
"Con questo libro, frutto di un personale impegno catechistico che mi ha visto all'opera fin dagli anni in cui ero studente universitario, desidero dire a tutti: "Amate anche voi sempre e senza riserve Gesù e la Chiesa. Ne vale la pena e non ve ne pentirete mai". Si tratta, infatti, di un'esperienza capace di illuminare l'intera vita di ogni persona così da renderla, a sua volta, rilucente a vantaggio degli altri. Esso, dunque, è un atto di fede e di amore, frutto non solo di studio attento e prolungato, ma anche della mia ininterrotta esperienza di catechista, vissuta sia da laico che da presbitero, un'attività alla quale non ho voluto mai rinunciare e della quale mi sento soddisfatto."
Il presente scritto si inserisce nel quadro della correzione fraterna che la Tradizione Apostolica e i Padri della Chiesa indicano quale supremo atto di carità, volto a evitare lo scisma, ossia la separazione dall’autorità della Chiesa e dalle sue leggi, usi e costumi, in cui può cadere lo stesso Papa.
La correzione è ritenuta, poi, dai teologi moralisti un dovere per ogni fedele, chierico o laico, ed essa deve essere, inoltre, pubblica, secondo le conformi intenzioni di questo libro, ove pubblico sia, appunto, come avviene al presente, il peccato da correggere, insito nello stravolgimento e del Culto e della Sacra Dottrina, che ha avuto origine dal magistero inaugurato dall’ultimo Concilio Ecumenico, il quale ha imposto, in nome di una malintesa obbedienza alle gerarchie, l’attuale legislazione rivoluzionaria.
È noto, dunque, essere stata più volte inoltrata alla Santa Sede Apostolica la richiesta di ascolto al proposito, da ultimo anche da parte di membri del Sacro Collegio Cardinalizio, rimasta sino ad oggi inascoltata, richiesta che faceva capo alla generale Correctio filialis de haeresibus propagatis, ovvero a quella Correzione filiale in ordine alla propagazione dell’eresia, già proposta dagli illustri suoi firmatari sulla scorta della Tradizione Apostolica: tale tradizione, infatti, partendo dal proclama del Primo Vicario di Cristo contenuto negli Atti degli Apostoli (cfr. At 4,19) e come ribadito dai Santi Padri e Dottori della Chiesa, impone a tutti i fedeli il dovere di opporsi frontalmente alle Gerarchie, quando queste non si comportino più rettamente, secondo la volontà del Vangelo, invitandole, come già fatto dal principio da San Pietro a “giudicare se sia giusto, innanzi a Dio, obbedire a loro più che a Lui”!
L’autore, quindi, procede anch’egli in tal senso, mediante la composizione di opera letteraria che, adottando lo stile profetico, mostra, da un lato, i dubbi dei fedeli — i quali rendono direttamente al Signore la loro testimonianza circa l’attuale disfatta della Chiesa e dell’intera società, soggiogate dall’imperante Rivoluzione, di cui si delineano qui gli effetti decostruttivi della stessa umanità — e descrive, dall’altro, la risposta che nostro Signore ci fornisce, quale possiamo apprendere dall’ascolto diretto della Sua Parola eterna, pervenutaci per mezzo della costante Tradizione Apostolica e del Sacro Magistero, fino ad oggi.
Una raccolta di riflessioni sui documenti fondamentali del Concilio Vaticano II aiutano il lettore a comprendere la dimensione profetica del pontificato di Francesco, che si pone in profonda continuità con il magistero dei suoi predecessori – i Santi Paolo VI e Giovanni Paolo II e di papa Benedetto XVI – i quali hanno operato nel segno del “mistero di comunione”, filo rosso di tutti i testi conciliari attraverso cui è possibile rintracciare la chiave della loro corretta ermeneutica.
