
"La destra non è altro che la sinistra al culmine della sua fase senile. La guerra al sacro, mai portata a termine dalla sinistra, viene più efficacemente condotta dalla destra occidentalista, e non con la costruzione razionale della scienza, ma con le bandiere della libertà e della democrazia, due illusioni che non hanno neppure bisogno di nutrire utopie ma solo di formale enunciazione. Là dove il materialismo scientifico ha fallito, infatti, riesce il Pentagono, con il pensatoio destra liberale che impone il modello unico dell'individuo costretto a un solo destino: il consumo. E la consunzione di sé." Questa, icastica e implacabile, la condanna che pronuncia Pietrangelo Buttafuoco in questo libro. Un'accusa che, tuttavia, apre spiragli di comprensione importanti della realtà in cui viviamo. Prima di tutto nei confronti dell'Islam che, lungi dall'essere quello dipinto dalla cronaca giornalistica o dalla falsa democrazia liberale e statunitense, si dimostra straordinariamente vicino al valore che l'Occidente, tutto paillette, lustrini e televisione pornografica, sta cercando di rimuovere: il sacro, le forze primordiali della natura, i legami originari. "Cabaret Voltaire" è un libro che segna un nuovo punto di inizio nel faticoso tentativo di comprensione dell'Islam, dei suoi rapporti con il cristianesimo, con il liberismo, con il mondo: oltre le categorie, inutili e stantie, di destra e sinistra, oltre ogni ideologia, per giungere al cuore delle cose.
Rosario Crocetta se ne va e lascia il suo buco: una voragine nella carne viva della Sicilia, dovuta all'incapacità di un governo che solo l'impostura di una Rivoluzione da Pappagone ha potuto far sopravvivere per tutta una legislatura. Con la complicità dei leader politici nazionali, tutti indifferenti alle sorti del più importante pezzo di storia e di futuro messo al centro del Mediterraneo. E con la sciagurata devastazione sociale conseguente alla bugia delle bugie: l'Autonomia regionale, motore primo della corruzione, degli sprechi e del sottosviluppo. Come in un copione in costante aggiornamento, la terra delle contraddizioni torna a farsi protagonista, con l'urgenza che la cronaca reclama. Attori in scena, con il governatore uscente, i suoi folcloristici assessori, i maledetti piromani che ogni estate tornano a incendiare ettari di terra sull'altare delle convenienze e i furbi che si fanno beffe dei fessi. Ma anche i giganti eterni che fanno grande la Sicilia, come Andrea Camilleri, e poi i caduti, che raccontano la storia di un ritorno, come Totò Cuffaro. Il risultato è un'istantanea impietosa e sagace, sconsolante nella nuda verità e al tempo stesso esilarante nelle dinamiche che ritrae. Dopo Buttanissima, ecco Strabuttanissima Sicilia per raccontare i guai della terra che dannandosi si ama, una terra che pur davanti all'evidenza del baratro si rifiuta di voler imparare dai suoi errori. Aveva ragione Tomasi di Lampedusa. E noi, purtroppo, torto. Nulla, infatti, cambia.
Il mondo intorno a noi ha smesso di esserci familiare. Molte certezze, sulle quali avevamo costruito la nostra esistenza personale e la nostra identità sociale, sono venute meno. Guardiamo al futuro con preoccupazione. Le vecchie ricette per la soluzione dei problemi non funzionano più. I politici (ma anche gli studiosi) sembrano brancolare nel buio. Questo libro nasce per cercare di capire, e di spiegare, quello che è successo. Capire, naturalmente, è il primo passo per poter decidere, per agire in modo tale da aprire il cammino alla speranza. Ci muoviamo dunque fra uno sforzo di comprensione ed un tentativo di formulare un programma politico. L'autore, del resto, dopo avere passato la prima metà della vita da professore nello sforzo di capire il mondo sta consumando adesso la seconda metà nel tentativo di cambiarlo.
