
Un mazzo di fiori variegati viene raccolto nel grande prato del mondo e tenuto insieme da un nastro rosso: la speranza. È la speranza cristiana la vera ed incondizionata protagonista delle nove storie di donne che vengono proposte. L'intento è quello di dimostrare come il Signore attraverso vie a volte molto capillari, entra nella nostra vita per portarci un'ancora di salvezza, una possibilità di rinascita. Basta un po' di lievito, per fermentare la pasta della nostra umanità e lasciando agire la grazia divina, possiamo diventare come il pane, qualcosa di bello e di nuovo, che non avremmo mai immaginato.
Il punto luce da cui è partita la straordinaria vita di Manuel Foderà è sicuramente il suo dialogo con Gesù Eucaristia, un "a tu per tu" che si prolungava per decine di minuti, a volte anche per ore. Aveva chiesto e ottenuto dal vescovo di Trapani di ricevere la Prima Comunione a soli 6 anni, tanto era grande il suo desiderio di "mangiare il corpo di Cristo". Da Lui riceveva la forza per lottare contro la malattia che l'ha portato, a soli 9 anni, ad abbracciare per sempre in cielo il suo grande amico. Il libretto contiene i consigli di Manuel ai suoi compagni che si preparano alla Prima Eucarestia e i suoi dialoghi e preghiere a Gesù come ringraziamento alla Comunione.
Leggiamo nella Premessa: «Se vogliamo scoprire la grandezza del sacerdozio ministeriale è necessario, prima di tutto, risalire alla fonte, cioè al mistero di Gesù, "l'apostolo e sommo sacerdote della fede che noi professiamo"» (Eb 3,1). Si tratta, dice l'Autore, «di una teologia viva, destinata a quanti desiderano approfondire la propria vita cristiana », dal momento che il ruolo della teologia è quello di «servire i credenti, aiutarli a ricevere in misura maggiore tutta la sapienza che ci viene dal Padre in Gesù, in cui "sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della conoscenza"» (Col 2,2). Nato da un ciclo di conferenze tenute durante l'anno sacerdotale 2009- 2010, il testo mantiene lo stile discorsivo, chiaro e immediato dell'approccio orale, senza per questo rinunciare a precisione e profondità teologiche. Percorrendo la Parola di Dio (Isaia, Ebrei, Apocalisse, vangelo di Giovanni), il testo aiuta a riscoprire l'origine e il senso del sacerdozio ministeriale e del sacerdozio regale dei fedeli, in un tempo come questo segnato da difficoltà e confusione.
La nube della non conoscenza è il diaframma che si frappone fra il divino e le capacità di comprensione su cui gli umani possono fare affidamento nell'approcciarsi a esso. Su un tema tanto universale e profondo si interrogò, nel Trecento, un anonimo pensatore britannico che ne trasse il trattato The cloud, qui tradotto e commentato per renderlo disponibile al lettore italiano, che forse difficilmente lo avrà incontrato prima. Un testo devozionale che sorprende per la qualità creativa e letteraria, per l'intento comunicativo e per un approccio espressivo che sembra quasi connettere il medioevo inglese al pensiero zen a cui l'Occidente spesso oggi si rivolge. L'autore si dichiara consapevole del fatto che l'esperienza spirituale è personale e unica, e condivide con umiltà la propria, desideroso di trasmetterla più come un amico che come un maestro. Nella traduzione italiana l'opera riesce a travalicare la distanza cronologica e linguistica per unire il lettore, in modo diretto ed emozionale, al cuore di un essere umano vissuto quasi mille anni fa, che contempla il divino e il creato sforzandosi di essere all'altezza di un compito senza tempo.