Vivere il senso del limite, accettare di sbagliare, saper convivere con le proprie imperfezioni ci rende meno assoluti, più umani e anche più capaci di relazionarci con gli altri, perché animati dal sentimento liberante della misericordia e della compassione. Gesù non è venuto per i giusti, ma per i peccatori e molte parabole ed episodi del Vangelo aiutano ad entrare in questa nuova logica. L’uomo sviluppa le proprie potenzialità vivendo più il senso del limite e dell’imperfezione che tendendo ansiosamente alla perfezione; «liberarsi dalla perfezione» non significa, infatti, indulgere all’indolenza e al disimpegno, ma valorizzare il proprio potenziale umano.
La crescita non avviene inseguendo un’immagine ideale di sé o coltivando obiettivi sproporzionati, ma vivendo quello che ciascuno è, senza competizioni esasperanti e senza dover rincorrere traguardi o mete al di fuori o al di sopra delle proprie capacità e delle proprie originali possibilità. Diventare se stessi, senza sottostare a schemi, accettando i propri limiti e anche gli errori e le sconfitte, è il contenuto dell’etica dell’imperfezione.
Sommario
Prefazione. Introduzione. I. L’uomo è un essere itinerante: analogia del viaggio. II. Invece della perfezione promuovere l’umano: Gesù e l’«inconsistenza». III. La parabola del figlio prodigo (Lc 15,11-32) nella prospettiva dell’etica dell’imperfezione. IV. L’indulgenza non è indolenza: Gesù di fronte agli erranti.
Note sull'autore
Battista Borsato, presbitero e teologo della diocesi di Vicenza, è direttore di Casa Mamre, un centro diocesano di educazione all’amore e all’affettività e di consulenza matrimoniale. Condivide il servizio pastorale nell’Unità Pastorale di Schiavon e di Longa (Vicenza). Docente all’Istituto teologico di Monte Berico, è membro della redazione della rivista Matrimonio. Per EDB ha pubblicato di recente: Il sapore della fede. Accendere il desiderio (³2012); Credere fa bene (²2014); Un Dio umano. Per un cristianesimo non religioso (⁵2017); Il coraggio di essere felici. Beatitudini per il nostro tempo (2018) e Non maestri ma discepoli (2018).
Un vescovo rimane presbitero? La domanda può sembrare scontata, ma la risposta richiede una puntuale analisi storica, teologica e liturgica – le tre prospettive adottate da questo libro – e conduce a un interrogativo ancora più radicale e non facilmente risolvibile: è pensabile per il futuro una Chiesa senza vescovi?
Il volume mette in luce la problematica che riguarda il riconoscimento di un valore sacramentale all’ordinazione episcopale partendo dal tempo apostolico e patristico, attraversando i concili di Trento e Vaticano I e concludendo con il Vaticano II, che in riferimento all’episcopato ha messo in campo l’affermazione più solenne del suo magistero.
Sommario
Sigle e abbreviazioni. Presentazione (M. Semeraro). Introduzione. I. Il ministero episcopale: dall’età apostolica al periodo medievale. II. La sacramentalità dell’episcopato: una definizione insoluta da Trento al Vaticano I. III. La dottrina del concilio Vaticano II sull’episcopato. IV. I vescovi: segni e strumenti di relazione. Congedo. Bibliografia. Indice dei nomi.
Note sull'autore
Cristiano Calì ha studiato Teologia allo Studio Teologico San Paolo di Catania e ha conseguito il titolo di Baccelliere. Collabora con riviste e periodici occupandosi di Teologia dogmatica, liturgia e scienza della comunicazione applicata all’universo dell’editoria e dei new media.
Marcello Semeraro, vescovo di Albano, è segretario del Consiglio dei cardinali per l’aiuto al papa nel governo della Chiesa e membro della Congregazione delle cause dei santi e della Segreteria per la Comunicazione. È presidente del consiglio d’amministrazione del quotidiano Avvenire. Per EDB ha pubblicato Mistero, comunione e missione. Manuale di ecclesiologia (72016), Accompagnare è generare (con Salvatore Soreca, 2016), Il ministero generativo. Per una pastorale delle relazioni (22017) e L’occhio e la lampada. Il discernimento in Amoris Laetitia (2017).
