
Come dimostra la storia della diagnosi di disturbo bipolare, la medicina è spesso stata succube di mode che alla verifica scientifica si sono dimostrate scorrette. Questo libro apre la discussione sulla frequenza eccessiva della diagnosi di disturbo bipolare e sull'impatto negativo del suo sviluppo sul trattamento clinico. Paris analizza la ragione per cui i pazienti sono classificati come bipolari su basi incerte e vengono loro prescritti farmaci di cui non hanno bisogno. Il fatto che lo spettro bipolare sia stato usato per spiegare un'ampia gamma di fenomeni psicopatologici ha avuto come conseguenza che l'effettivo disturbo bipolare si sia quasi dissolto nella varietà degli altri disturbi. Combinando risultati della ricerca ed esperienze personali, Paris documenta il danno dell'eccessivo utilizzo di questa diagnosi ed esplora trattamenti alternativi che potrebbero portare benefici ai pazienti.
Sempre più stranieri sono alle prese con le nostre concezioni nonnative, leggi, procedure, i nostri metodi di accertamento giudiziario, che possono essere diversi dai loro perché si tratta di prodotti culturali. Come deve comportarsi il diritto di fronte a questo possibile "conflitto culturale"? Fino a che punto si può accettare il concetto di "reato culturalmente motivato" e fino a che punto vi si può rispondere con un atteggiamento sanzionatorio più "comprensivo"? Le cose si complicano ulteriormente quando il diritto si incontra con la psicopatologia, dato che la malattia mentale e i modi in cui viene chiamata non sono gli stessi ovunque. Come fare una perizia di questo tipo? Che cosa chiedere e come condurre un colloquio? Dove si colloca la differenza tra una credenza culturalmente compatibile e un sintomo di malattia mentale? Ha senso usare gli stessi strumenti, i "test" per esempio, che si usano per gli autoctoni? Come evitare sia il pregiudizio culturalista sia le ingiustizie che possono scaturire da un approccio che non tenga conto delle differenze? Sono queste le domande a cui il libro risponde, anche sulla scorta di esempi e di una ricerca su perizie in cui sono valutate l'imputabilità, la capacità di partecipare coscientemente al processo e la pericolosità sociale di 86 stranieri.
“Una gravidanza, quando indesiderata o non programmata, può rappresentare un peso o un intralcio alla propria vita e alla propria carriera. Può essere una vergogna di cui liberarsi con
ogni mezzo, più o meno traumatico. E dopo? Cosa rimarrà dopo quello strappo così violento, quando i fantasmi si presenteranno con il volto di un bambino mai nato? Sono i loro spettri senza volto a tormentare le persone, madri e padri mancati, e alle quali la vita ha presentato il conto per una scelta drammatica”.
Giuliana Perantoni Savaresi narra l’esperienza di chi si è rivolto a lei dopo aver sperimentato l’interruzione di gravidanza. Non un saggio per gli addetti ai lavori, ma una testimonianza sostenuta dal desiderio di recare conforto a chi è, o sarà, nella stessa situazione.
L'autrice
La dottoressa Giuliana Perantoni Savaresi, laureata in psicologia presso l’Università degli Studi di Padova, è iscritta all’Albo degli psicologi della Lombardia. Psicologa della scrittura, abilitata all’esercizio della psicoterapia, è ipnoterapeuta, specializzata in training autogeno e tecniche di rilassamento nonché in diagnosi e
cura con orientamento ipnoterapeutico dei disturbi psicosomatici. È esperta in sessuologia, specializzata in diagnosi e terapia dell’età evolutiva, dell’adolescenza e dell’età adulta, esperta in terapia della coppia e della famiglia; è specializzata in terapia delle dipendenze in particolare dei disturbi alimentari. È perito grafico e consulente tecnico d’ufficio presso il Tribunale dei minori. Da oltre trent’anni è titolare e direttore responsabile dello “Studio insieme” con sede a Brescia e ad Iseo. Ha condotto, e attualmente dirige, corsi di formazione e perfezionamento per medici, psicologi, insegnanti e operatori scolastici organizzati da istituzioni pubbliche e private. È autrice di numerosi articoli su riviste specializzate nazionali ed internazionali di psicologia e pedagogia, nonché del testo per educatori L’educazione sanitaria, fisica e psicomotoria nella Scuola Materna (Ed. La Scuola), opera che ha visto numerose edizioni.
Un testo innovativo che illustra le fasi evolutive del bambino in tutte le dimensioni dello sviluppo: motricità, linguaggio, percezione, cognizione, aspetti affettivi e sociali, attività quotidiane. L'insieme delle capacità del piccolo sono esaminate basandosi sulle sequenze dello sviluppo più che sulle età, perché non ci sono cartellini da timbrare, tappe da conquistare e subito lasciarsi alle spalle, come in una sfida agonistica: non importa se una abilità non è stata acquisita entro una certa età. Ogni bambino, avverte l'autrice, ha il suo temperamento e la sua storia. È proprio in questo approccio particolarmente "umano" e "sociale" che il libro si differenzia dagli altri che trattano lo stesso argomento. Molto preziosi sono i consigli di attività proposti alla fine di ogni capitolo per potenziare lo sviluppo del bambino. Organizzati secondo le età, vanno dai semplici gesti e giochi che le mamme possono fare durante il bagnetto o il cambio pannolino per sollecitare lo sviluppo motorio e sensoriale del piccolo, fino alle attività propedeutiche alla scrittura e all'uso delle forbici, ai giochi logici e di coordinazione motoria per i più grandicelli.
Le recenti ricerche sui neonati, sulle cure genitoriali e le relazioni tra genitori e figli hanno dimostrato che i rapporti umani sono fonti motivazionali centrali nello sviluppo. Il testo prende in esame le implicazioni pratiche di tali scoperte per la psicoterapia dinamica con adulti e bambini.