La psicologia contemporanea ha volutamente tranciato le radici con la tradizione. Lo ha fatto perché la tradizione è cristiana e se ne è voluta distanziare. Rifiutata la saggezza di due millenni di storia umana - dall'antichità alla modernità - ogni autore ha iniziato a teorizzare ciò che voleva, creando grandissima confusione. Sono scomparsi concetti fondamentali, come quelli di vizi, virtù e di carattere; di altri se ne è perso il senso, basti pensare al tema delle emozioni e al loro rapporto con l'intelletto e la volontà; è stata stravolta la stessa immagine dell'uomo, che per alcuni non è più un essere libero, ma è determinato dall'ambiente, dall'inconscio o da altre trovate simili. A ricucire questo strappo col passato ci pensa il testo di Chad Ripperger, che riprende l'antropologia tradizionale - secondo la formulazione del Dottore Comune della Chiesa e Dottore di Umanità, Tommaso d'Aquino - e la declina nell'attuale scienza della salute mentale. Ne emerge un quadro affascinante, in grado di descrivere molti dei fenomeni più misteriosi (come i sogni e l'ipnosi, ad esempio) e di dare senso a quelli comuni ma ormai divenuti incomprensibili (l'educazione, la psicoterapia, le ferite emotive, ecc.).
P. Schillebeeckx compie novant'anni. Francesco Strazzari, che una decina di anni fa aveva già permesso al pubblico italiano d'incontrarlo nel libro-intervista Sono un teologo felice, torna a fargli visita nella sua stanza di Ber en Dal, dove, pur nella fatica dell'età e della malattia, egli prosegue operoso i suoi studi: "Non so se farò in tempo a finire il libro sui sacramenti... I sacramenti sono la festa di Dio e dell'uomo, e il loro fascino è un canto che sempre si espande". Ne scaturiscono appassionate confessioni di un uomo che ha fatto della sua vita una continua ricerca di Dio: "Alla mia età, dopo una lunga e laboriosa ricerca, che non è ancora terminata, vorrei dire sommessamente che la bontà di Dio ha l'ultima parola nella nostra vita, la quale è di fatto un miscuglio di senso e non senso, di salvezza e non salvezza, di disperazione e speranza". Il suo amore per la Chiesa, che mai pensò di lasciare, e le sue preoccupazioni per le sorti dell'umanità, spesso lontana da Dio, vedono la missione della prima strettamente legata alle vicende della seconda: "La Chiesa deve entrare nel mondo, non per conformarsi - guai! -, ma per essere profetica e critica... Cosa dire a coloro che hanno lasciato la Chiesa? Sono purtroppo tanti. Il loro esodo provocherà forse una specie di purificazione e porterà la Chiesa a riflettere, a proporre l'essenziale, a parlare più di Dio che di se stessa, a sentirsi più viandante che trionfante".
I santuari hanno cominciato a diffondersi a partire dal IV secolo grazie al successo in Occidente del culto dei santi. Grande, infatti, era l'afflusso di pellegrini desiderosi di ottenere guarigioni, di venerare reliquie e immagini sacre legate soprattutto alle apparizioni della Madonna e dell'arcangelo Michele. Questo rappresentava un paradosso per la religione cristiana, dal momento che il suo fondatore aveva rifiutato l'idea che esistessero dei luoghi privilegiati per rivolgersi a Dio. Ma le iniziative dei vescovi e la pressione dei fedeli smussarono presto questo riserbo. André Vauchez ricostruisce la storia della formazione di questi santuari e la loro crescita all'interno del mondo cristiano occidentale fra il IV e il XVI secolo. I più rinomati furono quelli di Gerusalemme - a cominciare dal Santo Sepolcro -, San Michele Arcangelo sul Gargano e in Normandia, San Martino di Tours e Rocamadour in Francia, Santiago di Compostela in Spagna e, negli ultimi secoli del Medioevo, San Francesco ad Assisi e della Madonna di Loreto in Italia. Insieme ad altri più modesti e meno noti, questi santuari formarono una rete densa di luoghi sacri che popolò l'Europa con forme nuove di sacralità. Un'ampia iconografia completa una ricerca così vasta e originale.
