
il libro si propone di esplicitare la famosa ed enigmatica affermazione freudiana secondo la quale l inconscio ignora il tempo. Qual e`l'insegnamento che ci lascia la psicoanali al punto da poterlo considerare il suo insegnamento principale e forse l'unico? E' che il tempo non passa. Conseguenza: la psicoanalisi non h, non puo`essere, del suo tempo. Essa e`non di un altro tempo, ma di un tempo altro. E' anacronistica o, meglio, secondo nietzsche, itempestiva. Essa h, dovrebbe essere, indifferente all'aria d el tempo. Ecco cio`che questo libro vorrebbe trasmettere, piuttosto che giustificare, attraverso argomenti e prove. L'opera, divisa in tre sez ioni - tempo altro e altro tempo, movimenti, incarnaizoni - si conclude con un centrone scomposto, tra gli altri, da brani tratti da romanzi e racconti: lo "scompartimento ferroviario", in cui l'autore identif ica nello scompartimnento, queste effimere "porte chiuse", la metafora piu`adatta ad evocare cio`che succede, si scambia, si sogna, s inventa nello studio dell analista. "
La passione omicida, che sia collettiva o individuale, la rabbia distruttiva, l'amore per l'odio, non conosce limiti. Di fronte alla dismisura, i nostri strumenti di misura vengono meno. In principio era l'atto. Quest'atto era l'uccisione del padre secondo Freud, del fratello secondo la Bibbia. Questo inizio è senza fine. La violenza è sovrana. Ovunque, fuori, visibile, esposta alla luce del sole. Ovunque, dentro, nascosta, rintanata nell'ombra da dove essa è pronta a emergere.
L'autrice evidenzia come è ormai tempo di abbandonare le idee tradizionali e di rivedere la ripartizione dei ruoli fra madre e padre. Sono tanti i cavalli da inforcare, per vivere in pienezza la paternità: imparare a proteggere e a rassicurare, a saper dire di no, a coltivare la disponibilità, suscitare curiosità, accompagnare facendo da guida, incoraggiare a prendere iniziative, avere uno scambio, ascoltare, dare fiducia e valorizzare, esprimere fierezza, giocare, condividere? Ma come trovare il giusto equilibrio in certi assetti familiari traballanti? La madre iperprotettiva che rifiuta di svolgere la sua parte di autorità; la madre "castratrice"; il padre preso in ostaggio in seguito a un divorzio; il padre che è allo stesso tempo patrigno, autoritario e brutale; che ha gelosia del figlio o che lo svaluta; il padre che non è un "punto di riferimento" o è un eterno adolescente; il padre solo di passaggio? L'autrice offre preziosi consigli a tutti i papà sotto esame, desiderosi di trovare il loro giusto ruolo. Sarà una lettura stimolante anche per le mamme, che vi troveranno fra le righe ottimi spunti su cui riflettere e per rimettersi in discussione.
Un panorama completo delle nozioni e delle problematiche inerenti al rischio di suicidio e alla sua prevenzione, secondo i riferimenti e i pareri condivisi dalla letteratura internazionale. Gli esempi, le argomentazioni e le indicazioni che leggerete sono il frutto di ricerche approfondite, ma soprattutto del confronto clinico con il fenomeno suicidario in tutta la sua complessità: i dati ricavati dalla letteratura sono certamente fondamentali, ma nella maggior parte dei casi non abbiamo a disposizione terapie standardizzate, algoritmi decisionali o dati strumentali che permettano al clinico un processo di analisi condiviso. Obiettivo di questo volume è incoraggiare una riflessione e un dialogo tra professionisti per arrivare, anche con il supporto di una documentazione clinica, a una visione del fenomeno suicidario che contrasti valutazioni improprie e riduzionistiche.
Ci innamoriamo, amiamo, tradiamo e abbandoniamo la persona che abbiamo scelto. Oppure non ce ne separiamo mai. Perché? Che cosa cerchiamo in una relazione sentimentale? La scelta del partner è frutto del caso o il nostro inconscio mette in atto un progetto preciso? E quando, e perché, un rapporto si incrina o una storia finisce? Come possiamo evitarlo? Attraverso le storie vere di uomini e donne incontrati nel corso della sua esperienza di terapeuta, Paola Pompei ci induce a riflettere sull'innamoramento e sull'amore, ma soprattutto propone rimedi alla crisi che ogni coppia, prima o poi, deve affrontare. In particolare, ci aiuta ad acquisire una maggiore consapevolezza del nostro ruolo nel rapporto e di quello dell'altra persona e ci offre una serie di consigli chiari ed efficaci per rimanere concentrati su ciò che conduce alla felicità della coppia: gratificare il partner ogni giorno e amarlo per quello che è; amare noi stessi e costruirci come persone autonome; vivere il sesso in modo sano e condiviso; dare il giusto spazio ai figli; non tradire, ascoltare, ricordare e sforzarsi di imparare la lingua dell'altro. E soprattutto saper perdonare.