Per lungo tempo dimenticato dalla liturgia e dagli studi biblici, il Vangelo di Marco scuote continuamente il lettore, che deve abbandonare le proprie certezze originarie per entrare in un mondo nuovo, quello del regno di Dio.
Seguendo la traccia degli studi di analisi narrativa, che si sono affermati negli ultimi trent’anni, Camille Focant invita a considerare attentamente l’arte di raccontare di Marco attraverso cinque chiavi di lettura: il quadro narrativo, la trama, la questione della legge di Mosè, l’importanza dei luoghi (casa, sinagoga, Tempio, sepolcro) e il significato della Passione. Questi cinque punti di riferimento permettono di comprendere meglio l’interpretazione che Marco dà di Gesù «il Nazareno», definito immediatamente «Cristo, Figlio di Dio».
Sommario
Prefazione (G. Billon). Introduzione. I. Il quadro narrativo del vangelo. II. La trama del vangelo e la cristologia di Marco. III. La Legge come buona notizia? IV. Verso una casa di preghiera per tutte le nazioni. V. Il senso della passione. Elenco dei fuori testo. Per l’approfondimento.
Note sull'autore
Camille Focant è professore emerito di Esegesi del Nuovo Testamento, decano onorario della Facoltà di Teologia e vicerettore onorario all’Università cattolica di Lovanio. È membro della Regia Accademia del Belgio e della Studiorum Novi Testamenti Societas (Cambridge). Presso le EDB ha pubblicato con A. Wénin La donna la vita. Ritratti femminili della Bibbia (2008) e con Daniel Marguerat ha diretto il Commentario del Nuovo Testamento, pubblicato da EDB nel 2014.
Il volume mostra l’importanza attribuita agli scritti di Francesco d’Assisi come fonte primaria della spiritualità francescana e della sua attualità. All’inizio e al centro ci sono la figura e il messaggio di san Francesco. L’analisi profonda e rigorosa degli Scritti mette in evidenza i diversi aspetti e le caratteristiche dell’esperienza umana e religiosa del Poverello, ma vengono trattati anche elementi importanti e nuovi sulla trasmissione testuale degli Scritti e sulla rilevanza di alcuni eventi all’inizio dell’Ordine. L’universalità e l’attualità dell’esperienza religiosa di frate Francesco, come egli stesso si definiva, si concretizzano nell’ultima parte dell’opera, che riguarda la vita e il messaggio di alcuni santi.
Sommario
Sigle e abbreviazioni. Prefazione (L. Bianchi). Introduzione (B. Molina). Bibliografia di p. Leonhard Lehmann (anni 1982-2018) (P. Morelli). I. Gli Scritti di Francesco: un’eredità crea identità. 1. La rilettura degli Scritti di san Francesco. 2. Gli Opuscula e la riscoperta del carisma francescano: il contributo di Kajetan Esser. 3. L’identità del Frate Minore a partire dal vangelo come forma di vita. 4. L’idea fondante dell’Ordine francescano. 5. Il difficile rapporto reciproco tra Frati Minori e Sorelle Povere nell’Ordine francescano. 6. «Sed sint minores». La minorità nella Regola non bollata: proposte e reazioni. 7. Il capitolo 2 della Regola: un percorso di iniziazione. «Di coloro che vogliono intraprendere questa vita e come devono essere accolti». 8. «Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco era cosa molto buona» (Gen 1,31). La visione teologica della creazione in Francesco d’Assisi. 9. Francesco d’Assisi: pellegrino dell’assoluto e messaggero di pace. II. Gli Scritti: una fonte di spiritualità e teologia. 1. San Francesco e la preghiera universale. 2. Impegno totale e apertura universale nella preghiera di san Francesco. 3. L’Orazione di san Francesco sul Padre nostro. 4. Francesco d’Assisi: la lode di Dio come ponte tra le religioni. 5. La devozione a Maria in Francesco e Chiara d’Assisi. 6. L’eucaristia al tempo e negli scritti di Francesco d’Assisi. 7. San Francesco d’Assisi scrive ai governanti: l’amorosa parresia di un povero. 8. La Lettera a frate Leone: una traccia autobiografica di Francesco. 9. Il cantico della tribolazione. 10. Lavoro e mendicità negli scritti di Francesco d’Assisi. III. Carisma e santità nel francescanesimo. 1. Il volto della santità francescana. 2. Elisabetta d’Ungheria (1207-1231). 3. Felice da Cantalice, fondatore carismatico dei Cappuccini. 4. Diego d’Estella. 5. Giacomo da Milano. 6. Leonardo da Porto Maurizio, santo. 7. La devozione a san Serafino da Montegranaro nella Provincia rhenano-westfalica dei Cappuccini. 8. Ildegarda da Bingen, santa, dottore della Chiesa. 9. San Giovanni Maria Vianney, un sacerdote secondo il cuore di Francesco. Una riflessione per l’anno sacerdotale 2009-2010. 10. «Studia promovit». La promozione della formazione e l’organizzazione degli studi. Indice dei nomi.
