
In questo volume è riportata, tradotta, introdotta e commentata la riflessione sui "peccati di lingua", scritta in latino da Guilielmus Peraldus, frate dell'ordine dei Predicatori, vissuto nel XIII secolo in Gallia. Nell'introduzione viene presentata dal curatore la questione sui "peccati di lingua", nell'attualità e con alcuni importanti riferimenti storici; vengono poi proposti i tratti essenziali della vita e delle opere di fra Guglielmo Peraldo. Quindi il testo del trattato de peccato linguae (ultimo capitolo della Summa vitiorum, pubblicata nel 1236) è riprodotto nell'originale in lingua latina e in traduzione italiana. La prima parte del trattato offre i motivi per dover custodire la lingua. Nella seconda lunga parte vengono passati in rassegna ventiquattro peccati di lingua: per ogni peccato sono presentati i motivi per cui esso va detestato, evitato, represso; sta qui la struttura portante dell'opera. Infine, nella breve terza parte, si presentano alcuni rimedi contro i peccati di lingua.
Questo percorso di riflessione ha lo scopo di rispondere ad alcune domande del nostro vissuto quotidiano. Il primo momento concerne la fondamentale questione del "senso" e le conseguenze del vuoto esistenziale che l'uomo oggi sperimenta: depressione, suicidio, anoressia, bulimia. Si affronta poi la grande domanda sulla sofferenza con la risposta cristiana su questo tema, in un mondo che sembra sempre più esorcizzare il dolore ed esaltare l'efficienza fisica. Infine, si esamina il tema della libertà umana deformata, spesso, da un erroneo esercizio nelle scelte attraverso cui, piuttosto che possedere se stessi, si diventa dipendenti: droga, alcol, fumo, gioco, sesso. Il testo, oltre alle analisi delle varie problematiche, offre una proposta sia di tipo terapeutico che di riscoperta della propria identità filiale nella relazione con Cristo.
La tesi principale attorno alla quale si articola il libro è che nel pensiero moderno il discorso su Dio non è semplicemente un "tema", ma si costituisce come un "problema", in relazione all'assunto cartesiano del "problema della conoscenza" come pregiudiziale. Sotto tale aspetto la filosofia kantiana e quella hegeliana si presentano come due diverse soluzioni rispetto al "problema di Dio". Kant ha il merito di cogliere l'aporia di fondo che caratterizza le "dimostrazioni razionalistiche" dell'esistenza di Dio e Hegel quello di ripristinare la teologia filosofica eliminando la separazione moderna tra il "pensiero" e l'"essere", ossia il presupposto ch'è comune al razionalismo (nonché all'empirismo) e allo stesso Kant.
In corrispondenza con il Giubileo straordinario della misericordia (2015-2016) l'Accademia Alfonsiana ha voluto rivisitare il nesso tra misericordia e vita morale con un corso "Misericordia e vita morale", svolto durante l'anno accademico 2016-2017. La dimensione multidisciplinare coincide con gli approcci che strutturano lo studio in Accademia, corrispondendo alla praticità e alla benignità pastorale alfonsiana: oltre la sensibilità epistemologica, la visione morale sistematica viene elaborata ed esplicitata, per la prassi più concreta, attingendo alla Scrittura, alla storia, alla teologia e all'antropologia, in dialogo con le scienze umane e sempre "alla luce del mistero di Cristo" che vive e agisce nell'umanità di oggi.
La questione antropologica, come viene illustrata dai nostri Autori, è un invito a tornare a cogliere il senso pieno di che cosa significhi vivere la vita in prima persona e di rendere un servizio al nostro prossimo: ricomporre la dignità del nostro essere creature, in relazione a Dio, Padre e Creatore.
Il volume propone una lettura dell'unum argumentum dal punto di vista dell'intentio theologica, la quale vuole portare la ragione umana alla certezza che il Dio trinitario è l'unico Dio presente nella realtà. Non disgiunto dagli argomenti sviluppati nel Monologion, bensì in qualità di sintesi di questi, l'unum argumentum arriva ad affermare, attraverso il termine "maius", che il Dio creduto mediante la fede è lo stesso Dio che la ragione naturale conosce. Il percorso speculativo di Anselmo si presenta così quale armonioso incontro tra filosofia e teologia, in grado di condurre il credente alla coerenza tra le ragioni dell'intelletto e le ragioni del cuore, tra la vita contemplativa e la vita attiva.