Spesso tendiamo a reprimere le nostre emozioni, considerandole un intralcio piuttosto che una risorsa. Cosa sono le emozioni? Qual è la loro funzione? Possiamo davvero nasconderle o dovremmo imparare a utilizzarle come "trampolini" piuttosto che come "trappole"? Le emozioni ci caratterizzano e ci trasmettono delle preziose informazioni su noi stessi e sul nostro vissuto. Imparare ad affrontare quelle negative e condividere o amplificare la gioia è un impegno quotidiano per il nostro benessere e quello di chi ci sta accanto. Le autrici ci parlano di emozioni privilegiando quelle dei bambini e il punto di vista e le esigenze infantili; nel farlo attingono dalla propria esperienza umana e professionale attraverso esempi concreti e pratici.
Il libro affronta il problema della tossicodipendenza dal punto di vista della psicologia culturale che, come ricorda Bruner, si fonda sull'assunto che la mente non può esistere senza la cultura, in altre parole senza il sistema simbolico condiviso dai membri di una comunità culturale. In questa prospettiva il fenomeno della tossicodipendenza è letto e interpretato in relazione alle trasformazioni promosse nelle culture sociali dei paesi industrializzati dalla modernità e in particolare dalla desacralizzazione. La tesi sviluppata nel libro è che la tossicodipendenza come epidemia sociale sia il frutto della crisi del sacro prodotta dalla modernità. Su questo sfondo sono descritte le droghe utilizzate in questa fase storica, la loro farmacodinamica e farmacocinetica, le attese dei consumatori, i loro effetti sulla persona insieme alla rassegna delle principali teorie psicologiche e psicopatologiche che sono state elaborate per cercare di spiegare il consumo delle sostanze stupefacenti e psicotrope e individuare le vie della prevenzione e della cura. Tra queste ultime sono analizzate in modo particolare le vie comunitarie. Infine, è sviluppato un modello di prevenzione il cui nucleo è stato approvato dalla Conferenza Nazionale sulle Tossicodipendenze di Genova del 2000 e di cui l'autore del libro è stato l'estensore
Le nuove dipendenze vengono esplorate come l'espressione più dolorosa e significativa della tendenza emersa nella cultura contemporanea di negare che la coscienza sia il centro della condizione umana. Per comprendere la relazione tra questa tendenza culturale e le dipendenze il libro propone un percorso conoscitivo che si sviluppa in tre tappe. Nella prima vi sono alcune incursioni corsare nella cosmologia, nella paleoantropologia, nel linguaggio omerico, nella storia e negli archetipi dell'inconscio collettivo. Nella seconda tappa, vengono descritti i motivi per cui l'emersione della coscienza nella vita umana è sempre esposta al rischio di una regressione, di cui le dipendenze sono un esempio incontrovertibile. È necessario ricordare che negli ultimi decenni alla dipendenza distruttiva dalle droghe si è aggiunta quella, altrettanto distruttiva, da alcuni comportamenti. Comportamenti che normalmente fanno parte della vita quotidiana delle persone poiché riguardano il gioco, il sesso, l'attività sportiva, il lavoro, gli acquisti, l'uso di internet, il cibo e gli affetti. Infine, nella terza tappa le nuove dipendenze sono descritte e analizzate da due punti di vista differenti ma complementari. Il primo evidenzia lo stretto legame di queste dipendenze con le trasformazioni socioculturali che segnano il tempo presente, mentre il secondo le analizza utilizzando il contributo della psicologia contemporanea, soprattutto della psicopatologia, di stampo prevalentemente cognitivo.
Perché a scuola si deve formare solo la mente e non il cuore? Può essere autentica l'educazione che trascura la consapevolezza di sé, l'empatia, la solidarietà? No. Non dall'ignoranza sul teorema di Pitagora o sulla legge fondamentale della chimica nascono le guerre ma dalla mancanza di sensibilità, giustizia, relazioni positive. Questo libro lancia una sfida provocatoria rivolta alle famiglie, come luogo di crescita emotiva comunitaria, e alla scuola, come comunità di apprendimento: rovesciare il luogo comune secondo il quale la scuola non si deve interessare ai bisogni del cuore. Una scuola estranea alla dinamica emozionale non serve alla vita. Non serve all'umanità. Semplicemente è inutile.