
Ha ancora senso occuparsi del rapporto tra cattolici e politica? Senza la sua declinazione politica, la fede cristiana perde una componente essenziale, quella storica, e rischia di ridursi a pratica rituale. Il sistema politico è specchio dell'identità etica e culturale di un paese. I cattolici non possono sottrarsi alle loro responsabilità, a fare la propria parte insieme a tutti gli uomini di buona volontà. Ma come si presenta, in questo inizio di millennio, il ruolo della Chiesa e dei cattolici? Il materiale contenuto nel volume può essere usato, oltre che per lo studio personale, anche dai gruppi per i loro itinerari formativi. Gruppi di giovani e di adulti e, per certi aspetti del progetto formativo, gruppi di giovani e adulti insieme.
«Il Pci ha saputo leggere e interpretare per decenni domande di libertà, uguaglianza, riscatto sociale, facendole vivere in battaglie democratiche in cui si sono riconosciuti milioni di italiani. Alla fine del secolo il suo tempo si è consumato, ed è stato atto di lucida saggezza andare oltre per costruire un futuro nuovo. È un cammino che deve continuare». Il Partito comunista italiano nasce il 21 gennaio 1921 con il Congresso di Livorno e cessa la sua attività il 3 febbraio 1991. Settanta anni nei quali il Pci è stato protagonista di ogni passaggio della vita politica e sociale dell'Italia. Nato sull'onda della Rivoluzione d'ottobre per realizzare una società sovietica anche in Italia, nell'arco di pochi anni è investito dalla bufera del fascismo. Costretto alla clandestinità, è il principale animatore prima del contrasto alla dittatura, poi della Resistenza. Matura così, nella lotta per la democrazia e la libertà, un'evoluzione culturale e politica che lo porta a essere partecipe essenziale della costruzione della Repubblica e della scrittura della Costituzione. Divenuto il più importante partito comunista dell'Occidente, forte del pensiero di Antonio Gramsci, intraprende un cammino politico che - prima con la «via italiana al socialismo» elaborata da Togliatti, poi con il «compromesso storico» proposto da Enrico Berlinguer - assume la democrazia come il regime politico entro cui far valere i valori e le lotte di emancipazione e giustizia, sottoponendo a dura critica il socialismo sovietico e ricollocandosi come uno dei principali partiti della sinistra democratica europea. Baluardo nella difesa della democrazia contro lo stragismo nero e il terrorismo rosso, acquisisce crescente consenso nella società fino a raccogliere oltre il 30 per cento dei voti degli italiani e a essere partecipe di una larga intesa democratica per il governo del paese. Un cammino che, di fronte alla caduta del Muro di Berlino e alla dissoluzione del campo sovietico, cui Piero Fassino - protagonista, fin dagli anni della Fgci torinese nel '68, della vicenda del Pci prima, del Pds e del Pd poi - ripercorre la lunga «traversata del deserto» dalla rivoluzione alla democrazia: un passaggio complesso, decisivo per la politica italiana che, se produsse lacerazioni non ricomposte a sinistra, consentì però l'avvio di una nuova stagione di impegno per dare all'Italia un partito progressista nell'alveo del riformismo socialista europeo.
È il paradosso della nostra epoca: non si può non essere contro se si ama davvero la vita. Quanto più grande è il nostro amore per gli uomini e per le cose belle di questo mondo, tanto più grande è il desiderio di cambiarlo, il mondo. Perché questo «sistema sociale ed economico» non è più compatibile con i diritti umani. Con l’esistenza stessa dell’uomo su questo pianeta. Ci vuole il coraggio di vederlo, e di dirlo. Un coraggio che avevamo, e che abbiamo perduto quando ci siamo fatti convincere che diventare adulti significa accettare il mondo così com’è. Il piccolo libro che state per leggere è l’invito a una ribellione intellettuale ed emotiva: un invito a liberare la parte di noi che è rimasta fedele alle aspirazioni, alle convinzioni, all’etica di quando eravamo bambini. L’obiettivo di una sinistra che voglia cambiare il mondo non è il potere sulla società, ma il potere nella società: il potere, dato a tutte e tutti, di salvare la propria vita dal do-minio del mercato. Il potere nei luoghi di lavoro, nelle lotte per le donne, per la difesa dell’ambiente, il potere della conoscenza e del pensiero critico aperto a tutti.
