
Questo studio approfondisce il contenzioso amministrativo canonico, riflettendo altresì sull’importanza della giurisprudenza del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica. La possibilità di un sindacato di giustizia a cui i fedeli possano ricorrere contro gli atti singolari posti dall’autorità amministrativa competente è stato salutato con entusiasmo pressoché unanime della dottrina, in quanto esso rappresenta certamente un frutto dell’approfondimento teologico apportato dal Concilio Vaticano II in materia ecclesiologica: non poteva mancare nella Chiesa – che deve essere nel mondo speculum iustitiae – la tutela giudiziaria dei fedeli dinnanzi a possibili arbitrarietà compiute dall’autorità, di qui la necessità di prevedere la deputazione, in seno alla Segnatura Apostolica, di vedere giudiziariamente – ovvero con imparzialità e terzietà – della legittimità degli atti amministrativi.
A quasi cinquanta anni dall’introduzione della Sectio altera della Segnatura Apostolica, si potrà così giungere ad una valutazione circa la bontà di questo istituto, ma anche scorgerne alcuni punti problematici, che richiedono un’ulteriore riflessione per essere superati e, così, permettere un perfezionamento dello stesso. Ciò che anima questo studio è la consapevolezza della veridicità dell’espressione biblica che ci insegna che opus iustitiae pax.
«Il libro che ho adesso il piacere di presentare è, soprattutto, uno studio analitico e ben ponderato della procedura attualmente vigente nel Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica. […] Si tratta, in sintesi, di uno studio serio e di alto interesse, con tutta l’originalità di una monografia che apre strade ed è pioniera negli studi concernenti la nuova disciplina vigente nella Sectio Altera della Segnatura Apostolica. Il libro fa gli onori alle nuove norme promulgate da Benedetto XVI nel 2008, le quali, come si sa, hanno cercato di formulare ed elevare, a livello di legge, regole e criteri già presenti nel Tribunale per via di prassi negli anni precedenti.» (Dalla Prefazione di S. Ecc. mons. Juan Ignacio Arrieta, Segretario del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi)
La Lettera a un ministro di san Francesco d'Assisi, anche se scritta più di otto secoli fa, appare ancora oggi di una profondità sorprendente: il messaggio evangelico della misericordia viene declinato e applicato alla lettera, senza lasciar spazio a fraintendimenti.
Emerge così l'impegno rigoroso di Francesco per convincere i suoi frati a vivere le relazioni con gli altri lasciandosi guidare dalla logica del vangelo, sempre sorprendente e disarmante.
Francisco Martinez Fresneda, frate Minore spagnolo docente a Roma e presso l'Università di Murcia, grazie alla sua non comune competenza biblica, mette in evidenza la fittissima trama di rimandi al Nuovo Testamento che sta alla base delle parole di san Francesco, che si conferma anche in questo discepolo federe e ascoltatore attento di Gesù.
Il "nascondimento di Dio" è la molla che spinge i pensatori medievali a ricercarlo nella Scrittura, nel simbolismo della natura, nella forza speculativa della razionalità umana. L'autore, a partire dall'analisi di autori significativi (Tommaso d'Aquino, Bonaventura, Duns Scoto...) evidenzia come per l'elaborazione della teologia razionale del medioevo sia stato determinante il confronto critico con le categorie del pensiero filosofico greco, platonico e aristotelico. Il testo, uscito in prima edizione nel 1990, divenuto un classico come manuale di filosofia e teologia medievale, viene presentato in un'edizione completamente rivista e con una bibliografia aggiornata sino ai nostri giorni.
Il volume riproduce gli Atti di un Convegno storico sulle figure dei Beati abruzzesi Bernardino, Vincenzo e Timoteo, a 500 anni dalla morte. I dati offerti dai vari contributi hanno il merito di districare sapientemente le vicende e i temi trattati a fronte dell’intricato contesto istituzionale, religioso ed economico che vedeva la città di L’Aquila al centro di un processo che registrò la progressiva crescita della realtà «osservante». Il ruolo dei beati e il serrato esame dei processi socio-culturali e delle dinamiche politico-religiose e culturali documentano l’importante funzione storica assolta dall’«Osservanza» con la sua capacità di inserirsi a pieno titolo nei vari contesti del suo tempo.
Destinatari
Studiosi del francescanesimo e appassionati di storia minoritica.
Autore
ALVARO CACCIOTTI è direttore della Minoritica Provincia Romana dei Ss. Apostoli Pietro e Paolo. MARIA MELLI è religiosa francescana.
