
Il libro presenta i principi teorici e le metodologie della prospettiva formativa che va sotto il nome di “apprendimento esperienziale” (Experiential Learning), una prospettiva che si è venuta significativamente diffondendo nel panorama della formazione degli adulti. Il testo nasce come esito di sperimentazioni e rielaborazioni teoriche condotte dall’autore nel corso degli ultimi anni, sia in ambito universitario sia nell’ambito della formazione degli adulti, nel lavoro sociale e nelle organizzazioni.
A differenza di qualsiasi altra specie vivente – tranne che per alcuni aspetti comuni di allevamento e di cura – l’essere umano è l’unico che attiva quella serie di comportamenti e modalità “assistenziali” che prendono il nome di educazione. E a fortiori, è pure l’unica specie che predispone di pensieri complessi e strutturati su tale procedura per riflettere criticamente o progettare quando vien facendo. Cioè, fa pedagogia. E l’ambiente familiare, con tutti i suoi elementi: dal clima relazionale-affettivo, agli stili educativi, ai rapporti intrafamiliari, alle caratteristiche personali dei genitori, ai valori trasmessi, rappresenta un luogo imprescindibile e necessario per lo svolgersi del processo educativo e si pone anche come condizione importante – seppur non determinante – per la crescita e la maturità umana.
Il volume è realizzato a partire dalla forte consapevolezza dell’imprescindibile esigenza di educare. E di educare in famiglia. Nella sua stesura abbiano tenuto presenti come in uno sfondo alcune caratteristiche dell’odierna complessità che ci parevano rilevanti per la compagine familiare. Nel primo capitolo si fa cenno, quasi in maniera introduttiva, all’importanza di avere come riferimento epistemologico la complessità nel trattare le interrelazione tra famiglia, minori e istituzioni educative. Nel secondo capitolo il riferimento è alla complessità multireligiosa, nel terzo, invece, alla complessità multiculturale; nel quarto, alla complessità relazionale all’interno dello stesso nucleo familiare. Nel quinto capitolo, infine, – proprio a motivo della società complessa in cui le famiglie si “muovono” per adempiere il loro fondamentale compito educativo – ci è sembrato utile delineare qualche considerazione sugli aspetti formativi legati al tema della promozione delle competenze genitoriali nel mondo contemporaneo.
La riflessione pedagogica avvalora la categoria della responsabilità, ne individua la rilevanza nei processi formativi. Lo sviluppo del rapporto con la teoria economica rappresenta uno tra gli ambiti euristici in cui considerare vincoli e opportunità di azioni socialmente responsabili per la creazione della civiltà futura. Il volume, con un intento esplorativo, compie una disamina critica sulla responsabilità sociale e sulle culture d'impresa, riconoscendone ambiguità e potenziali implicazioni per il discorso pedagogico; pone a tema la rilevanza del concetto di progettazione, individuando una stretta connessione tra lo sviluppo umano integrale, la formazione nei contesti organizzativi e V impresa della sostenibilità. La prima parte dell'elaborazione è centrata sulla rilevanza della responsabilità sociale d'impresa nel dibattito socioeconomico attuale, mentre la seconda parte è dedicata a una sua interpretazione pedagogica nella prospettiva della formazione della persona, alla luce della sostenibilità dello sviluppo. Nell'alveo delle scienze della formazione e dell'educazione, la pedagogia della responsabilità sociale dialoga con le discipline che si occupano di esaminare le culture imprenditoriali, identificando un ambito del discorso che ha per oggetto la riflessione sul rapporto tra formazione del capitale umano, economia civile e responsabilità sociale delle organizzazioni.
Il volume ricostruisce la storia dell’educazione morale che è stata proposta dai pedagogisti e che è stata realizzata nella scuola dell’infanzia. Prende in esame il pensiero e le opere di alcuni educatori e di alcuni studiosi che hanno costruito la pedagogia dell’infanzia, la quale fin dagli inizi ha avuto una connotazione fortemente, etica convinti come si era che anche all’educazione è legata la possibilità di costruire una società “più umana”. Gli Autori presi in considerazione sono vissuti in secoli diversi, hanno una diversa formazione culturale e hanno risposto a differenti bisogni socio-educativi. 1
In questo momento chi ci crede ancora sta entrando in aula con una nuova lezione in testa, si sta confrontando con i colleghi durante l’intervallo, sta scrivendo sulla LIM, sta organizzando un gruppo cooperativo, sta dando spazio e voce ai pensieri e alle emozioni degli alunni, sta preparando un corso di recupero, sta riflettendo sulla propria giornata tornando a casa in macchina. E, anche se è sera, chi ci crede ancora sta costruendo una scheda per qualche alunno in difficoltà, sta ritagliando immagini per una storia, sta cercando in Internet notizie aggiornate per la classe.
Questo testo corale raccoglie le pagine di un «diario immaginario» scritto da chi, nella scuola, insegna o lavora. Esperienze e sogni, paure e certezze, emozioni e buone prassi, giorni di scuola che rinunciano alla tentazione di essere lezioni pedagogiche o rivendicazioni polemiche per assumere invece i toni dell’impegno, della competenza, della passione. Un volume che vuole essere un segno di stima e di riconoscimento, un messaggio di fiducia e di speranza per chi nella scuola crede ancora.
Il presente studio offre una visione completa dell'opera di Paulo Freire e raccoglie anche gli ultimi scritti dello stesso, pubblicati negli anni Novanta e postumi.
Il libro racconta l'esperienza di un gruppo di scuole della Lombardia, con numerosi bambini dai 3 ai 13 anni, che ha iniziato il progetto delle "aule all'aperto" dal 2005.
Nato da un esperimento condotto tra il 1999 e il 2005 in varie baraccopoli dell'India, questo libro ripercorre le tappe fondamentali che hanno portato a far conoscere nel mondo un metodo alternativo di apprendimento dell'informatica da parte dei bambini, soprattutto nei paesi in cui le scuole non esistono o non funzionano adeguatamente. Il professor Sugata Mitra e i suoi collaboratori hanno infatti dimostrato che, mettendo dei computer nei luoghi pubblici a disposizione dei più giovani, questi ne imparano l'utilizzo in modo autonomo e veloce aiutandosi gli uni gli altri, scoprendo come navigare in Internet, giocare, scaricare file e usare alcune tra le applicazioni più diffuse.
Il metodo del'"apprendimento minimamente invasivo" si basa infatti sulla collaborazione tra i ragazzi, che apprendono e insegnano allo stesso tempo, indipendentemente dal luogo dove si trovano e dalla classe sociale da cui provengono. Per questo, i suoli esperimenti sono stati definiti "armi di istruzione di massa".

