
In questo volume, in accordo con la tradizione cognitivista, la sfida lanciata dagli autori è quella di utilizzare, nel modo più raffinato possibile e migliorandola, la psicologia intuitiva o ingenua della mente, nel tentativo di estenderla anche alla risoluzione di problemi che tradizionalmente la psicologia del senso comune ha avuto difficoltà ad affrontare, come ad esempio il fenomeno del paradosso nevrotico, o della resistenza al cambiamento, ovvero: come è possibile che un individuo persista in una condotta per lui fonte di infelicità e nociva, nonostante le informazioni di cui dispone, i suoi strumenti cognitivi e i suoi scopi rendano possibile ed opportuno un cambiamento? l'intento è quello di coniugare la psicologia del senso comune con le conoscenze della psicologia di base per spiegare, più in generale, la bizzarria delle condotte psicopatologiche.
La Bibbia contiene un messaggio di salvezza per l'uomo, che non riguarda soltanto lo spirito ma che da uno spirito risanato interessa l'intero essere umano, vale a dire anche le dimensioni psichica e corporea. L'autore tenta pertanto una lettura del disagio psichico dell'uomo alla luce del più profondo malessere generato dalla discontinuità creatasi tra il senso naturale della vita e il senso culturale dell'esistenza. In altre parole, uno scarto si sarebbe prodotto tra il significato relazionale e generativo della vita e un'esistenza narcisisticamente consumata in assenza dell'Altro e, dunque, in assenza di limiti, norme e regole. All'originalità dei concetti della "Teoria dei sistemi relazionali" espressi dall'autore si accompagna così la concezione del malessere dell'uomo con riferimento ai principi biblici.
Siamo ancora capaci di amare? La parola più bella che ci piace sentire, "amore", oggi non si sa più che cosa precisamente voglia dire. Nella cultura e nei costumi sono avvenuti cambiamenti che hanno scombussolato la vita di coppia, scompaginato l'etica matrimoniale, modificato i comportamenti sessuali, trasformato le sensibilità. Il costume sociale raccomanda la tolleranza e l'apertura alla sperimentazione dei nuovi orientamenti della sessualità liberata. Quando però la cronaca denuncia episodi efferati, come le violenze di genere o i comportamenti di abuso, la reazione diventa presto preoccupata. Obiettivo di questo lavoro è contribuire a parlare bene della sessualità, tentando di riportare la complessità dell'esperienza erotica al criterio fondamentale della giustizia. Solo un progetto umanistico e spirituale può trovare le parole giuste per formare all'etica del rispetto e dell'autocontrollo, trasformare la forza della pulsione e renderla energia d'amore e di fecondità sociale.
Questo libro non è uno scritto. È fatto di una serie di conversazioni svoltesi nelle circostanze più varie, su riviste e in trasmissioni radiofoniche, tra il 1998 e il 2011, quasi tutte inedite in lingua italiana. Le parole sono state lasciate nella loro improvvisazione originale. Il lettore potrà notare che alcuni temi ritornano con insistenza; sono quelli del desiderio e del godimento, del disagio della giovinezza e dei suoi sintomi, delle anoressie-bulimie e delle mutazioni antropologiche che caratterizzano il disagio della nostra Civiltà, dell'esperienza del fallimento come antagonista al discorso del capitalista e della crisi diffusa del discorso educativo. Attraverso Lacan (accostato qui al Pasolini luterano), Massimo Recalcati, meditando sulla propria pratica clinica di psicoanalista, offre una visione lucida e appassionata del nostro tempo e dei sintomi che lo rappresentano, insieme a una sintesi chiara ed efficace del proprio itinerario di ricerca che può considerarsi una prima introduzione generale al suo pensiero.
Esistono limiti e limiti. Alcuni appaiono ai nostri occhi come totalmente convenzionali. Si pensi, ad esempio, ai confini delle nazioni, modificati più e più volte a seconda del momento storico. Oppure al limite di un campo da calcio: deve essere per forza di 110 metri? Altri confini sembrano invece essere naturali e oggettivi. I limiti di una montagna, ad esempio, non paiono poter essere spostati a nostro piacimento. Di fronte a questo dilemma fra limiti naturali e convenzionali la tradizione si è sempre divisa in due fronti: chi ha sostenuto l’una, chi l’altra ipotesi. Il presente lavoro tenta, invece, di percorrere una via mediana che tenga conto di entrambi gli aspetti, interpretando il limite come una dialettica, in cui devono trovare soddisfazione punti di vista apparentemente opposti.