1. Chiesa e teologia in Africa
1.1 Teologia e chiesa in Africa oggi (pag. 31)
Stan Chu Ilo
1.2 La vulnerabilità del cattolicesimo africano al pentecostalismo (pag. 53)
Paul Gifford
1.3 La situazione del disincanto in Occidente (pag. 66)
William Cavanaugh
1.4 Alcune prospettive sulla teologia africana womanist.
L’esempio del Circolo delle teologhe africane impegnate (pag. 79)
Esther Mombo
2. Questioni inerenti la teologia africana e la chiesa in Africa
2.1 Maria piange per le sue figlie, vittime del traffico di esseri umani.
Le politiche di prevenzione in Nigeria (pag. 89)
Nkechi Lilian Iwuoha
2.2 Gli abusi commessi da membri del clero in Costa d’Avorio.
Osservazioni emerse nel corso del ministero svolto sul campo (pag. 101)
Solange Sia
2.3 Aprire le tradizioni: da evento a processo.
Prolegomeni all’inculturazione del rito del matrimonio presso gli Igbo (pag. 111)
Lawrence Nchekwube Nwankwo
3. Teologia e memoria nel cristianesimo africano
3.1 Reimmaginare il futuro della chiesa in Africa (pag. 122)
Simon Mary Aihiokhai
3.2 Immaginare le responsabilità cristiane nella costruzione di una chiesa vitale in Ruanda (pag. 133)
Marcel Uwineza
3.3 I martiri della fraternità del Burundi. Una testimonianza africana per il mondo (pag. 147)
Jodi Mikalachki
Forum teologico:
Recenti sviluppi nella chiesa africana e in teologia
1. Costruire una cultura della sinodalità per l’Africa e a partire dall’Africa (pag. 163)
Nora Kofognotera Nonterah
2. Camminare insieme per una chiesa vitale in Africa e nel mondo (pag. 175)
Leonida Katunge
3. L’eresia del patriarca (pag. 182)
Michael L. Budde
Com'è Dio? Che faccia ha? È veramente buono come dice il Catechismo? Spesso nella nostra immaginazione costruiamo idee sbagliate su Dio. In questo breve viaggio attraverso le immagini stereotipate di Dio, scopriremo che non è un vitello d'oro, non è sadico né crudele, non si diverte a prenderci in giro, non è cattivo né vendicativo, ma è misericordia e tenerezza, amore infinito che si rivela nel volto di Gesù.
Partendo dal principio che esiste il nutrimento per il corpo e quello per lo spirito, don Francesco accompagna il lettore a nutrirsi della Parola di Dio, pane di festa, di pienezza e sapienza, a farne tesoro, a custodirla nel cuore e a ripeterla di continuo, giorno e notte. Un percorso di esercizi spirituali per tutti, da vivere e applicare nella vita quotidiana che si sviluppa in dieci capitoletti.
L'esperienza mistica femminile del nostro tempo è in grado di parlare a tutti coloro che sono alla ricerca di una forma libera di spiritualità. Il testo vuole rendere accessibili alcuni "guadagni" di queste esperienze, vera e propria sapienza. L'Autrice avvicina Simone Weil, Etty Hillesum, Madeleine Delbrêl, Adrienne von Speyr, Cristina Campo, Antonella Lumini, donne di questo tempo, un tempo di miseria simbolica e di povertà spirituale, segnato dallo sradicamento, dalla morte di Dio e dalla perdita irreversibile di una civiltà religiosa, ma proprio per questo particolarmente bisognoso delle perle della sapienza mistica. Da queste donne una forte esortazione: vivere nel presente con pienezza, apprezzandone ogni momento, disposte a coltivare il bene in un mondo ferito dalla violenza, a stare con coraggio in presenza del male senza farsene schiacciare. Prefazione di Antonietta Potente.
Da duemila anni a questa parte il celibato è una scelta di vita fatta propria sia da uomini che da donne, dentro la Chiesa cattolica. E oggi è anche - giustamente - al centro delle controversie sulla condizione dei preti cattolici, dei religiosi e delle religiose, dei laici e delle laiche consacrati. In una società ipersessualizzata, nel momento in cui scoppiano scandali che hanno il clero per protagonista, il celibato viene sempre più guardato con forte sospetto, o perlomeno come una bizzarria. Per questo è importante demistificare tanti luoghi comuni, spiegarlo e gettare nuova luce sul suo significato. Questo libro, che rifiuta qualsiasi idealizzazione del celibato, tiene conto delle esperienze personali concrete fatte dall'autrice e dei progressi delle scienze umane. Per dimostrare che, sebbene il celibato non sia affatto privo di insidie, esso un senso ce l'ha agli occhi dell'umanità comune, delle nostre vite aggrovigliate. E, esattamente come la vita di coppia, mette l'amore alla prova della realtà.