
Gli interrogativi su cosa significa essere “padre” e su quale possa essere la funzione genitoriale sono sorprendentemente presenti in numerose testimonianze già a partire dall’età antica: tali interrogativi costituiscono, da un lato, lo specchio di pratiche o comunque di una situazione sociale, culturale, economica, dall’altro, le rappresentazioni realizzate e diffuse dalle riflessioni di poeti, pensatori, filosofi, artisti.
Il presente lavoro tenta di proporre alcune riflessioni sulle relazioni familiari e in particolare sull’immagine del padre e della paternità così come compare nelle testimonianze artistiche, letterarie, storiche dell’antica Grecia. Nel caso della figura paterna, è interessante notare come essa si presenti molto più ricca e articolata di quanto a prima vista possa apparire; la diffusione e la frequenza con cui tale tematica compare, inoltre, testimonia la presenza di un’iconografia collettiva della funzione paterna, che ha permeato l’immaginario greco e che, per molti aspetti, si è rivelata una trama complessa e significativa che ha in seguito attraversato la nostra storia culturale.
Gabriella Seveso insegna Storia della Pedagogia presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Milano Bicocca. Si occupa di modelli e rappresentazioni della differenza nella storia della cultura, in particolare di relazioni fra generi e generazioni nella cultura greca antica. Oltre a numerosi articoli su riviste e saggi, ha pubblicato, fra l’altro, Per una storia dei saperi femminili (Milano 2000); Armati, mio cuore. Modelli educativi femminili nel teatro di Euripide (Milano 2003); con Raffaele Mantegazza Pensare la scuola. Aporie e interrogativi fra storia e quotidianità (Milano 2006); Ti ho dato ali per volare. Maestri, allievi, maestre e allieve nei testi del Grecia antica (Pisa 2007). Ha svolto e svolge attività di formazione, di aggiornamento e di consulenza pedagogica rivolta a genitori e insegnanti e presso alcuni servizi educativi e scolastici.
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IL LIBRO
Facendo la spesa, leggendo le statistiche sui giornali, calcolando l’altezza a cui attaccare un quadro, lasciando maturare i propri interessi in banca, tutti i giorni ognuno di noi compie operazioni matematiche. Eppure molti si fanno prendere dal panico solo al sentir nominare un’equazione di primo grado. Questo libro convincerà anche i lettori più riottosi di almeno tre verità fondamentali:
1) la matematica non è quel giochino inutile, fatto di formule insensate che ci hanno insegnato a scuola, al contrario è uno strumento indispensabile per capire, descrivere e vivere la vita di tutti i giorni.
2) Tutti noi compiamo operazioni assai più complesse di quanto crediamo, e lo facciamo con discreta efficacia.
3) Visto che non si può fare a meno di usare la matematica, tanto vale farlo nel modo migliore, perché altrimenti ci sarà chi la userà contro di noi.
GLI AUTORI
Riccardo Bersani
Riccardo Bersani, laureato in matematica, insegna informatica nelle scuole superiori da lungo tempo, impegnandosi, tra l’altro, nella produzione di software didattico e ludico e di testi destinati ai suoi studenti. Ha sempre coltivato il gusto per quei risultati sorprendenti, quelle eleganti relazioni, quelle inattese rivelazioni alle quali è dovuto gran parte del misterioso fascino della matematica. Studioso di logica, può essere considerato un esperto dei meccanismi probabilistici applicati ai giochi. Dall’inizio del secolo è responsabile dei Campionati Internazionali di Giochi Matematici, organizzati per l’Italia dal Centro Pristem dell’Università Bocconi di Milano.
Ennio Peres
Ennio Peres, laureato in matematica, autore di libri di argomento ludico, ideatore di giochi in scatola e radiotelevisivi, collabora con varie testate giornalistiche nazionali e del Canton Ticino. Per Salani, è uscito nel 2006 L’elmo della mente. Manuale di magia matematica, scritto in collaborazione con Susanna Serafini. Nel 2006, ha ricevuto il Premio Internazionale Pitagora sulla Matematica, nella sezione dedicata agli eventi multimediali, «per la continua opera di sorridente divulgazione scientifica».
In breve
Cosa significa prendersi cura di sé e quale influenza ha questa pratica nel percorso di crescita di un individuo: Franco Cambi esplora un tema complesso, intrecciando il piano pedagogico con la categoria della ‘cura’ in generale, concetto chiave della vita sociale e individuale. Un manuale che prefigura un iter formativo perché l’individuo si faccia guida di se stesso, coltivi la propria interiorità e riesca a divenire sempre più ‘persona’.