L'egemonia americana ha subito una battuta d'arresto con l'avventura irachena. Se la fine della guerra fredda aveva segnato la transizione da un mondo bipolare a un mondo unipolare, l'11 settembre ha dato il via a un progetto unilateralista in Medio Oriente, Asia Centrale, Europa Orientale. Le altre potenze del mondo - Europa, Russia, Cina, Giappone, India - non sono però rimaste inerti di fronte al nuovo corso della politica estera americana. Il saggio di Buzan indaga relazioni e tensioni fra l'unica superpotenza rimasta e le grandi potenze regionali. La discussione si basa sul contrasto fra i due principi cardine della geopolitica contemporanea: polarità e identità. Secondo il primo concetto, proprio della Realpolitik, sono il numero e il peso relativo degli attori in campo a definire le strategie geopolitiche. Se una potenza si lancia in un tentativo egemonico, le altre potenze coalizzeranno le proprie diplomazie, e se necessario i propri eserciti, per cercare di ristabilire l'equilibrio di potenza. In base al secondo concetto, sviluppato dalla sociologia internazionale, la storia e la cultura politiche di un paese ne condizionano le azioni sulla scena internazionale.
Profezia e utopia, due categorie fondanti dello sviluppo dell’Occidente moderno. La tensione dialettica che le ha caratterizzate nel corso dei secoli e il dualismo istituzionale che si è creato tra potere religioso e potere politico hanno permesso all’Occidente la conquista delle sue libertà, dallo stato di diritto alla stessa democrazia. Oggi, sbiadito ormai ogni progetto utopico, il declino dell’Europa non può essere letto solo come corruzione delle regole e delle istituzioni, ma come conseguenza di una crisi di civiltà.
Le campagne elettorali contano? E' vero che la maggior parte delle elezioni è già decisa prima ancora che la campagna abbia inizio? Il libro illustra il ruolo che svolge la professionalizzazione della politica nella conquista del consenso in tempi di fast politics. Vendere al meglio partiti, programmi e candidati in un panorama politico mediatizzato che richiede comunicazione permanente, padronanza dei differenti media, capacità di rivolgersi in tempo reale a milioni di persone attraverso web, telefoni cellulari, notiziari non stop: perché lo strumento del marketing politico sia efficace occorre sempre - ricorda l'autore - anche una solida offerta di contenuti e valori.
Marco Cacciotto, consulente strategico e analista politico, insegna Marketing Politico e Public Affairs nella Facoltà di Scienze politiche dell'Università degli Studi di Milano. Tra i suoi libri "All'ombra del potere. Strategie per il consenso e consulenti politici" (Le Lettere, 2006).
Il 20 ottobre del 2011 Muammar al Gheddafi veniva catturato e ucciso. Dalla fine del regime instaurato dal Colonnello e dalla sua 'Rivoluzione Verde' per la Libia è cominciata un'agonia senza conclusione. Quante bugie sono state dette per giustificare l'intervento occidentale in Libia? Perché l'Italia ha partecipato all'attacco appena due anni dopo aver firmato il Trattato di amicizia con Tripoli? Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Italia, Qatar, Emirati Arabi Uniti e poi Egitto, Russia, Turchia, con la partecipazione straordinaria dello Stato Islamico: tutti i protagonisti della guerra e del dopoguerra hanno sempre proclamato di avere motivazioni solenni, a partire dall'interesse della popolazione locale. Ma esaminandoli uno per uno e guardando alle scelte operative e al risultato odierno, è evidente che al centro dell'attenzione c'erano sempre e soltanto i giacimenti. In tutto questo, il ruolo dell'Italia non è secondario. Grazie ai legami storici e alla posizione geografica, il nostro Paese controlla i principali luoghi di estrazione e le raffinerie in Tripolitania e in Cirenaica. Ma quali sono i prezzi che paghiamo per tutelare i nostri interessi? Giampaolo Cadalanu utilizza testimonianze esclusive, racconti di esperienza diretta, analisi di specialisti e confronto di dati per mostrare che a smuovere l'Occidente, molto più della tutela dei libici, sono stati e sono ancora oggi gli interessi concreti: le risorse del sottosuolo e gli equilibri di potere.