Note sull'autore
Leonhard Lehmann, frate minore cappuccino laureato in Sacra Teologia, è stato professore di Teologia Spirituale alla Philosophisch-Theologische Hochschule der Franziskaner und Kapuziner a Münster tra il 1982 e il 1989 e in seguito alla Pontificia Università Antonianum di Roma. Nel 2018 è stato nominato professore emerito. Ha pubblicato numerosi contributi scientifici in diverse lingue.
Luca Bianchi, frate minore cappuccino, insegna Storia della spiritualità all’Istituto Francescano di Spiritualità della Pontificia Università Antonianum, di cui è preside.
Bernardo Molina, frate minore cappuccino, è professore all’Istituto Francescano di Spiritualità della Pontificia Università Antonianum.
Lo charme del Rabbì di Nazaret filtra da ogni pagina dei Vangeli, restando inafferrabile. Come accostarsi allora alla patina di luce che ovunque lo accompagna? Questa domanda dà l’avvio all’avventura di queste pagine: osare leggere il Vangelo «al rovescio», a partire cioè dalla prospettiva di coloro che lo hanno incontrato. Come sarà stato guardato Gesù da Giuseppe, Maria, il Battista, la peccatrice di Magdala, Giuda, Pietro, Caifa, Anna, Pilato ed Erode? Un racconto fra le righe dei Vangeli e sulla loro soglia, come un invito a entrare.
Sommario
Prefazione. Yosef, il sognatore. Miriam, la madre. Jochanan, il Battista. Miriam di Magdala, l’amante. Kèfa, la roccia. Yehûdāh, l’amico. Caipha, il religioso. Pilatus,
il diplomatico. Cleopha, l’entusiasta.
Note sull'autore
Gianluca De Candia insegna attualmente Teologia sistematica all’Università di Siegen ed è libero docente al Dipartimento di questioni filosofiche fondamentali della teologia della Westfälische Wilhelms-Universität di Münster.
Nel cammino della vita il Signore mi aiuta davvero o resta indifferente di fronte alle mie scelte, ai fatti che mi capitano, alle mie gioie e alle mie sofferenze? L'interrogativo non può non scontrarsi con il mistero del male. E la domanda sul male torna a lambire la battigia del rapporto con Dio: cosa fa l'Onnipotente quando il male, nelle sue varie forme, mi colpisce?
L'Autore s'incammina sui due versanti opposti di questo Everest dello spirito umano, che, da che mondo è mondo, sfida chiunque tenti di scalarlo sia sulla pista della ragie che su quella apparentemente meno scoscesa della fede. In questo percorso egli non può non lasciarsi aiutare dalla parola di Dio, che rivela come lo Spirito Santo prenda ogni nostro gemito che anela al bene e lo unisca alla preghiera stessa che il Figlio risorto eleva al Padre.