Indice
Prefazione- Parte primaRiflessioni sulla cura - 1. Aver cura della «cura» - 2. La cura in pedagogia: struttura, statuto, funzione - 3. L’aver «cura di sé»: un compito «lifelong» - Parte secondaLe vie maestre della «cura sui» - 1. La funzione formativa della narrazione - 2. Leggere per formarsi: un’avventura tra costruzione di sé e conoscenza del mondo - 3. La scrittura come «cura di sé» e come piacere... formativo - 4. L’autobiografia come cura di sé - Parte terzaAltre frontiere degli «esercizi spirituali» - 1. Attraversare spazi per formarsi - 2. Farsi «flâneur» - 3. Praticare l’ironia come «forma mentis» - 4. Dialogare con l’arte - 5. Poesia e cura di sé - 6. Classici e «cura di sé» - 7. Et alia... - Parte quartaQuasi un epilogo - 1. La cura di sé: categoria-chiave del presente - 2. La filosofia «diffusa» oggi: percorsi e funzione - Postfazione Tra adultità e scuola -Indice dei nomi
Il volume, che si rivolge tanto ai pedagogisti quanto agli educatori, si divide in tre parti. La prima parte presenta una riflessione sul bisogno di riconoscimento, definito primario e costitutivo per la persona. È ad esso che tentano di portare una qualche risposta tutte le imprese umane di cura che chiamiamo educative; costituisce pertanto il tema e il problema proprio di una pedagogia fondamentale. La seconda parte disegna le linee di una fenomenologia dell’esperienza educativa. Il fenomeno originario è descritto come avvenimento della persona, generato però sempre da una relazione interpersonale di reciproco riconoscimento; l’intenzionalità costitutiva di questo evento è denotata con la dizione intenzionalità vicariante. Nella relazione educativa si tratta sempre di una definita proposta di vita buona, che l’educatore consegna all’educando. All’origine della consegna e a determinarne l’invio, c’è l’attestazione dell’educatore: egli si fa testimone responsabile della proposta e spera che la consegna lasci almeno intravedere a chi voglia accoglierla quanto promette, una possibile piena fioritura della persona. Per parte sua, l’educando conquista la virtù dell’educazione quando, mosso da questa promessa, cerca di dare un senso al suo desiderare, facendolo diventare desiderio di pervenire a una pienezza di vita. Può riconoscersi allora nell’ideale di vita buona che gli è proposto, vedendovi in trasparenza una figura meno impropria di sé: ora egli è in grado di giudicarla come approssimazione a una vita autentica. Perché l’ideale informi la vita, portando una fioritura nuova davvero vitale, è necessario però che l’educando lo incarni in una forma nuova, che ne esprima potenzialità latenti. La terza parte del volume è dedicata al metodo empatico, movendosi nell’orizzonte di un’ermeneutica del testo. Si tratta di una forma di dialogo esistenziale ed esige, nel concreto, di dar vita a microcomunità etiche: ambiti educativi di socialità ristretta, ricchi di amicizia e di cura benevolente, segnati soprattutto da una comune ricerca veritativa di senso per l’esistenza. Il suo fine è di aiutare la persona a maturare, apprendendo una competenza esistenziale: la disposizione abituale a porsi domande sul senso, e sul senso assoluto – non relativo, dell’essere e dell’esistenza. La cura dell’anima è appunto questo evento d’essere e di senso: messa in questione dell’io concreto e riappropriazione del sé autentico, che rendano il soggetto capace di vedere e intendere ogni realtà particolare nel suo nesso col tutto (il finito nell’infinito – oppure, anche, nell’Infinito). L’esito è l’esistenza in prima persona, che nel testo è detta massima personalizzazione dell’essere: esercizio attivo, autonomo, sempre in qualche modo consapevole e libero, dell’essere che la persona è, al cospetto della totalità.
Gli autori
Antonio Bellingreri è professore ordinario di Pedagogia generale all’Università degli Studi di Palermo; vi insegna anche Pedagogia della famiglia. Con Vita e Pensiero ha pubblicato i volumi Per una pedagogia dell’empatia (2005), Il superficiale il profondo. Saggi di antropologia pedagogica (2006) e Scienza dell’amor pensoso. Saggi di pedagogia fondamentale (2007). È inoltre autore dei testi «L’autorità genitoriale: fondamento e metodo» (Milano 2008) e «I nonni e la cura del patto intergenerazionale» (Brescia 2009).