"La caduta del Muro di Berlino aprì una fase nuova, e drammatica, della storia italiana. Poteva essere forse l'avvio di una svolta orientata. Invece fu una deriva. Tutti i mali latenti di questo paese saltarono improvvisamente a galla. Erano latenti tre crisi. Una crisi fiscale, una crisi morale, una crisi istituzionale. Esplosero, dandosi la mano, l'una dopo l'altra. Userò, nel tentare di descrivere questa sequenza, l'immagine di una slavina che si ingrossa scendendo a valle, velocizzata e arricchita dallo smottamento della vicina grande montagna..." Luciano Cafagna, storico di cultura socialista, scrisse questo libro nei primi mesi del 1993. Attraverso la metafora della slavina, per primo Cafagna rappresentò la concatenazione delle componenti e delle spinte che, convergendo, avevano condotto l'Italia repubblicana, all'inizio degli anni novanta, ad affrontare il più difficile tornante della sua storia. Proprio come in un movimento a valanga, infatti, una delegittimazione senza precedenti del ceto politico si era assommata a una crisi gravissima della struttura economica del paese, scuotendo alla radice società e istituzioni. Al centro di tutto, la parabola del Welfare State italiano, prima dispensatore di provvidenze generalizzate, divenuto elemento rivelatore della gravità di una crisi fiscale tale da condizionare le stesse sorti della nostra democrazia. Prefazione di Michele Salvati.
Come governare un mondo di stati sovrani? Quali sono le organizzazioni che influenzano sempre più intensamente la vita della comunità internazionale? Quali sono esattamente i compiti e le attività che svolgono organismi famosi come l'Onu, Amnesty International, Medici senza frontiere o Greenpaece? Questo volume offre le nozioni di base per conoscere meglio la variegata galassia delle organizzazioni internazionali, delle quali delinea la storia, il ruolo e le funzioni, ripercorrendo la strada compiuta dalla comunità internazionale verso il governo di quei problemi che vanno al di là della dimensione e della capacità di intervento dei singoli stati.
Dall’esercizio «muscolare» del potere a una politica di cooperazione internazionale fondata sull’assunzione collettiva di responsabilità. È il progetto politico di Obama, che, in netta rottura con l’era Bush, ricorda come l’America sia stata forte quando ha saputo unire il potere di comando (hard power) al potere di attrazione (soft power), nella sintesi dello smart power. Declinazione che mira a rilanciare, insieme a una nuova idea di leadership, il ruolo degli Stati Uniti nel mondo.
È probabile che sappiate qualcosa sugli anarchici e su quello che, si suppone, essi credano. Eppure quasi tutto ciò che avete sentito al riguardo è falso. Molti, per esempio, sembrano pensare che gli anarchici siano sostenitori della violenza, del caos e della distruzione contro ogni forma di ordine e di organizzazione. In realtà, niente potrebbe essere più lontano dal vero. L'anarchia non è caratterizzata dall'assenza di ordine e di morale, ma si basa sulla capacità di trovare l'ordine e la morale secondo i propri principi intellettuali che, se ben coltivati, conducono anche a una dimensione intersoggettiva di giustizia. A partire almeno dal G8 di Genova, abbiamo smarrito ogni potenziale sovversivo del pensiero, sostiene l'autore: "Gli ultimi anni hanno rivelato tutti i limiti dei sistemi di governance attuali, ma anche delle strutture intellettuali e filosofiche che dovevano farne da apparato critico". Non è vero però che non c'è più niente da fare: l'anarchia filosofica e le sue applicazioni alla vita concreta sono un'arma potentissima per difendersi da un modo sempre più atroce di interpretare la vita umana.