Narciso è uno dei personaggi della mitologia greca che più di altri abbiamo fatto entrare nella nostra vita quotidiana. Siamo una società di narcisi: o ben riusciti, buona copia dell'originale, o mal riusciti, lontani anni luce da quell'affascinante modello che ci attira in modo irresistibile. Il narcisismo può essere dunque un importante elemento stimolatore della dinamica psichica. Con questa dimensione dobbiamo costruire un rapporto fatto di amicizia, rispetto reciproco, collaborazione per il rinforzo dell'Io; non certo sottomissione ai suoi capricci, adesione acritica ai suoi bisogni infantili. Narciso nasce con noi e ci accompagnerà tutta la vita. Dobbiamo impedirgli di essere il nostro dominatore e trovare il modo per far emergere quegli impulsi narcisistici che ci permettono di stare bene con noi stessi.
Il legame sociale e affettivo più nobile, l'amicizia, in un libro che ne rivela la forza consolatoria e al tempo stesso rivoluzionaria, in un'epoca segnata dalla crisi e dalla banalizzazione dei sentimenti. Col tono sobrio ma appassionato di sempre, Paolo Crepet indaga l'amicizia, sentimento "più dogmatico dell'amore", che non conosce sfumature di comodo, per ridarle dignità. Si interroga sulle amicizie maschili e femminili, sul loro rapporto con l'amore e con il sesso, con il dolore e con la morte, con la fedeltà e il tradimento. E ancora sull'amicizia tra genitori e figli e sul senso che essa ha all'epoca dei social network. Rivelandoci il potere che rivestono nella nostra vita le relazioni che non giudicano e non ricattano, ma chiedono complicità e gratuità. E lasciandoci nella mente alcuni ritratti indimenticabili, che con leggerezza e ironia trattengono qualcosa del passato, e ci fanno intuire che nell'amicizia il tempo non è mai perduto.
Il legame sociale e affettivo più nobile, l'amicizia, in un libro che ne rivela la forza consolatoria e al tempo stesso rivoluzionaria, in un'epoca segnata dalla crisi e dalla banalizzazione dei sentimenti. Col tono sobrio ma appassionato di sempre, Paolo Crepet indaga l'amicizia, sentimento "più dogmatico dell'amore", che non conosce sfumature di comodo, per ridarle dignità. Si interroga sulle amicizie maschili e femminili, sul loro rapporto con l'amore e con il sesso, con il dolore e con la morte, con la fedeltà e il tradimento. E ancora sull'amicizia tra genitori e figli e sul senso che essa ha all'epoca dei social network. Rivelandoci il potere che rivestono nella nostra vita le relazioni che non giudicano e non ricattano, ma chiedono complicità e gratuità. E lasciandoci nella mente alcuni ritratti indimenticabili, che con leggerezza e ironia trattengono qualcosa del passato, e ci fanno intuire che nell'amicizia il tempo non è mai perduto. Con una nuova prefazione dell'autore.
In una società che ci vuole sempre perfetti, diventa ogni giorno più importante tornare a comprendere la valenza di uno sbaglio e la sua portata all'interno del cammino di formazione di ciascun individuo. Vittorino Andreoli e Giancarlo Provasi si confrontano sul significato psicologico e sociale dell'errore: le motivazioni da cui scaturisce, gli effetti che produce, la percezione che se ne ha, il contesto sociale in cui si verifica, la ragione e la volontà implicate. Come si valuta uno sbaglio e quali sono quelli più gravi? Di una scelta errata si devono giudicare anche le intenzioni o semplicemente gli effetti? E cosa ha più peso, le conseguenze immediate o quelle a lungo termine? Due voci e due approcci differenti che insieme tracciano un ritratto a tutto tondo dell'essere umano colto nel suo agire quotidiano, nella dimensione privata così come in quella sociale. Un dialogo stimolante costruttivo, un'intensa riflessione sulla vera natura dell'uomo e sulla sua irripetibile fragilità.
Il progresso delle neuroscienze, l'uso degli psicofarmaci, le terapie brevi centrate sulla correzione del sintomo sembrano decretare la morte della psicoanalisi. La cura deve comprimersi il più possibile. Contro questa deriva cinica un pamphlet che sintetizza perché vivere senza inconscio sarebbe una catastrofe interiore.

