
Francesco d’Assisi, negli Scritti che ci ha lasciato, parla spesso di questo mondo e del mondo che verrà: per questo i suoi primi biografi parlano di lui come di un «uomo nuovo e di un altro mondo». Nei tantissimi studi che in questi decenni sono stati dedicati a Francesco e alla sua esperienza, l’aspetto escatologico, cioè la riflessione sulle realtà ultime e definitive dell’esistenza umana, non è mai stato molto presente. Il libro che presentiamo cerca di iniziare a colmare questa lacuna, impegnandosi in un’analisi sistematica degli Scritti per far emergere contenuti e sfumature escatologiche del pensiero del santo di Assisi. Si tratta di un lavoro accurato e metodico, che aiuta il lettore a cogliere da un punto di vista non comune la visione dell’uomo, del mondo e della storia propria di san Francesco.
LUIS LARRA LOMAS (1964) è un frate minore conventuale spagnolo, noto come giornalista e divulgatore. In parallelo agli studi di specializzazione in teologia, presta il suo servizio presso le comunità cristiane di alcune zone particolarmente difficili della Colombia.
Tutto cade dentro una fuga di sguardo. Quando guardiamo ci lasciamo prendere. E ciò che ci prende ci affascina. In qualche modo ci sentiamo attratti e come trascinati via. È così che nasce la fuga dello sguardo. Si fissa un punto dal quale nascono come delle linee o fasci che legano la visione. Nell'arte si chiama prospettiva. In filosofia si chiama punto di vista. Nell'uno e nell'altro caso il risultato è un quadro, un disegno, una visione. Le cose che si vedono sono sempre le stesse, ma il modo nel quale le si vede cambia. La filosofia è un continuo esercizio prospettico mirando un punto di fuga. La fuga è il rifugio delle cose che si guardano: il mondo, la vita, l'Occidente e l'Oriente, la musica di Bach, la poesia e la sua logica di immagini, l'anima con la sua sensibilità e i suoi temperamenti. E guardare altrove mentre si vive il presente è un modo per viverlo integralmente. Lo si vede nell'intero, come in un quadro complessivo dove tutto è centrato prospetticamente. Anche Dio cade in questa fuga di sguardo. Ma allora la filosofia è costretta a un capovolgimento: perché il punto di fuga è lo stesso sguardo di Dio nel quale ci accorgiamo di essere guardati e in cui noi guardiamo il nostro essere visti.
Timoteo è uno dei collaboratori più fedeli ed importanti per Paolo. Dopo essere stato aggregato al team missionario in At 16,1-5, egli non cessa di accompagnare Paolo nelle tappe importanti del suo lavoro apostolico. Viene menzionato nei successivi capitoli degli Atti degli Apostoli come testimone dell'ingresso dei gentili nella chiesa. Preso atto delle varie difficoltà in cui vivono le comunità cristiane, Paolo lo manda affidandogli la responsabilità di risolvere la pesante situazione, i problemi che sorgono nelle comunità cristiane o almeno per far pervenire le raccomandazioni dell'Apostolo. Nel bilancio degli anni successivi, possiamo notare la crescita della sua responsabilità, tanto che Timoteo, giorno dopo giorno, riceve l'autorità, il rilievo e un ruolo importante all'interno delle comunità. Così, in vari momenti della sua vita, Timoteo cresce nella sua responsabilità e secondo le Lettere Pastorali diventa il successore dell'Apostolo.
«Attorno al binomio Chiesa-Chiese ruota un universo terminologico, che esprime la ricchezza della Chiesa di Cristo ma anche la specificità delle distinzioni dei termini, la ricchezza teologica dei lemmi e del loro contesto, latino e orientale, nonché la complessità delle differenziazioni nell'ambito più propriamente giuridico e dei loro significati per la cristianità in Oriente e in Occidente. Chiesa di Cristo, Chiesa cattolica, Chiesa universale, particolare, locale, Chiesa latina, Chiese orientali, Chiese sui iuris sono soltanto la manifestazione lessicale della varietà di termini e di significati che sono originati dal termine Chiesa e che ad esso rinviano. Il volume cerca di tenere presenti le diverse prospettive che pongono solo apparentemente interrogativi, per così dire, di natura terminologica; in realtà esse aprono orizzonti teologici e canonistici, speculari tra Oriente e Occidente, e prospettano approcci pluridisciplinari che dischiudono dialoghi tra le scienze sacre, nel caso specifico tra teologi e canonisti.» (dall'Introduzione).
