aiuto presenti in Italia.
Pubblicato nel 1951 da Fritz Perls e Paul Goodman (con Hefferline per la parte pratica) è certamente uno dei libri che hanno fatto la storia della psicoterapia. Infatti si colloca, e non solo cronologicamente, a un punto di snodo cruciale nello sviluppo della terapia psicologica. Tra i fili che dalla prima metà del secolo conducono alla terapia gestaltica e alla sua formulazione c'è la più viva e innovativa tradizione culturale europea del primo terzo di secolo, dalla filosofia fenomenologica ed esistenzialista, alla rivoluzionaria psicologia della Gestalt (Perls fu assistente di Goldstein), alla psicoanalisi, con tutti i fermenti più innovativi che ribollivano nell'istituto berlinese degli anni trenta dove Perls si formò con didatti e analisti quali Karen Horney, Helene Deutsch e Wilhelm Reich; ma c'è anche il riflesso, colto al volo con stupefacente tempismo, delle nascenti tecniche corporee, che fanno la loro comparsa negli anni trenta (anche) nei paesi di lingua tedesca. Gli influssi che partono da questo manuale, invece, non si contano. Si potrebbe dire che il lavoro di Perls, come i veri contributi alla cultura umana, oltre ad aver dato vita a una psicoterapia, è andato a permeare, in questa forma, i terreni più lontani, che della Gestalt, magari, nulla sanno.
"Aut aut" è una rivista bimestrale di filosofia fondata da Enzo Paci nel 1951. Attraverso la pubblicazione di materiali, saggi e interventi fornisce un quadro aggiornato del dibattito filosofico e culturale di oggi. La rivista si rivolge in modo speciale agli studenti e agli studiosi di cose filosofiche, ma anche a coloro che si occupano di problemi connessi con la psicologia, e a tutti gli operatori del mondo culturale, letterario, artistico e politico, che hanno a cuore una riflessione sulle loro pratiche.
Con iniziatica maestria Jung seppe disseminare di verità preziose le sue numerose interviste, rilasciate nel corso di vari decenni, mentre apparentemente si piegava alle esigenze della divulgazione. Oggi tali interviste si leggono come un sottile controcanto alla sua opera.
La "nave che affonda" è il vecchio manicomio con tutte le sue catene istituzionali che la legge 180 del 1978 - trent'anni fa - ha fatto scomparire. Quello presentato qui è un documento che viene dall'interno di un'esperienza calda, la battaglia contro i manicomi combattuta da Franco Basaglia, prima a Gorizia e poi a Trieste. Un documento che riporta alla fine degli anni Settanta con un consuntivo spregiudicato a più voci. Un documento che sembra lontano, ma che è straordinariamente vicino a noi. Nella casa di Venezia di Franco Basaglia si svolgono ore di animata conversazione. Con Franco Basaglia ci sono Agostino Pirella, un altro dei principali protagonisti di quella stagione, Franca Ongaro Basaglia, intellettuale e politica, coautrice con Basaglia stesso di molti testi, e un giornalista, Salvatore Taverna, che conosce bene il problema del disagio psichico.