Santa Gertrude di Helfta (1256-1301/2) ci ha lasciato il testo di sette esercizi spirituali. Qui si ripropone l'ultimo nel quale Gertrude tematizza la coscienza del peccato, del limite e del giudizio finale, ma lo fa nella fede che peccato e limite sono perdonati da Cristo Gesù. La prospettiva ? quella della vita da edificare quaggiù con Lui, in Lui, per Lui, affidandogli il passato, il presente e il futuro. Gertrude non chiede di ripetere la formula di preghiera che ha stilato, ma di riservarsi un giorno per stare con il Signore, nell'esperienza liturgica e fuori di essa, per ritrovare il senso del vivere nella suppletio, vistae superata quando si guarda a sé davanti a Dio e in comunione con Lui, riconoscendosi capaci di gesto contemplativo, non di "pratica religiosa" soltanto.
"Cari zingari, cari nomadi, cari gitani, venuti da ogni parte d'Europa, a voi il nostro saluto." Con queste parole il 26 settembre 1965 papa Paolo VI inizia il suo discorso in un grande raduno che viene considerato oggi il punto di partenza per nuove strategie pastorali verso rom e sinti. Il libro analizza il modo in cui la Chiesa cattolica contribuisce alla metamorfosi dei "nomadi" nell'Italia (e in parte nell'Europa) della seconda metà del Novecento attraverso quelle nuove strategie pastorali. Si tratta di strategie che portarono decine di preti, suore e laici a vivere con i "nomadi" in nome della condivisione in Cristo, che svilupparono un'editoria cattolica rivolta ai "nomadi" o riguardante i "nomadi", che favorirono la traduzione in romanes di testi ezvangelici e liturgici e che portarono agli onori degli altari, per la prima volta nella storia, un "nomade". Ma le strategie pastorali non appaiono sempre omogenee e concordi all'interno della Chiesa, né nei rapporti con i "nomadi", né nei rapporti con le autorità diocesane e parrocchiali. Partendo dalle esperienze etnografiche dell'autore, il volume analizza tali rapporti, tenendo in considerazione le storie di vita di singoli missionari e attivisti religiosi che hanno vissuto per decenni nei campi nomadi o nei quartieri rom della Penisola.
Il fine della politica è quello di governare gli affari umani o è un compito a termine, da svolgere in un tempo intermedio, nell'attesa del mondo a venire, quando giustizia e pace regneranno per sempre? Questa domanda - la matrice stessa della «teologia politica» - è divenuta possibile quando, nella storia è apparsa la categoria giudaica di «éschaton»: l'attesa di un «mondo a venire», il pieno realizzarsi di quanto, fin dall'inizio, era stato promesso. A partire da qui, l'idea di éschaton ha segnato l'intera storia dell'Occidente e la sua filosofia politica: dal giudaismo, tramite il cristianesimo, è giunta al moderno e qui si è secolarizzata nella forma delle filosofie del progresso e delle apocalittiche rivoluzionare. Oggi l'éschaton pare giunto al tramonto: nell'odierno tempo senza fine, la storia non deve raggiungere più alcun culmine e non ci resta che governare la contingenza del mondo, portarsi all'altezza della sua improbabilità. Natoli, in questo breve e denso libro, insegue nei segni della storia i mutamenti che questo concetto centrale ha avuto nei secoli. In origine un termine spaziale, denotante i limiti remoti, i luoghi lontani che si trovano oltre il confine identitario di un territorio, l'éschaton ha assunto nel cristianesimo il suo marcato significato temporale, divenendo il punto cui tendere, il ritorno messianico, il momento nel quale il Giudizio riunirà in una sola cosa giustizia e governo. Intanto, però, nella loro attesa sulla terra, gli uomini vivono una dilatata «epoca del frattanto». È in questo limbo temporale che il governo delle cose umane deve destreggiarsi, darsi un ordinamento, prepararsi al compimento della storia. Fino a quando, nella contemporaneità, l'éschaton perde progressivamente di significato, il tempo si dilata, infinito, e il fine della politica resta la politica stessa.