Prima opera teologica - scritta all'inizio del III sec. - espressamente dedicata allo studio dell'enigmatica figura dell'Anticristo. Questi è l'esatto contraltare di Gesù Cristo, al punto che la cristologia di Ippolito emerge spontaneamente dalla sua "anticristologia". Per Ippolito la vera differenza tra il Cristo e l'Anticristo sta nelle intenzioni dell'Avversario e nel modo con cui costruisce il suo regno del male. Invece, nelle forme in cui si presenta, l'Avversario fa tutto a somiglianza di Cristo per sedurre e ingannare. Seguono poi tre opere. "Omelia pasquale": non è di Ippolito, ma ha come fonte un'omelia di Ippolito. È un documento inestimabile: ci trasmette il modo penetrante e profondo con cui gli antichi cristiani vivevano e contemplavano il grande mistero della nostra fede. "Due discorsi sull'Anticristo", pungenti e ironici del cardinal Giacomo Biffi. È la prima edizione di "Cristo e l'Anticristo" con testo critico greco e traduzione a fronte.
Afa e Omega è un breve manuale sulla protologia e l'escatologia cristiana, alla luce del cristocentrismo trinitario e del principio sintetico cattolico. La luce di Cristo risorto si espande verso gli inizi della storia e anche verso la fine di essa. Le diverse dimensioni del disegno trinitario creatore e salvifico confluiscono nel mistero di Cristo, in modo tale che né la creazione è solo la questione dell'origine né l'escatologia è solo il problema del destino, ma creazione ed eschaton si collegano in Colui che dà ragione della loro identità presente. Essendo Cristo il Logos, la sua luce non contrasta con la ragione umana, ma la porta al suo vero compimento. In questa prospettiva, ci si avvale in queste pagine in modo particolare della compagnia di due grandi maestri, Tommaso d'Aquino e Joseph Ratzinger, nell'intento di mostrare, nello sviluppo dei diversi temi che compongono la protologia e l'escatologia, non solo la compatibilità della congiunzione dell'approccio metafisico con quello storico-salvifico ed esistenziale, ma anche la fecondità di una tale sintesi. Il manuale è destinato agli studenti del primo ciclo degli studi istituzionali ed è frutto di più di quindici anni d'insegnamento.
Due brevi, ma intense meditazioni che ci aiutano ad entrare con consapevolezza nella dinamica della vita del cristiano. Don Divo ci introduce in un cammino che ci porterà a vivere nel mondo gustando già una partecipazione alla beatitudine stessa di Dio, tutti raccolti, nascosti, affondati nel silenzio divino.
In queste meditazioni Divo Barsotti tratta delle virtù teologali in rapporto con le cosiddette virtù negative: l'umiltà e l'obbedienza. Il dono delle virtù teologali, per realizzare il suo fine - la partecipazione alla vita divina da parte dell'uomo - comporta necessariamente l'esercizio delle virtù negative. Sono queste, infatti, che aiutano l'anima a collocarsi da creatura davanti a Dio, nella verità di un autentico rapporto con Dio. Sta qui il fondamento della vita contemplativa: "Attraverso l'esercizio delle virtù teologali noi ci trasformiamo in Dio... Nella misura in cui tu fai posto a Dio nella fede, nella speranza e nella carità, tu divieni Dio stesso perché Dio vive in te".