Un regime di alternanza politica caratterizza normalmente le democrazie liberali. L'Italia non è mai riuscita a raggiungere questo livello di sviluppo del suo sistema politico. Nella prima Repubblica questo ebbe forma 'centrista' e fu, come lo definiva Aldo Moro, una 'democrazia incompiuta', essendo l'alternativa che il partito comunista proponeva, ideologicamente e politicamente respinta da tutte le altre forze democratiche. Cadute storicamente tali pregiudiziali, neppure la seconda Repubblica, dopo il 1992, è riuscita a dare stabilità a un regime di alternanza, per la debolezza dei partiti e delle coalizioni che vi si sono contrapposte nell'affrontare i problemi nodali di carattere economico e sociale. Sono maturati nel frattempo anche in Italia quei processi di intrinseca modificazione del modello stesso di democrazia rappresentativa, che caratterizzano anche altri paesi democratici e vengono definiti di 'postdemocrazia'. All'analisi di questa lenta trasformazione della nostra democrazia si uniscono, nelle pagine che seguono, i profili di quattro uomini politici, Aldo Moro, Ugo La Malfa, Enrico Berlinguer e Bettino Craxi che, fin dagli anni Settanta del secolo scorso, si posero il problema della necessità di un cambiamento politico del sistema, senza risolverlo.
Le elezioni del 2001 sono state particolarmente importanti perché hanno prodotto una vera alternanza al governo. Sono state caratterizzate dalla competizione fra due schieramenti e hanno creato le condizioni per il rafforzamento del bipolarismo. Gli autori dei contributi al volume si interrogano su come e perché l'ingegneria delle coalizioni e l'immagine di Berlusconi abbiano fatto vincere la Casa delle libertà. A partire da un'accurata analisi dell'esito numerico e politico del voto, vengono soppesati il funzionamento del sistema elettorale, l'effetto leadership e l'influenza della comunicazione politica nelle decisioni di voto. Infine, sono descritti il nuovo parlamento e le modalità di formazione del governo Berlusconi.
Figura di grande rilievo della vita politica italiana del secondo dopoguerra, Giorgio Napolitano ripercorre l'intero arco della sua esperienza e racconta la grande storia - ma anche tanti episodi inediti - e le personalità di spicco che ha conosciuto e frequentato. Avviato all'attività politica alla fine degli anni Quaranta nel Partito Comunista, Napolitano è stato deputato, presidente della Camera, ministro dell'Interno nel governo Amato, presidente della Commissione per gli Affari Costituzionali al Parlamento europeo.
Figura di grande rilievo della vita politica italiana del secondo dopoguerra, Giorgio Napolitano ripercorre l'intero arco della sua esperienza e racconta la grande storia - ma anche tanti episodi inediti - e le personalità di spicco che ha conosciuto e frequentato. Avviato all'attività politica alla fine degli anni Quaranta nel Partito Comunista, Napolitano è stato deputato, presidente della Camera, ministro dell'Interno nel governo Amato, presidente della Commissione per gli Affari Costituzionali al Parlamento europeo.
Il 14 maggio 1999, Antonio Puri Purini viene chiamato dal Quirinale per affiancare Carlo Azeglio Ciampi, appena eletto presidente della Repubblica Italiana, nel ruolo di consigliere diplomatico. Comincia così la sua esperienza accanto alla personalità politica che più di ogni altra, negli ultimi decenni, ha saputo infondere passione, serietà e concretezza al servizio del Paese. Il presidente, salito in carica con i governi di centrosinistra di D'Alema e Amato, si trova ben presto ad affrontare eventi che sconvolgono gli equilibri mondiali. L'attentato alle Torri gemelle, l'intervento armato in Afghanistan, la guerra preventiva in Iraq irrompono con prepotenza nell'agenda della politica estera italiana, che, sotto la guida del governo Berlusconi, tornato al potere nel maggio 2001, devia bruscamente dal suo solco naturale. La rottura di un codice comportamentale collaudato, il riposizionamento forzato e incomprensibile nei rapporti con i partner europei, le intemperanze senza precedenti delle componenti leghiste minano seriamente la credibilità del nostro Paese. Nei giorni drammatici dello scoppio del conflitto iracheno, l'Italia sta per essere trascinata in una guerra unilaterale, al di fuori del mandato delle Nazioni Unite. La fermezza del presidente riesce, però, ad ancorare il ruolo italiano a una cornice multilaterale.