Il libro analizza il frutto più significativo dell'incontro tra la Democrazia cristiana e il Partito socialista avvenuto tra il 1962 e il 1968: l'avvio di una politica sociale dell'istruzione. Nella convinzione che il potenziamento dell'istruzione potesse costituire il motore principale per lo sviluppo economico e il progresso civile, il progetto auspicava anche l'avvio del passaggio da democrazia formale a democrazia sostanziale ed il libro sottolinea i passaggi che nella storiografia scolastica spesso sono stati condizionati da pregiudizi ideologici.
«Garantire a tutti gli studenti, in tutte le regioni,apprendimenti adeguati.»
Quanto costa oggi la scuola italiana? E quanto costerà domani, quando molte competenze sull’istruzione passeranno dallo Stato alle Regioni? Il federalismo scolastico sarà solo uno strumento per razionalizzare la spesa, o piuttosto un’occasione per migliorare gli apprendimenti dei nostri ragazzi? E ancora: come coniugare qualità ed equità, se ancora oggi nella scuola italiana la provenienza sociale dello studente troppo sovente conta più dei suoi talenti ? Come rinnovare la didattica per essere al passo con i cambiamenti che Internet e le nuove tecnologie hanno portato nella società e nel lavoro? Domande a cui dare risposte con sguardo lungo, pensando a quale scuola vogliamo nel prossimo decennio, senza nostalgie per il passato. Su questi temi il Rapporto sulla scuola in Italia 2010 della Fondazione Giovanni Agnelli, nella scia del precedente edito nel 2009, presenta a insegnanti, famiglie e decisori politici nuove ricerc he, nuovi dati, nuove proposte.
In breve
"In Italia ci sono due re: un re è Berlusconi, l’altro re è il Papa. Berlusconi comanda l’Italia, il Papa comanda gli italiani. (Lili, 9 anni, Cina); "In Italia c’è libertà di religione ma quasi tutti vanno a pregare in chiesa." (Samir, 11 anni, Marocco); "Qui in Italia gli italiani sono molti, ma vicino a casa mia non ne vedo nessuno." (Iruwa, 6 anni, Costa d’Avorio)... Un maestro elementare italiano ha raccolto le storie, le riflessioni, le confidenze di alunni non italiani incontrati negli ultimi vent'anni di scuola. Un ritratto inedito dell'Italia di oggi e degli italiani.
Il libro
“Quando un bambino nasce la madre trasmette i colori: se lei ha la pelle nera nasci nero, se lei ha la pelle bianca nasci bianco, se invece la mamma ha la pelle nera e il padre la pelle bianca nasci contaminato, ma non vuol dire essere inferiore, perchè tutti siamo uguali.”
Omar, 9 anni, Marocco
Quanti alunni stranieri avrò conosciuto in questi venticinque anni di scuola? Duecento? Quattrocento? Di più? Non so, ma ho sempre cercato di accogliere tutti e di ascoltarli con attenzione, clandestini compresi. Ho cercato di rispettare i loro silenzi finché, in modo inaspettato, è scattata in loro la voglia di raccontarsi e rileggere, a volte anche in modo fantastico, la propria esperienza. Hanno aiutato me e tanti alunni italiani a guardare con occhi nuovi al complesso fenomeno dell’immigrazione e ai problemi a esso connessi, mettendo spesso in discussione le nostre presunte superiorità e certezze. Ci siamo aiutati a guardare in modo diverso il mondo e il Paese in cui ci siamo trovati ad abitare. Fin da principio ho preso l’abitudine di trascrivere parole, frasi, conversazioni, testi scritti da questi bambini. In più di un’occasione sembrava di rivivere la favola del Brutto Anatroccolo, ma non sempre. Una volta ambientati in Italia, ho chiesto loro cosa ne pensassero dell’Italia e degli italiani. Ho raccolto i frammenti di tante storie, riflessioni, confidenze piene di speranza e di paura, di realtà e di fantasie, di tristezze e di allegrie, di ingenue osservazioni e di fantastici fraintendimenti. Ne è uscito questo ritratto inedito dell’Italia di oggi e degli italiani. Ho cambiato i loro nomi per ragioni di privacy, ma non la loro età e la loro nazionalità. Questo è libro è dedicato sia a loro che ai loro compagni di classe italiani. Ma anche a tutti i loro genitori. Grazie. Buona lettura.
Giuseppe Caliceti
"Italiani, per esempio testimonia una convivenza complessa ma non compromessa, conflittuale ma non traumatica, tanto più significativa in quanto percepita attraverso le impressioni, le riflessioni, i sentimenti dei giovanissimi alunni delle scuole elementari di Reggio Emilia, dove il maestro Giuseppe Caliceti insegna. I bambini ci guardano, possiamo nuovamente ripetere con Vittorio De Sica. Ci guardano non come adulti, ma come italiani."
Carlo Feltrinelli.