Il peccato originale non rende l’uomo semplicemente egoista, incline alla comodità e al piacere: la conseguenza più radicale è la ricerca del consenso, del conseguire un’immagine davanti agli altri. è «l’inganno idolatrico» che conferisce una dimensione di assoluto a tutto ciò che è penultimo, trasformandolo in idolo: non solo gli onori e i denari, ma anche i figli, la casa, il coniuge, l’apostolato, la chiesa. La scoperta, nella rivelazione divina e nel dono sacramentale, di un amore divino soprannaturale, che rende figli di Dio e partecipi della comunione trinitaria, salva l’uomo proprio dall’intimo del cuore, e lo libera dalla schiavitù del consenso altrui. Non c’è altra causa per il cristiano che rendere visibile la carità; e non c’è altro compito nella storia oltre quello di imparare ad amare.
Questa tesi, illustrata con una originalissima sintesi di apporti sociologici, psicologici, filosofici, teologici e di esegesi biblica, conduce il lettore a prendere coscienza del proprio nome (unità, responsabilità personale, libertà) e del proprio cognome (vincolo comunitario, anche in dimensione ecclesiale), per renderlo libero di amare. «Riconoscere nell’idolatria il male radicale che paralizza la crescita della persona», scrive mons. Bruno Forte nella Presentazione, «esige l’onestà di far cadere la maschera difensiva che tutti, in un modo o nell’altro, abbiamo potuto costruirci. Un libro “controcorrente”, che proprio per questo è quanto mai attuale e urgente: una sorta di sveglia o di allarme delle coscienze, che senza moralismi o scorciatoie ideologiche guarda in faccia la verità del cuore e accompagna l’emergere cosciente dell’angoscia verso il suo unico possibile superamento».
La fede cristiana è la password qualificata e accreditata per penetrare nell'abissale mistero dell'essere umano, scrutandone le potenzialità della dimensione sociale, corporea e metafisica sul modello di "Cristo, l'Uomo perfetto", e illuminandone il senso dell'esistenza terrena, alla cui piena realizzazione dà un contributo geniale e insostituibile. È la matrice e la mappa della stessa speranza, che papa Francesco ha indicato come fulcro dell'Anno giubilare. Essa ci fa vedere tutto con gli occhi di Dio e amare tutti con il cuore di Dio.
Il volume è un contributo all'indagine teologica promossa dal sinodo sulla sinodalità, su molteplici temi: pensiero metafisico e storicismo dialettico, storicità e storicizzazione del dogma e delle norme morali, sinodalità e comunione ecclesiale, costellazione ecclesiologica e sacerdozio femminile, diaconato femminile, potestà d'ordine/di giurisdizione e nuove forme di ministerialità, celibato sacerdotale, sacerdozio ordinato/comune e laicato, differenza sessuale e ricadute ecclesiali, contributo della donna nella Chiesa. I diversi saggi sono accomunati dall'idea secondo cui l'accesso storico e dunque ermeneutico alla verità non conduce ineluttabilmente allo storicismo, che diluisce la conoscenza nella pluralità delle interpretazioni. Il profilo storico della conoscenza, che colloca la comprensione all'interno dell'interpretazione, non preclude l'accesso alla verità, ne dischiude piuttosto un'assimilazione progressiva. Questo è tanto più vero nella prospettiva cristiana, secondo cui la verità si è manifestata ed è accessibile tramite la mediazione della chiesa, preposta con l'ausilio dello spirito a raccordare essere e tempo, verità rivelata e sua interpretazione lungo la storia.
Vivendo in una società sempre più distaccata dal senso del peccato e di conseguenza non pienamente cosciente del dono della redenzione e della propria dignità di persona, la riscoperta del dono della salvezza da parte di Dio conduce verso un ottimismo antropologico. Il recupero della storia della salvezza nel rapporto Adamo-Cristo, oggi in modo preminente, può condurre sia a una coscienza maggiore dei propri limiti creaturali derivanti dal nostro legame al primo uomo, sia alla bellezza di essere nuovi e ricreati ad immagine e somiglianza di Dio dal secondo uomo. In un percorso che trova le sue radici nella Sacra Scrittura e nei Padri della Chiesa, Agostino d'Ippona di fronte alle sfide pelagiane rilancia così la fiducia ontologica fondandola nell'Adamo risorto, Gesù di Nazaret, il Figlio di Dio, per giungere finalmente alla piena comunione con il Padre.