Stephen Seligman ci offre esempi illuminanti di interazioni genitore-bambino e del processo psicoterapeutico, ricostruendo il ruolo che l’infanzia e lo sviluppo infantile hanno avuto nella psicoanalisi da Freud in poi, ed evidenziando come le differenti immagini del bambino si siano sviluppate nel corso della storia psicoanalitica e ne abbiano influenzato la teoria e la pratica.
Lo sviluppo delle relazioni ci offre una prospettiva inedita, che aggiorna i modelli psicoanalitici rileggendoli all’interno di un nuovo contesto: “la psicoanalisi relazionale dello sviluppo”.
Il volume passa in rassegna i principali modelli teorici elaborati in ambito psicologico sul tema dello sviluppo morale,partendo dai classici contributi di Piaget e Kohlberg per approdare agli apporti più recenti del culturalismo e della psicobiologia. Esiste oggi una pluralità di approcci allo studio della morale, ciascuno dei quali enfatizza differenti dimensioni dello sviluppo quali quelle affettiva, cognitiva, biologica e culturale. La comprensione dei processi psicologici che sottendono il giudizio e il comportamento morale è un’esigenza avvertita sempre più non solo dai ricercatori e dagli addetti ai lavori ma anche dagli educatori e dagli operatori sociali al fine di prevenire e contrastare comportamenti negativi e promuovere più adeguate forme di convivenza civile.
Come diventiamo quello che siamo? In che modo i geni e l'esperienza plasmano ciò che portiamo nel mondo? Veniamo al mondo con potenzialità immense. Davanti a noi si aprono percorsi di sviluppo apparentemente infiniti. Molto presto, però, questa infinità viene meno e cominciamo a esibire i tratti unici dovuti al nostro patrimonio genetico e culturale. In che modo le esperienze plasmano ciò che portiamo nel mondo? Jerome Kagan esplora il rapporto fra biologia e ambiente passando in rassegna i progressi più significativi degli ultimi trent'anni nel campo della psicologia dello sviluppo. Lungo il cammino si interroga, fra l'altro, sull'odierna infatuazione per le neuroscienze, sui fondamenti delle teorie dell'attaccamento genitoriale, sulla diffusa tendenza a patologizzare il comportamento dei giovani. Questo libro è il risultato delle ricerche compiute nell'arco di un'intera vita da uno studioso deciso a scoprire come si diventa ciò che si è. L'opera si rivelerà una guida sia per i giovani genitori desiderosi di comprendere quale influenza possano avere i loro geni e il mondo sul proprio bambino, sia per l'educatore motivato a costruire relazioni proficue con i propri allievi, sia, più semplicemente, per chiunque voglia addentrarsi in questa affascinante tematica.
Si tratta del più completo lavoro che concerne l'Epistemologia Genetica e che insieme a "Biologie et Connaissance" rappresenta le posizioni che Jean Piaget ha assunto nei confronti del problema della costruzione delle conoscenze. Gli scritti piagetiani riportati in questo lavoro sono parte di una vasta opera di 1345 pagine, nella quale hanno scritto alcuni tra i più illustri rappresentanti di varie discipline: dal premio nobel per la fisica Louis de Broglie a Seymour Papert, da Jean-Blaise Grize a Pierre Greco e molti altri studiosi del periodo compreso tra il 1950 ed il 1970. Le pagine di Piaget rappresentano un ottimo raccordo tra le varie forme di conoscenza discusse ed allo stesso tempo propongono un metodo per realizzare un modo nuovo di intendere la conoscenza, fondandola sulle nozioni di complessità, costruzione e dialettica. Da questo punto di vista il presente lavoro, dato alle stampe nel 1967, si rivela ancor oggi di una sorprendente attualità, fornendo suggerimenti ed interessanti ipotesi di lavoro.
"Perché così spesso l'uomo, nel suo percorso di crescita e di sviluppo si ammala e soffre anche quando tutto intorno e dentro di lui appare adeguato e perfetto? Cosa spinge l'essere umano, nato ad 'imago Dei' e con diritto di cittadinanza nel paradiso terrestre, a trovarsi spesso, in difficoltà esistenziali tali appesantirlo, rallentare la sua marcia vitale e chiedere l'aiuto di professionisti diversi della salute mentale? Da secoli teologi, psicologici, medici, sociologi ed antropologi, ciascuno dalla propria personalissima 'torretta di avvistamento' hanno cercato di dare risposta a tale interrogativo, producendo volumi di conoscenze, concetti e significati, che trovano posto in ogni biblioteca avente ad oggetto 'l'uomo e la sua natura'. In questo saggio, breve ed essenziale, prima ancora di dare risposta all'interrogativo sopra menzionato, si offrirà una descrizione dell'identità dell'uomo, del chi è questo essere, in potenza perfetto, ma spesso, altrettanto limitato nell'atto". (Dalla prefazione)
Il fondatore della "logoterapia e analisi esistenziale", nota in tutto il mondo come la "Terza Scuola Viennese di Psicoterapia", analizza in quest'opera il profondo rapporto esistente tra l'intervento psicoterapeutico e l'atteggiamento religioso della persona. Avvalendosi di numerosi casi clinici, egli dimostra in forma semplice e convincente l'esistenza di una spiritualità inconscia che talvolta può anche essere repressa. Nello stesso tempo apre squarci di notevole interesse sulla condizione di vuoto in cui può piombare chi si limita ad una visione riduttiva e immanente della vita e sulla conseguente necessità di un orientamento radicale verso quel significato ultimo che fonda e giustifica ogni autentica decisione umana.