Le riflessioni su Levitico e Numeri raccolte in questo volume fanno seguito ad altre sulla Genesi e sull'Esodo - dal titolo "Il Dio di Abramo" e "Il Dio degli Ebrei" - pubblicate in questa stessa collana. "Il Dio santo" si pone quindi come capitolo conclusivo di una trilogia. Il libro dei Numeri e, in modo ancora più particolare, il libro del Levitico sono incentrati sulla santità di Dio, che si definisce certo come trascendenza, separazione, alterità, ma soprattutto, in maniera positiva, come potenza vitale e come esigenza morale. Questi antichi libri ebraici, con i loro rituali ormai desueti, ci insegnano forse ancora oggi a porre una siepe intorno alla santità di Dio, per proteggere il mistero della vita.
La vita merita di essere vissuta solo quando l'uomo riconosce il destino per cui è stato creato: diventare figlio di Dio. Questa l'idea base del libro che raccoglie le famose conversazioni televisive tenute all'inizio degli anni Cinquanta dall'arcivescovo americano Fulton Sheen. L'autore, con garbo e ironia, affronta questioni che potevano essere oggetto di conversazione in una famiglia media americana, come le cause delle tensioni coniugali, il modo di trattare gli adolescenti, la tolleranza, il rapporto tra scienza e fede, la differenza tra il sistema sovietico e quello americano, il confronto tra cristianesimo e marxismo. Il tutto corredato da simpatiche vignette, volute dallo stesso Sheen per meglio illustrare le sue argomentazioni.
L’insistenza di san Giovanni Paolo II sulla fede che deve farsi cultura non è una scelta strategica valida solo in certi momenti storici. È la descrizione di un’esigenza intrinseca e irrinunciabile dell’identità cristiana, che deve esprimersi nell’agire e quindi deve confrontarsi con le grandi questioni che si agitano nella società. La risorsa per affrontare tale crisi culturale è sempre la famiglia quale luogo in cui è possibile custodire l’humanum. Il tema delle pratiche è il tema dell’unità stretta tra l’identità morale del soggetto famiglia e l’azione concreta che le famiglie vivono tutti i giorni, proprio per costruire una cultura della famiglia in cui la famiglia sia il soggetto di questa azione che ci preserva nel futuro e che è feconda di futuro.
Riconoscendo che nelle domande circa il matrimonio e la famiglia è in gioco una visione dell'uomo, il presente volume intende presentare un'antropologia che metta al centro il nostro essere chiamati alla relazione, all'amore, alla fecondità. Sarà articolato in due passi. Nella prima parte l'opera approfondirà alcune questioni antropologiche di fondo. Di quale uomo stiamo parlando? Si tratta di un uomo capace di impegnarsi in una promessa e aperto alla verità, un uomo che realizza la sua natura in modo culturale. La seconda parte è dedicata ad alcune delle attuali sfide rivolte al matrimonio e alla famiglia. È importante fare i conti con la debolezza umana, ma allo stesso tempo occorre far entrare nel calcolo la grazia di Dio, che è fondamento di una speranza originale. Si vedrà come il matrimonio è un'unione basata non solo sull'affetto, ma su una particolare missione, in virtù della quale ancora oggi ha una rilevanza pubblica, essendo un istituto ordinato a rendere feconda la vita.
«In ordine ad un'adeguata relazione con il creato, [...] non si può proporre una relazione con l'ambiente a prescindere da quella con le altre persone e con Dio» (Papa Francesco, Laudato si', n. 119). Pur da ambiti disciplinari diversi, gli Autori dei diversi saggi concentrano l'attenzione su quell'ecologia integrale che costituisce il cuore dell'Enciclica di papa Francesco sulla cura della casa comune. Una ecologia che coinvolge le dimensioni umane e sociali, il valore e il senso della vita umana inscindibilmente legati alla questione ambientale e all'impegno per custodire e salvaguardare l''avvenire delle future generazioni.