Gli Atti del XIX Colloquio di Teologia Morale "Azione umana e salvezza divina. La dinamica operativa della grazia come superamento del neo-pelagianesimo" del novembre 2019 sviluppano, a partire dalla Lettera Placuit Deo, il modo in cui "appare, nella vita di Gesù, una mirabile sinergia dell'agire divino con l'agire umano" (n. 9). È così che la Congregazione per la Dottrina della Fede indica un cammino per comprendere il necessario superamento di un nuovo pelagianesimo che minaccia culturalmente la comprensione della vita cristiana. La colpisce in un punto centrale: la sua dimensione di salvezza, costituendo così un enorme ostacolo all'evangelizzazione nel campo della morale. La dinamica del dono di Dio, che ci rivela la grandezza della nostra vocazione in Cristo, costituisce quindi la struttura stessa del Colloquio che si articola in tre parti. La salvezza come rivelazione di Dio in Cristo che ci insegna e ci muove verso una pienezza di vita (Agire nell'orizzonte della salvezza); il dono della grazia che trasforma l'uomo nella sua dimensione di figlio di Dio e nel suo agire sovrabbondante (Il dono della grazia: riabilitazione e sovrabbondanza); la nuova dinamica dell'azione nel credente laddove la redenzione lo rende capace di compiere onere salvifiche (Realtà della redenzione e possibilità concrete di azione).
Ci sono momenti e situazioni che chiamiamo "crisi", in cui il pozzo della vita si prosciuga. Procediamo nel deserto dell'anima e nella notte del cuore, alla ricerca di nuovi significati e di strade per il futuro. La sfida che questo libro intende approfondire riguarda il modo in cui interpretiamo e affrontiamo le crisi della nostra vita e della nostra società. Può essere la crisi un tempo provvidenziale? Possiamo trovare una "buona notizia" pur dentro l'esperienza traumatica e dolorosa della "notte"? Come scorgere nella crisi la possibilità di un muovo e un'opportunità di cambiamento e di trasformazione? A partire da queste domande e con uno sguardo alla pandemia da Coronavirus, l'autore immagina un approccio diverso alla "questione Dio", un nuovo modo di essere Chiesa e una spiritualità possibile per il futuro.
Il libro è una lunga lettera scritta per gli amici in tempo di pandemia. Parla del tempo che stiamo vivendo, che ha messo a nudo le fragilità delle nostre organizzazioni sociali, economiche e anche religiose, aprendo a possibili inquietanti scenari di difficile e complessa interpretazione, e vuole essere una mappa che aiuti il lettore a non perdere l'orientamento, a trovare la sorgente capace di dissetare la sua sete esistenziale. La diagnosi del tempo presente è condotta in maniera assai precisa e si allarga al legame tra pandemia e crisi ecologica. A questo quadro problematico va aggiunta la fragilità delle democrazie occidentali che la pandemia ha reso ancora più evidenti. Che fare dinanzi a un contesto cupo e a un futuro divenuto tanto incerto? Con mirabile concretezza, molto utile anche in chiave pastorale, Theobald indica le sorgenti alle quali attingere per ridare fiato al legame sociale che tiene uniti gli uomini tra loro. Si ritrovano qui molti temi cari all'autore, ridetti e ripensati in una forma adeguata all'urgenza del momento e con un linguaggio accessibile a tutti e non specialistico.
Il laicato cattolico vive tra la seconda metà dell'Ottocento e la prima del Novecento una stagione ricca e vivace, mentre l'ambito ecclesiale è animato da fermenti di rinnovamento. Richiamandosi a tale cornice questo saggio storico considera la figura di Chiara Lubich, donna laica, declinandola, sulla base di un ricco apparato documentario, alla luce della formazione ricevuta e del ruolo svolto in Azione Cattolica. Il focus si sposta poi agli albori del Movimento dei Focolari che, nato in piena temperie bellica, mostra tratti esperienziali e linee spirituali che disegnano sul piano personale e comunitario una fisionomia laicale spiccata e originale. Negli anni Cinquanta prendono forma i tratti dell'Opera di Maria, plasmati sul modello della giovane di Nazareth. Nel periodo che precede il Concilio Vaticano II Chiara Lubich si colloca tra coloro che nel contesto ecclesiale hanno a vario titolo aperto nuove prospettive di vita laicale.